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Autore: Yurippe    21/10/2021    4 recensioni
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Ogni storia è fine a sè stessa ed eventualmente collegata ad altre long, quindi potrete decidere di recensire quella che volete senza tener conto delle altre.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Prompt: Cella;

Universo: Bloody Sunset;

Personaggi, Gadeel, Michael e Oc.

“Non avere paura dei segnali, seguili…”

Queste erano le parole che Katherine, una delle sue migliori amiche, le aveva ripetuto un sacco di volte. Parole che in quel momento rimbombavano nella mente della giovane Christie.

Gli angeli, le creature alate vicino a dio, erano soliti a mandare segnali della loro presenza agli umani, ma, non tutti erano in grado di coglierli.

Christie era riuscita a coglierne ben tre. Ma non quelli di angeli comuni, bensì arcangeli: Raphael, l’arcangelo della guarigione e dell’aria, che aveva scoperto essere proprio il suo arcangelo custode, Michael quello del fuoco e spada di dio, e, infine, Uriel, il guardiano dell’inferno e possedente dell’elemento terra.

Mancavano Gabriel e Gabrielle all’appello, ma, ora, era un altro a cui doveva pensare: Gadeel, il suo angelo custode. Un ex angelo caduto, redento e passato alle legioni di Gabrielle.

Gadeel aveva già provato una volta a mandarle un segnale.

Era successo tramite sogno, dove le aveva fatto comparire l’immagine di un Voldemort animato e circondato da serpenti. Christie, però, si era spaventata ed era fuggita.

Solo parlandone con Katherine, che di angeli, demoni e di varie creature sovrannaturali se ne intendeva assai, aveva capito che lui era il suo custode.

Ma stavolta Christie non sarebbe scappata, se lui le avesse mandato un segnale, lei lo avrebbe seguito.

Nel sogno di quella notte si trovava nel giardino di una villa ottocentesca. Nonostante si trattasse di una villa antica la vecchiaia pareva non aver toccato il posto, infatti il prato era perfettamente colto e nemmeno l’abitazione, almeno dall’esterno, aveva un brutto aspetto.

Dopo un po’ Christie si rese conto di non essere sola in quel luogo. Infatti, a pochi metri da lei, raggomitolato su se stesso, stava un serpente.

A quella vista la ragazza aguzzò la vista, sapeva che il serpente era il simbolo di Gadeel, ma, il serpente bianco era quello di Astaroth, uno dei principi infernali. Se il pitone si fosse rivelato di quel colore se la sarebbe data a gambe, cercando di svegliarsi. Ma, per sua enorme fortuna, l’animale era grigio.

Quest’ultimo, forse avvertendo la sua presenza, alzò la testa per guardarla. Christie, pur sapendo che quel serpente non era cattivo, si tenne lontana.

Certo, lei che aveva la fobia dei serpenti ritrovarsi un angelo che aveva proprio quello come simbolo pareva una barzelletta, eppure era la realtà.

Il serpente la guardò per qualche secondo, per poi farle segno di seguirlo con la testa e, subito dopo, strisciare nell’erba, in direzione della villa.

La ragazza a quel punto, sempre tenendosi a distanza di sicurezza, iniziò a seguirlo.

La porta d’ingresso si aprì da sola, come per magia, e il pitone ci strisciò dentro.

Christie allora entrò, trovandosi davanti a un vuoto e angusto ingresso. C’erano varie porte chiuse e una rampa di scale che portava al piano di sopra.

L’unica luce che si vedeva in quell’edificio era quella proveniente da una stanza che stava davanti a lei, vicino alle scale. Fu lì che il serpente andò.

Christie, dal canto suo, decise di rimanere qualche secondo lì dov’era. Si sentiva un po’ agitata, sapeva cosa avrebbe trovato lì dentro, sapeva che non era nulla di cattivo ma… chi non sarebbe stato agitato nell’incontrare il proprio angelo custode?

Guardandosi intorno notò che alla sua destra stava uno specchio, dove potè ammirare il suo riflesso: quello di una ragazza di quasi trent’anni, alta un metro e settanta, un po’ in carne, dai capelli biondo scuro lunghi fino alle spalle e gli occhi color nocciola. Indosso aveva un pigiama invernale, a maniche lunghe azzurro con su un pinguino con il capellino del pigiama, di un azzurro più scuro.

“Proprio il look ideale per presentarsi a un angelo…” pensò ironicamente la ragazza. Ma, d’altronde, quello era il suo sogno e lei si era ritrovata esattamente con i vestiti con cui era andata a dormire, quindi…pazienza! Sperava solo che Gadeel non avrebbe badato a ciò.

Dopo quelli che dovevano essere almeno cinque minuti buoni, la ragazza si decise. “Ok…ora o mai più!” e tirando un bel respiro avanzò in avanti, fino a che non entrò nella stanza.

Una volta varcata la soglia una voce profonda e maschile le arrivò alle orecchie.

“Benvenuta”.

La prima cosa che Christie notò furono le scarpe da ginnastica blu e l’orlo dei pantaloni di jeans. Stava per alzare lo sguardo in modo da guardarlo negli occhi, ma, si ricordò di un'altra regola detta dalla sua amica: mai guardare in faccia un angelo, se lo avesse fatto avrebbe perso la vista.

Ricordando quelle parole, che tanto le mettevano ansia, chiuse gli occhi e portò il braccio davanti ad essi, così da avere una protezione in più.

Gadeel rise piano.

“Tranquilla, non diventerai ceca. Sono io che mi sto mostrando di mia spontanea volontà. Quindi guardami pure in faccia, in questo modo potremo parlare meglio, non trovi?”

Le parole dell’ex angelo caduto erano rassicuranti, talmente tanto da trasmettere la calma alla stessa ragazza che capì di potersi fidare di lui. Così tolse il braccio, aprì gli occhi e lo vide.

Gadeel stava seduto su una poltrona di pelle rossa, che dava le spalle a un caminetto acceso. Indossava un paio di scarpe da ginnastica blu, dei pantaloni di jeans sbiaditi e una felpa con cappuccio anch’essa blu. L’aspetto era di un giovane di massimo trentacinque anni, da capelli corti biondo scuro, quasi castani, e gli occhi di un bellissimo azzurro ghiaccio.

Christie rimase qualche secondo a bocca aperta, stupita. Poteva dire che quella era la prima volta che incontrava un angelo, e…beh, faceva il suo effetto.

“Tu…tu sei Gadeel?” chiese, ancora in preda alla meraviglia.

“In persona!” rispose l’interpellato, mettendosi in piedi e facendo un lieve inchino.

Dopo di che, si avvicinò a lei, lentamente.

“Non scappi, vero?” chiese, per esserne sicuro, ricordando il loro primo e unico incontro.

Christie scosse la testa “no...non più”.

A quelle parole il sorriso dell’ex angelo caduto si addolcì. Come se non aspettasse altro.

“Sono felice che tu sia pronta ad abituarti alla mia presenza. Mi dispiace averti spaventata mesi fa, riconosco che l’immagine sul computer non è stata proprio una genialata. Ma, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, ma…ormai è andata così, sono contento che tu non sia scappata nonostante la tua paura dei serpenti, e dire che questo animale è il mio simbolo…pff, la vita è proprio strana”.

A quell’ultima affermazione Gadeel ridacchiò, come essere alato sapeva bene che le coincidenze non esistevano, ma, riconosceva che spesso le cose erano proprio strane.

A quelle parole pure la ragazza dai capelli biondo scuro si lasciò sfuggire una piccola risata, per poi dire “in effetti è vero…”

Gadeel annui, per poi riprendere parola.

“Comunque…tu non hai idea di quanto è stata dura aspettare. Mi sembrava di essere in un enorme cella, con la chiave buttata via, senza alcuna possibilità di uscita, o di fare qualcosa, senza…potermi rivelare.”

Quelle parole fecero risentire molto Christie, mai avrebbe creduto che il non abituarsi subito al suo angelo custode avrebbe fatto stare così male quest’ultimo. Si risentì così tanto da sentirsi quasi in colpa. “Mi dispiace…” fu tutto quello che riuscì a dire.

Gadeel la guardò sorpreso per qualche secondo, per poi prendere parola.

“Scusa di che? Christie, non hai alcuna colpa. E’ normale avere paura di una cosa quando non la si conosce. Certo, sul momento mi è dispiaciuto, non lo nascondo, ma…Michael mi aveva rassicurato che un giorno saresti stata pronta ad accogliermi, proprio come hai fatto con lui e Raphael, e…finalmente questo giorno è giunto!”

Una volta dette quelle parole, l’angelo dal simbolo serpentesco accarezzò dolcemente la guancia della protetta.

Christie non disse e fece niente, non servivano parole o azioni per quel momento, era perfetto così com’era.

Quella carezza...era calda, ma piacevole al tempo stesso. Così tanto da portarla a chiudere un attimo gli occhi.

Aveva sempre creduto negli angeli e ora che aveva la prova della loro esistenza non poteva che esserne felice.

Ma, come tutti sanno, ogni sogno prima o poi aveva una fine. Infatti, la giovane fece in tempo a vedere due grandi ali azzurre spuntare dalla schiena del suo angelo custode, per scomparire poco dopo.

Gadeel non si preoccupò, la ragazza non era sparita chissà dove, semplicemente si era risvegliata. Era riuscito a farsi vedere, lei non lo temeva più, e andava bene così.

“Visto che ce l’hai fatta? Cosa ti avevo detto? Dovevi solo aspettare il momento giusto!”

A parlare era stato l’arcangelo Michael, che era comparso poco fa, seduto svogliatamente sulla poltrona dove prima stava seduto Gadeel.

Gadeel annuì.

“Si…avevi ragione, dovevo solo aspettare”.

 

  
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