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Autore: An13Uta    29/10/2021    1 recensioni
Un evento peculiare nella storia del regno di Ikana, sconosciuto anche al più scrupoloso dei ricercatori.
(da un'idea del cavolo, vi presento: la pirma e unica fanfiction Igos du Ikana/Maestro Garo. Completamente canon, tra l'altro. Aonuma mi ha visitato nel sonno e me lo ha confermato.)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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prima di lasciarvi ai diletti di questo prodotto di una mente malsana, sia lasciato scritto che quello che mi ha portato a scriverlo è stata un'idea pensata tanto per ridere su cui poi ho fatto dei salti carpiati mentali mentre lavavo i piatti. Lost_Requiem mi sia testimone: io non mi aspettavo di continuare a pensare a questi due idioti per due giorni interi. Per favore aiutatemi.
-An13Uta



segreti nella tomba





Naturalmente erano stati tentati attacchi alla vita del re Igos du Ikana.

I Garo avevano pattugliato instancabilmente il terreno sopra, sotto e intorno al suo palazzo giorno e notte, aspettando il momento perfetto per colpire lui o chiunque altro all'interno, fossero essi guardie, servi o nobili.

Ma nessuno aveva mai varcato i suoi cancelli.

Perché l'unico a mettere piede all'interno del castello fu il Maestro Garo.


Una missione sotto copertura, in cui il colpevole doveva essere nascosto in bella vista, richiedeva abilità superiori a quelle di una normale spia e un volto che nessuno avrebbe mai potuto riconoscere. Quei pochi che un tempo avevano saputo cosa si nascondeva sotto la maschera d'orata avevano fatto un giuramento di silenzio per loro volontà o con la forza, e senza la possibilità che nemmeno i suoi uomini più fedeli lo distinguessero dalla folla, gli era assicurato un vantaggio incommensurabile nella tana stessa dei suoi avversari.

Apparve davanti al nemico come un uomo che si offriva volontariamente come semplice servo del re: una posizione di grande importanza, ma quasi impercettibile.


Una cortigiana sarebbe stata una scelta altrettanto utile, ma non c'era tempo per decodificare i gusti del re e aderirvi; inoltre, c'era un certo pericolo legato al ruolo che non poteva essere ignorato.


In base alle informazioni che i Garo avevano diligentemente raccolto, il bersaglio non aveva coniuge né concubine, né pareva essersi mai intrattenuto con visite di amanti anche solo di una singola notte, e nessuno della sua corte godeva della fortuna di poter raccogliere i deliziosi frutti del dolci favoritismi riservati ai compagni d'amore. Anche il semplice apparire nelle sue grazie più del necessario avrebbe indubbiamente attirato le ire di molti nobili infastiditi, rendendo la missione inutilmente molto più difficile di quanto già non fosse.

Avrebbe tenuto una certa distanza tra sé e il re, né troppo grande né troppo piccola, che gli permettesse di accedere a ogni parte del palazzo senza destare sospetti, facile da mantenere e da oltrepassare quando si sarebbe presentato il momento.


Ci sarebbe voluto del tempo (non troppo, sperava), ma la sua ricompensa sarebbe stata ancora più dolce.


Aveva lavorato quieto e diligente per settimane interminabili, senza neanche che gli venisse rivolto uno sguardo, quando un paio di guardie lo fermarono mentre si dirigeva verso le camere della servitù per ritirarsi per la sera e lo informarono che il re stesso lo aveva convocato lui. Non c'erano errori che avrebbe potuto commettere - il suo servizio era stato perfetto, i suoi doveri mai in ritardo o incompleti, il suo comportamento rispettoso, il suo accento e la sua pronuncia impeccabili - ma come uomo sottomesso ai capricci del suo sovrano, obbedì.

Immaginò che lo avrebbero portato nell'ampia e ben controllata sala del trono per giudicarlo.


Invece, lo lasciarono davanti alla porta delle stanze private di Sua Maestà.


Guardò i soldati al loro posto vicino al cancello; non si voltarono a guardarlo, né mossero un solo muscolo. Non riusciva a sentire alcun suono da dietro la porta.

Era un sogno? Una benedizione?

Per essere scortato nella stanza privata del suo bersaglio, dove i due non avrebbero avuto testimoni?

Sembrava troppo bello. Forse lo era.

Ringraziò gli dei e i suoi antenati per il piccolo pugnale affilato da cui non si separava mai.


Entrò nella stanza in silenzio, quasi senza aprire la porta.


Il re, unica creatura vivente nella camera riccamente decorata, si voltò verso di lui con fiammeggianti occhi verdi che pareva marchiargli a fuoco la pelle dal del suo sontuoso letto. Sul quale sembrava essere sdraiato coperto solo dal suo intimo.

Una mano regale fu tesa verso la persona sbalordita che il re probabilmente credeva fosse solo uno dei suoi servitori in un ordine silenzioso.


Questo... non era imprevisto, ma neanche totalmente inaspettato. Il piano sarebbe proceduto allo stesso modo.


Chinando la testa come avrebbe fatto qualsiasi suddito riverente, si avvicinò all'uomo che non vedeva l'ora di averlo. Seguì i capricci insolitamente gentili delle dita che presto sarebbero state fredde come il ghiaccio mentre lo portavano prima a inginocchiarsi sul materasso, dove gli furono fatte togliere le vesti inferiori, poi a sedersi sulle ginocchia del suo nemico, le gambe aperte in modo che giacessero ai lati dei suoi fianchi. Il suo sguardo apparentemente timido fu sollevato con una leggera pressione sotto il mento in modo che incontrasse quello sdraiato sotto di lui, e mentre la sua coscia veniva palpata leggermente, fissò le iridi verdi come un falco fissa dritto negli occhi di un topo che sta per essere massacrato.



La notte più lunga del re passò.



Il sole nascente lo fece brontolare piano quando uno dei suoi raggi si posò sui suoi occhi, e si voltò per avvolgere un braccio attorno al corpo caldo e esausto accanto al suo, facendolo rabbrividire mentre le sue dita gli sfioravano amorevolmente le spalle.


Il Maestro era sconvolto.


Voleva credere di aver passato tutta la notte sveglio per la vergogna, ma sapeva di essere caduto in un sonno pesante quanto un macigno pochi istanti dopo che Igos du Ikana aveva finito di lodare la sua prestazione con parole dolci e carezze.

Era una vergogna, una frode, una farsa, una barzelletta, una piaga sulla sua terra e un imbarazzo per la sua gente, era la rovina della sua professione e un terribile esempio per i suoi uomini, un giullare, un pagliaccio, un intero dannato circo con elefanti che mangiavano la scenografia e tigri che si rifiutavano di saltare attraverso i cerchi e un orribile numero di un ventriloquo da quattro soldi e un tendone difettoso che si schiantava sul pubblico al primo soffio di vento.

Nemmeno la lama sottile che aveva portato con sé aveva voluto alcuna affiliazione con lui, cogliendo l'occasione per scivolare via e per rotolare sul pavimento con disgusto mentre lui si stava facendo sbattere il cervello come uova in una padella.

Ora era troppo lontana perché lui la potessere raggiungere senza allungare e agitare vergognosamente il braccio come un imbecille mentre pregava di non svegliare il re.

Questo non sarebbe mai successo al suo di Maestro, pace alla sua memoria.

Era davvero una vergognosa scusa di spia.


Si fermò per un momento, a corto di insulti da scagliare rapidamente contro sé stesso nel tentativo di portare la sua mente altrove mentre il suo corpo dolorante era bloccato; come serpenti nelle sabbie, nefasti e ingannevoli mentre aspettano l'arrivo della loro preda, soffici visioni della notte che era passata facevano sfacciate le fusa contro il suo collo e piantavo i loro morbidi artigli nel suo stomaco per far sì che un'ondata di calore bollente si raccogliesse al suo interno.

Tese subito ogni muscolo del suo corpo nel tentativo di ricomporsi.

Non era lì per divertirsi, accidenti al mondo intero! Il suo obiettivo era quello di uccidere l'uomo accanto a sé! Avrebbe dovuto staccare la testa incoronata dalle sue spalle e scomparire silenziosamente con l'ausilio del manto delle tenebre ore fa!

Ma (e come corrucciò il viso, come cercò di disprezzare il pensiero mentre si formava nella sua mente, di contenerlo e schiacciarlo prima di essere costretto a cedere) Dei onnipotenti -


Igos du Ikana sapeva come scopare un uomo.


E con quella faticosa confessione di debolezza fatta a nessuno a parte la sua stessa mente si lasciò ricadere flaccido sul letto come se avesse terminato un terribile sforzo, facendosi scappare un respiro trattento con un forte sospiro.


Quasi immediatamente, tuttavia, la sua testa si alzò di scatto alla sensazione umida di un paio di labbra che premevano tra le sue scapole, e soffocò un guaito - un minuscolo e strangolato "Vostra Maestà!" troppo naturale per i suoi gusti. Un peso si spostò accanto a lui: una gamba andò a posarsi sulla sua, mentre un palmo gli avvolse il fianco e lo accarezzò dolcemente con il brontolio di chi sebbene non sia ancora sveglio è molto consapevole di ciò che ha in mano, e ne è anche molto soddisfatto.

(E pensare che aveva creduto di non aver attirato alcuna attenzione.)

Le parole di apprezzamento senza filtri mormorate dal re si fecero strada attraverso le pareti di che eresse invano per schermare i suoi pensieri, andando a solleticare il terribile, delizioso calore che ancora attraversava il corpo della spia e facendolo scoppiettare in piccoli suoni incontenibili: sospiri, sbuffi, gemiti, sussurri di risposte sempre più flebili.

Girò il volto di colui che mirava a distruggere il suo regno dall'interno come un virus che fa collassare un corpo su sé stesso verso il suo, e sorrise dolcemente all'imbarazzo che vi lesse sopra.


Il bacio che gli si posò sul collo fece vedere le stelle al Maestro Garo.



Igos di Ikana lo lasciò eventualmente riposare da solo, ancora sdraiato sul sontuoso letto con il corpo in fiamme e pieno di ogni idea sbagliata.

Alla fine si alzò sulle gambe tremanti nonostante il dolore alla base della schiena, afferrò il suo pugnale abbandonato e lasciò il palazzo in preda alla frenesia, non visto né da alleati né da nemici, per ritirarsi per due o tre giorni in una grotta dove onestamente, onestamente sperava che sarebbe riuscito a schiarirsi ogni singola dannata cosa che era successa in questo scherzo di un tentativo di omicidio, togliersi il tutto dalla testa, e concentrarsi su come mettere in ginocchio il regno di Ikana.


Se qualcuno avesse mai scoperto gli eventi accaduti quella notte si sarebbe fottutamente fatto esplodere.

   
 
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