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Autore: Eevaa    26/10/2021    3 recensioni
[Spin-off tratto dalla long "Agrifoglio e Biancospino"]
Ha già le valigie in mano, abbiamo comprato al mercato nero una Passaporta Internazionale contraffatta, così che nessuno sappia dove sta andando.
Detesto che debba essere così. Detesto fare questa vita, detesto essere caduto così in basso. Detesto che mia madre sia costretta a vivere come una pezzente, detesto che la chiamino con quegli epiteti volgari. Detesto tutto di questa esistenza.
Non vedo come le cose possano cambiare, ma devo fingere.
Mi sporgo e le do un bacio sulla fronte. Chissà quando ci rivedremo.
«Appena i mali spiriti cesseranno, troverò il modo di risalire. Riporterò in alto il nostro nome, madre».
Riuscirò mai a mantenere questa promessa?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Agrifoglio e Biancospino - La Serie'
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

 
 

- Il BIANCOSPINO e La FALENA -


Atto III



 
18 gennaio 2010

«Io non sono comunque d'accordo. Ma vorrei sentire cosa ne pensa mio nipote, prima».
Il cuore mi balza in gola. C'è voluto un anno. Un anno intero per giungere fino a questo punto.
Quando riapro gli occhi vedo il volto di Pansy – di Edgar – che faticosamente tenta di non lasciarsi andare in una risata vittoriosa.
C'è voluto un anno per convincere il vecchio di avere un nipote. Incantesimi Confundus, Oblivion parziali, pozioni assuefacenti. Pansy e Ambrosia ci hanno lavorato parecchio e finalmente, piano piano, Garrick ha iniziato a fidarsi del suo amato nipote Edgar – figlio illegittimo dell'inesistente sorella deceduta giovanissima di Olivander – giunto faticosamente dalla Danimarca per apprendere la sacra arte della fabbricazione delle bacchette.
Mesi e mesi di condizionamento operante, sotterfugi, inganni perpetrati per far credere a Garrick di un potenziale nascosto. Ed ecco che Edgar – senza alcun talento né passione per le bacchette – è diventato il nipote modello, una promessa del mestiere, l'unico di cui il vecchio Garrick si può fidare per portare avanti il suo operato.
Incredibile ma vero, ha funzionato: il vecchio rancoroso mi ha appena aperto uno spiraglio.
«Suvvia, zio... lo vedi anche tu che queste bacchette sono poderose. Non conviene a nessuno lasciarsi condizionare dal passato. Alla lunga potremmo solo risentirne a livello economico» dice Edgar. Siamo giunti a un momento cruciale, quello di sfondare quello spiraglio e creare finalmente un passaggio. Un primo passo verso il successo.
«Mmh» mugugna Olivander, con la bocca storta nel ponderare. Non possiamo lasciarci sfuggire l'occasione.
«Rivenderle farà ricadere un bel profitto anche a noi. E vedrai che quando imparerò al meglio il mestiere, non ci sarà neanche bisogno di farlo. Lo hai detto anche tu che sono una giovane promessa!» Pansy esibisce la sua travestita faccia da culo esattamente come mi sarei aspettato. «Creerò una linea di bacchette tutta nuova che potrà competere e superare queste» continua.
«Ufh. Sì, sì... ho capito, Ed» sbuffa Garrick. «Ma cosa penserà la gente se mi metto a fare affari con lui?»
«Si ricorda di quello che ho detto, signor Olivander?» intervengo pacatamente. «Sono il primo a non volere che il mio nome salti fuori in Inghilterra. Rimarrò solo il Fabbricante di Ponte Vecchio» gli ricordo. Mento. Prima o poi vorrei che il mio nome saltasse fuori, vorrei dimostrare al mondo il mio cambiamento, il mio successo, ottenuto solo grazie alle mie capacità – e un piccolo inganno come spinta. Ma quello è solo il grande obiettivo finale.
Garrick ci pensa a lungo, lancia occhiate torve a Edgar e lui annuisce per spronarlo. Infine, dopo minuti interminabili di attesa, parla.
«Mh. Abbiamo un accordo, allora».
Chiudo gli occhi e sospiro. Ce l'ho fatta.
Un anno di inganni per poter ottenere solo quello che mi spetterebbe di merito e diritto.


28 febbraio 2010

Non posso crederei ai miei occhi. Eppure i numeri sono inequivocabili.
Abbasso il resoconto mensile di vendita e deglutisco.
«In un solo mese abbiamo avuto un sacco di introiti. Molti vogliono le mie bacchette solo per collezione! Collezione, hai capito?!» esalo. Quasi non posso credere a ciò che leggo. Le bacchette da collezione hanno prezzi folli, eppure c'è gente che le ha comprate da me.
Ambrosia sorride, la sua pelle nera sembra brillare sotto le luci dorate del mio negozio. «Te lo meriti, Draco».
«Beh, anche tu hai meritato la tua promozione, Ambrosia» le dico. Ha ottenuto da pochi giorni il titolo di capo degli Auror in Italia. Una cosa grande.
«Naaah, sappiamo bene che la mia fortuna deriva tutta dalle capacità di Pansy» scaccia via l'aria con la mano.
«Nell'ultimo anno però hai agito esclusivamente da sola. Vuol dire che sei capace di essere una buona Auror» sottolineo.
«Sono una buona Auror corrotta» controbatte lei, facendo spallucce. Beh, se non altro ne è perfettamente consapevole. «Ma va bene così... ho ottenuto ciò che volevo, tu hai ottenuto ciò che volevi».
Quasi tutto. Non sarò mai completamente felice senza poter riscattare il mio nome. L'ho promesso a mia madre, l'ho promesso a me stesso. E l'ho promesso a Potter nell'ultima lettera di auguri che non gli ho mai inviato.
«Non ti manca Pansy?» domando, nel tentativo di distrarmi dalla presenza mentale di Potter.
«Certo che mi manca. Ma l'ambizione mi fa superare la mancanza» risponde Ambrosia. Nell'ultimo anno Pansy si è trasferita in pianta stabile in Inghilterra e si vedono solo nel fine settimana. Un po' triste, dopo tutti quegli anni di convivenza. «E tu cosa mi dici?»
Non comprendo la domanda, aggrotto le sopracciglia.
«Di cosa?»
«Quando ti troverai un fidanzato?»
Deglutisco. Quando riscatterò il mio nome magari qualcuno cambierà idea su di me, penso. Ma è un pensiero sciocco.
«Non ho tempo per l'amore» rispondo quindi, disilluso.


25 marzo 2010

«Se solo potessi... avere credito sul mio nome... se solo si trovasse il modo per far vedere che valgo... non ne posso più di nascondermi, Pansy...» mi stropiccio gli occhi, stanco. Di fronte a me una nuova pila di fatture e resoconti. Sto guadagnando molti Galeoni in più da quando il negozio a Diagon Alley di Olivander è diventato rivendita delle mie bacchette. Le azioni del negozio stanno salendo, ogni giorno mi arrivano lettere per incontri, interviste da tutto il continente e persino da oltremare... e io non posso partecipare se non nell'anonimato.
«Troveremo un modo, Draco. Ci redimeremo» mi promette, dall'altra parte della cornetta. «Con i soldi di questa cosa ci compreremo tutti una casa più grande e faremo la vita da ricchi. Che ne so... a Capri? Uh, non dovremo più nasconderci» la posso vedere sognare a occhi aperti persino da tutta questa distanza.
«Ci vorranno anni!» dico. Certo, stiamo facendo molti Galeoni e in fretta, ma di certo non così tanti da fare una vita da ricchi in tre. Non ancora.
«Magari potremmo trovare un modo perché sia più veloce... dobbiamo solo aspettare la giusta occasione».
Ma quale può essere una giusta occasione? Nel Regno Unito non posso nemmeno farmi vedere per strada senza rischiare una valanga di insulti.


1 aprile 2010

«È un pesce d'aprile?!» dico a bocca aperta, senza riuscire a smettere di guardare l'immagine in copertina al Settimanale delle Streghe che Pansy mi ha portato direttamente da Londra.
«Ma no... ho solo pensato che un po' di buona pubblicità potrebbe essere un affare. Mi stanno dando parecchi soldi per questa cosa del Settimanale delle Streghe, sai? L'intervista... le foto. Ho sempre desiderato essere una modella» ridacchia Pansy, estasiata.
La guardo storto e lancio un'altra occhiata al bel volto sorridente di Edgar che ammicca e fa l'occhiolino.
«... solo che non lo stai facendo col tuo corpo» puntualizzo.
«Dettagli» sbuffa. «E comunque te li detraggo dal compenso di questo lavoro» ammicca esattamente come in foto, poi ridacchia.
«Magnanima...» sospiro, cinico.
Lei si sporge e mi bacia sulla guancia.
«Per il mio migliore amico, questo e altro».
È bello rivederla in versione femminile ogni tanto.


2 maggio 2010

Sono passati dodici anni dalla Guerra. Pesano sulle mie spalle come se fossero cento.
Non basterebbe una biografia di sette libri per raccontare pienamente quello che ho vissuto, prima, durante e dopo. È stato difficile, ma sono ancora in piedi per la maggior parte del tempo.
A parte oggi. Oggi sono ancora seduto per terra nel mio bagno, con una bottiglia di Odgen Stravecchio vuota in mano, a ricordare il perché di tutte le mie scelte sbagliate.
Ancora oggi faccio fatica a guardare il Marchio che ho sul braccio, lo tengo nascosto... ma ogni due maggio lo scopro e lo guardo. E bevo. E penso. E ricordo.
Penso che avrei dovuto accettare l'aiuto di Silente... e l'aiuto di Potter.
Sbuffo e lancio la bottiglia contro la parete, i vetri infranti mi tagliano le caviglie. Tanto sono pieno di cicatrici, comunque.
Chiudo gli occhi e prego che domani arrivi presto. Domani potrò tornare a essere l'uomo di medio successo che sono diventato, qui in Italia, e potrò smettere di essere il ragazzo inglese che ha fatto solo scelte sbagliate.


13 maggio 2010

Digrigno i denti e per sbaglio rompo la punta della bacchetta che stavo serigrafando.
«Ripeti» sibilo dentro la cornetta. Il telefono scricchiola nella mia mano.
«Quel vecchio figlio di puttana ha paura delle tue vendite... sono troppo alte. Teme la concorrenza. Ha tentato... di sabotare le tue bacchette!» ansima Pansy, con la voce rotta dalla rabbia.
Non può essere vero. Non può essere giunto a tanto pur di affossarmi. E se non ci fosse stata Pansy tutto questo sarebbe persino passato inosservato.
«Bastardo. Idiota. Bastardo!» grido e lancio per terra la bacchetta oramai rovinata. Non lo meritavo. Non meritavo questo colpo basso. E, nonostante l'inganno perpetrato a Olivander, nulla di tutto ciò era volto ad affossarlo. Solo a prendermi quello che mi spettava e che ingiustamente non mi veniva dato.
Ma... da questo momento in poi... adesso è guerra.
«Gliela faremo pagare, Draco. Gliela faremo pagare cara» dice Pansy.
Questa volta non ho più dubbi sul fatto che sarà così. La giustizia è per gli eroi. Io non sono e non sarò mai un eroe.
Io sono il cattivo.


26 maggio 2010

«Stanno firmando per un accordo internazionale?! Ma state scherzando!?» grido e quasi mi strozzo con la carbonara che Ambrosia ha preparato per me e per Pansy che, finalmente, è riuscita a prendersi quattro giorni per tornare in Italia nelle sue sembianze.
Verbena annuisce.
«Ebbene sì. Un accordo segreto. E sapete cosa accadrà?» domanda, retorica, poi si sporge di più verso di me. Nego con la testa.
Non mi sarei mai aspettato che il paese in cui sono cresciuto e quello che mi ha accolto si inseguissero da anni in cerca di accordi.
«Si millanta vogliano fare un ricevimento. Qui in Italia» annuncia Ambrosia, e Pansy balza in piedi e mi afferra per la camicia, fin troppo entusiasta.
«Draco... sai cosa significa?»
Alzo un sopracciglio e tento di ignorare gli strattoni. «No...»
«Potrebbe essere la tua occasione!» dice lei, ma io proprio non riesco a comprenderne le implicazioni.
«Per far cosa?»
«Oh, secondo te chi ci sarà al ricevimento per un accordo internazionale?!» mi risponde con tono esasperato.
Ora comprendo meglio e non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo.
«Ancora!? Io e Potter non abbiamo nulla da spartire...»
Anche se proprio non posso fare a meno di ignorare il cuore che mi è salito fino alle tonsille al pensiero di Potter qui, in Italia. Come se inconsciamente mi stessi illudendo di qualcosa di impossibile.
«Aspettate un attimo... e se unissimo l'utile al dilettevole?» interviene Ambrosia, dopo qualche secondo.
«Che cosa intendi?» domando.
«Chi più di Potter potrebbe avere influenza sulla reputazione altrui, nel Mondo Magico?!»
Pansy guarda la sua fidanzata e poi si illumina ancor di più, iniziando a strattonarmi ulteriormente. Sento la camicia scricchiolare. «Ma certo! Dobbiamo convincere Potter che sei degno di fiducia. Un bravo ragazzo, insomma».
«Ehi, io sono degno di fiducia!» mi indigno.
«Oh, disse quello che ha accettato di confondere un bacchettaio per rivendere bacchette...» ridacchia Ambrosia.
E questo è un colpo basso. So che non è una cosa bella, quella che ho accettato di fare, ma non riesco proprio a sentirmi in colpa per due motivi.
«Era necessario per prendermi quello che mi spettava di diritto. E il bacchettaio in questione è stato un bastardo, con me» elenco i motivi, ma ne ho in mente un altro ancora. «E devo ancora fargliela pagare per ciò che ha fatto alle mie bacchette!»
Ho passato due settimane con lo stomaco sottosopra al pensiero.
Pansy e Ambrosia si guardano complici. Di tutto quello che hanno fatto e fanno per manipolare le persone per i loro scopi, proprio non riesco a fare a meno di pensare che vorrei qualcuno che mi guardi allo stesso modo. Qualcuno che mi capisca senza bisogno di parlare.
Ma è solo una sciocchezza.
«... bene... fino a che punto sei disposto a rischiare per fargliela pagare?» domanda Ambrosia, sottecchi.
«Cosa diavolo avete in mente?» domando. Ho quasi paura a saperlo.
Lei e Pansy si guardano di nuovo, e la mia paura di trasforma in terrore.
«Forse è il momento di mettere fine al bel faccino di Edgar Olivander».


«No, no, no! ASSOLUTAMENTE NO!» ringhio, dopo aver ascoltato attentamente le farneticazioni mentali di quelle due serpi. «Non posso fare una cosa del genere» mi rifiuto categoricamente.
Quel piano è quanto di più folle e suicida che abbia mai sentito, oltre che essere scorretto da miliardi di punti di vista.
«Infatti tu non dovrai fare niente, a parte recitare. Saremo noi a fare tutto» spiega Pansy.
Ne hanno parlato una buona mezz'ora, stipulando dettagli ed entusiasmandosi per questioni assolutamente illegali, ma ancora non mi sembra vero quello che le loro menti siano riuscite a partorire.
«Santo Merlino... Pansy, Ambrosia... ma siete davvero disposte a questo?» domando, senza fiato. Sento la bocca asciutta, ma non ho nemmeno la forza di bere. La candela al centro del tavolo traballa, le mie gambe traballano di più.
«Per farti fare un mucchio di soldi, vederti felice e guadagnare di conseguenza un mucchio di soldi? Assolutamente sì» trilla Pansy, e Ambrosia rincara la dose.
«Pensaci: in questo modo ti avvicineresti a Potter... dimostrerai di essere degno di fiducia, cosa che non potresti fare in nessun altro modo... gli dirai la verità sulle bacchette, lui si fiderà di te. E se lui si fiderà di te allora convincerà anche tutti gli altri a farlo. E con Olivander che perde consensi dopo uno scandalo del genere, avrai la strada spianata verso il successo... e magari persino verso Potter».
Spalanco la bocca, vorrei solamente mettere ordine nella mia testa per comprendere cosa potrebbe comportare tutto questo.
«Salazar...» esalo, ma Pansy si avvicina. Il suo respiro caldo addosso mi manda ancora più in panico.
«Ti ricordi di cosa ti hanno fatto, Draco?! Ricordati cosa ti hanno fatto in tutti questi anni» soffia. Io non vorrei ricordare, ma lei elenca tutto. Tutto quanto. «Ti hanno picchiato, malmenato, trattato come una merda. Non hanno riconosciuto il tuo talento, ora hanno anche tentato di affossarti. Meriti vendetta. Per tutti noi» conclude.
Le ombre nella mia testa si intensificano, ma nel petto un senso di rabbia cresce, cresce, cresce fino a esplodere.
Il pensiero di tutto quello che è accaduto mi stringe le membra. L'ingiustizia, il dolore. Il desiderio di vendetta.
La lucidità mi scivola dalle dita e di fronte agli occhi ho solo persone che urlano “puttana” a mia madre. Vedo Pansy che è costretta a rubare medicine per sua madre perché nessuno gliele vuole vendere. Vedo Greg ancora dopo dodici anni in una comunità di alcolisti. Vedo me stesso steso sull'asfalto dopo che mi è stato rifiutato un lavoro.
E per ultimo vedo Olivander che manomette ciò che ho costruito con fatica.
Gli occhi verdi di Potter che mi suggeriscono di rifiutare sono nascosti tra tutte quelle ombre. Troppo lontani, troppo fiochi.
Accetto.


3 giugno 2010

«Ti avevo detto che il tuo volto non doveva essere associato a queste bacchette, Malfoy. Hai idea di cosa-»
«Zio... calmati, per favore».
Olivander e Pansy – Edgar - stanno discutendo proprio nel bel mezzo del grande salone per ricevimenti di Villa Carlotta ma, nonostante ciò, non riesco a rimanere concentrato in quella futile discussione. Anche se vedere il volto di quel vecchio bastardo quando mi ha visto è stato impagabile.
La mia coda dell'occhio, però, non può fare a meno di scrutare due persone poco lontane. Una delle due, in particolare, sembra avere assunto un colore simile a quello delle candide tovaglie del banchetto.
Tento in tutti i modi di non guardare, ma proprio non riesco. Mi volto e incrocio il suo sguardo. Per la prima volta dopo dodici anni.
Potter ha gli occhi spalancati, mentre la mano della Granger gli sta arpionando l'avambraccio. Sembra sconvolto di vedermi, come se semplicemente fossi un oggetto pericoloso saltato fuori dal baule di vecchi ricordi.
Nonostante il mio stomaco si stia contorcendo nelle più acrobatiche capriole, monto un'espressione di disinteresse e cordialità. Con un gesto del capo li saluto, poi torno alla conversazione spiacevole come se nulla fosse. Anche se tutto ciò che vorrei fare è sciogliermi in un brodo di insensatezza.
«Aveva promesso! Aveva promesso di non farlo» sibila Garrick, rivolto al nipote.
«Signor Olivander, credo che lei stia esagerando...» intervengo, affabile. Mi sento ancora gli occhi di Potter puntati addosso,
«No, che non sto esagerando! Non avresti dovuto presentarti qui!» ringhia Garrick, tremante. «...è la volta buona, non rivenderò più le tue bacchette» mi minaccia, ma tutto ciò che dimostro è un sorriso impertinente.
Vorrei affatturarlo lì su due piedi, ma non posso dare nell'occhio. Devo dimostrarmi pacifico, fa tutta parte del piano. Edgar mi guarda di sfuggita, poi si aggrappa al braccio di Garrick.
«Aspetta, zio... ci penserò io... troverò il modo di sistemare tutto» sussurra, dolcemente. «Ma non facciamo sceneggiate in pubblico, per favore. Ne va della nostra reputazione».
Il vecchio diventa completamente rosso, come se fosse una pentola a pressione. Non proferisce più verbo.


Non so con quale forza io abbia trovato il coraggio di avvicinarmi a Potter, dopo che per dodici anni non sono nemmeno riuscito a inviargli degli auguri di buon compleanno.
Per fortuna ci ha pensato Pansy a minacciarmi di morte se non l'avessi fatto. Anche perché fa tutto parte del nostro piano.
«Non si hanno tue notizie da anni».
Non so nemmeno con quale forza io non stia cedendo a tirargli una testata in mezzo agli occhi, ma non sono altrettanto bravo a frenare la lingua.
«Forse perché nessuno le ha cercate, mie notizie» dico. Me ne pento subito dopo, ma l'espressione di Potter sembra mutare. Si morde la lingua, forse in imbarazzo. Cos'è, senso di colpa?
Proprio non riesco a decifrarlo. So solo che ora che stiamo parlando – da soli, dopo che la Granger è stata rapita da personalità importanti – non sento più l'urgenza di scappare a gambe levate.
Vorrei solo raccontargli tutto... vorrei solo mettermi a urlare in mezzo a questa sala quanto sia stato difficile, quanto vorrei tornare indietro e rifare da capo tutto. Accettare il suo aiuto.
Ma non posso, non posso fare niente di tutto ciò. Non è bene. Deglutisco l'amaro e prendo due calici di prosecco, poi mi allontano con l'intento di essere seguito.
Sto improvvisando, naturalmente. Il piano per stasera non prevede altro che io racconti a Potter qualcosa di più di me, di chi sono diventato... non importa come, non importa in che modo. Importa solo che io lo attiri a Firenze nel mio negozio.
Ma più chiacchieriamo e ci lanciamo frecciatine in riva al lago, più mi rendo conto che i tempi in cui eravamo solo due ragazzini che bisticciavano per le cazzate mi mancano. Mi sto divertendo a punzecchiarlo, lui sembra divertito a sua volta. Per un attimo mi dimentico persino del piano e faccio esattamente ciò che farei in una situazione completamente disinteressata: incuriosirlo.
Ed è per questo che, di conseguenza, il piano sembra funzionare.
Potter prende tra le mani il biglietto con l'indirizzo del mio negozio e sorride. Mi basta questo. Sembra solo un vecchio incontro tra compagni di scuola... sembra davvero tutto naturale.
E proprio per questo mi ritrovo a sorridere come un idiota sulla terrazza, da solo, quando un uomo alto e riccioluto si avvicina a me di soppiatto a ricordarmi che è stato tutto una finzione. Avrei voluto che quel momento durasse di più.


«È andato tutto bene?» domanda Edgar di soppiatto, sistemandosi la cravatta al collo.
«Lo sai che è andato tutto bene... non hai fatto altro che svolazzarci intorno tutto il tempo!» le dico, tornando con i piedi alla realtà.
Edgar sorride di nascosto, scrutandosi intorno per accertarsi che il vecchio Garrik non sia nei paraggi.
«Beh, era parte del piano... Potter prima o poi farà due più due» disse.
Annuisco e sospiro. Spero davvero che le doti investigative di Potter lo portino a pensare che avere falene sempre intorno non sia cosa normale. Ma prima di tutto spero davvero di averlo incuriosito abbastanza da attirarlo dritto nella tana del lupo.
«Sempre che vorrà davvero venire al negozio».
Mi rendo conto che non lo spero solo perché è parte del piano.


7 giugno 2010

«Visto... alla fine è arrivato sul serio!»
Pansy è estasiata, mentre io ho solo voglia di vomitare dopo la conversazione appena avuta con Potter. Raccontargli tutta la storia delle anime gemelle, di come sono finito qui e tutto il resto mi ha lasciato un gran senso di vuoto. Lui mi è sembrato semplicemente curioso, io devo essergli sembrato solo un pazzo.
«Già» esalo, lanciandomi sulla poltrona.
«E sei stato completamente sincero con lui» rincara Pansy.
Ho da dissentire. «Se lo chiami essere completamente sincero, questo...»
Vero, non gli ho raccontato alcuna menzogna, ma non posso fare a meno di pensare che tutto questo sia solo parte di un piano elaborato dalla mente geniale di due serpi folli.
«Draco... non stai facendo niente di sbagliato» cerca di consolarmi lei, ma avrei comunque da dissentire.
Ambrosia, però, non mi dà il tempo di farlo. «Sei pronto per la seconda parte del piano?» chiede, consegnando a Pansy la bacchetta di biancospino che Potter ha appena provato nel mio negozio.
«Merlino...» soffio, passandomi una mano sul volto. Il pensiero di ingannare Potter – e il resto del Mondo Magico – solo per ottenere più visibilità mi fa stare in ansia. Ma oramai è troppo tardi per tirarmi indietro. «Ok... non... state attenti a non fargli troppo male. Neanche a nessun altro» mi raccomando, e loro annuiscono. Ambrosia si avvicina a me e, dopo un sorriso furbesco, mi carezza la testa e mi strappa i capelli. «Ahia! Era necessario strapparmeli così forte?!» domando.
Le due serpi ridacchiano, mentre Ambrosia spezzetta i miei capelli dentro una boccia di pozione Polisucco.
Oramai è davvero troppo tardi per ripensarci. Prego solo che vada tutto bene,


8 giugno 2010

«Merlino... Merlino... è successo davvero...» vado in iperventilazione.
Pansy è appena arrivata al negozio, è ancora sporca di polvere, ma ha le sue sembianze. Tossisce e ha dei brutti conati di vomito. Prendere la pozione Polisucco due volte per compiere due trasformazioni – da Pansy a Edgar, da Edgar a me - in poco tempo non dev'essere stata una passeggiata.
«Calmati. Andrà tutto bene. Comunque la tua Polisucco sa di mela verde, lo sapevi?» dice, mentre gli effetti della pozione iniziano a svanire.
Ignoro la questione e mi concentro su altro. «Sei sicura che lui stia bene? Che nessuno sia rimasto ferito?»
«Beh... feriti ci sono stati feriti – altrimenti non sarebbe stato credibile - ma sono stata attenta a non ferirli gravemente» fa spallucce. «Aww, ma senti come ti preoccupi per il tuo Potter».
Ringhio un verso di disapprovazione, poi decido di soprassedere. «Il minimo che io possa fare, visto che lo sto usando».
«Avremo la nostra rivincita, Draco. Nessuno lo scoprirà. Ambrosia è dalla nostra parte».
Avere il capo degli Auror dalla nostra parte nel caso più eclatante degli ultimi dodici anni sicuramente sarà d'aiuto. Il piano è stato ben studiato e ben stipulato, ma davvero andrà tutto come previsto?
«E se Potter non riuscisse a fare due più due? Non è mica un Corvonero» domando. Anche se, da quello che ho sentito, Potter sa fare bene il suo lavoro.
«Oh, gli sbatteremo sotto il naso una marea indizi. Gli svolazzerò intorno il più possibile, fino a quando non si renderà conto di essere seguito. Lo porteremo a voler cercare la verità, e tenterà in tutti i modi di scagionarti. E quando scoprirà che il destinatario dell'attentato non era lui ma tu, cercherà in lungo e in largo per capire chi ti ha messo in questa situazione. Non sopporta le ingiustizie, è un Grifone, e inoltre è sempre stato ossessionato da te. E tu da lui» cerca di tranquillizzarmi Pansy, ma mi focalizzo solo sull'ultima parte della conversazione.
«Non sono ossessionato!»
Lei mi guarda male, poi mi abbraccia e si allontana di qualche passo per trasformarsi.
«Pansy... stai attenta, ti prego. Non voglio che ti accada nulla» dico, mentre mi svolazza intorno.
Per lei è un piano rischioso più che per tutti gli altri. Non voglio perderla.


Sono arrivati come da previsione. Ambrosia ha presentato la bacchetta di biancospino a Potter e lui l'ha riconosciuta immediatamente, quindi sono venuti entrambi a Firenze a prendermi. A portarmi via.
Era tutto calcolato, ma farmi arrestare è stato traumatico. Forse perché so di essere un delinquente, forse perché quando hanno preso mio padre è stato lo stesso. Non è stato difficile fingermi spaventato. Lo ero sul serio.
Così come ora non sto fingendo fastidio nel farmi interrogare.
«Quindi... lei è stato o non è stato rivale di Harry Potter?» domanda Ambrosia, per la terza volta.
E per la terza volta mi rifiuto appositamente di risponderle.
«Signor Malfoy, quando ha preso il Marchio Nero durante la Guerra, lo ha fatto contro la sua volontà o era d'accordo?» domanda di nuovo.
«Non vedo cosa possano centrare queste domande» sibilo, indignato. Queste domande mi fanno male, anche se sono fatte appositamente per far sembrare tutto più credibile di fronte all'altro Auror che prende appunti.
«Colombo, vada a prendere dell'acqua per l'indagato, potrebbe volersi schiarire le idee» ordina finalmente Ambrosia.
Attendo che Colombo esca e si chiuda la porta alle spalle, poi sputo veleno. «È necessario andarci così pesanti?!»
Ambrosia ridacchia.
«Abbi pazienza, è solo il primo giorno. E abituati... non subirai trattamenti di favore, deve essere credibile la cosa» fa spallucce. «Sei l'indiziato numero uno, quando usciranno i filmati ti dovremo persino portare in cella preventiva, qui».
Spalanco gli occhi. «Non voglio finire in cella!» urlo. Questo non era stato preventivato.
Pensavo di rimanere semplicemente qui nella stanza degli interrogatori.
«Troppo tardi per i ripensamenti» sorride lei, ma non faccio in tempo a replicare.
Colombo entra con un bicchiere d'acqua in mano e mi rendo conto solo ora che sono nella merda.
Non sarà per niente difficile fingermi disperato. Non ci sarà bisogno di fingere affatto.


9 giugno 2010

Il video delle telecamere di sicurezza è stato reso noto. Pansy ha fatto un ottimo lavoro a fingersi me. Talmente un ottimo lavoro che Potter non ha dubitato neanche un secondo che sia stato io l'artefice dell'attentato.
«Hai cercato di uccidermi?!» ringhia lui.
Mi fa male essere guardato in questo modo. Specialmente perché fino a ieri sembrava quasi che Potter non sospettasse davvero di me.
Posso biasimarlo? No. Ma sono deluso, sotto sotto, che lui possa pensare che io possa arrivare a tanto.
Un vero peccato che la verità non sia migliore. Di certo non arriverei a fare un attentato, ma... a elaborare un piano che preveda ingannare un vecchio facendogli credere di avere un nipote, farmi passare per un attentatore, lasciare indizi perché Potter scopra che sia tutto un complotto nei miei confronti, il tutto per poter guadagnare prestigio, affossare il vecchio e attirare la pietà e le attenzioni di Potter... beh, questo sono arrivato a farlo.
Quindi no, non posso proprio biasimare Potter quando mi guarda in questo modo. Quando pensa che io abbia cercato di ucciderlo.


Sta andando tutto come dovrebbe.
La Falena sta ronzando giorno e notte intorno a Potter. A quanto pare lui e i suoi amichetti stanno indagando. Sono giunti alla conclusione che potresti non essere stato tu, appunto perché hai richiesto il Veritaserum. Ho finto di inoltrare il protocollo e dirò che ci sono ritardi causa poche scorte.
Dobbiamo solo aspettare che Potter si accorga di essere seguito dalla Falena e, come da previsione, che tenti di scagionarti.
Fai a pezzi questo biglietto e buttalo nel cesso.
PS: tua madre arriverà domattina. È molto preoccupata, ma non raccontarle nulla. Andrà tutto bene.

Finisco di leggere il biglietto che Ambrosia mi ha recapitato insieme al pasto, poi faccio quanto suggerito.
Avanzo il mio pasto, non ho fame. Non ho assolutamente voglia di mangiare. 
Mamma, perdonami, è tutto ciò che riesco a pensare.


10 giugno 2010

Quando Potter è arrivato qui a dirmi che non pensa che sia stato io avrei solo voluto sotterrarmi. Ma ora che mi ha preso per la camicia e mi ha attirato alle sbarre, ogni ripensamento si è fatto incredibilmente più flebile.
«Stai attento alle falene» sussurra.
Capisco che il piano sta funzionando, ma non me ne può importare niente. Quegli occhi verdi così vicini, il suo respiro contro la guancia mi porta solo a pensare che va tutto bene così.
Anche se è tutto un inganno, anche se sono una persona orribile, anche se sto facendo preoccupare a morte mia madre.
Tutto quello che mi importa ora è che Potter mi tenga ancorato contro le sbarre e mi respiri addosso. Anche se puzza di fumo. Capisco in questo istante che forse c'è qualcosa di vero in tutta quella questione delle anime gemelle, lo capisco da come mi guarda. E mi rendo conto di guardarlo allo stesso identico modo.
Forse c'è davvero una speranza per noi” mi ritrovo a pensare, solo per un secondo.
Poi però quel pensiero evapora improvvisamente in fumo. Tutto cambia in un istante.
«Ah, Malfoy?»
«Sì?» rispondo, quando fa per andarsene.
«Non sei come tuo padre» mi dice.
Mi costringo a sorridere, ma dentro vorrei solo sotterrarmi un'altra volta. Non sono come mio padre, questo è vero.
Ma sono comunque un criminale.


Quando Potter torna di corsa e mi promette che mi tirerà fuori di qui, capisco che il piano ha funzionato. Potter sta facendo di tutto per scagionarmi, per tirarmi fuori da qui.
Perché per lui sono innocente, una vittima. E lui è talmente buono di cuore che non sospetterebbe mai che io sia arrivato a mentire fino a questo punto. Non mi merito la sua pietà. Non mi merito niente. Forse meriterei davvero di stare in questa cella.
«Fidati di me. La prossima volta che ci vedremo non ci saranno sbarre, promesso».
Sei tu che non dovresti fidarti di me, Harry... perdonami, vorrei dirgli. Non dico nulla.


11 giugno 2010

Vedo Edgar Olivander – Pansy - entrare nella cella accanto alla mia, scortato da Ambrosia.
Tutto è andato come ci eravamo prefissati. Tra poco sarò libero. Tra poco si parlerà di me solo come una vittima e gli Olivander come carnefici. Buona pubblicità per me, per il mio negozio. Finalmente potrò espormi al mondo come una persona nuova, una persona pulita.
La persona pulita che ero fino a qualche mese fa, quando non avevo ancora ingannato nessuno.
So che il mondo è stato ingiusto con me, ma avrei voluto non arrivare a tanto per prendermi quello che mi spettava. Per prendermi i miei meriti.


Ma è solo quando Potter mi porge la mano per mettere definitivamente via il passato che mi rendo conto di una cosa troppo, troppo importante.
«E... uhm, se vuoi potremmo indagare un po' insieme per scoprire cos'è che lega il biancospino e l'agrifoglio» mi dice, con quegli occhi verdi gentili e la speranza disegnata sul volto.
Posso accettare di essere un farabutto per ottenere credito lavorativo, posso accettare di ingannare tutti. Non posso però accettare di iniziare qualsiasi tipo di rapporto con Potter a partire da una menzogna.
Non è giusto, non così. Quindi rifiuto, mi allontano e torno da mia madre.
Dovrei dirgli addio, ma tutto quello che mi esce è un arrivederci.


12 giugno 2010

«Pansy è in cella, come diavolo fai a essere così tranquilla, dannazione!» grido. Sono ubriaco. È da quando sono tornato a casa, a Firenze, che sono ubriaco.
Proprio non riesco a dimenticare tutto quello che è successo in questi giorni. Proprio non riesco a dimenticare occhi verdi e odore di tabacco.
Ho comprato delle sigarette per potermelo sentire ancora addosso. Io che non ho mai fumato.
«Ho già pensato a tutto... lo sai» spiega Ambrosia, quasi annoiata. «Le sto facendo arrivare la Polisucco al posto della brodaglia. Le passerò una bacchetta così che possa fuggire prima che la trasferiscano a Matera. Io ho già obliviato il Babbano da cui abbiamo preso l'aspetto di Edgar, così da sbattere lui in cella. E ovviamente, visto che sarà confuso, dirò che ha tentato di scappare e nel farlo ha sbattuto troppo forte la testa».
Prendo un lungo tiro della mia sigaretta e chiudo gli occhi. «Quel poveraccio...»
«Poveraccio un corno!» sbotta Ambrosia. «Pensi davvero che io l'abbia scelto a caso?! Quel bastardo era uno stupratore seriale che adescava le ragazze con le droghe Babbane per potersi approfittare di loro. Si merita di stare in cella comunque!»
Alzo la testa, esterrefatto. In effetti questo cambia le cose. Mi alleggerisce un poco dal senso di colpa. Un senso di colpa che chissà fino a quando mi tormenterà.


14 giugno 2010

«NON HAI ACCETTATO L'INVITO DI POTTER?!» è la prima cosa che mi urla Pansy, entrando nel mio appartamento, dopo quattro giorni trascorsi in gattabuia. «MA SEI COMPLETAMENTE SCEMO?!» aggiunge, mentre si getta sul divano e, senza troppi complimenti, si scola l'ultimo goccio di Odgen Stravecchio.
Sapevo che avrebbe reagito così.
«Non volevo che la nostra amicizia iniziasse con una menzogna...» provo a giustificarmi.
Lei ruota gli occhi con gesti plateali di disappunto. «E di preciso cosa vi siete detti?»


Le racconto tutto, tutto quello che si è persa mentre non poteva svolazzarci intorno, quello che Potter mi ha detto quando mi sono rifiutato di rivederci.
«Oh, andiamo, lui avrebbe voluto conoscerti meglio a prescindere da tutta la storia del tuo ingiusto incarceramento! Già al negozio aveva manifestato interesse, se non addirittura a Villa Carlotta!» si lagna lei.
E io so che potrebbe anche essere vero. Ed è per questo che in questi giorni non ho fatto altro che pensare di voler tornare indietro a quando lui è entrato al negozio a Firenze. Non proseguire con quel folle piano di voler incastrare Olivander.
Sono stato un cretino, uno stupido. Ma oramai è troppo tardi.
Avrei dovuto fermarmi prima.
«Ma la fiducia ottenuta adesso si baserebbe comunque solo su una bugia... e non me la sento di mentirgli ancora» dico.
Sia Pansy che Ambrosia sembrano non condividere il mio discorso, quindi tento di deviare su altri fronti.
«Cosa mi dici di Olivander? Ora che non è più sotto l'effetto delle tue maledizioni, avrà senz'altro iniziato a dire in giro di non aver avuto nessun nipote» domando.
«Esatto. Oh, ma l'ho fatto ben impazzire durante l'interrogatorio... tutti lo stanno dando per matto! Al processo, vedrai, ci sarà da divertirsi» ridacchia Ambrosia.
«E se lo merita. Lo sai anche tu che se lo merita» interviene Pansy, prima che io possa mettermi a riflettere anche su questo. «Ricordati come ti ha trattato, ricordati come ci hanno trattato! E poi la decrescita dei suoi affari sarebbe stata fisiologica... tu sei molto più bravo di lui! Hai talento. Fine della storia».
Ed è tutto vero. A volte tendo a dimenticare quello che Olivander mi ha fatto, che ha tentato di sabotare le mie bacchette per tornaconto personale, i suoi pregiudizi, l'umiliazione che mi ha fatto subire. I miei sensi di colpa si affievoliscono immediatamente.
«Posso accettare questo... è la dura legge del mercato... e dell'illegalità» dico quindi, convinto. Quello che sta accadendo a Olivander è solo frutto delle sue pessime decisioni e comportamenti.
«Ma con Potter non vuoi essere disonesto, bla bla bla...» strascica Ambrosia, in uno sbuffo. «Che seccatura! Abbiamo messo in atto tutto questo piano anche per farti avvicinare a lui!»
«Io scommetto che tornerà» azzarda Pansy, divertita. «E se tornerà non potrai dirgli di no. In fin dei conti tornerebbe da te in un contesto completamente diverso, no?!»
Alzo un sopracciglio. Non sono sicuro di capire.
«In che senso?»
«Beh, ovvio: se dovesse tornare lo farebbe solo perché vuole vederti, non per tutta questa storia delle bacchette, né dell'attentato... solo per te!» spiega Pansy, con occhi luccicanti.
«Giusto! Sarebbe solo una storia tra voi due... e tu hai il tuo piccolo segreto che non c'entra niente con lui» interviene Ambrosia.
Non sono proprio certo che funzioni così. «Meh...» dico. Oltretutto trovo improbabile che Potter potrebbe tornare. Non avrebbe alcun senso. Gli ho praticamente chiuso una porta in faccia!
Pansy mi prende le mani e mi guarda negli occhi. «Draco... promettici che se tornerà, allora accetterai».
Mi mordo le labbra. Non ho mai pensato a questa eventualità... ma continuo a pensare di non poterlo fare.


4 luglio 2010

«Seicentomila galeoni di risarcimento! IO URLO!» saltella Pansy, mentre tutti e tre entriamo nella stanza d'albergo vicino a Diagon Alley.
Il processo a Olivander si è risolto davvero nella migliore delle condizioni, per noi. Per lui decisamente meno.
«Gli devono pignorare le proprietà. È passato persino per complice perché non capisce un cazzo» ridacchia Ambrosia.
«E le tue azioni stanno migliorando dopo tutto questo... anche in Inghilterra! La gente inizia ad avere fiducia in te, a perdonarti» la voce di Pansy è quasi rotta dalla commozione, mentre legge i tabulati affaristici del negozio.
«Pazzesco...» esalo. Le mie bacchette sono in cima al mercato.
Ambrosia si avvicina a Pansy e le schiocca un bacio sulla guancia. «Sei pronta per una bella vacanza?!»
«Non vedo l'ora!» trilla Pansy.
È bello vederle felici, nonostante tutto. È bello sapere che ora Pansy tornerà in Italia con Ambrosia, che non dovrà più camuffarsi come Edgar Olivander, che torneranno a vivere insieme e stare vicine.
E magari grazie a tutta questa storia – alla mia redenzione, alla fiducia che la gente sta iniziando a darmi – magari anche Pansy e altri come noi otterranno benefici.
Magari potremmo uscire alla luce del sole, qui in Inghilterra, e nessuno ci insulterà più, nessuno ci umilierà.
Forse qualcosa di buono da tutto questo potrebbe venirne fuori, qualcosa di altruista. Qualcosa di giusto, seppur ottenuto nel modo sbagliato.
«Sentite io... ve li do tutti. I soldi del processo... li do a voi» propongo, senza rifletterci troppo.
Loro sciolgono l'abbraccio e spalancano la bocca, allibite.
«Ma... avevamo detto che ce li saremmo divisi noi tre» soffia Pansy.
«Vi cedo tutto. Io... adesso i miei affari vanno bene e vivrò del mio profitto, com'è giusto che sia... come sarebbe stato giusto sin dal principio» spiego.
Non mi interessano questi soldi. Mi interessa riuscire a guadagnarmeli come avrei dovuto fare, se solo Olivander non mi avesse messo i bastoni tra le ruote.
«... a volte credo che l'influenza di Potter ti renda scemo» commenta Ambrosia. Mi metto a ridere.
«Non c'entra niente Potter... voglio solo provare a essere una persona più onesta».
Anche se, se non ci fosse stato Potter nella mia vita, non sarei arrivato a voler essere dalla parte del giusto. A dire il vero se non ci fosse stato Potter nella mia vita sarei anche morto.
«Vi auguro il meglio, ragazze... accettate questi soldi, per favore. Terrò solo qualche spicciolo per mia madre» dico loro, infine.
Loro si guardano furbescamente. Quando si guardano in questo modo, non accade mai niente di buono.
«Li accettiamo, solo a una condizione» precisa Ambrosia.
«Quale sarebbe?» ho già paura a chiederlo.
«Hai accettato di partecipare al nostro piano solo per ottenere una buona influenza, quella che ti saresti meritato. Il tuo rapporto con Potter non c'entra niente in tutto ciò. E in fin dei conti non gli hai mai mentito: non hai fatto nessun attentato, non meritavi di stare in cella. Hai solo omesso delle cose. Quindi... se lui tornerà da te, promettici che ti darai una possibilità» mi propone Pansy.
Abbasso lo sguardo. Non so proprio cosa rispondere.
«Draco... per favore. Te lo meriti!» continua lei. Quando mi guarda con quegli occhi così luccicanti non posso fare a meno di pensare a tutto quello che abbiamo dovuto passare per giungere fino a qui.
«Vedremo...» dico. Non posso prometterlo.
«È già qualcosa» fa spallucce e sorride. «E ovviamente vorremo essere le prime a sapere se l'Agrifoglio tornerà nel vaso del Biancospino!»


25 dicembre 2010

Bevo un bicchiere di Odgen Stravecchio e mi stiracchio. Domani mattina dovrò lavorare sodo, nonostante sarà un giorno di festa. La richiesta di bacchette arriva anche da oltreoceano, e non sono ancora riuscito a trovare un buon aiutante. Sono stato troppo, troppo impegnato ad allestire la rivendita a Diagon Alley nel vecchio negozio di Olivander, in questi mesi. E a istruire Greg a occuparsi della vendita. Dopo anni passati in quella comunità senza uno straccio di lavoro, a volte non è proprio un asso a rapportarsi con le persone. Ma è stato bello dargli una possibilità di redenzione.
È stato bello vedere cambiare l'opinione della gente in questi mesi. La fiducia, la meritocrazia.
Sono felice, anche se sono sempre impegnato. Tanto impegnato che sono dovuto tornare a casa dalla Francia questo pomeriggio, anche se avrei voluto stare ancora un poco con mia madre.
Poco importa: a breve lei potrà tornare in Inghilterra. Tra qualche mese, con i risparmi che ho messo da parte, sarò in grado di comprarle un appartamento decente a Londra, e magari prima o poi potrò persino permettermi un maniero più splendente. Dovrò lavorare sodo per farlo, ma le bacchette vendute ai collezionisti valgono molto. Il collezionismo mi aiuta a guadagnare meglio.
Mi stiracchio di nuovo sul divano, il mio gufo Scorpius tuba sulla rastrelliera, quasi felice di vedermi. Sorrido amaramente e mi rendo conto di essere solo, la sera di Natale, a bere Whiskey Incendiario e pensare al lavoro.
Non faccio in tempo a portarmi di nuovo il bicchiere alla bocca, che sento bussare alla porta.
Chi potrà mai essere?


Quello che mai avrei pensato potesse accadere è accaduto. E io sono ancora qui che non mi capacito di avere i riccioli neri di Potter in faccia, mentre dorme e sogna vicino a me. Nel mio letto. Completamente nudo.
Dopo dodici anni è stato lui a trovare qualcosa, un piccolo dettaglio a cui non avevo mai pensato. Agrifoglio e Biancospino sono piante di Natale! Come ho fatto a non pensarci prima?
E quando, se non a Natale, avrei potuto trovare il più inaspettato regalo di sempre proprio davanti al mio portoncino?
Tutti i miei buoni propositi sono crollati come un castello di carte, di fronte a un sorriso smagliante e due occhi verdi.
Niente preamboli, niente di niente. È successo tutto così in fretta che quasi non riesco a crederlo, e l'unico modo per tenermi aggrappato a questa realtà che sembra un sogno sono questi ricci neri spiaccicati in faccia.
Forse la storia delle anime gemelle non era così falsa. È stato tutto così semplice, così spontaneo e disordinato.
Harry Potter nel mio letto, nella mia vita, che mi propone di rimanere qui fino a oltre Capodanno.
Dopo tutti questi anni in cui ho fatto fatica anche solo a scrivergli una pergamena di auguri – perché sì, ci ho tentato anche quest'anno e non ci sono riuscito – sono bastati pochi giorni in cella e una proposta di una cena a tirarmi addosso la persona che più ho sognato, invidiato, pensato. Che ho sempre voluto e desiderato, forse ancora da prima di rendermene conto. 
E, in questo momento che tutto mi sembra una favola a lieto fine, non posso proprio fare a meno di pensare che il mio destino sia sempre stato parecchio bizzarro. Ho sempre detto che non avevo tempo per l'amore... ma mentivo. Mi ricaverò il tempo, anche se sono pieno di cose da fare, anche se dovrò lavorare... mi ritaglierò il tempo per l'amore, ora che finalmente l'amore è venuto a bussare alla mia porta la notte di Natale.
E mi domando come potrò mantenere il mio più grande segreto a Harry, ma se questo è il risultato... beh, non sono disposto a rinunciarvici. Sotterrerò i miei sensi di colpa nell'inconscio, pur di tenerlo stretto a me.
Perché... ora che è qui, non sono più certo di poterlo lasciare andare. Anche se per ottenere giustizia ho fatto cose sbagliate, anche se ci sarà sempre questo grande segreto tra noi e anche se mi divorerà per tutta la vita... sono disposto a farmi divorare pur di non perdere quello che ho.
Serpe ero, serpe rimarrò. Del resto la giustizia è per gli eroi... ma io non sono e non sarò mai un eroe.
Io sono il cattivo.

Mi prometto che Harry non vedrà il mio lato oscuro, non più.
Però mi ricordo di un'altra promessa che ho fatto... alla persona senza la quale non sarei qui. Senza la quale Harry non sarebbe qui. Io e La Falena ne abbiamo passate tante... ma ora siamo felici.
Va tutto bene.



26 dicembre 2010, Bali.

«Ehi, Falena... l'Agrifoglio è nel vaso».
Spalanco gli occhi e mi alzo di scatto dal lettino. Il mio cocktail alla frutta fresca si rovescia, ma non vi bado.
«CHE COSA?!» strillo dentro la cornetta del telefono. Ambrosia si sveglia di soprassalto al mio fianco, la sua pelle nera brilla tra il sole e la salsedine.
«Ti racconterò presto tutto. Ora devo andare».
Draco attacca e, anche se la curiosità mi pervade, quello che conta è solo il risultato. Non c'è bisogno di parole, con Ambrosia. Mi basta guardarla e sorridere per farle capire cosa sia appena accaduto.
Lei si toglie gli occhiali da sole ed esulta a gran voce, poi si sporge verso di me e mi bacia con le labbra salate. Un ragazzo dagli occhi a mandorla mi porge un nuovo cocktail al mango e papaia, poi si allontana. La nostra vacanza di quattro mesi oramai è diventata a tempo indeterminato. Presto ci sposeremo su questa spiaggia, e io non potrei essere più felice. Non dopo la meravigliosa notizia che mi ha appena dato il mio migliore amico.
«Finalmente ce l'ha fatta. Se lo merita» trillo, entusiasta.
«Beh, il merito è anche nostro, della nostra superba bontà ad aiutare poveri piccoli artigiani in difficoltà» mi risponde Ambrosia e, prendendo in mano il suo cocktail, mi propone un brindisi.
Faccio tintinnare i nostri bicchieri e mi lecco le labbra.
«Già... siamo davvero magnanime».
La mia vita non potrebbe essere migliore di così.
Ora dobbiamo elaborare una scusa plausibile per quando inviteremo Potter e Draco al nostro matrimonio. Ma tanto per noi... mentire non sarà mai un problema.
 

FINE


 
Riferimenti:
-La Rowling non ha mai parlato di bacchette da collezione ma, a giudicare da tutte quelle che ha Olivander nel negozio, mi è sembrato plausibile.

ANGOLO DI EEVAA:
LOL.
Beh, sì, questa volta è finita per davvero. Ovviamente alla storia originale aggiunge poco, giusto il punto di vista di Draco, essendo appunto uno spin-off.
Ci tengo a specificarlo, non giustifico assolutamente il suo comportamento o quello delle due serpi. Sicuramente ci sono state delle serie motivazioni che l'hanno portato a prendere parte a questo piano (e non sono i soldi, al contrario di Pansy e Verbena xD), ma il fatto che terrà tutto nascosto a Harry è senza dubbio deplorevole. 
Per una volta ho voluto costruire un Draco non perfetto, non completamente buono, ma che accetta di fare cose cattive per ottenere ciò che vuole - anche se ciò che vuole gli spetterebbe di diritto.
Era tutto un grande esperimento e mi rendo conto che potrebbe non piacere... ma ho scritto già talmente tante Drarry che vertevano sulla completa redenzione di Draco, e volevo fare qualcosa di diverso.
Non penso di esserci riuscita, a dirla tutta non sono molto soddisfatta di come è saltata fuori questa serie, e a dirla tutta non so nemmeno per quanto tempo rimarrà pubblicata. Non sono per niente convinta di ciò che ho fatto, se devo essere onesta. 
Beh... questo è davvero il momento di salutarci T__T non ho altre Drarry da parte, al momento... ho qualcosa in mente, ma nulla di scritto. Prima o poi potrei tornare... quando meno ve lo aspetterete :) 
Nel frattempo mi trovate sul fandom di Dragon Ball! 
Grazie di cuore a chi mi ha seguito fin qui! Un abbraccio e a presto,
Eevaa
  
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