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Autore: slytherin_sev    22/10/2021    1 recensioni
Lei era una di quelle. Quelle persone che non avevano mai ricevuto la lettera di Hogwarts perché nata babbana negli anni della guerra. Ignara di una parte di sé, ora più che ventenne, lavorava al Paiolo Magico anche se per lei era paiolo e basta, di magico quel posto non aveva niente. Ma se di colpo scoprisse la verità cosa farebbe? Sceglierebbe la sua vita babbana o abbandonarebbe famiglia, amici e fidanzato per recuperare il suo lato magico?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Contesto generale/vago
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Innanzitutto e fortunatamente la scuola ľaveva finita da quanto, otto anni? E poi che nome era Hogwarts? Lei non ľaveva sicuramente frequentata, da quando poi esistevano le scuole di stregoneria? Aveva la mente piena di dubbi mentre estraeva la lettera accingendosi a leggerla.
Veniva da una certa Minerva McGonagall che, a quanto pareva, era la preside di questa fantomatica scuola, le comunicava che lei era una strega. Era in piedi, ancora in pigiama con la lettera tra mani e gli occhi sgranati, la sua mente si rifiutava di elaborare quanto leggeva, decise di sedersi. Sempre Minerva continuava dicendole che, per motivi che le avrebbe comunicato di persona se avesse deciso di raggiungerla, avendo compiuto undici anni, e anche da quel pezzo aggiunse lei, aveva diritto di frequentare Hogwarts, che era appunto la scuola magica del regno unito. Se era interessata un certo Hagrid ľavrebbe aspettata al Paiolo Magico sabato mattina per portarla da lei, le vietava inoltre di riportare quanto seguiva per le leggi sulla riservatezza magica. Oh di questo Minerva poteva stare tranquilla, non aveva intenzione di raccontare di quel mucchio di fesserie ad anima viva.
Sicuramente questo scherzo era opera di Tom anche se non le sembrava il tipo, raramente lo aveva visto ridere, però chi altri conosceva che aveva gufi addestrati a consegnare messaggi? Ci rimugginò sopra tutto il giorno, a che pro uno scherzo del genere? Quando andò a lavoro portò con sé la lettera per chiedere spiegazioni in merito, più ci pensava più era infastidita. Ľoste arrivò un'ora dopo, lei lo prese da parte di lato al bancone. "Che cosa mi significa questa?" disse mettentogli il pugno che stringeva la lettera sotto il naso, lui le abbassò la mano "calmati. Questa, cosa, innanzitutto?", lei alzò il tono, stava perdendo la pazienza "questa fantomatica lettera di Hogwarts, cos'è dovrei forse ridere?". Era così distratta che non si era accorta dell'arrivo del suo cliente preferito, da mezz'ora stava aspettando di poter essere servito al suo solito posto al bancone quando sentì la parola 'Hogwarts', non girò la testa ma li seguiva con la coda dell'occhio allungando ľorecchio. Lei continuava a sbraitare agitando la lettera "mi hai preso per matta forse? Mi è arrivata questa oggi via gufo quindi solo da te può venire. Cosa significa che ho più di undici anni quindi posso andare a Hogwarts?".
Si sentì afferrare il polso, "fermati, posso spiegarti tutto" era lui, ľuomo in nero. Il suo sguardo rabbioso si posò prima sul suo viso, poi sulla sua mano e poi tornò verso i suoi occhi "toglimi subito le mani di dosso". Le mollò il polso come se improvvisamente fosse diventato rovente, solo ora si era reso conto del suo gesto e arrossì leggermente ricomponendosi. Ma lei non aveva finito con lui "spiegare cosa, di grazia? Come mai tu ti sia permesso di afferrarmi? Oppure come il tuo passatempo sia ascoltare conversazioni che non ti riguardano? Sentiamo dai, spiega".
"Io lavoro per Hogwarts".
Lei si immobilizzò "tu... tu che cosa?" , lui la fissava dritta negli occhi "seguimi, Tom portaci qualcosa da bere a quel tavolo in fondo". Lei alzo le sopracciglia e piegò la testa "Tom non porta niente da nessuna parte, tu mi spieghi tutto qui e ora". Ľuomo alzò gli occhi scocciato pentendosi di non essersi fatto gli affari suoi "quello che dice la lettera è vero, tu sei una strega. Ora, se ti decidi a seguirmi, proverò a spiegarti meglio la situazione" indicò un tavolo vuoto nell'angolo più appartato del locale "Tom" disse rivolto alľoste e lui annuì. Le sue gambe, come separate dalla mente che si rifiutava di credere anche solo a una singola parola, si diressero quasi autonomamente al tavolo. Entrambi si sedettero silenziosamente senza guardarsi o proferire parola, aspettavano che Tom portasse i drink più forti in suo possesso prima di iniziare a parlare.
   
 
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