Anime & Manga > Jujutsu Kaisen
Ricorda la storia  |      
Autore: Rinalamisteriosa    21/10/2021    1 recensioni
Da piccolo mi piacevano i fiammiferi.
Mi stupiva vedere che bastava sfregare forte il cerino colorato perché il fuoco si accendesse all’istante. Quei piccoli bastoncini di legno avevano quell’unica utilità, ma era sufficiente per sorprendermi: la fiammella che emettevano per qualche secondo era come una lucina nel buio, e poi se accostata a una candela continuava a brillare nella miccia che diventava nera sciogliendo a poco a poco la cera.

[Junpei POV first person | Friendship Itadori&Junpei | AU + accenni non troppo pesanti di bullismo | Fiammiferi - 948 parole]
{Mini-shot partecipante al Writober2021, pumpblanck list, indetto da fanwriter.it}
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itadori Yuji, Yoshino Junpei
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

#Writober 2021 ~ pumpBLANCK list ~ 21 ottobre, prompt: Fiammiferi

 

 

 

Di fiammiferi e di una secchiata d’acqua

 

 

 

 

 

 

Da piccolo mi piacevano i fiammiferi.

Mi stupiva vedere che bastava sfregare forte il cerino colorato perché il fuoco si accendesse all’istante. Quei piccoli bastoncini di legno avevano quell’unica utilità, ma era sufficiente per sorprendermi: la fiammella che emettevano per qualche secondo era come una lucina nel buio, e poi se accostata a una candela continuava a brillare nella miccia che diventava nera sciogliendo a poco a poco la cera.

Mi piacevano un po’ meno se servivano ad accendere le sigarette di mamma: non volevo che lei fumasse, detestavo l’odore di nicotina e poi sapevo, grazie a un libro, che faceva male ai suoi polmoni. Io glielo dicevo di smettere, eppure capì presto che una fissazione del genere, un brutto vizio era duro a morire.

 

Da adolescente mi successe un fatto, precisamente all’interno dell’ambiente scolastico, che mi aveva fatto paura, pur riguardando i fiammiferi che tanto adoravo vedere da bambino. 

Premesso che la scuola sarebbe un ambiente stimolante e perfetto se solo non ci fossero i bulli, se non circolassero quegli studenti prepotenti e con l’ego gonfio come una mongolfiera che infastidivano coloro che ritenevano più deboli di loro.

Chi erano queste persone per giudicare gli altri? Chi cavolo si credevano di essere?

Ebbene, sì, avevo avuto la sfortuna di essere preso di mira da un gruppetto arrogante e per nulla empatico. Per quale motivo poi? Non avevo mai parlato male né dato fastidio a nessuno, ero sempre stato sulle mie, avevo creduto di passare inosservato.

Poi d’improvviso, un giorno, avevo ignorato un saluto senza capire che fosse rivolto proprio a me, il saluto di uno di questi tre e loro, forse prendendola sul personale, mi avevano accerchiato.

Era una sensazione sgradevole trovarsi in una situazione del genere: non hai vie di fuga e per cercare di superarla in qualche modo devi per forza usare la voce.

Perciò li avevo pregati di lasciarmi andare.

Fortunatamente in quell’occasione mi avevano soltanto preso in giro e avevano riso di me, finché, vedendo che io non reagivo alle loro provocazioni, non come speravano loro forse, mi avevano liberato.

Tuttavia, purtroppo, non era finita lì.

Dopo una settimana in cui avevo udito il trio di bulli ridacchiare alle mie spalle quando passavo, oppure fare commenti poco carini su mia madre – come facevano a sapere, poi, i nostri fatti privati? Ci spiavano? Sarebbe rimasto un mistero, poiché non mi ero mai azzardato a chiedere loro niente, poiché non gli dovevo dare peso o sarei caduto in un abisso di rancore e commiserazione in cui sinceramente non desideravo finire.

Già mi dicevano che sembravo una persona cupa, ma questo perché non mi conoscevano: anch’io sapevo ridere, avevo i miei interessi e le mie passioni, volevo degli amici.

Essere introversi però rendeva poco invitanti agli occhi dei coetanei, evidentemente.

In ogni caso, dopo una settimana accadde una cosa spiacevole.

Non si erano limitati ad accerchiarmi all’uscita della scuola come la prima volta, ma mi avevano trascinato in un luogo appartato nel retro dell’edificio e qui, sempre ridacchiando, mi avevano strappato di mano la cartella.

Non sapevano che in quella cartella conservano dei fogli volanti in cui, a volte, mi dilettavo ad appuntare la sceneggiatura di un film. Lo facevo per non dimenticarla. A casa ero pieno di questi fogli: preferivo trascrivere tutto a penna piuttosto che dentro un computer, lo trovavo rilassante.

Dunque, per la prima volta ho provato paura quando uno dei bulli aveva estratto un pacchetto di fiammiferi, ne aveva acceso uno mentre l’altro gli passava i miei fogli. Quel giorno erano solo tre pagine di sceneggiatura, ma mi dispiaceva ugualmente vedere che la mia idea andava riducendosi in cenere.

Avevo chinato il capo per non lasciar trapelare le mie emozioni in quel momento.

In fondo ero anche arrabbiato, perché non li avevo fermati?

Allora mi ero sentito tirare dai capelli e un altro aggiungere malignamente a cosa potevano dare fuoco dopo – ai libri e ai quaderni? Alle matite? A tutta la cartella? Alla mia divisa?

All’ultima richiesta avevo scosso forte il capo, davvero sconvolto. Erano impazziti per caso?

Finalmente avevo urlato e nello stesso momento da una finestra, sopra di noi, era caduta una secchiata d’acqua fredda che aveva preso in pieno lo studente che teneva in mano il pacchetto di fiammiferi. A quel punto avevamo alzato gli occhi in contemporanea: non dimenticherò mai lo studente affacciato, con il secchio tra le mani e l’espressione accigliata. Il mio misterioso giustiziere aveva commentato ad alta voce che sperava di aver risvegliato i loro neuroni perché stavano davvero esagerando. Poi li sfidò ad affrontare lui se ne avevano il coraggio. Nessuno lo aveva fatto, anzi mentre scappavano udì chiaramente questa frase: «Quello è Itadori del club di pugilato. Non ci conviene farlo arrabbiare o chiederà manforte ai suoi senpai!».

Per il sollievo le gambe non mi avevano retto ed ero caduto a terra, rimanendo seduto.

«Oi, tu stai bene, vero?» si premurò di chiedermi, sempre ad alta voce. «Se aspetti qualche minuto, arrivo. Non mi fido di quei bastardi: ti riaccompagno a casa».

«Non c’è bisogno. Non penso mi daranno più fastidio per oggi!» replicai, alzando anch’io la voce per farmi sentire, però lui aveva già chiuso la finestra, chissà se mi aveva sentito.

Istintivamente mi ero ritrovato a gattonare per terra, poiché avevo notato che i fiammiferi ormai bagnati erano caduti loro. Decisi di raccoglierli comunque, insieme alle mie cose che avevo rimesso dentro la cartella. Fortunatamente non si era rotta, l’avevo chiusa senza problemi.

Non sapevo perché l’avessi fatto, forse mi piaceva l’idea di avere un oggetto simbolo che mi ricordasse di questo giorno: il giorno in cui avevo fatto amicizia con il mio salvatore sulla strada per il ritorno a casa.

 

 

 

________

Mini-shot dedicata a Shade. Oggi mi ispirava scrivere in prima persona, penso che per un’idea del genere renda meglio della terza. Il POV è del tuo adorato, quindi spero che ti piaccia ^^ <3

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Jujutsu Kaisen / Vai alla pagina dell'autore: Rinalamisteriosa