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Autore: babastrell    24/10/2021    1 recensioni
Hanta ha il suo primo appuntamento con Shouto. Non ha la minima idea di come comportarsi, cosa mettersi, che fare… è persino disposto a chiedere aiuto a Denki!
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Prompt: Appuntamento
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanta Sero, Kaminari Denki, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober2021 di Fanwriter.it
Prompt: Appuntamento (pumpINK)
No. parole: 1308

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PRIMO APPUNTAMENTO

 

Hanta camminava avanti e indietro nella sua stanza. Sul suo letto erano allineate quattro felpe diverse, e sulla sedia davanti alla scrivania ne aveva ammucchiate alla rinfusa altre tre che aveva bocciato.

La porta si aprì e Denki entrò senza bussare. «Sono qui!» annunciò allargando le braccia. «Qual è l'emergenza?».

Hanta scosse la testa. «Devo uscire tra dieci minuti». Gesticolò verso le felpe sul letto. «Non so che cosa mettermi».

Denki sbarrò gli occhi. «Dieci minuti?!» esclamò, spingendolo da parte per studiare i vestiti. «Non c'è un secondo da perdere! Dunque, questa è molto classica, dice "sono un bravo ragazzo, ti riporto a casa alle nove e stringo la mano a tuo padre"; mentre questa è più "fingo che non mi interessi, ma tu lo sai che in realtà non è così"... Questa no».

Hanta si fece da parte un secondo prima che una felpa verde salvia lo centrasse in piena faccia.

«Non è il tuo colore» spiegò Denki senza voltarsi. «Vogliamo presentarti al meglio»

«Se lo dici tu...». Il ragazzo alzò le spalle.

«È il vostro primo vero appuntamento, non vorrai tornare in camera tua senza essere arrivato almeno in prima base!»

«E il colore della felpa cosa c'entra?»

«Amico mio, luce della mia vita, piccolo ingenuo raggio di sole! Assicurarsi che oggi tu sembri figo almeno il doppio del solito è fondamentale. I colori che ti sbattono sono vietati». Sì avvicinò con una delle felpe rimaste, morbida e comoda, nera e beige. La sollevò, tenendola davanti a Hanta per controllare come gli stesse. «Metti questa. È un po' grande, mettici dei jeans stretti. Quelli neri strappati, se li hai puliti».

Hanta prese la felpa e lo studiò per qualche secondo. «Da quando sei un esperto di moda?».

Lui si strinse nelle spalle. «Passo molto tempo insieme a Mina. Ci facciamo le unghie, sparliamo della classe… Sono riuscito a combinare sia con Jirou che con Shinsou usando i suoi consigli, quindi li ascolto». Gli fece cenno di sbrigarsi. «Forza, vestiti! Hai cinque minuti, arrivare in ritardo al primo appuntamento è proibito!».

Si vestì a tempo di record, mentre Denki gli scompigliava i capelli con cura per fare in modo che sembrassero scompigliati per caso, e si infilò le scarpe che era già in corridoio.

Dovevano incontrarsi all'ingresso della scuola, anche se le loro stanze erano vicine, così nessuno dei due sarebbe dovuto andare a prendere l’altro. Hanta arrivò sul posto con ben tre minuti di anticipo, e si appoggiò al muro per sembrare disinvolto. Un gruppetto di studentesse del dipartimento di supporto lo superarono, parlottando fitto fitto. Una ragazza gli lanciò un'occhiatina di approvazione e sussurrò qualcosa alle altre, che ridacchiarono. Dannazione, a quanto pareva Denki ci aveva azzeccato.

«Sero». La voce alle sue spalle lo fece trasalire. «Scusa il ritardo».

Hanta sbirciò l'orologio a muro mentre si voltava. «Due minuti non sono un ritardo».

Shouto indossava una camicia blu scuro dal taglio casual, che gli stava schifosamente bene. Non che fosse una novità, probabilmente neanche sforzandosi avrebbe trovato qualcosa che gli stesse davvero male.

«Dopo di te» disse Hanta facendo un gesto verso la porta.

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«Ce l’hai già il quinto volume di questo?» chiese Shouto mostrandogli il manga che aveva in mano.

Il negozio di fumetti era poco affollato a quell’ora, e il silenzio faceva sembrare l’atmosfera quasi solenne e li spingeva a parlare a bassa voce. A Hanta la cosa non dispiaceva, poiché il tono basso li obbligava a stare vicini. Si avvicinò e prese il volume dalle sue mani, sfogliandolo rapidamente. Accanto a lui, Shouto guardava le pagine scorrere. I suoi capelli profumavano di shampoo, e aveva messo una colonia che gli solleticava le narici. Roba da ricchi.

«Credo di no, ma non ho abbastanza soldi. Lo prenderò la prossima volta».

Fece per mettere via il manga, ma Shouto lo fermò prendendogli il polso. «Lascia stare, te lo regalo io»

Hanta si sentì avvampare. «Che?! Ma no, non-»

«Lo faccio volentieri» lo interruppe lui, tranquillo. «È un appuntamento, no? Posso farti un regalo».

Lo stomaco di Hanta rimbalzò su e giù. Giusto, un appuntamento.

Il pomeriggio passò così in fretta che, quando l’allarme impostato sul cellulare segnalò che presto sarebbe scattato il coprifuoco ed era ora di tornare al dormitorio, per un momento Hanta pensò di aver sbagliato a impostare l’orario.

«Ti va di venire a leggere in camera mia?» chiese Shouto, accennando alla busta con i nuovi manga —che alla fine aveva pagato tutti lui— mentre rientravano nel cortile dell’edificio.

Hanta annuì, ma il suo passo si arrestò. «Allora non passiamo per l’area comune» disse, prendendolo per un braccio per farlo fermare. «Oggi ho scoperto che Kaminari e Ashido hanno l’hobby di fare salotto insieme. Se ci vedessero andare in camera tua saremmo l’argomento della settimana».

Shouto lo guardò un momento con aria confusa.

«Ho un’idea» disse Hanta senza aspettare. «Vieni con me».

Lo trascinò sul retro dell’edificio, sotto le finestre delle camere da letto. Hanta si tirò su la maniche della felpa e sparò una striscia di nastro adesivo verso la finestra di Shouto.

«Reggiti forte, Roki!». Gli mise l’altro braccio intorno alla vita e scattò verso l’alto.

Shouto si aggrappò alla sua spalla, con un verso di sorpresa. La busta dei fumetti dondolava pericolosamente dalla sua mano. Prima che potesse accorgersene, erano seduti sul davanzale.

«La finestra è chiusa» disse Shouto.

Con i capelli scarmigliati dal movimento aveva un’aria adorabile, ma Hanta tenne per sé quel pensiero. «Ci penso io». Frugò nella tasca e pescò il portafogli, da cui estrasse una graffetta. «Mio cugino mi ha insegnato ad aprire queste serrature quando avevo sei anni. Non rimarranno segni di scasso».

Shouto lo guardò inserire la graffetta con gli occhi sbarrati. «Incredibile!».

Sembrava genuinamente impressionato, e Hanta sentì di nuovo che stava arrossendo. Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Non è niente di che. Non è un’abilità che ho mai usato seriamente, ma allora mi sembrava figo, lo facevano sempre nei film di spionaggio».

Finalmente la serratura scattò e i due scavalcarono il davanzale ed entrarono.

Si accoccolarono vicini sul tatami. Hanta cercava di concentrarsi sulla lettura, ma la sua mente era invasa dai ricordi della giornata. Era andato tutto bene? Si era divertito, certo, e gli aveva pure offerto un gelato per ringraziarlo dei fumetti —anche se non aveva neanche lontanamente speso la cifra che Shouto aveva sborsato. Ma era stata una giornata così… normale. Non avevano fatto niente di diverso dal solito. Certo, erano seduti più vicini del solito, le loro spalle si toccavano, e se lo osservava bene poteva scorgere l’ombra di un sorriso sul viso gelido di Shouto mentre leggeva. Ma bastava a dirsi un vero appuntamento? Avrebbe dovuto pensare a qualcosa?

«Mi sono divertito oggi» disse Shouto a bruciapelo, senza alzare gli occhi dalle pagine. «Grazie».

Lui scoppiò in una risatina nervosa. «Ma di che?» si schermì. «Grazie a te. Non è che abbiamo fatto chissà cosa..».

Shouto alzò lo sguardo. Nonostante la sua solita espressione neutra gli brillavano gli occhi. «Non dovevamo fare niente. Sto bene con te, non volevo nient’altro».

Hanta sentì il cuore pulsargli nella gola. Come cavolo faceva a essere così carino?

La sua mano si mosse da sola, andando a posarsi sulla guancia di Shouto. Aveva scelto quella senza cicatrice, per non metterlo a disagio. Lui non si ritrasse, piegò leggermente la testa di lato come un cagnolino in cerca di coccole. Non si mosse nemmeno quando Hanta provò ad avvicinarsi.

Non fu un bacio da film, passionale o frenetico, le loro bocche si sfiorarono per qualche secondo. Le labbra di Shouto erano gelide e roventi contemporaneamente. Quando si separarono, indugiarono ancora per qualche istante. Il profumo della colonia del ragazzo gli riempiva il naso.

«Mi piaci un sacco» sussurrò.

Sì, era stato davvero un bell’appuntamento.



A/N
Me: "Ok, per una volta non scriverò in un fandom sconosciuto!"
Also me: *scrive una storia su una rarepair*

  
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