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Autore: Rosmary    22/10/2021    5 recensioni
Raccolta disomogenea su diversi coppie e personaggi. Alcuni racconti sono missing moments di Paradiso perduto.
1. Incastrati nella testa (Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy)
2. Quando il buongiorno non si vede dal mattino (Scorpius Malfoy/Gwendolen Goldstein)
3. Scorci (Molly Weasley junior/Atlas Nott)
4. Sono tutti i colori (Luna Lovegood, Rolf Scamander, Lorcan e Lysander, Ron Weasley, Rose)
5. Emozioni (Albus/Moira, Albus/Teti, Albus/Scorpius)
6. Se non è per sempre (Moira Meadowes/Atlas Nott)
7. Di impiccioni, offese e chiacchiere (James Sirius, Rose, Un po’ tutti)
8. Legati (James Sirius, Rose, Un po’ tutti tra genitori, zii e cugini)
9. Un sabato tutto Grifondoro (James Sirius, Rose)
10. Il più bello del reame (più o meno) (Un po’ tutti)
11. Un modello per Louis (Louis, James Sirius, Fleur e Bill, Percy)
12. Tasselli (Un po’ tutti)
13. A lezione di Babbanologia (Albus, Scorpius)
14. Ritornare – e restare (Louis/Isabelle)
15. Promesso (Lysander, Gwenda)
16. Vita da Capitano (Louis, Amanda)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Vari personaggi | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Spoiler Alert: il racconto è un missing moments di Paradiso perduto e contiene spoiler per chi non ha letto sino al Capitolo Tredici della longfic.
 
 
A blackjessamine ❤

Un modello per Louis
 
Maggio 2015
 
«Homer Landmann1, il medimago cosmopolita dal sorriso che incanta, sarà ospite al Ghirigoro per presentare il suo saggio sull’antica sapienza medimagica tribale appresa durante il suo sfolgorante percorso di studi [segue a p. 6]»
 
Louis, nove anni e tre quarti – come ama ripetere da quando non mancano che tre mesi all’arrivo di agosto –, è seduto sul pavimento della cucina di Villa Conchiglia, gambe incrociate e aria solenne, e stringe tra le mani ruvide di sabbia una copia del Profeta.
È sicuro che sua madre gli ha detto qualcosa quando è rientrato dalla spiaggia, forse di riporre da qualche parte i suoi giochi, però non lo ricorda proprio, né in verità gli interessa ora che ha trovato una cosa molto più interessante di secchielli e stelle marine: lui ha trovato un Homer!
Gli è stato sufficiente leggere poche righe dell’articolo a pagina sei per capire che questo signore dall’espressione rassicurante fa proprio al caso suo – forse non ha capito tutte le parole usate dal giornalista, che scrive un po’ difficile, e forse non ha neanche ben chiaro cos’ha studiato Landmann in Africa, ma è sicuro non abbia importanza: ciò che conta è avere finalmente un Homer tutto per sé.
“Cosa ti avevo detto di fare?”
La voce seccata di Fleur scuote Louis all’istante e lo convince a sollevare gli occhi sulla madre e a rivolgerle un sorriso di scuse – e se la donna inarca le sopracciglia, il bambino allarga ancora di più il suo sorriso.
“Sei ancora tuto sporco,” rimprovera Fleur. “E hai sporcato tuto il pavimento.”
Louis, l’aria accattivante smorzata, si guarda attorno e si accorge con orrore di aver impiastricciato quasi l’intera cucina di sabbia appiccicaticcia. Restio a scusarsi e ad ammettere l’errore, però, si alza in piedi e mostra alla madre la pagina del Profeta su cui spicca la foto del medimago che ha catturato la sua attenzione.
“Guarda, mamma, ho trovato un Homer!”
“Che cosa?”
Un Homer,” ripete convinto. “Un modello!”
“Un modello?”
“Sì, come dice Vì di zia Hermione e come dicono tutti di zio Harry, e come… Non mi ricordo, però adesso ce l’ho anch’io. Io voglio questo signore come modello.”
Fleur, le sopracciglia ancora inarcate, si appropria del giornale e leggiucchia rapidamente l’articolo.
“Vuoi diventare un medimago? C’est très bien!”
“No che non voglio fare il medimago,” ribatte offeso Louis. “Ti ho detto un Homer, non un medimago!”
“Louis, questo signore è un medimago.”
“No, è un mago che ha viaggiato sempre, che ha imparato tante magie ed è diventato famoso, questo è un Homer!”
“Ha anche studiato tonto e certainement era un filio ubbidiente.”
“Anch’io sono un figlio ubbidiente, sono un figlio perfetto, il tuo preferito.”
“Tu e le tue sorelle siete tuti eguali.”
“No, a me vuoi più bene, si vede, e anch’io voglio più bene a te, maman!”
Fleur, un’altra occhiata al Profeta che cita un incontro al Ghirigoro, ingoia un sorriso divertito e scuote la testa.
“Cosa vuoi, Louis?”
“Mi porti al Ghirigoro?”
“Non capirai riente.”
“Non è vero, io capisco tutto.”
“Se capisci tuto, perché sei ancora sporco di sabbia?”
Louis, che dall’alto dei suoi quasi dieci anni si rimprovera per aver perso l’ennesimo scontro verbale con la madre, si immusonisce e biascicando tra i denti un risentito “poi chiedo a papà” si rassegna a raggiungere il bagno.
Quando, non troppo tempo dopo, si affaccia di nuovo in cucina e adocchia la madre indaffarata ai fornelli, si avvicina a lei battendo i piedi a terra nella maniera più rumorosa possibile per attirarne l’attenzione.
“Sono ubbidiente,” dice sorridente nell’istante in cui Fleur si volta a guardarlo. “Ho anche pettinato i capelli come dici tu. Adesso mi porti al Ghirigoro?”
Fleur lo sa, lo sa bene che dovrebbe porgli molti più limiti di quanto lei e Bill non riescano a fare, ma Louis è vivace e adorabilmente furbo e lei ogni volta finisce col scoppiare a ridere e dirgli orgogliosa che è tutto sua madre.
“Cosa ridete, voi due?”
“Papà!”
“Ho portato un clandestino dal Ministero!”
Fleur ha appena il tempo di avvedersi del rientro di Bill che a spuntare alle sue spalle è un James sogghignante.
“Jamie, devo farti vedere una cosa!” esclama subito Louis. “Ho trovato un Homer!”
“Cosa?”
“Guarda,” risponde lui, piazzando la pagina di giornale sotto al naso del cugino e indicandogli prima la foto e poi il testo dell’articolo. “Voglio diventare così da grande.”
“Vuoi colorarti i capelli?” chiede titubante James, fissando i ricci scuri di Homer Landmann.
“No! Ma non hai letto?”
“Mi scoccio di leggere, dimmelo tu.”
Louis non si fa pregare e ripete al cugino quello che ha già detto alla madre, curandosi però di infarcire la spiegazione di molti più dettagli, proiettando James assieme a lui in un futuro sfolgorante – che non ha capito benissimo cosa significa, ma dal tono del giornalista sembra essere una cosa invidiabilefatto di terre sconosciute e magie misteriose.
Bill, che lo ascolta un po’ divertito e un po’ incuriosito, cerca e trova lo sguardo della moglie ed è a quegli occhi del colore dell’acquamarina che indirizza il suo sorriso più luminoso – e se le si avvicina è soprattutto per rubarle un bacio troppo breve cui Fleur si abbandona serena.
“È andata bene la vostra giornata?”
“Con Louis è impossible annoiarsi,” risponde. “Al Ministero, invesce?”
“C’è fermento, le voci sulle dimissioni di Kingsley aumentano ogni giorno, si vocifera anche di una promozione di Harry.”
“A Ministro?”
“Applicazione della Legge sulla Magia,” dice a voce bassa. “Ma c’è malcontento, la vecchia guardia non reputa saggio che rinunci a guidare la Divisione Auror.”
“Girano anche queste voci?”
“No no, questo me l’ha detto Harry, lui è certo che ci vorrà ancora qualche anno per decidere come gestire la situazione… Gli equilibri sono delicati.”
“E Hermione?”
“È la candidata di Kingsley, ma c’è una fetta che spinge perché venga messa lei a capo dell’Applicazione della Legge sulla Magia, sono quelli che vogliono un Ministro più neutro e sanno che per mettere Hermione fuori dai giochi è necessario offrirle qualcosa che abbia un peso… Giocano sul fatto che collabora col Dipartimento da anni.”
“Non acceterà,” dice sicura Fleur. “Non si farà comprare.”
“Lo credo anch’io.”
“Ma quando mangiamo? Abbiamo fame.”
Al richiamo di Louis, Fleur e Bill si limitano a scambiarsi uno sguardo che sa di ne parliamo dopo e di nuovo sorridenti invitano i bambini ad apparecchiare.
Villa Conchiglia è immersa nel tepore della sera quando i quattro si siedono attorno al tavolo per cenare – Louis non aspetta neanche che il suo piatto sia pieno prima di sollevare la forchetta e riprendere a parlare di Homer Landmann, annunciando ai genitori che anche James lo trova un ottimo modello e che come lui crede sia indispensabile andare al Ghirigoro per conoscerlo.
“Landmann,” ripete Bill. “È un medimago, per caso?”
“Sì! Lo conosci, papà?”
“No, ma zio Percy ne parlava qualche giorno fa, diceva proprio di voler andare a una conferenza al Ghirigoro.”
“Percy?”
“Si è addirittura preso un permesso al lavoro,” conferma. “Potrebbero andare con lui.”
“Non credo che tuo fratello sia...”
“Ottima idea!” interviene Louis. “Andiamo con zio Percy, è deciso! Quando glielo dici? Usiamo il camino, così glielo diciamo subito.”
“Mangia,” impone Fleur. “E a zio dobbiamo chiederlo, non dirglielo.”
“Dirà di sì, lo so già.”
Bill evita di chiedergli perché sia così sicuro di sé, dopo nove anni e tre quarti è assolutamente certo che Louis non sappia neanche cosa sia l’insicurezza, complice la natura ammaliatrice ereditata al pari delle sorelle dalla madre – ma mentre Victoire e Dominique la filtrano con gentilezza l’una ed esuberanza l’altra, Louis la sfoggia con una sfacciataggine che a volte è addirittura comica.
“Così hai deciso che questo Landmann è il tuo modello,” riprende fintamente offeso. “E io?”
“Tu sei papà,” risponde Louis, come se questo chiarisse ogni cosa. “A undici anni mi compro una bacchetta e giro il mondo, così scoprirò tantissime cose e farò anch’io confidenze al Ghirigoro.”
“Conferenze,” lo corregge Fleur divertita. “E la scuola?”
“Ehm… Mi scrivo a Uagadou, come Homer! Così studio mentre giro il mondo.”
“Stai scherzando?” chiede atterrito James. “Devi iscriverti a Hogwarts.”
“Ma a Hogwarts non giro il mondo, ti iscrivi con me a Uagadou.”
“Non voglio venirci in questa scuola, non so neanche dov’è.”
“È a Uagadou, ovvio.”
“Sì, e Hogwarts è a Hogwarts.”
“È in Africa,” interviene Bill. “E voi non potete iscrivervi, siete maghi inglesi, avreste bisogno di un permesso speciale, sarebbe complicato.”
“E tu chiedi questo permesso,” ribatte Louis. “Ma dov’è l’Africa?”
“Lontono,” risponde furba Fleur. “Così lontono che non potresti tornare a casa fino al diploma, chéri.”
“Fino al diploma?”
“Oui.”
“Mamma ha ragione,” assicura Bill. “Fino al diploma.”
James e Louis si guardano l’un l’altro con occhi sbarrati, e se il primo si affretta a ripetere “io non ci vado” il secondo si rabbuia e fissa sospettoso i genitori.
“Allora viaggio senza studiare.”
“Niente magia fino a diciassette anni, l’hai dimenticato?” sghignazza Bill. “Dovresti vivere come un babbano, ti conviene?”
“Ma allora non posso fare niente!”
“Puoi andare a Beauxbatons,” trilla Fleur.
“Louis verrà a Hogwarts con me,” interviene James, scoccandole un’occhiata torva. “È già deciso.”
“Ben detto, James,” concorda Bill. “Hai già convinto Domi, non ci riuscirai anche con Louis,” aggiunge poi guardando la moglie.
“Se mio filio vuole una bonne éducation, deve andore a Beauxbatons.”
“Non è vero,” dice James. “Hogwarts è la scuola migliore di tutte.”
“Ha ragione,” s’accoda Louis. “Non voglio andare a Beauxbatons, rassegnati.”
“Ecco, rassegnati,” ghigna Bill. “A Hogwarts!” esclama poi, riempiendo tre bicchieri di succo di zucca e invitando il figlio e il nipote a brindare con lui.
“E a Grifondoro!” aggiunge entusiasta Louis.
“La nostra futura Casa!” sottolinea allegro James.
“Non è detto che il Cappello vi mandi a Grifondoro,” serpeggia sorniona Fleur, sfilando il bicchiere dalle mani del marito e schernendo il loro brindisi con un’imitazione. “A tute le Case dove potete finire!”
“Ma perché ci dici queste brutte cose?” si inalbera Louis. “Io e Jamie siamo Grifondoro, lo sono tutti i Weasley e tutti i Potter!”
“Ma tu, chéri, sei anche un Delacour!”
“Dei Delacour ha solo i capelli biondi, tutto il resto è Weasley,” dice seccato James. “Non lo devi offendere, zia.”
“Jamie ha ragione, non mi devi offendere.”
“Ma non ti ho offeso!”
“Invece sì, hai detto che non sono un Grifondoro!”
“È una cosa molto brutta da dire,” continua James. “Devi scusarti!”
“Ma non è una cosa così brutta non essere Grifondoro,” interviene Bill, che in realtà al pari di Fleur fatica a trattenere le risate dinanzi ai visi paonazzi di offesa dei due bambini. “Tutte le Case sono belle.”
“A noi piace solo Grifondoro e in famiglia siamo tutti Grifondoro,” ribatte ostinato Louis.
“Giusto! Solo Al no, lui è Serpeverde, si vede.”
“Al?” chiede stupito Louis. “Dici che finisce tra i Serpeverde?”
“Sicuro.”
Louis par soppesare l’ipotesi per alcuni istanti, ma poi incrocia lo sguardo convinto di James e annuisce concorde, come se avesse afferrato e condiviso il ragionamento del cugino.
“Sì, Albus è Serpeverde, ma io e Jamie siamo Grifondoro.”
Schiene dritte, occhi furenti e forchette puntate in direzione di Fleur, è così che Louis e James ribadiscono la loro futura appartenenza a Grifondoro ed è così che inducono Bill a prorompere in una risata capace di contagiare tutti.
È quando Fleur serve in tavola il dolce che Louis riapre l’argomento Ghirigoro e insiste affinché il padre comunichi le loro intenzioni al fratello.
“Sono quasi le dieci, non possiamo disturbare gli zii.”
“Sì che puoi.”
James lo afferma con sicurezza e assieme a Louis raggiunge il camino a tradimento, acciuffando la scatolina di polvere volante riposta sulla solita mensola. È già troppo tardi quando Bill e Fleur intimano ai due di non prendere alcuna iniziativa e tutto ciò che possono fare è sostituirli nel fastidioso passaggio smeraldino per parlare con Percy.
Alcuni spintoni dopo e la minaccia di un Petrificus Totalus da parte di Fleur armata di bacchetta, Louis e James sono seduti trepidanti alle spalle di Bill, che con la testa calata nel caminetto parla col fratello e la cognata – almeno sino a quando a intromettersi non è Molly, che chiama a gran voce Louis e gli dà un motivo per intrufolarsi assieme al padre e sfoggiare uno dei suoi sorrisi più convincenti assieme a un “non ti preoccupare, zio, saremo ubbidienti!” che strappa una risata accondiscendente ad Audrey e un sospiro rassegnato a Percy.
 
Desolante.
È tutto ciò che riesce a pensare Percy quando, l’indomani, raggiunge il Ghirigoro alle dieci del mattino in punto, facendosi largo nell’accogliente saletta assieme a Louis, James e Molly, che s’è unita alla combriccola non appena ha capito che ci sarebbe stato il cugino anglo-francese.
Senza stupore, nota occhiate incuriosite dirette ai bambini e qualche borbottio sul presunto disordine che di certo creeranno con la loro esuberanza. Con una punta di sollievo Percy deve però constatare che sino ad ora non hanno disubbidito né dato alcun fastidio, anzi Molly non fa un passo se non è prima lui a farlo, Louis segue Molly e James segue Louis.
Però.
Avrebbe voluto godersi questo incontro senza dover badare a nessuno, in compagnia della copia del brillante saggio di Landmann e della propria curiosità verso quella magia antica e lontana nello spazio più che nel tempo – non che sia un appassionato di medimagia in particolare, ma la conoscenza nelle sue infinite sfaccettature ha sempre esercitato un grande fascino su di lui. Invece non è riuscito a rifilare un no a quel traditore del fratello, che non s’è fatto scrupoli a sfruttare la minuscola confidenza fattagli giorni addietro circa il proposito di presenziare a questo incontro, e ora anziché prendere posto assieme a tutti gli altri è costretto a restare in piedi e in disparte nel timore che i bambini possano parlottare e disturbare chiunque sieda nelle loro vicinanze.
Deve però esserci una regola implicita dell’universo secondo cui se rifletti troppo sulla possibilità di una disgrazia quella presto o tardi diventa realtà.
Se così non fosse, James non avrebbe urtato il cartonato animato che ritrae Landmann, quel cartonato non avrebbe urtato un appendiabiti stracolmo e quell’appendiabiti non sarebbe crollato su una pila di libri originando un tonfo così assordante da far sobbalzare ogni presente, arrossire Percy sino alle dita dei piedi, sbarrare gli occhi a Molly e piegare in due dalle risate Louis e James.
Percy è ancora impegnato a scusarsi con l’attempato proprietario del Ghirigoro, accorso per riparare al danno prima che arrivi l’ospite, quando Louis pensa bene di salire in piedi su una sedia, guardarsi intorno con aria soddisfatta ed esclamare a voce piena “ora sì che vedo bene!”.
Non trascorrono neanche cinque minuti prima che Percy decida di congedarsi stizzito, trascinando Molly e i nipoti il più lontano possibile dal Ghirigoro e dai troppi sguardi contrariati.
“Perché siamo andati via? Non abbiamo incontrato Homer!”
“Non mi piace fare brutte figure,” risponde a Louis. “E voi siete stati disubbidienti.”
“Non è vero, io no,” protesta Molly. “È stato James a far cadere tutto!”
“Io non ho fatto cadere niente, i libri erano sistemati male.”
“È vero, sono caduti da soli.”
“Quello non è posto per bambini,” taglia corto Percy. “E niente proteste.”
“Ma io volevo conoscere il medimago.”
“Anch’io,” dice Molly. “E poi avevo promesso a mamma di portarle una foto.”
“Una foto? E perché?”
“Dice che è bello,” risponde distratta. “Lo dico anche io!”
Percy storce le labbra e dà un buffetto a James quando lo vede sogghignare alle sue spalle.
“E adesso che facciamo?” chiede Louis. “Non voglio tornare a casa.”
“Avete voglia di un gelato?”
“Sì!”
Percy ridacchia a quel corale e li segue a passo tranquillo mentre i tre corrono a occupare uno dei tavolini esterni di quella che anni addietro è stata la gelateria di Florian Fortebraccio – non ha mai voluto sapere chi ne avesse raccolto l’eredità, la sua morte è una di quelle che irrazionalmente sente pesargli sulla schiena, come se all’epoca avesse dovuto o potuto capire di più, fare qualcosa, rinsavire prima.
Si ridesta quando Molly lo incita a scegliere un gelato, allora le sorride e sorride anche ai nipoti, che vivaci quanto e più del solito seguitano a parlare del medimago che ha incantato la loro fantasia, di Hogwarts e di magie sconosciute e meravigliose – riflette che ascoltarli è un po’ come girare il mondo.
“Zio Percy,” chiama improvviso Louis. “Secondo te non è un’offesa dirci che non siamo Grifondoro?”
“Perché credi lo sia?”
“In che senso?”
“Perché credi sia un’offesa? Cosa c’è di male a essere smistati in un’altra Casa?”
“Neanche lui capisce niente, te l’avevo detto,” sbotta James.
“Mio papà capisce tutto!”
“Invece non capisce niente!”
“Sei un antipatico!”
“E tu una lagna!”
“Zio, secondo me hai battuto la testa,” interviene perplesso Louis. “Ora però mangio il gelato, ne riparliamo dopo.”
Percy non sa come sia possibile, ma ogni volta Louis riesce a farlo spazientire e divertire nell’arco di una manciata di istanti – gli capita di pensare che da adulto o conquisterà il mondo o finirà ad Azkaban.
E Louis, ignaro dei pensieri dello zio, alterna lo sguardo tra la coppa ricolma di gelato e la strada che conduce al Ghirigoro – Diagon Alley è chiacchierina, luminosa, affollata come sempre, eppure i suoi occhi ignorano ogni risata, passante, bottega per immaginare quel signore dal sorriso radioso e la vita pienissima di chi ha visto e conosciuto tanto.
 
Quella sera, dopo la buonanotte della mamma e del papà, Louis incolla un ritaglio del Profeta all’interno del suo armadio: è la pagina sei e in cima vi scrive a penna una sola parola, futuro.
Si addormenta felice, certo che ad attenderlo vi siano grandi avventure.
 
 
 


 
1Homer Landmann non è un mio personaggio, è un meraviglioso OC di blackjessamine, la quale mi ha dato il permesso di citarlo in questo piccolo racconto. Homer compare per la prima volta nella storia Love, walk the autumn, love ed è approfondito nei racconti raccolti nella serie Surya Namaskara, non posso che consigliarne la lettura.

Note dell’autrice: gli errori presenti nel discorso diretto di Fleur sono voluti, la conclusione che richiama il futuro è uno sguardo sul modo di intendere la vita di Louis, che è sempre proiettato in avanti e non fa che progettare ogni cosa.
Nel mio universo narrativo, Bill è a capo del Dipartimento Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, Harry avrà la promozione di cui parla Bill solo nel 2018, mentre Hermione sarà eletta Ministro nel 2019.
Grazie a chiunque sia arrivato sin qui, spero che la lettura abbia meritato il vostro tempo. ❤
E a te, Greta, grazie infinite per avermi concesso di citare Homer e grazie per essere con me in questa avventura sin dal prologo di Paradiso, spero che questo piccolo e sconclusionato racconto ti sia piaciuto – Louis ragiona in grande anche da piccolo!
   
 
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