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Autore: All_I_Need    28/10/2021    1 recensioni
Vi ricordate di quel mercoledì che John ha dimenticato perché Sherlock gli ha messo qualcosa nel té? John non lo ricorda. Però torna a sconvolgere la sua vita.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: AU, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19

Baker Street, dolce casa

Capitolo 19

A un certo punto doveva essersi addormentato. Sherlock arrivò a quella conclusione perché si era appena svegliato.

Gli faceva male la testa e la gola era dolorante e gli occhi erano sabbiosi. Conosceva quei sintomi e immediatamente aggrottò la fronte. Perché aveva pianto?

Il ricordo tornò un attimo dopo.

John.

John, che aveva scatenato il caos nelle sue emozioni, facendolo a pezzi e rimettendolo insieme nello spazio di qualche ora. Non era sicuro di quali parti dell'intera giornata fossero state reali e quali fossero state un'allucinazione particolarmente assurda.

Ma quando riaprì gli occhi, si ritrovò a fissare l'inconfondibile motivo a trecce del maglione preferito di John.

Sherlock sbatté le palpebre diverse volte in rapida successione, ma lo schema rimase. Così fece il braccio solido che poteva sentire avvolto intorno alla propria vita, che lo teneva stretto. C'era una mano premuta contro la sua schiena, cinque dita che formavano perfetti punti di calore, che s'irradiavano attraverso il tessuto sottile della sua camicia. La sua gamba era gettata sopra quella di John e le sue dita erano aggrovigliate nel maglione di John, probabilmente sgualcendo la lana in modo irreparabile.

Tutto ciò era meglio delle sue fantasie più sfrenate. Questo era il profumo di John nel suo naso e lana ruvida contro la sua guancia e il respiro gentile di John nei suoi capelli e John nel suo letto. Questo era reale.

E John aveva detto... John gli aveva detto tante cose adorabili. Un intero discorso, solo per lui. Era più sentimento di quanto Sherlock gli avesse mai sentito ammettere. Alla faccia di tutti quelli che affermavano che Sherlock fosse riservato, di sicuro non avevano mai provato a convincere John ad aprirsi sui propri sentimenti. Era chiuso in modo più ostinato di qualsiasi ostrica. Eppure eccolo qui, dopo avere fatto a Sherlock un discorso abbastanza incredibile, che era culminato in... inspirò e chiuse gli occhi.

No, non poteva essere vero.

Ma John era proprio lì, aggrappato a lui tanto strettamente quanto lui era aggrappato al suo maglione. Non avrebbe permesso a John di avvicinarsi così tanto se non avesse detto o fatto qualcosa di significativo.

E la fantasia di Sherlock non era abbastanza buona per immaginarlo mentre lo diceva. Non quelle tre parole che aveva desiderato sentire per così tanto tempo.

Gli echeggiarono nella mente e lasciò che lo annegassero, del tutto sopraffatto.

'Ti amo. Ti amo. Ti amo.'

La voce di John, le parole di John. John, proprio qui, che lo abbracciava.

Come si adattava all'altra cosa che John aveva detto prima?

Il dubbio fece capolino nella sua mente e Sherlock si irrigidì, diviso tra il desiderio di mettere un po' di distanza tra loro e restare lì per sempre. Il riflesso della fuga vinse.

Si sedette di scatto.

"Sh'lock? – John borbottò e aprì gli occhi. Sorrise. Quindi notò l'espressione sul viso di Sherlock e il sorriso si trasformò in qualcosa di più serio – Ehi. Che cosa sta succedendo?"

"Hai detto… – Sherlock deglutì. Il ricordo di quel dolore – Hai detto che volevi essere sposato con qualcuno che amavi."

"Oh. – anche John si raddrizzò a fatica – In realtà, ho detto che volevo essere sposato con qualcuno che io potessi amare."

Sherlock sussultò e John fece una smorfia: "Mi dispiace. Non è ciò che intendevo. Volevo dire... volevo dire che io volevo qualcuno che fosse sicuro per me amare. Qualcuno che avrei potuto amare ed essere sicuro di essere ricambiato. Non so perché io abbia pensato che Mary andasse bene, ma è così. Non mi è mai venuto in mente che tu lo facessi. Greg ha dovuto dirmelo in faccia."

Sherlock aggrottò la fronte: "Greg?"

"Lestrade, – chiarì John – Mi ha chiamato e ha chiesto di incontrarmi dopo averti lasciato alle cure della signora Hudson. Voleva chiedermi quanto sapessi di questo tuo matrimonio, voleva un consiglio. Mi ha detto del tuo messaggio e di come ti ha trovato e che tu… – deglutì – … che tu amavi tuo marito. E prima che me ne rendessi conto, gli ho raccontato l'intera storia. Sinceramente, non avevo la minima idea finché non me l'ha detto."

Scosse la testa, chiaramente arrabbiato con se stesso, e prese le mani di Sherlock: "Sul serio non lo sapevo. Non osavo sperare, davvero. Mi dispiace che mi ci sia voluto così tanto."

Sherlock fissò le mani di John sulle proprie, meravigliandosi della sensazione che coprissero le sue: "Io... io volevo dirtelo. L'ho quasi fatto, un paio di volte. Ma ogni volta che pensavo che avrei avuto una possibilità, tiravi fuori di nuovo il divorzio, o Mary, o entrambi. Non mi sono illuso nemmeno per un attimo di credere che la nostra amicizia potesse sopravvivere, se te lo avessi detto."

"Ma... ci siamo sposati, – ribatté John – Tu… tu dovevi sapere che a un certo punto l'avrei scoperto. Devi aver pensato a come avrei reagito."

"L'ho fatto, – concordò Sherlock – All'inizio, non credevo che te ne saresti davvero dimenticato. Drogarti senza che tu lo sapessi o senza il tuo consenso è stato sbagliato e mi dispiace, ma non mi sarei mai aspettato che cancellasse sul serio la tua memoria. Sapevo che c'era una possibilità, ma ha davvero colpito il segno solo la mattina dopo, quando ti sei comportato come se non fosse accaduto niente. E poi ho pensato che andasse bene. Potevamo continuare come avevamo sempre fatto. Non era cambiato nulla. E poi è successo Moriarty ed ero sicuro che lo avresti scoperto, allora. Ero sicuro che qualcuno te l'avrebbe detto e ho pensato che non avesse importanza perché io comunque non avrei potuto vedere la tua reazione. Ma poi sono tornato ed eri furioso, ma non l'hai mai menzionato. Non una volta. E poi non mi hai parlato affatto, quindi non ho avuto la possibilità di dirtelo anche se ci avessi pensato. Onestamente, c'erano cose più importanti nella mia mente. – scosse la testa, ricordando quei primi mesi dopo il suo ritorno, solitari e senza John – Volevo solo vederti. Mi sono reso conto che non ne avevi ancora la più pallida idea quando ti sei presentato di nuovo quattro mesi più tardi con le carte del divorzio."

Anche adesso, l'ondata di sollievo alla vista di John e la dolorosa consapevolezza del motivo per cui era venuto erano difficili da esprimere a parole: "Sapevo che se avessi firmato i documenti allora, te ne saresti andato e non ti avrei rivisto mai più. Non potevo farlo, John. Ho suggerito il primo accordo che mi è venuto in mente, sperando che se avessimo trascorso abbastanza tempo insieme, avresti rinunciato a questa illusione di volerla sposare, sperando che tu tornassi a casa. Ammetto di essere stato un po' troppo ottimista."

Abbassò lo sguardo: "E devo ammettere che non ho mai avuto intenzione di firmare. Mi dava la sensazione di firmare per buttare via la mia anima. Volevo così disperatamente che tu rimanessi. Ho visto il modo in cui mi guardavi alla raccolta fondi. Ho visto la tua gelosia quando Alexander ha flirtato con me. Mi ha dato la speranza che forse, se io avessi giocato bene le mie carte, ti saresti accorto che non avevi bisogno di lei per renderti felice. Hai passato così tanto della scorsa settimana facendomi dei complimenti, che avevo iniziato a pensare che lo stessi finalmente comprendendo. Non puoi immaginare come mi sia sentito quando mi hai chiesto di nuovo di firmare. Volevo rifiutare, lo volevo davvero. E poi hai detto quello e ho capito che non avevo mai avuto alcuna possibilità. Che mi ero illuso per tutto quel tempo. Io... io onestamente non ricordo che cosa sia successo dopo che ho firmato quei dannati documenti. Sono sbalordito di non avertelo semplicemente urlato in faccia. Continuavo a pensarlo, sai? 'Non farmi questo, io ti amo, ti amo, ti amo'. " La sua voce si spezzò e non riuscì a trovare il coraggio di guardare John negli occhi più a lungo di un secondo.

"Non hai detto una parola, – dichiarò John in tono dolce – Nemmeno una parola."

Si leccò le labbra, sempre segno che era a disagio, ma determinato ad andare avanti: "Ma ti sento ora. Ti ho sentito, Sherlock. E ti amo anch'io."

*****

Lo sguardo sul viso di Sherlock a quelle tre parole era incomparabile, qualcosa di insopportabilmente dolce e vulnerabile, il tutto avvolto in uno spesso strato di incredulità.

John non poteva biasimarlo per questo. Dopo tutto quello che era successo, sarebbe stato più sorpreso se Sherlock avesse semplicemente accettato le sue parole e fosse andato avanti.

Esitò: "Tu... non mi hai mai risposto."

Sherlock sbatté le palpebre, gli occhi spalancati: "John... certo che lo voglio. È tutto quello che ho sempre voluto."

Sembrava che metà delle Alpi gli venissero sollevate dal petto. John inspirò, poi espirò, poi inspirò di nuovo, e tentò di impedire che il sorriso sciocco gli si diffondesse sul viso. Non ebbe molto successo.

Incapace di fermarsi, lasciò andare una delle mani di Sherlock e allungò la mano per prendergli il viso, accarezzando con il pollice quello zigomo impressionante: "Allora è esattamente quello che otterrai."

Guardò l'orologio: "Dopo che avremo dormito ancora un po'. È notte fonda. Vieni su, sdraiati di nuovo. Abbiamo avuto una giornata stressante, puoi riposarti un po'."

Sherlock annuì contro la mano di John: "Hai ragione. Ma magari non con questi vestiti. Dammi un minuto."

Districò le loro mani con visibile riluttanza, afferrò il proprio pigiama e scomparve nel bagno. John dovette ammettere che era una mossa intelligente e decise di seguirne l'esempio. Non aveva lasciato abiti a Baker Street, ovviamente, ma si tolse comunque il maglione e i jeans e rovistò nell'armadio di Sherlock per rubargli un paio di pantaloni del pigiama di flanella.

Quando Sherlock tornò dal bagno, si fermò di colpo per un momento, fissando John come se stesse vedendo un miraggio.

John sorrise: "Vedi qualcosa che ti piace?"

Sherlock deglutì, ma ricambiò il sorriso: "Decisamente."

Si rimise a letto e scivolarono insieme sotto le coperte, voltandosi l'uno verso l'altro e riprendendo la loro precedente posizione come per un tacito accordo.

Sherlock sospirò: "Non mi abituerò mai a questo."

"Non ti senti a tuo agio? – chiese John, preoccupato – Possiamo spostarci se…"

"No, voglio dire... questo. Non mi abituerò a questo. Averti qui con me. Non lo darò mai per scontato, John."

"Oh."

John sorrise e non riuscì a trattenersi dal premere un bacio sui riccioli scuri di Sherlock: "È tutto a posto. Comunque sarò qui. Possiamo essere piacevolmente sorpresi ogni giorno per il resto della nostra vita insieme."

"Sì, – mormorò Sherlock, stringendo leggermente la presa su di lui – Facciamolo."

Stavano quasi dormendo quando John se ne ricordò: "Oh, aspetta!"

Sherlock emise un suono vagamente incuriosito quando John accese di nuovo la luce e si allungò verso il comodino: "Dammi la mano. No, l'altra."

A quel punto, Sherlock comprese ciò che John voleva: "John..."

"Per favore, lasciamelo fare. Lascia che lo aggiusti."

In silenzio, Sherlock tese la mano. John la tenne dolcemente, e altrettanto delicatamente alzò l'altra, impugnando la fede nuziale in titanio di Sherlock.

"Sherlock Holmes, sei l'uomo migliore e più gentile che abbia mai incontrato. Il più brillante e bello, pure. Non ti merito e non ti ho dato abbastanza amore e adorazione, certamente non tanto quanto ne meriti. Ma mi farò perdonare se me lo permetterai. Quindi, nei giorni buoni e in quelli cattivi, sulle scene del crimine interessanti e nelle serate noiose a casa... vuoi essere mio?"

Sherlock lo fissò, gli occhi scintillanti. Gli ci vollero due tentativi per trovare la voce: "Sì."

John sorrise e fece scivolare di nuovo l'anello al dito, al posto cui apparteneva.

*****

Circa sei ore dopo, la signora Hudson, preoccupata dal continuo silenzio che veniva dal piano di sopra, decise per portare la colazione ai suoi ragazzi. Sperava anche di trovare John ancora presente nell'appartamento, ma era ben consapevole che lui avrebbe potuto essere andato via a un certo punto della notte.

Quando entrò in cucina, l'appartamento era silenzioso. Trovò il cappotto e le scarpe di John dove erano solite essere e sorrise tra sé, mentre appoggiava il vassoio. E poiché era la signora Hudson e non aveva alcuna vergogna, sgattaiolò lungo il corridoio per sbirciare attraverso la serratura della porta nella stanza di Sherlock, solo per assicurarsi che i suoi ragazzi stessero bene.

Erano rannicchiati nel letto di Sherlock, vestiti in modo abbastanza chiaro e altrettanto chiaramente addormentati. Lei colse il modo in cui i loro arti erano intrecciati, notò l'anello sulla mano sinistra di Sherlock e il suo sorriso si allargò. I suoi poveri cari, ne avevano passate troppe perché chiunque potesse sopportarle. Era contenta che si fossero finalmente ritrovati.

Sempre sorridendo, tornò in punta di piedi lungo il corridoio, scarabocchiò un breve biglietto e lo appoggiò contro il piatto pieno di panini che aveva preparato e se ne andò silenziosamente come era venuta.

Nella camera da letto, Sherlock e John continuarono a dormire, ignari della loro visitatrice, ma nella certezza che, per ora, non sarebbe potuto accadere loro nulla di male. Non mentre avevano l’un l’altro cui aggrapparsi.

 

NdT

Sono leggermente in ritardo, ma ieri mi è stato proprio impossibile aggiornare. Sono teneri i nostri due novelli sposi, non trovate? E la mitica signora Hudson è tutti noi!

Grazie a Himeko82, garfield73, T Jill e Alicia05xxx per le recensioni.

Ciao ciao.

   
 
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