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Autore: ame tsuki    24/10/2021    4 recensioni
SasuNaru | WesternAU | Tre Flashfic collegate tra loro a formare una One-shot
Avevano sei anni ciascuno ed erano pieni di vita.
Avevano sedici anni ciascuno ed erano pieni l’uno dell’altro.
Hanno ventisei anni ciascuno e sono pieni di odio e rancore.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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“Bang, bang!”
 
 
 
Avevano sei anni ciascuno ed erano pieni di vita; con le guance rosse, accaldati dal sudore, correvano in giro senza tregua nel ranch di Sasuke, saltando su cavalli fatti di legno e immaginazione. Erano ladro e sceriffo, soldato e pellerossa, cowboy e fuorilegge: uniti nel conflitto, si sfogavano più che mai e dopo ridevano a crepapelle per questa o quella scena – e le loro grida di battaglia facevano il giro della collina.
Le pistole, allora, erano dita grassocce e sudate; i proiettili fendevano l’aria alla velocità del suono, rapidi quanto l’urlo che ne segnava la comparsa nei loro giochi. «Bang, bang!», dicevano, e la mira non contava poi così tanto.
Sasuke era più bravo e veloce di lui, vinceva sempre. E Naruto si arrendeva: cadeva a terra, nella polvere, perché faceva parte del gioco, e non restava mai morto troppo a lungo, non riusciva a trattenersi e scoppiava a ridere pochi secondi dopo.
«Accidenti a te, Sasuke! Mi hai battuto di nuovo». Il suo orgoglio bruciava, vero, ma gli faceva solo venire voglia di ricominciare tutto daccapo – la prossima volta l’avrebbe battuto, ne era certo.
La volta dopo era uguale a quella prima, non ce la faceva mai – ma non importava, perché stanchi e sudati tra polvere e terriccio ridevano insieme e Sasuke lo prendeva in giro in quel suo modo dispettoso che lo faceva arrabbiare. E il sorriso, alla fine, illuminava entrambi in viso, mentre le loro madri li separavano a forza, sotto la luna e le stelle.
 
*
 
Avevano sedici anni ciascuno ed erano pieni l’uno dell’altro; con le guance rosse, accaldati dai sospiri, si rotolavano tra le lenzuola del letto di Sasuke, saltando l’uno sull’altro per tutta la notte. Erano amici, amanti e innamorati: uniti in corpo e spirito, sfogavano istinti proibiti e dopo ridevano piano tra baci e carezze – e i loro gemiti di piacere restavano lì, nascosti tra le mura come un segreto.
Non c’erano pistole, non più, e le dita allungate dagli anni premevano su ben altri punti; nessun proiettile a fendere l’aria, solo spinte rapide e urla senza suono. «Ancora», dicevano, gli occhi fissi sull’immagine dell’altro.
Sasuke era bravo e veloce quanto lui, e non era più questione di vincere o perdere. Naruto si arrendeva quando ne aveva voglia: la schiena sul materasso, a farsi sovrastare, perché faceva parte del gioco, e non restava mai passivo troppo a lungo, non riusciva a trattenersi e ribaltava la situazione pochi secondi dopo.
«Cazzo, Sasuke! Mi fai impazzire». E bruciava d’orgoglio per quella conquista, gli faceva venire voglia di ricominciare tutto daccapo.
La volta dopo era sempre meglio di quella prima, non gli bastava mai – e non importava, perché stanchi e sudati tra le lenzuola sporche ridevano piano e Sasuke lo guardava fisso in quel suo modo intenso che lo faceva arrossire. E il sorriso, alla fine, illuminava entrambi in viso, mentre le loro madri dormivano ignare di tutto, sotto la luna e le stelle.
 
*
 
Hanno ventisei anni ciascuno e sono pieni di odio e rancore; con le guance rosse, accaldati dalla rabbia, sono fermi l’uno di fronte all’altro sulla strada davanti al Saloon, le gambe larghe e ben piantate a terra. Sono nemici, e nulla più di questo; separati da legge e scelte di vita, sono alla resa dei conti finale e un “dopo” non può esistere – e il silenzio tra loro è minaccioso, assordante quanto uno sparo.
Le pistole, ora, sono vere, le stringono tra le dita attenti a ogni mossa dell’altro; i proiettili pronti a fendere l’aria, rapidi come il loro ultimo grido.
Bang.
Bang.
Due colpi, e la mira è l’unica cosa che conta.
Sasuke non è più bravo né più veloce di lui, quindi perdono entrambi. Si arrendono insieme: cadono a terra, nel loro stesso sangue, perché quello non è più un gioco, e ora stesi ci restano a lungo, non fingono più, e sono gli ultimi lamenti di morte a riempire l’aria pochi secondi dopo.
Addio, Sasuke. Non c’è orgoglio nell’uccidere, non è qualcosa per cui ricominciare daccapo.
La volta dopo è un rimpianto lontano, è bastata la prima – e importa eccome, ora, perché sudati e pallidi tra polvere e terriccio muoiono insieme e Sasuke ha chiuso occhi e bocca, non può più dire nulla. E il loro volto è fisso sul vuoto, inespressivo e freddo, mentre le loro madri piangono, strette ai loro cadaveri fino a notte fonda, sotto la luna e le stelle.

 
 
 
 
Stavo stesa sul letto a fissare il vuoto dopo una domenica mattina passata a pulire e stavo ascoltando Bang Bang di Cher, quando all’improvviso mi sono comparse queste scene in mente, con Naruto e Sasuke protagonisti – e come facevo a tenermele dentro?
Sono corsa al pc e mi sono messa a scrivere, consapevole del poco senso del tutto, ma ormai, presa dall’entusiasmo, era troppo tardi per fermarmi XD
 
L’idea di specchiarle mi è venuta istintiva come tutto il resto, che poi sia riuscita o meno nel mio intento spetta a voi giudicare.
Sono comunque convinta che questa cosa non abbia senso, ma quando l’ispirazione chiama io rispondo sempre, perché ho passato troppo tempo a non scrivere nulla e non voglio tornarci, a quello stato.
 
Detto ciò, alla prossima!
Tsuki
   
 
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