Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: dirkfelpy89    21/10/2021    3 recensioni
Marco ha quaranacinque anni, una moglie e due figli, una lunga serie di amanti alle spalle e una passione per lo sport che ha segnato la sua vita: il tennis. Ha la possibilità di partecipare alla finale di un'importante torneo regionale, nonostante l'età e la mancanza di forma. Ma quando Lorenzo, il suo allenatore, poco prima della partita gli propone un modo per vincere attraverso una "miracolosa iniezione" la sua vita e le sue priorità cambieranno per sempre.
-Storia Partecipante al Partecipa al contest “103 Times King” indetto da Soul Mancini e Kim_ sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’ultima Partita

 



La palla rimbalza veloce sul lungolinea.
Scatto, allungando il braccio il più possibile, cercando la giusta traiettoria per uno dei miei letali diretti, ma mi sono mosso troppo lentamente, in ritardo, e la pallina rimbalza beffarda sotto il mio braccio destro. Maledizione!

"Andiamo, Marco!" Lorenzo, il mio allenatore, scuote la testa spazientito. Bestemmiando sottovoce, corro a recuperare la pallina.
"Ti ho visto, eri concentrato, troppo per i miei gusti, sulla prossima mossa da fare e ti sei completamente dimenticato della palla che ti stava raggiungendo," commenta Lorenzo, saccente. "È giusto che ti concentri sulla mossa successiva, ma devi comunque rimanere focalizzato sul presente!”
"Si, lo so, Lore," commento a denti stretti, cercando di trovare la forza morale per non spaccargli la faccia a racchettate. È tanto bravo nel suo lavoro quanto pieno di sé.
"Nel tennis non devi concentrarti su quello che accadrà ma su quello che accade. È vero che devi pensare alla mossa successiva, ma non devi sottovalutare quella immediata," blatera il ragazzo. Annuisco per non mandarlo a fanculo.

Alla sua età io calcavo i circoli di tennis più esclusivi ed ero tra i primi trecento tennisti al mondo. Questo invece mi parla come se fossi un principiante assoluto! Ma è il migliore allenatore della zona e quindi ingoio amaro.
“Dai, riproviamoci. Ti voglio in forma per domani, non puoi fare questi errori!”
Digrignando i denti riprendo la mia posizione in campo.
Dopo un'altra mezz'ora di allenamenti, e di rotture, finalmente questo supplizio finisce. Torno negli spogliatoi devastato fisicamente, le ginocchia mandano delle fitte dolorose ad ogni passo ed anche il gomito destro non è messo meglio. La doccia calda riesce a ritemprare un po' il mio corpo logorato e lo spirito affranto ma comunque non posso non sentirmi addosso tutti i miei anni che, in questo momento, pesano il doppio.

"Sei emozionato per la finale di domani?" La voce di Lorenzo mi fa ritornare drasticamente al mondo reale, fuori dalle mie fantasticherie. Sono ancora seduto negli spogliatoi, indosso gli abiti "civili" ed evidentemente devo sembrargli come inebetito. Mi riscuoto velocemente, afferro la mia borsa e mi alzo, diretto all'uscita.

"Ehi, fermo non andare via, avrei una proposta da farti," il ragazzo, vedendomi avvicinare alla porta, parla di nuovo e c'è una nota d’urgenza nella sua voce.
"Dimmi, ma fai in fretta, mia moglie mi aspetta," rispondo un po' seccato. Quindi non rompermi i coglioni e fatti da parte, vorrei dirgli, ma decido di non essere così volgare e osservo Lorenzo in silenzio.
"Ti ho visto oggi e... insomma sei bravo, per avere la tua età," risponde infine il ragazzo.
Sbuffo irritato. "Grazie per avermi appena dato del vecchio.”
"No, non offenderti, dico sul serio. In questo torneo c'erano numerosi ragazzi dai quindici ai trent'anni e sei riuscito ad arrivare in finale," risponde Lorenzo, parlando velocemente. Non capisco dove vuole arrivare.

"Insomma ti alleno da qualche mese ma non abbiamo mai avuto occasione di parlare un po' più approfonditamente. Cosa diavolo ti ha spinto a quasi quarantacinque anni a tornare sul campo da tennis?" chiede, e sembra davvero curioso.
"Una vecchia amicizia ritrovata. Il tennis è sempre stata una passione ma si è riaccesa solo da poco, nonostante il parere contrario dei medici e di mia moglie,” rispondo, sorridendo.
“Non sei un dilettante allora!”
“No, ero anche bravo ma a venticinque anni mio padre morì. Io, che all’epoca ero un giovane benestante e schifosamente viziato, mi ero messo in testa di sfondare nel mondo del tennis. E ti dico che ero fottutamente bravo,” rispondo. “Però mi venne posto davanti un bivio: continuare nel mio sogno oppure mettere la testa a posto, indossare giacca e cravatta e prendere il posto di mio padre a capo dell’azienda.”
“E immagino che alla fine scegliesti la seconda.”
“Sì ma… insomma, la mia prima scelta, da ragazzo tanto viziato quanto ricco, fu di vendere la società di mio padre, e fanculo le responsabilità, avrei continuato a inseguire il mio sogno, il tennis!” ammetto.

Non so perché sto parlando di queste cose ma il Lorenzo che ho davanti, fuori dal campo da tennis, si dimostra un ottimo ascoltatore ed è da tanto che non parlo della mia storia personale.
“Ma poi le fantasie devono fare il conto con la realtà e non avrei mai potuto fare questo a mia madre o mia sorella; perciò appesi la racchetta al chiodo e misi i panni, vergognosamente borghesi, del figlio di papà che prende in mano la compagnia e cerca di traghettarla nel mare scuro e tempestoso della finanza.”

“Che storia!” esclama l’altro. “Comunque, ti ripeto, la realtà non cambia e sei il più vecchio in questo torneo, e bada bene sono passati fior fiore di buoni giocatori da queste parti. Ma tu sei riuscito a sconfiggere tutti e per questo ti rispetto davvero tanto," Lorenzo riprende il suo discorso.
"Ti ringrazio, ma ora devo andare quindi, se hai finito di leccarmi il culo... " rispondo, afferrando di nuovo la borsa. Ma ancora una volta Lorenzo mi trattiene negli spogliatoi.

"Insomma, andiamo al sodo. Il giocatore che incontrerai in finale è fortissimo, ha la metà dei tuoi anni e ha già partecipato e fatto buoni risultati in alcuni tornei ATP. Ti farà il culo domani, ti sgretolerà,” risponde, senza quasi respirare o riprendere fiato.
"Staremo a vedere domani," rispondo, alzando le spalle. Lorenzo sembra infastidito dalla mia risposta.

"Questa può essere la tua ultima possibilità di fare bene in un torneo così prestigioso. E non voglio una tua umiliazione pubblica," ammette.
Ma senti questo!
"Sei davvero convinto che domani subirò un'umiliazione pubblica? Ma come cazzo ti permetti?" Chiedo, la rabbia che mi sta montando addosso. Avessi una racchetta in mano lo colpirei su quella faccia da ragazzo impertinente.
"Sì, ne sono sicuro. Ti alleno da alcuni mesi e so che resisteresti molto bene la prima mezz'ora ma poi il tuo fisico crollerebbe e allora perderesti tutto il vantaggio che hai guadagnato," risponde sicuro. "Questo, Andrea il tuo prossimo avversario, non è una di quelle pippe che puoi battere in tre quarti d'ora o magari mezz'ora se va bene, Andrea è forte e il tuo fisico crollerà prima o poi."

Lo osservo attentamente. Ha ragione, se riesco ad andare oltre l'orgoglio, posso comprendere che le parole di Lorenzo sono esatte.
Ma non riesco ancora a capire dove vuole arrivare.

“Distruggerai le tue ginocchia che comunque non penso reggeranno ancora molto. Questa può essere la tua ultima occasione per vincere un torneo di tennis e devi darmi retta, così come sei messo non puoi andare molto lontano.”
“Mi stai dicendo di non presentarmi? Dare forfait?”
“Questo oppure c’è un altro modo,” risponde Lorenzo, il tono di voce via via più basso e veloce. “Conosco un mio amico che domani potrebbe recuperare una fialetta di una utile sostanza che potrebbe... alleviare i tuoi problemi di salute."
Chissà come mai non sono per niente sorpreso da quelle parole, avevo capito dove Lorenzo volesse andare a parare fin da subito, forse. Mi gratto il mento, osservo l'orologio: Paola mi sta aspettando e se non mi muovo capace che quella neanche me la dà.

"In pratica mi stai proponendo di doparmi per non sentire il dolore fisico e per poter sperare di battere, con la mia esperienza, il prossimo avversario," tiro le somme, asciutto.
"Parliamoci chiaro, ti sto proponendo questa cosa perché è la tua unica possibilità per fare bene e vincere il tuo ultimo torneo di tennis," risponde Lorenzo, perentorio.
"Ci devo pensare su," rispondo infine mentre, questa volta sul serio, prendo la borsa e mi avvio verso l'uscita. Sono troppo stanco per continuare questa conversazione.
"Il torneo inizierà alle tre di pomeriggio, se lo vuoi fare chiamami entro mezzogiorno."

/ / / / / / /

"Ecco il mio campione di Tennis."
Paola, 25 anni, moglie di un mio collega piuttosto stronzo, mi osserva con una strana luce negli occhi mentre entro in casa. La chiamo casa ma in realtà è poco più di un monolocale che uso da anni per incontrare le mie varie amanti.
Paola è l'ultima della serie, una serie che va avanti da diversi anni. Il fatto è che mia moglie è un’ottima madre, confidente e alleata ma per quanto riguarda il lato fisico… saranno cinque anni che non la tocco e cerco quel contatto fisico con segretarie o mogli annoiate.
Osservo l’orologio e noto che sono arrivato in ritardo quindi sa già che dovremmo saltare i convenevoli e infatti mi aspetta vestita solo in mutandine e reggiseno. Dio come mi attizza.
La nostra storia va avanti da qualche settimana e ancora sento dentro di me quel morso ai genitali che non provo più da anni con mia moglie.
Non so quanto durerà, di solito non vanno mai oltre il mese: o vogliono di più oppure semplicemente mi annoio e passo oltre.
“Cosa c’è, sei distratto?” mi chiede.
“Stanco, solo stanco,” rispondo, baciandola su quelle labbra perfette dal sapore di ciliegia.
Paola prende la mia mano e mi guida in camera dove subito mi spoglia e ben presto rimango completamente nudo, il membro già completamente eretto alla sua vista.

C'è poco tempo, un’oretta al massimo prima che mia moglie ritorni a casa, lei lo sa e infatti salta tutti convenevoli, si mette in ginocchio e comincia a giocare con la mia erezione.
Normalmente adoro la vista della sua testa piena di boccoli che fa sù e giù ma stasera no, non mi basta; lei lo capisce, si stacca e, lentamente, si stende sul letto, attendendomi.
La possiedo da dietro, una mano che la tiene per quei suoi glutei così sodi e un'altra che le prende i capelli e li tira, quasi con foga, verso di me.

Non c'è amore, non c'è dolcezza in questo, sono una moglie annoiata e un marito fedifrago.
Poco dopo lei trema in preda all'orgasmo e io mi riverso dentro di lei; rimaniamo distesi uno vicino all'altro senza bisogno di parlare, beati in quel piccolo lasso di tempo che segue un’orgasmo, dove tutto ti pare facile e felice. E quindi è naturale che in quel momento decido che sì, sono stanco della mia mediocrità.
Domani prenderò quel cazzo di doping e avrò un'ultima occasione per risplendere prima di uscire dalle scene. Da vincitore.

/ / / / / / /

"Ahia, fai attenzione, cazzo!"
La puntura è stata dolorosa, sinceramente non me l'aspettavo. Mi sdraio sulla panca negli spogliatoi e chiudo gli occhi, mentre sento Lorenzo parlare con lo spacciatore che lo ha rifornito della sostanza che speriamo mi darà abbastanza resistenza per vincere.
Devo essere sincero, non è la mia prima esperienza con il doping: quando ero ancora giovane, il mio allenatore ogni tanto mi faceva un'iniezione, specie quando ero affaticato. Con l'avanzare dell'età quella prima esperienza con sostanze stimolanti ha lasciato la sua traccia e ogni tanto non disdegno qualche striscia di coca. Tutti al mio livello in società ne fanno uso almeno una volta, circola così facilmente che non serve nemmeno cercare uno spacciatore, sono loro che arrivano direttamente da te.
È una sensazione fantastica, le pulsazioni aumentano e il sistema nervoso si fa molto più ricettivo. Le paure, i dubbi e le incertezze della vigilia sono spariti.
La voce di Lorenzo mi richiama alla realtà, è giunta l’ora e perciò mi alzo e mi dirigo verso l'uscita degli spogliatoi, diretto alla finale, alla mia ultima finale.

Gli spalti sono quasi tutti pieni: nonostante sia un torneo regionale il livello dei tennisti è molto alto e perciò ci sono numerosi curiosi o appassionati a vedere la partita. Meglio così.
Andrea mi aspetta dall'altro lato della rete. È alto, giovane e aitante, ma io ho un'arma segreta e più esperienza, non posso perdere, non è un pensiero ammissibile! Mentre gli stringo la mano sorrido perché ho tutte le carte in regola per vincere e uscire dal mondo del tennis, che ho amato più di mia moglie e forse dei miei figli, da vincitore.

E invece la cosa si fa molto più difficile del previsto. Nel primo game uso la mia solita tattica: fingermi un vecchietto incapace e concedergli la vittoria. La stessa cosa faccio nel secondo, nel frattempo ne approfitto ed inizio a capire come si muove, come difende e come attacca, intravedendo qualche possibile punto debole dove colpirlo.
Un'altra vittoria ma dal terzo la cosa si fa seria.
Contrattacco, sempre di rimessa e senza mostrare tutto il mio reale potenziale. Vinco due game consecutivi lasciandogli solo quindici punti. 2-2.
Siamo pari e Andrea inizia a capire che forse non sono il solito vecchietto ed evidentemente anche lui doveva aver nascosto qualcosa perché nei due game successivi mi batte, lasciandomi solo le briciole. 4-2.

Basta, è il momento di fare sul serio altrimenti Andrea non mi lascerà scampo, lo capisco dal suo sguardo, duro e sicuro di sé. Ci sa fare e infatti getto la maschera e nei minuti successivi, spinto dalla sostanza che circola nelle vene, gioco a un livello splendido che strappa applausi del pubblico e smorfie di rabbia e frustrazione ad Andrea. Vinco tre game consecutivamente, portandomi sul 4-5 e nel set successivo mi esalto, giocando un ottimo tennis che distrugge le patetiche difese di Andrea. 4-6, il primo set è il mio.

Tornato negli spogliatoi, per una piccola pausa in attesa che cominci il secondo set, sono carico come una molla, non riesco a stare fermo. È una sensazione incredibile, tutto sembra riuscirmi perfettamente, la racchetta un'estensione della mia mano e Andrea, che sembrava così terribile, così irraggiungibile, in realtà adesso sta facendo la figura della mezzasega. Ce la posso fare, anzi no, ce la farò.
Lorenzo scende negli spogliatoi ed è raggiante: normalmente in un torneo gli allenatori non parlano con i loro allievi durante lo svolgimento della partita ma quello è un torneo rivolto per la maggior parte ad amatori non professionisti, quindi per l'occasione era stato fatto uno strappo alla regola.

Nemmeno capisco che cosa stia dicendo, non importa perché sono in cima al mondo e nulla può fermarmi. Perché mai dovrei stare a sentire i consigli di questo tizio? Sono il migliore!
Il tempo di una pisciatina nel bagno e poi si ricomincia, pronti a dominare anche il secondo set e portarmi a casa la coppa.

/ / / / / / /

Ma l’inizio del secondo set è un incubo.
Non so bene che cosa sia successo ma l'Andrea che entra in campo è completamente diverso da quello nella prima parte di gioco: è concentrato, letale e non mi lascia scampo. Possibile che anche lui non abbia dato il massimo nel primo set?
Domina letteralmente i primi tre game dove vengo schiacciato dalla sua fisicità. Cazzo, come fa a recuperare tutte le palle?
Nel quarto riesco, con estrema fatica, a vincere ma ecco che i primi acciacchi, i primi segni di affaticamento si fanno sentire e perdo il quarto game: 3-1.
Che l'effetto sia già terminato? Forse sì, perché nonostante tutti i miei sforzi Andrea si dimostra implacabile, vola su ogni pallone e, nonostante tutti i miei lungolinea provati e riprovati in allenamento, l'avversario mi concede solo pochi punti e ben presto si porta sul 5 a 1.
Non mi arrendo e nel game successivo, anche questo con enorme fatica e dispendio di energie, riesco a vincere.
Una resistenza futile perché nell'ultimo game sono senza forze e Andrea lo vince facilmente.
6-2, sarà necessario un ultimo set per determinare il vincitore e sono già senza forze.

Arrivo negli spogliatoi e la prima cosa che faccio, accecato dalla rabbia, è dare un calcio alla panchina con l'unico risultato di aggiungere, oltre al dolore alle ginocchia e al braccio, anche una fitta al piede destro.
Lorenzo entra ed è incazzato nero.
"Marco ma che cosa combini là fuori? Cazzo, ti ha stracciato!" esclama.
"Ho bisogno di un'altra iniezione sennò non ce la faccio," mormoro, sedendomi sulla panchina, demoralizzato. Lorenzo mi guarda preoccupato.
"Ne sei sicuro? Io non credo che ti faccia bene questa cosa…"
"Oh fanculo, sei stato tu a propormi quella merda e ora ti tiri indietro?" sbraito. Ma che cazzo ha nel cervello?
"Si, ma un conto è una sola, un conto è…" borbotta a disagio. Guardo l'orologio: manca pochissimo.
"Senti, prendi la siringa e lasciala sulla panca e poi torna su. Me la farò da solo così, se succederà qualcosa, la responsabilità cadrà solo su di me! D’accordo, cagasotto?" sento una rabbia che non mi appartiene invadermi i pensieri.
Perché è così ottuso? Non capisce che in questa partita c'è molto in gioco, oltre che una stupida coppa? Non capisce che quella merda mi serve come il pane?
La mia proposta fa breccia nella mente di Lorenzo che va nel suo ufficio e poco dopo torna con una siringa che lascia accanto a me per poi correre fuori. Codardo.
Mancano pochi minuti, perciò prendo la siringa, tolgo il cappuccio e mi inietto il prezioso liquido direttamente nel braccio. Fa male ma non c'è tempo per fare i preziosi. Sento l'arbitro che mi richiama e quindi prendo la racchetta, getto la siringa nell'immondizia ed esco fuori. Non può finire così.

I primi due game vanno che è una meraviglia: ho ripreso la mia potenza del primo set e stupisco evidentemente Andrea che non si aspettava un recupero così forte e immediato. Mi guarda e leggo sospetto nei suoi occhi. Fottiti.
Ma c'è qualcosa che non va, me ne accorgo nel terzo game.: nonostante non senta la fatica ho il fiatone e non riesco a recuperare. La vista mi si annebbia leggermente e nel terzo game vinco, ovviamente, ma faccio una fatica assurda negli scatti. Scuoto la testa, batto i piedi per terra, cercando di recuperare.
Dai Marco, non puoi mollare proprio ora, cazzo!
Quarto game, tocca a me battere. Prendo posizione, afferro le palline che i raccattapalle mi stanno lanciando. Me ne lanciamo quattro, ne prendo solo due. Sbatto gli occhi, scuoto la testa, un po’ intontito.
Cazzo, la testa mi gira, il respiro si fa pesante come una morsa nel petto.

La vista mi si annebbia ulteriormente, vorrei fare qualcosa, cazzo non mi sto sentendo bene, ma allo stesso tempo sono come in trance, non sento fatica solo questa dannata morsa al petto.
Mi sono fatto due iniezioni, non sarà niente.
Alzo la racchetta in alto, prendono una pallina e faccio per lanciarla, per colpirla e mandarla dall'altro lato del campo quando sento che qualcosa si rompe dentro, la morsa ha i denti e mi punge, sbrana dentro.
Tutto nero, cado a terra come un patetico burattino di pezza, inanimato. Sento il pubblico urlare, l’arbitro e Andrea si avvinano.
‘Fanculo, questa era proprio la mia… la mia… ultima... partita…

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: dirkfelpy89