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Autore: storiedellasera    21/10/2021    3 recensioni
Giappone, XVI secolo.
Quattro soldati sono inseguiti dai guerrieri nemici. Nascondendosi tra le montagne, si imbattono per caso in un antico tempio abbandonato.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Luna di sangue





Era una notte perfetta.
Un fresco vento aveva spazzato via l'afa che si era accumulata nel corso della giornata. Hide fissava le stelle e la luna nel cielo. Sembrava ardere di purissimo argento.
L'uomo sedeva in una stanza buia e vuota. Al suo fianco si trovava la sua katana. Era in pessime condizioni: scheggiata in vari punti e con tracce di sangue essiccato lungo tutta la lama. Ma a Hide tutto ciò non interessava. Lui era vivo, solo questo importava. Una parte di lui ancora non riusciva a credere di essere sfuggito alla morte.
Dopo la disfatta del suo esercito, avvenuto circa due settimane fa, lui e solo altri cinque uomini erano riusciti a fuggire sulle montagne a ovest della provincia di Owari.
Era così iniziata una corsa disperata: i soldati nemici, al servizio del clan Oda, si erano messi sulle tracce di Hide e degli altri superstiti.
Uno di loro perse la vita a seguito di un'infezione a una ferita riportata durante l'ultimo scontro. Un altro invece morì di fame.

Hide era convinto che sarebbe morto anche lui, insieme agli altri tre superstiti.
Pensò che forse era meglio commettere seppuku, squarciarsi il ventre e riconquistare l'onore perso in battaglia. Ma perchè compiere un atto così sciocco?
Del resto non c'era stata alcuna battaglia. I cani al servizio di Oda Nobunaga avevano raggiunto il suo accampamento durante la notte, mentre tutti i suoi uomini dormivano.
“Il nemico non ci ha sfidato su un campo di battaglia...” aveva detto Hide agli altri superstiti “...dunque non c'è stato alcuno scontro.”
Il suicidio quindi non era contemplabile.
Hide era un capitano dell'armata dell'onorevole Yoshimoto, e di certo non avrebbe mai accettato di perdere la vita a seguito di un vergognoso attentato compiuto dai servi di Oda.
Sarebbe sopravvissuto, a qualunque costo sarebbe sopravvissuto.

Ma dopo due settimane passate tra le montagne a nascondersi e a fuggire, Hide sentiva che si stava avvicinando la sua ora. Poteva quasi percepire le fredde dita della morte sfiorargli le spalle. La fame lo aveva stremato.
Sembrava più uno scheletro che un essere umano. Rammentava il soldato morto per l'infezione alla ferita. Durante gli ultimi momenti della sua vita, quel guerriero emanava un tanfo indescrivibile. Era l'odore dei defunti, solo che lui era ancora vivo.
Ma quando un corpo inizia a puzzare in quel modo, significa che non ha più alcuna speranza. Hide lo sapeva benissimo.
Moltissime volte si era ritrovato a guardare con orrore i medici accanirsi sui feriti di guerra... feriti che emanavo il tanfo della morte.
Aveva visto decine arti amputati, squarci richiusi con ferri roventi, pustole che venivano tagliate e tessuti in cancrena rimossi con lame e altri bizzarri strumenti. Ma ogni sforzo risultava vano. Alla fine il moribondo periva.
Hide non voleva fare quella fine, non voleva ritrovarsi una qualche ferita infetta sul corpo: la carne marcisce, la febbre si alza e inizi a delirare.
Urli dal dolore e dalla disperazione e alla fine il tuo organismo si arrende.
Forse Hide non voleva commettere seppuku perchè non voleva vedere la morte negli occhi, forse perchè in realtà aveva paura di morire.

Quell'ultimo pensiero l'aveva sconvolto nel profondo.
Non aveva mai temuto la morte, neanche quando scendeva in battaglia... ma in quel momento, sulle montagne di Owari, quando era certo che non sarebbe sopravvissuto, il suo corpo tremava dal terrore e il cuore batteva all'impazzata.
“Signore!” Aveva sussurrato improvvisamente uno dei tre superstiti. Si era sporto da un cespuglio sul ciglio di un pendio. I suoi occhi brillavano per l'eccitazione.
Indicò qualcosa a nord.
Hide balzò in piedi e si diresse verso il soldato. Allungò lo sguardo oltre il cespuglio e...
non poteva credere ai suoi occhi.
C'era una risaia.
Nascosta tra le vette delle montagne si trovava una risaia. Era di modeste dimensioni ma le piante erano cresciute rigogliose. Il campo era abbracciato da altissima erba.
Una sola dimora si trovava in prossimità del campo coltivato. Era antica, molto antica. Probabilmente doveva trattarsi di un vecchio tempio ma gli anni e le intemperie lo avevano trasformato in un rudere di edificio.
Era fatto unicamente di legno. In alcuni punti le travi erano marcite e il tetto presentava diversi buchi.

Cerano dei bambini intenti a giocare tra il tempio e la risaia.
Erano molto piccoli, potevano avere circa sette anni o forse di meno.
Hide notò che erano sei.
Tra di loro c'era una ragazzina, poteva avere circa quattordici anni o forse di più. Data la differenza d'età con gli altri bambini, quest'ultima si comportava come una madre. Rimproverava i bambini che facevano troppo chiasso, dava loro dei compiti e cercava di far addormentare il più piccolo.
Hide e i suoi uomini si nascosero nella boscaglia per studiare più attentamente quelle scene. I bambini erano troppo diversi tra loro per essere fratelli.
Tutti loro inoltre avevano dei lavori da svolgere. Alcuni pensavano alla risaia, altri tenevano in ordine i corridoi del tempio e la ragazzina più grande preparava il pranzo.
Nessuna traccia di adulti.
Hide dedusse che doveva trattarsi di un gruppo di orfanelli che avevano trovato per caso il tempio, abbandonato chissà da quanti anni, e avevano iniziato a lavorare la terra lì vicino.
Il suo stomaco iniziò a brontolare quando il vento trascinò sotto il suo naso l'odore del riso bollito.
Fu in quel momento che lo vide. Come poteva esser stato così distratto per tutto questo tempo?!
Sugli abiti logori degli orfani, si trovava il simbolo del fiore del melo. Il simbolo del clan Oda.
A Hide parve che il suo sangue iniziasse a ribollirgli nelle vene.
Quelli non erano semplici trovatelli ma i figli di qualche cane al servizio di Nobunaga. La sua mano si mosse quasi involontariamente lungo il suo fianco fino a raggiungere l'impugnatura della sua katana.
La fame e la paura della morte aveva fatto crescere in un lui un odio infinito per tutti coloro che vivevano sotto il vessillo del fiore del melo.
Bisognava estirpare quelle persone dalla faccia della terra, non importava se erano soldati, donne o bambini.
Hide si alzò, seguito dai suoi tre uomini. La sua spada era già sguainata.
Non c'era alcuna pietà nei suoi occhi.
Se i soldati del clan Oda lo avevano costretto a soffrire le fame e la sete, di certo Hide non avrebbe dato a quei bambini una morte priva di sofferenze.

-.-.-.-֎-.-.-.-

Hide si era saziato con le misere provviste che i bambini avevano accumulato nella dispensa del tempio. I suoi tre uomini erano già crollati in un sonno profondo, stremati dalle fatiche dei giorni precedenti. Si erano ritirati nelle stanze del vecchio edificio.
Hide aveva con se un po' di sakè. Pensava di concedersi un ultimo lusso prima di morire sulle montagne... ma in quel momento, mentre completava la luna, Hide brindava alla sua sopravvivenza. Il sakè non poteva avere un gusto migliore.
Era seduto sul pavimento. Sentiva le braccia a pezzi e la schiena dolente.
Ma era in pace con se stesso, grato per essere vivo e per aver trovato quella risaia. La considerava una benedizione del cielo.

Le ultime fatiche della giornata lo avevano stremato. Dopo aver sistemano i bambini, lui e i suoi uomini avevano ispezionato il tempio. Non c'era traccia di adulti o di altri abitanti della struttura.
Furono infatti trovate sei ciotole e sei piccoli letti.
Dunque i bambini stavano davvero crescendo senza la presenza di uomini o donne.
Hide rivolse un ultimo pensiero a loro. Era rimasto sorpreso dal fatto che delle creaturine così piccole erano in grado di lanciare delle urla incredibilmente potenti mentre venivano scuoiati vivi. Quegli orfani avevano impiegato tutto il pomeriggio per morire. L'ultimo di loro smise di urlare e di respirare verso le prime ore della sera.
Hide aveva deciso di risparmiare la ragazzina. Voleva fare di lei una donna.
In quel momento, la giovane si trovava nella stessa stanza di Hide, gettata in un angolo della stanza. Aveva i polsi legati dietro la schiena.
Il volto era premuto contro il pavimento di legno. Non accennava a muoversi. Da quando i suoi ,fratelli erano stati massacrati, la ragazzina aveva smesso di ribellarsi. Sembrava che avesse perso la voglia di vivere.
Meglio così, aveva pensato Hide, almeno non avrebbe dovuto tenerla a bada durante la notte. Avrebbe voluto possederla durante quella sera, ma era troppo stanco per muovere un solo muscolo.
Era inoltre consapevole che i suoi uomini le avevano rivolto degli sguardi lascivi.
Hide non avrebbe permesso che la ragazzina venisse abusata anche da loro. Lei era il suo premio, e non avrebbe esitato a tagliare qualche testa per rammentare che ancora il capitano.
Con quell'ultimo pensiero ancora nella sua mente, Hide chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.

-.-.-.-֎-.-.-.-

Si svegliò di soprassalto, mentre era ancora notte.
Impiegò diversi secondi per rendersi conto che era scattato a sedersi. La mano prontamente sull'elsa della sua spada.
Tremava da capo a piedi senza sapere il motivo. Respirava freneticamente.
Non aveva mai sperimentato un terrore del genere. Era un terrore diverso da tutte le altre paura che lo avevano sconvolto nel corso delle ultime settimane.
Era un'emozione del tutto nuova, indescrivibile.
Cosa l'aveva svegliato?
Hide tese le orecchie: non udiva nulla.
Allora si voltò di scatto per controllare la ragazzina. Lei era ancora lì, dove Hide l'aveva gettata. Dormiva. Sul suo volto erano ancora presenti le tracce delle lacrime che aveva versato durante tutto il giorno.

Hide allora gettò uno sguardo fuori dalla sua camera, verso l'esterno del tempo.
Scrutò il cielo, la risaia e l'erba alta che abbracciava il campo. Qualcosa era cambiato.
Hide non l'aveva ancora notato ma i suoi sensi gli suggerivano che qualcosa era cambiato. In effetti il panorama sembra diverso... strano.
Era come se fosse diventato più cupo e, in un certo senso, minaccioso. Persino la luce delle stelle si era fatta sinistra, e la luna... si era fatta rossa.
Una luna di sangue svettava nel cielo. Hide si sentì osservato da quell'astro impazzito, come se si fosse trasformato in un grande occhio crudele.

Hide sentì il vento cambiare direzione. Avvertì subito dopo uno strano gelo scivolare lentamente nell'edificio, raggiungerlo e avvolgerlo. Poteva sentire chiaramente le sue dita irrigidirsi dal freddo.
Notò poi qualcosa muoversi tra l'alta vegetazione attorno la risaia. Vedeva con orrenda nitidezza i fili d'erba muoversi e spostarsi. Disegnavano una scia che serpeggiava nella sua direzione. Era sempre più vicino.
Si formò una strana immagine nella mente di Hide: un velo di purissima seta che oscillava nel vento, spostando elegantemente l'erba al suo passaggio. Silenzioso come se non fosse composto da materia.
Chiunque fosse a muovere l'erba, cambiò improvvisamente direzione e si diresse verso il tempio. Era troppo veloce per trattarsi di un essere umano.
Dalla sua posizione, Hide non riuscì più a seguirlo con lo sguardo. Dedusse però che era uscito dall'erba alta e, a quel punto, doveva già essere entrato nel tempio.
Con sommo sforzo, Hide riuscì ad alzarsi e fu meravigliato nel notare quanto le sue gambe stessero tremando per la paura. Serrava così forse la sua spada da bloccare l'afflusso di sangue nella sua mano.

I tremori si fecero più forti quando si apprestò ad affacciarsi sul corridoio.
Sporse la testa appena fuori dalla sua stanza.
Ovunque le tenebre regnavano. La crudele luce cremisi della luna sembra occultare i particolari del corridoio in cui lo sguardo di Hide ricadeva.
L'uomo sentì la gola inaridirsi. Tentò di deglutire, tentò di concentrarsi sul respiro per ritrovare la calma.
Portò la lama di fronte a se e fece un altro passo in avanti.
Uscì sul corridoio, ma di fronte a lui c'era solo il buio. Il pavimento e le pareti sembravano sprofondare nel più nero degli abissi.
Poi un tonfo sordo fece sussultare il guerriero. Hide fu sul punto di svenire. Si era trattato di un rumore improvviso e... orrendo.

Hide non riusciva a spiegarsi perchè aveva giudicato il suono in quel modo.
Fu in quel momento che si accorse di un particolare: di fronte lui, sul pavimento, stava scorrendo lentamente del sangue.
La notte lo aveva reso scuro come l'inchiostro. Hide si arrese alla paura e smise di ragionare. Fece scivolare la katana dalle sue mani e cadde a terra.
Voleva fuggire via ma le gambe... l'intero corpo ...non rispondeva più ai suoi comandi.
Una porta vicino a lui si aprì, scorrendo lentamente.
Poi una testa rotolò via. Era una testa di uno dei suoi uomini.
Il capo mozzato si fermò a pochi passi da Hide. Sul quel volto si trovava un'espressione assurda, di puro terrore.

Hide non poté far altro che fissare inorridito quegli occhi senza vita nella testa mozzata. Quegli occhi che sembravano essere due volte più grandi del normale, con i capillari gonfi e ben evidenti.
L'uomo si accorse in ritardo che l'assassino era fuoriuscito dalle tenebre.
Si trovava di fronte a lui. Hide alzò lo sguardo... e vide.
Vide chiaramente ciò che non avrebbe mai voluto vedere.
Il fantasma di una donna fluttuava sul corridoio. Indossava un kimono rosso con particolari bianchi e dorati. I capelli, lunghi e corvini, oscillavano come volute di fumo. La pelle era grigia come la più candida delle ceneri.
E i suoi occhi... i suoi occhi erano scuri e carichi di collera.
Hide notò che lo spettro reggeva in una mano le teste degli altri suoi uomini, e nell'altra mano impugnava un coltello sporco di sangue.

Poi qualcosa colpì Hide alla schiena.
L'uomo era così sconvolto che non avvertì quasi nulla, solo un lieve urto. Abbassò poi lo sguardo e notò la lama della sua katana far capolino dal suo torace.
Un sola linea di sangue scorreva sul filo della spada.
La ragazzina, alle sue spalle, ruotò l'arma nel corpo di Hide prima di estrarla con un possente strattone.
L'uomo cadde prima sulle ginocchia, poi si accasciò su un fianco.
Sentì il suo corpo irrigidirsi e perdere rapidamente calore. La ragazzina era riuscita in qualche modo a liberarsi e a sgattaiolare alle sue spalle.
Allora aveva raccolto da terra la katana e aveva colpito Hide alla schiena.

L'uomo era consapevole che la ferita non lo avrebbe ucciso rapidamente. Alzò lo sguardo e vide la ragazzina correre verso lo spettro dell'elegante signora.
Hide spalancò gli occhi quando quello spirito abbracciò affettuosamente la fanciulla.

-.-.-.-֎-.-.-.-

Per anni, forse secoli, lo spettro aveva vagato tra le mure del tempio abbandonato.
Aveva visto così tanti inverni ed estati che aveva dimenticato il suo passato, il suo nome e persino il momento della sua morte.
La solitudine l'aveva seguita anche dopo il trapasso e questo le faceva provare una grande tristezza.

Poi un piccolo orfanello, fuggito da chissà quale villaggio, trovò per caso il tempio.
Si rifugiò tra le sue mura e dormì per tutto il giorno.
Durante la notte, il piccolo incontrò lo spettro della donna.
Lui non dimostrò alcuna paura, forse non si era neanche reso conto di trovarsi di fronte a un fantasma.
Il giorno dopo il bambino decise di restare in quel luogo, nutrendosi di bacche e radici che trovava nel bosco.

Con il passare del tempo altri orfani trovarono il tempio.
Prima uno, poi un altro... poi tre in una sola volta. E, nel giro di un paio di anni, un gruppetto di ragazzini aveva fatto del tempio la loro casa.
Lo spettro della donna appariva dinnanzi a loro tutte le notti. Pian piano, quel fantasma si era avvicinato a loro.
Di tanto in tanto portava ai bambini dei semi di riso, per poterli piantare, o dei vestiti che trovava nei villaggi che erano stati abbandonati o distrutti dalla guerra.

Lo spettro si era ritrovato ad avere una famiglia.
Forse in vita ne aveva avuto già una, forse era già stata una madre. Ma nella morte, quella donna aveva sperimentato un sentimento di affetto che mai si era immaginata di provare. E pianse, con sua somma sorpresa, quando uno dei bambini si ammalò di polmonite. Avvertì gioia quando quel piccolino riuscì a guarire.

-.-.-.-֎-.-.-.-

La vista dei corpi martoriati dei bambini, di coloro che erano i suoi figli, aveva straziato la donna. Spinta da un infinito furore, lo spettro si era gettato nel tempio e aveva trovato tre uomini che dormivano profondamente.
Li aveva decapitati quasi senza rendersene conto.
L'ultimo degli invasori era stato pugnalato alle spalle dalla ragazzina, l'unica sopravvissuta alla strage.

Almeno lo spettro aveva ritrovato una sua figlia ancora in vita.
La fanciulla strinse forte la donna... quel fantasma che da tempo aveva imparato a trattare come una vera e propria madre.
Rivolse poi uno sguardo verso il suo aggressore. Hide era ancora vivo ma la ferita gli impediva di muoversi.
La ragazzina, insieme ai suoi fratelli, aveva patito la fame per molti giorni.
Se non altro... quella notte avrebbe mangiato carne.


   
 
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