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Autore: Donatozilla    21/10/2021    2 recensioni
[Ambientato dopo la Saga dello Shie Hassaikai]
Dopo la sconfitta di Overhaul e la salvezza di Eri, Izuku Midoriya e i suoi compagni della 1-A possono finalmente passare un periodo di tranquillità e serenità. Ma la pace è interrotta dopo l'apparizione di un misterioso e violento vigilante con mostruosi poteri che non si fa scrupoli ad uccidere i criminali nelle maniere più brutali... e che sembra nutra un profondo odio e disprezzo nei confronti di Katsuki Bakugo. Chi è questo misterioso vigilante? E perché odia così tanto Bakugo al punto da volerlo uccidere?
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 19: Tramare nell’ombra

UA, mensa.

C’era un gran vociferare tra gli studenti nella mensa della scuola.

Tutti parlavano tra loro, discutevano delle cose accadute a loro nei giorni precedenti e dei fatti del momento.

Praticamente, ogni studente era occupato a parlare con un altro… e la maggior parte di loro stava a parlare di un unico argomento: dell’attacco avvenuta ai dormitori da parte di Ryo Honda, il vigilante Venom.

E ora con quest’ultimo fuggito dal Tartarus, molti si chiedevano se non avrebbe riprovato ad attaccare i dormitori un altra volta, mettendo stavolta anche il resto degli studenti in immenso pericolo.

E questo pensiero non lo avevano solo loro… ma anche i soggetti delle loro discussioni, i membri della 1-A stessi.

Essi rimanevano in assoluto silenzio a mangiare, nessuno di loro che osava proferir parola.

Bakugo sedeva a mangiare nel completo silenzio, e ciò aveva causato una gran quantità di preoccupazione da parte dei suoi compagni.

Kirishima, Seri, Kaminari e Mina gli si erano seduti vicino, cercando di parlargli e. Il biondo non li aveva neanche degnati di una risposta. In qualsiasi altra occasione li avrebbe mandati affanculo, o avrebbe detto loro di chiudere la bocca… ma questa non era una di quella tante occasioni.

E tutta la classe sapeva perché.

Con Ryo là fuori in libertà, da qualche parte, il pericolo che potesse attaccare nuovamente c’era… ed era anche molto, molto alto.

Midoriya, nel tavolo vicino, osservava in silenzio l’espressione seria e pensierosa del suo vecchio amico d’infanzia. Uraraka e Iida, che gli sedevano accanto, poterono vedere la sua espressione preoccupata. Non potevano certo fargliene una colpa: un suo vecchio amico d’infanzia aveva provato ad uccidere Bakugo due sere prima, ed ora era là fuori da qualche parte a pianificare la sua prossima mossa.

“Deku…” mormorò preoccupata la ragazza bruna.

Midoriya scosse la testa, spostando lo sguardo verso l’amica “Oh, scusa Uraraka. Ma io…”.

“Non c’è bisogno che ti giustifichi, Midoriya” lo interruppe Iida, mettendogli una mano sulla spalla “Tu e Bakugo… beh, siete quelli he son più coinvolti è in questa storia. È normale che stiate in questo stato. Nessuno ve ne farà una colpa, tranquillo.”.

“Iida ha ragione” annuì Uraraka “Vedrai… tutto andrà a finire per il meglio.”.

“Proprio così. Gli Heroes riusciranno a trovare Ryo e a impedirgli di attaccare Bakugo di nuovo… e, forse, a trovare l’aiuto di cui necessita.”.

“Sì… hai… hai ragione.” Rispose Midoriya, non del tutto convinto.

Dopotutto lui e Bakugo erano gli unici studenti a sapere del segreto dei poteri di Ryo.

Erano gli unici a sapere che quei poteri gli erano stati donati da un simbionte alieno.

E ora dovevano convivere con questo segreto, senza doverlo rivelare a nessuno e con Ryo a piede libero.

Quindi entrambi erano sotto parecchio stress.

“Sembra proprio che anche stavolta voi della 1-A non facciate che portare guai.” Fece una voce dietro di loro.

Una voce che riconobbero immediatamente.

I tre, insieme ai membri del tavolo di Bakugo, si voltarono per vedere la figura di Neito Monoma che li osserva col suol classico sorriso strafottente, un luccichio di superiorità nei suoi occhi.

“Monoma, non è affatto il momento…” disse Kirishima sospirando. 

“Oh e perché mai?” Chiese sarcastico il biondo della 1-B “Voi della 1-A non volete affatto parlare del fatto che, stranamente, succedono sempre disastri intorno a voi?”.

“Ora basta Monoma! Questo comportamento è inappropriato in un momento come questo!” Disse Iida vero.

“Ma è la verità” fece spallucce Monoma, mantenendo il suo arrogante sorriso “Ogni volta che succede un qualche disastro, voi della 1-A avete qualcosa a che farci. Prima l’attacco da parte dei Villain allo USJ, poi tre di voi che sono stati taccai da Stain l’assassino di Heroes, poi l’attacco dei Villain durante il ritiro nei boschi dove noi nella 1-B abbiamo rischiato di essere uccisi e dove il nostro caro Bakugo è stato rapito” il biondo esplosivo si voltò leggermente, puntandolo con uno sguardo tra il seccato e il furibondo “E ora… il tanto temuto Vigilante di Jaku City che attacca il vostro dormitorio? Come ho detto, pare proprio che portiate guai ovunque andiate.”.

“Bada a come parli, fottuto d’un extra…” mormorò Bakugo abbastanza forte da essere sentito.

Kirishima gli mise una mano sulla spalla “Lascialo perdere Bakugo. Non ne vale la pena.”.

“Oh? Non ne vale la pena?” Ripetè Monoma strafottente “Voi della 1-A ignorate pure la verità a questo punto? Che siete solo un immenso porta sfortuna? Ora che il Vigilante è in libertà potrebbe riattacre, e già noi della 1-B abbiamo rischiato di morire durante il ritiro dei boschi, quindi chi dice che presto tutta la scuola non sarà messa in pericolo da…”.

Un colpo di karate alla base del collo lo interruppe e Monoma crollò svenuto, ma fu presto per la cottola prima che cadesse.

“Scusatelo tanto” disse Itsuka Kendo, lo sguardo pieno di vergogna “Non so come riusciate ancora a sopportarci per come Monoma continua a parlare di voi.”.

“Oh, ma sta tranquilla” fece Uraraka agitando una mano dinnanzi a sé “Voi della 1-B, dopotutto, non siete così male. È solo Monoma che è un pò… ecco…”.

“Uno stronzo, sì” finì Kendo “Ma che ci crediate o meno, lui ci tiene a noi della 1-B, e con la storia del Vigilante che ha attaccato i dormitori era molto preoccupato. Solo che mostra cercando di denigrare voi.”.

Sero fece spallucce “A questo punto siamo abituati ai suoi scatti. Non c’è alcun bisogno di scusarsi.”.

Kendo annuì per poi andarsene via, trascinando con sé il corpo svenuto del suo compagno di classe.

Bakugo li guardò allontanarsi, per poi ritornare ai suoi pensieri.

Midoriya lo guardò con un espressione preoccupata.

Sapeva cosa stava passando per la testa di Bakugo.

Quel discorso fatto da Monoma… che la colpa era la loro… aveva fatto risvegliare il senso di colpa di Bakugo.


I tre membri dei Wild, Wild Pussycats tornarono al loro ufficio.

Ne avevano tanti sparsi per il paese, e ne avevano uno pure qui a Musutafu.

“Allora? Com’è andata la riunione?” Chiese Tomoko Shiretoko, conosciuta come Ragdoll. Una volta perso il suo Quirk aveva deciso di continuare il suo lavoro ma dall’ufficio, sperando che così facendo sarebbe stata comunque d’aiuto. Kota Isumi, figlio della cugina di Mandalay, in quel momento in ufficio insieme a Tomoko e una volta che vide i tre Pussycats tornare si avvicinò a loro insieme alla donna dai capelli verdi.

Tomoko inarcò un sopracciglio a vedere le espressioni dei suoi colleghi “è… è successo qualcosa durante la riunione?”.

I tre non risposero immediatamente, limitandosi a guardarsi tra di loro per qualche secondo.

Mandalay spostò lo sguardo su Kota, mettendogli una mano sui capelli “Hei, Kota… le cose di cui dobbiamo discutere ora sono abbastanza… delicate… scusa se te lo chiedo ma…”.

“Vuoi che stia a giocare fuori per un pò, eh?” Interruppe il bambino.

Mandalay annuì “Sì… scusa tanto ma… è molto importante.”.

Kota si limitò ad annuire: se Mandalay diceva che qualcosa era importante, allora non esagerava. Si diresse verso la porta ed uscì, lasciando i quattro nell’assoluto silenzio.

“Allooooora… cosa avete scoperto?” Chiese Tomoko.

Mandaly sospirò “Il nome del Vigilante è Venom. Vero nome, Ryo Honda.” Iniziò dirigendosi verso la cucina seguita dagli altri tre.

“Questo credo lo sapessimo tutti, dato che lo hanno detto al telegiornale.” Fece ironica Tomoko.

“Il suo potere è… beh, dire ‘particolare’ sarebbe un eufemismo.” Continuò Pixie Doll. Con un ospriro.

“Particolare? Insomma, che mai potrà essere questo Quirk?” Chiese curiosa Tomoko.

Tiger si grattò la testa. 

Ecco che arrivava la parte difficile.

“Non… non è un Quirk.” Fece il più grosso del gruppo.

“Uh?”.

“Sì” continuò Mandaly “I poteri di Honda… non provengono da un Quirk… lui è senza Quirk.”.

“Ma… ma allora quei poteri dove li ha…”.

“Gli sono stati donati da un alieno, Tomoko.” Finì Mandalay, interrompendo la compagna.

Quest’ultima rimase in silenzio, una mano alzata e la bocca spalancata.

“C-credo di non aver capito bene…”.

“È un alieno, Tomoko” continuò Tiger “Un simbionte alieno, ad essere precisi. Honda è entrato in simbiosi con esso e ha ricevuto tutti quei poteri.”.

Tomoko dovette sedersi per un secondo su una sedia, onde evitare di crollare al suolo “Non… non mi state prendendo in giro, vero?”.

“Mai stati così seri” continuò Pixie Bob con le braccia incrociate “La Commissione ha rivelato la cosa a tutti gli Heroes, dandoci la massima allerta. La vera natura dei poteri di Honda, inoltre, ci è stata proibita di svelarla ai civili onde evitare il panico generale.”.

Tomoko si massaggiò la testa, che si stava facendo prendere un emicrania dalla notizia appena ricevuta “Un alieno… un alieno qui sulla Terra… gli alieni esistono.”.

“Sì, anche noi siamo rimasti un pò… scioccati” disse Mandalay “Ma non è l’unica cosa che dovevamo dirti.”.

“Oh, e cos’altro c’è che bisogna che mi diciate? Credo che mi basti solo la notizia de ‘gli alieni esistono’ a farmi venire il mal di testa.” Sospirò Tomoko.

“Allora crediamo che il tuo mal di testa potrebbe peggiorare” continuò seria la leader dei Pussycats “La Commissione ha voluto mettere specificamente in guardia noi Pussycats. Di stare attenti a Honda.”.

“Eh? E perché mai hanno voluto mettere in guardia sopratutto noi?” Chiese confusa Tomoko.

“Vedi…” sospirò Mandaly “Honda ha attaccato i dormitori della UA per uccidere Katsuki Bakugo… perché lo considera responsabile della morte dei suoi genitori.”.

“E cosa dovrebbe centrare quel ragazzino con la loro morte esattamente?” Chiese Tomoko. Si sentiva dispiaciuta per il fatto che Honda fosse praticamente orfano, ma si chiedeva il motivo per cui avesse accusato un altro ragazzino di ciò, lo stesso ragazzino che avevano allenato durante il ritiro nei boschi per di più.

“Vedi… a causa di Bakugo Honda e la sua famiglia furono costretti a a trasferirsi a Jaku City undici anni fa. Solo che durante il tragitto si ritrovarono in mezzo a un combattimento tra degli Heroes e un Villain, che ha causato l’incidente che ha portato alla loro morte.”..

“E questo cosa c’entra con noi?” Chiese confusa Tomoko. Tutti questi misteri la stavano mandando in confusione.

Mandalay osservò Pixie Bob e Tiger, I loro volti attraversati da sensi di colpa. 

Ecco la parte più difficile.

Mandaly tirò un sospiro “Tomoko… Honda e la sua famiglia si ritrovarono in mezzo all’incidente Shocker.”.

A Tomoko mancò un battito.

Sbarrò gli occhi mentre quasi cadde dalla sedia.

“L’incidente Shocker… v-vuoi dire…”.

“Sì… lui e i suoi genitori si ritrovarono in mezzo al combattimento tra noi e Shocker…”.

Un silenzio di tomba cadde sulla cucina.

Tomoko stav tremando visibilmente. Anche lei, come i suoi tre compagni, ricordava troppo bene quel giorno.

Il giorno in cui fallirono nel catturare Shocker e in cui moltissime persone rimasero uccise.

“S-stai dicendo… che Honda possa avercela non solo con Bakugo… ma anche con noi?” Chiese la donna dai capelli verdi.

“È ciò che teorizza la Commissione…” continuò Mandalay “Per questo dovremo stare in massima allerta.”.

I quattro Pussycats, contemporaneamente, spostarono i loro sguardi verso la finestra.

Ryo era là fuori.

Da qualche parte.

Forse pianificando la sua prossima mossa.

A pianificare un nuovo modo per uccidere Bakugo.

E forse… dio li aiuti… anche loro.


“Le cose non stanno andando molto bene.” 

“Puoi ben dirlo.” Rispose mentalmente Ryo mentre si incamminava per le strade di Musutafu.

Indossava ora una giacca nera con un cappuccio che gli ricopriva la testa e, a tratti, pure il volto.

Non il migliore dei travestimenti, ma era comunque abbastanza.

Doveva ringraziare V per averglielo creato.

Esatto, V.

C’era un piccolo dettaglio che Ryo non aveva rivelato durante l’interrogatorio, e quello era il nome del suo Altro.

Mentre era vero che i membri della specie del suo Altro non avevano dei nomi veri e propri, Ryo sentiva che il suo Oltre avesse bisogno di un nome. Al suo Altro non dispiaceva che gliene fosse dato uno, e alla fine entrambi ne crearono uno, ispirato dalla prima lettera del nome da Hero (o da Vigilante, se preferite) di Ryo, Venom: e da questo venne il nome dell'Altro, V, un nome che sia a Ryo che all’Altro era abbastanza piaciuto.

La Commissione aveva annunciato per diretta stampa che lui era fuggito dal Tartarus, e che avrebbero messo a disposizione tutti gli Heroes disponibili per dargli la caccia.

Sia Ryo che V sapevano che da adesso in poi avrebbero dovuto fare attenzione, sia nel proteggere gli innocenti che nel finalmente uccidere Bakugo.

Dovevano essere discreti.

“Non capisco perché gli Heroes ci stiano dando la caccia, Ryo” fece V “Dopotutto… è come se stessimo dando loro una mano nel liberare la società dal crimine e dai Villain.”.

“Semplicemente agli Heroes non va bene che qualcuno si faccia giustizia da solo… e che si faccia giustizia con metodi, a detta loro, ‘sbagliati’.”.

Un rumore in un vicolo attirò l’attenzione di Ryo, che si voltò verso esso per vedere che stava succedendo: una donna stava venendo attaccato da un criminale con una cresta di capelli biondi.

“A proposito di ‘fare giustizia’.” Pensò Ryo.

“Finalmente un pò d’azione! Mi stavo sinceramente annoiando.”.

Ryo si guardò intorno, per vedere che non ci fosse nessuno nei dintorni.

Per sua fortuna non c’era nessuno.

“Bene!” Pensò Ryo mentre il suo corpo iniziava ad essere ricperto dalla massa nera di V.

“Questi sono solo luridi spiccioli, donna!” Gridò il criminale prendendo la donna per la gola e sbattendola contro il muro, mentre allo stesso tempo gettava per terra la borsa “dovrai pagarmi in un altro modo!”.

“No! Ti prego n…” tentò di supplicare la donna, ma si bloccò sbarrando gli occhi dal terrore.

“Ti spaventa? Bene!” Rise il criminale “Mi è sempre piaciuto vedere la paura negli occhi delle mie vittime!”.

Ignorò totalmente, però, che la donna non stesse guardando lui… ma dietro di lui.

“Ma che coincidenza…” il criminale si voltò di scatto, verso la doppia voce che aveva appena parlato, e sbarrò gli occhi “ANCHE A NOI!”.

Venom si lanciò contro il criminale, prendendolo per la gola e sbattendolo verso l’altro muro “Sei uno schifoso!” Sbraitò il mostruoso Vigilante “Tu e tutti quelli della tua razza! Derubate gli indifesi e recate solo sofferenza! Dolore! Morte! Ci fate schifo!”.

Dei viticci neri cominciarono ad allungarsi dal polso di Venom ed entrarono nelle narici e nella bocca del criminale, impedendogli di respirare.

Si agitò e si agitò, cercando di liberarsi inutilmente.

E alla fine… si bloccò.

Morto per soffocamento.

“È finita! Continuò Venom mentre gettava al suolo il cadavere, e i viticci ritornavano nel suo polso “Ora potrai solo marcire, scorrere in rivoli di sporcizia e mischiarti al resto del sudiciume nelle fogne di…”.

Si bloccò quando si ricordò della donna, che era rimasta a fissare il tutto con occhi sbarrati.

“Oh. Scusaci. Siamo stati cafoni. Ciao. Noi siamo Venom.” Salutò il Vigilante, sorridendo e mettendo in mostra i denti aguzzi. 

Prese la borsa da terra e la ridiede alla donna “Ecco. Ora sei al sicuro.” Le mise una mano in testa, accarezzandogliela. La cosa sarebbe sembrata abbastanza esilarante: un mostro di 2 metri e 29 che parlava in maniera così dolce a una donna pareva così surreale “No, per favore, non c’è bisogno di ringraziarci. La tua gioia è una ricompensa sufficiente per farci saltare via felici.” E detto questo saltò via.

La donna rimase in silenzio per qualche secondo d osservare il punto verso cui Venom era saltato via… per pi correre via lanciando un urlo terrorizzato.

“Mi sarei aspettato che quel criminale opponesse più resistenza.” Fece V.

“Pure io, ad essere onesti” rispose Venom saltando da un tetto all’altro “Ma in ogni caso, proteggere gli innocenti rimane pur sempre appagante, non importa da quale tipo di criminale li difendiamo.”.

“Su questo non hai di certo molto torto. Ho però il sospetto che difendere gli innocenti non sarà così facile come adesso dato che ora gli Heroes ci staranno alle calcagna.”.

Venom fece un altro balzo, saltando verso il terreno dentro un altro vicolo, mentre ritornava nuovamente normale nei panni di Ryo “Questo è vero, V. Ma finché io e te saremo uniti… non avremo molti problemi” disse il ragazzo dai capelli viola mentre usciva dal vicolo “né a difenderci dagli Heroes. Nè a difendere gli innocenti… e né a uccidere Bakugo.”.


Nel mentre, in un magazzino apparentemente abbandonato.

Schultz osservava mentre i suo uomini scendevano dalle auto e preparavano i loro macchinari e altri oggetti che sarebbero serviti per l’imminente missione.

“Questa basa andrà quindi bene, capo?” Fece un uomo dai capelli castani.

“Sì, Jenkis. Nessun Hero, finora, è mai riuscito a trovare le nostre basi. Questa è una delle più segrete in nostro possesso. Qui potremo tranquillamente organizzare il nostro piano d’attacco.”.

“Non vedo l’ora” fece l’uomo pelato “è da tanto che aspettavo questo momento.”.

“Come tutti noi, Toomes” rispose Schultz che poi sorrise maligno “Andiamo a caccia di un Vigilante.”.

Nel mentre, uno degli scagnozzi che si stava occupando del far scendere e preparare i vari oggetti, rimase un attimo in silenzio a fissare il suo leader e i suoi cinque secondi in comando, con un espressione conflittuale dipinta sul volto.

“Konishi!” Fece un altro scagnozzo “Vuoi darci una mano, sì o no?!”.

“Ah?! Oh, sì, sì arrivo subito.” Rispose Konishi, rimettendosi subito a lavoro.

   
 
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