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Autore: pampa98    26/10/2021    3 recensioni
[Storia scritta per il Writober di fanwriter.it]
What-if? Thorin, Fili e Kili non sono morti.
Il nano stava passeggiando con le braccia incrociate dietro la schiena, osservando le piante che popolavano il giardino di casa Baggins. Da quando era tornato, Bilbo aveva preso alla lettera l’augurio che il Re sotto la montagna gli aveva fatto quando credeva di non sopravvivere alle ferite di Azorg. Troppo alla lettera, forse. Ogni volta che vedeva un fiore o un piccolo arbusto che gli piaceva, ne cercava i semi per farlo crescere anche nella sua casa. E il primo che aveva piantato aveva generato la piccola quercia che sembrava aver catturato l’attenzione di Thorin. Bilbo si ritrovò ad arrossire, chiedendosi se il nano ricordasse la provenienza di quell’albero.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Nani, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 26: Aita (Un giardino)
 
DI GHIANDE E ALTRI FRUTTI





Bilbo si svegliò con la schiena dolorante e la testa pesante per il vino e gli schiamazzi che avevano riempito la casa fino a notte fonda. Si alzò e, scansando i corpi addormentati di Bofur e Nori, uscì dalla stanza. Nel salotto, Fili, Kili, Bombur, Ori e Dwalin avevano preso tutto lo spazio disponibile tra poltrona e pavimento, ed erano ancora tutti immersi nei loro sogni.
Bilbo allacciò la sua vestaglia sopra la pancia e si diresse alla dispensa, dove però, come aveva immaginato, non c’erano più nemmeno delle briciole. Aveva trascorso gli ultimi tre giorni a riempirla, facendo attenzione a non lasciare vuoto nemmeno un millimetro di mensola, ma la fame dei nani aveva spazzolato via tutto in un’unica sera. Sospirò, consapevole che avrebbe dovuto trascorrere la mattinata a fare rifornimento di cibo. Si guardò intorno in cerca di qualcosa con cui poter fare colazione, ma tutto ciò che trovò fu mezza bottiglia di latte. Lo versò in un pentolino e lo mise sul fuoco: era una colazione misera per uno hobbit, ma sempre meglio di niente. Aprì la finestra che dava sul retro per assaporare l’aria di una mattina autunnale e rinfrescare un po’ la casa. Fu in quel momento che si accorse che nel giardino c’era qualcuno. Quando era uscito dalla sua camera non aveva controllato che fossero ancora tutti lì, altrimenti avrebbe notato l’assenza di Thorin. Il nano stava passeggiando con le braccia incrociate dietro la schiena, osservando le piante che popolavano il giardino di casa Baggins. Da quando era tornato, Bilbo aveva preso alla lettera l’augurio che il Re sotto la montagna gli aveva fatto quando credeva di non sopravvivere alle ferite di Azorg. Troppo alla lettera, forse. Ogni volta che vedeva un fiore o un piccolo arbusto che gli piaceva, ne cercava i semi per farlo crescere anche nella sua casa. E il primo che aveva piantato aveva generato la piccola quercia che sembrava aver catturato l’attenzione di Thorin. Bilbo si ritrovò ad arrossire, chiedendosi se il nano ricordasse la provenienza di quell’albero.
Sentì la pentola sfrigolare e corse a togliere il latte dal fuoco appena prima che si bruciasse. Lo versò in due tazze e uscì.
«Buongiorno» disse, dopo essersi schiarito la gola.
Thorin si voltò verso di lui e gli sorrise.
«Buongiorno, Bilbo.»
Bilbo gli rivolse un sorriso impacciato e gli porse una tazza.
«Vuoi? Purtroppo non c’è molto altro in casa, al momento.»
Il nano accettò la bevanda e ne bevve un lungo sorso.
«Avremmo dovuto evitare di assaltare la tua dispensa, ieri.»
«Be’, l’avevo riempita così tanto in ricordo dell’ultima volta che ho avuto dei nani a cena. Speravo solo che bastasse anche per la colazione.»
Thorin annuì e bevve un altro sorso di latte. Bilbo lo imitò, chiedendosi se fosse il caso di invitarlo a rientrare o proporgli di fare una gita guidata nei pochi metri per cui si estendeva il suo giardino.
«Questa quercia» disse Thorin, rompendo il silenzio, «è nata dalla ghianda che avevi preso nel giardino di Beorn?»
Bilbo sgranò gli occhi, sorpreso che Thorin ricordasse davvero quel frutto insignificante e la sua esatta provenienza.
«S-Sì» rispose. Poi lasciò che un sorriso comparisse sul suo volto. «La accudisco ogni giorno. Speravo crescesse più in fretta, ma in fondo va bene così, almeno ogni volta che mi ci avvicino per annaffiarla ripenso al lungo viaggio che ho compiuto e a tutti quelli che ho incontrato.» Sollevò lo sguardo verso Thorin, che lo stava fissando rapito dalle sue parole. «È un modo diverso per sentirmi a casa.»
Non disse che era lui il suo primo pensiero quando posava gli occhi sulla quercia, né che aveva trovato in lui una casa al di fuori della Contea. Non lo disse, ma ebbe l’impressione che Thorin, in qualche modo, lo avesse capito. Gli sorrise e gli portò le braccia intorno al corpo, stringendolo a sé. Bilbo temette che il cuore sarebbe potuto saltare fuori dal suo petto, ma si rese presto conto che il suono martellante che gli rimbombava nelle orecchie aveva un’eco che proveniva direttamente dal petto di Thorin. Prima che Bilbo riuscisse a sollevare le braccia per ricambiare il gesto, il nano sciolse il suo abbraccio.
«Thorin?»
«Aspetta un momento qui» disse e rientrò in casa. Bilbo si chiese se la sua risposta tardiva lo avesse offeso o, peggio, gli avesse fatto sospettare che ce l’avesse ancora con lui per ciò che era accaduto a Erebor. Dopotutto, nonostante lo avesse già rassicurato prima di tornare a casa, Thorin aveva sentito il bisogno di rinnovargli le sue scuse anche la sera prima.
Quando il nano tornò in giardino, però, sembrava più agitato che triste.
«Che succede?» gli chiese Bilbo.
Thorin si schiarì la gola e aprì il pugno davanti a lui, mostrandogli tre semi diversi.
«Ho pensato che, ehm, sarebbe stato scortese presentarsi a casa tua senza nemmeno un dono. Questo l’ho preso da Beorn» disse, indicando il seme più grande, «mentre questi due da Gran Burrone,» e indicò i due semi più piccoli. «Beorn ha detto che dal suo nascono gli alberi che producono le pesche, ma non ti so dire cosa facciano di preciso gli altri due. Be’, spero… Spero che sia comunque un pensiero gradito.»
Bilbo aveva avuto gli occhi sgranati per tutto il tempo – e forse anche la bocca. Non poteva credere che Thorin Scudodiquercia avesse trascorso il tragitto da Erebor alla Contea cercando piccole piante da potergli regalare.
«Thorin… È...»
«A guardarli ora, sono veramente miseri come doni» disse Thorin con un sospiro. «Sarebbe stato meglio...»
«No!» Bilbo strinse tra le sue la mano aperta del nano. «È bellissimo, Thorin. Adoro le pesche e… e uno dei semi piccoli mi sembra sia di un ciliegio. L’altro non lo conosco, ma è anche meglio: lo scoprirò una volta che l’avrò piantato!»
Thorin sbatté le palpebre un paio di volte, poi scoppiò in una risata di sollievo.
«Sono lieto di sentirtelo dire, Bilbo. Spero che il seme sconosciuto non produca qualche strana pianta elfica, in tal caso ti porgo da subito le mie scuse.»
Anche Bilbo rise e, senza pensare, gli gettò le braccia al collo.
«Grazie, Thorin.»
Thorin ricambiò la stretta, muovendo la mano libera sulla sua schiena in piccole carezze che fecero tremare Bilbo mentre una nuova sensazione si faceva strada in lui. Si allontanò quanto bastava per guardarlo in faccia e Thorin si chinò verso di lui, posando la fronte contro la sua.
«Hai già degli impegni per i prossimi mesi?» gli chiese.
Bilbo ci pensò un momento, prima di rispondere di no. Thorin annuì. Sollevò il volto e lo guardò dritto negli occhi, un sorriso dolce a illuminargli il volto.
«Ti andrebbe di venire a Erebor? Mi piacerebbe mostrartela in tutto il suo splendore.»
Bilbo sorrise. «Sarei molto felice di rivederla.»
Si sollevò sulle punte dei piedi nello stesso momento in cui Thorin portò una mano sulla sua guancia.
«Mastro Baggins!» La testa di Kili comparve dalla finestra della cucina. «Cosa possiamo mangiare per colazione?»
«Niente, Kili» rispose Thorin, senza cercare di nascondere il suo fastidio per quella sgradita interruzione. «Dovresti sapere che il cibo non compare sulla tavola per magia. Non avete mangiato a sufficienza a cena?»
Kili spostò lo sguardo intorno a sé, nervoso per essere stato rimproverato da suo zio di prima mattina.
«Ha ragione, Thorin, amici miei» disse, rivolto a qualcuno dentro la stanza. «Abbiamo esagerato ieri.»
Un mormorio di dissenso si diffuse dalla casa e Bilbo capì che ormai quasi tutti i nani dovevano essere svegli. Sospirò, passandosi una mano sul viso. Kili avrebbe meritato di stare a digiuno per quel giorno, ma era il più giovane e, comunque, una massa di nani affamati non era l’ideale di ospite per uno hobbit.
«Se promettete di non fare niente di strano» disse Bilbo ad alta voce, attirando l’attenzione di Kili che si sporse di nuovo dalla finestra, seguito da Bofur e Ori, «vi faccio fare un giro per la Contea e nel mentre facciamo anche colazione.»
I nani approvarono con gioia quella proposta.
«Cosa intendi con “non fare niente di strano”?» chiese Bofur.
Bilbo si dondolò sui piedi, incrociando le braccia al petto per trovare il modo più educato possibile per spiegare a dei nani che non dovevano comportarsi come nani.
«Camminate in silenzio e seguite le indicazioni di Bilbo» disse Thorin. Abbassò lo sguardo verso di lui, rivolgendogli un’occhiata eloquente. «Credo che sia il massimo a cui possiamo aspirare.»
Bilbo annuì.
«Avete sentito il vostro re? Preparatevi, forza, vi faccio fare una gita.»
«Speravo che Kili avesse imparato un po’ di buone maniere» borbottò Thorin, mentre dall’interno della casa provenivano rumori di cui Bilbo preferiva non conoscere la causa. «È meglio se andiamo a vestirci anche noi, prima che a quelli che venga in mente di girare per la Contea da soli.»
Gli porse i semi che aveva tenuto in mano fino a quel momento e Bilbo li prese come se fossero tre piccole Arkengemme.
«Appena torniamo, le pianto» disse, guardando l’area di prato inutilizzato intorno alla quercia. «Ti andrebbe di aiutarmi?»
«Non desidero altro.» Thorin gli sorrise e gli mise un braccio intorno alle spalle, mentre si incamminavano verso la porta di casa.
 

 

 

   
 
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