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Autore: moira78    30/10/2021    3 recensioni
Un piccolo castello nascosto nei boschi di Lakewood. Una storia che affonda le sue radici in un lontano passato. E un sopralluogo che porterà Candy e gli altri a confrontarsi con eventi soprannaturali. Una mini-fic di Halloween dove tutto può accadere...
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille a Sonietta74 per aver revisionato questa mini-fic in tempo record, correggendo i refusi. Buon Halloween!
 
"Ti amo... ti amo...", mormorò sfiorandole il naso con il suo, socchiudendo le palpebre. Avvertì il respiro veloce di Candy solleticargli le labbra e d'istinto se le leccò, mentre lei chiudeva gli occhi in attesa.

Un'attesa cui Albert mise fine senza indugio.

Con passione, con fervore, posando la bocca sulla sua in un tocco dapprima leggero, ma quasi subito più esigente. Lei gli intrecciò le mani nei capelli e Albert fece risalire le proprie dalle spalle alla pelle morbida del collo, fino a posarsi sulle guance.

Sentiva il corpo di Candy proteso contro il suo e, senza neanche rendersene conto, cominciò a inclinarla sull'erba dove erano seduti.

Su quel prato cui l'aveva condotta per dichiararsi e metterle alfine l'anello al dito.

Il piano originario era salire in cima al ramo più alto di un albero per osservare insieme le stelle, ma alcune nubi scure avevano cominciato ad addensarsi e lui aveva perso la testa quando aveva incontrato i suoi occhi luminosi fissarlo pieni di aspettativa. E la mano, posata sul petto mentre ansimava per la corsa.

L'aveva semplicemente tirata giù con sé, per calmare anche i battiti del proprio cuore impazzito. E non solo per la corsa.

Era stato come cadere in una favola, dove non esistevano l'aria frizzante o il vento teso, dove l'unica realtà erano le parole appassionate finalmente a fior di labbra che sancivano la loro unione.

E ora quel bacio, quel bacio possessivo dove le bocche si aprivano, esplorandosi senza vergogna, dove anima e corpo cominciavano a fondersi. E le mani scivolavano pretenziose sulle schiene. E il respiro diventava una ricerca urgente di aria prima di ricominciare tutto da capo.

La parte razionale della mente gli inviava segnali diversi: in lontananza cominciò a sentire il rombo dei tuoni e, soprattutto, dovevano fermarsi. Adesso. Prima che il desiderio crescente, che lo stava trasportando fin troppo lontano, gli ottenebrasse i sensi in maniera irreversibile.

Ma era così difficile farlo, quando Candy era deliziosamente arresa sotto al suo corpo! E rispondeva a quel bacio emulando i suoi gesti con quello che sembrava essere puro istinto!

E ora che s'inarcava contro di lui, strappandogli un basso gemito, emettendone uno anche lei quando il contatto tra loro divenne totale.

Perché aveva aspettato tanto a dichiararsi a lei, sciocco che non era altro? Se lo chiese mentre le labbra incontravano alfine il collo liscio di Candy, catturando il punto in cui il suo cuore pulsava a una velocità che gli fece perdere quasi del tutto la testa.

Se fosse stato più coraggioso, a quell'ora sarebbero già stati fidanzati in via ufficiale o persino sposati e non avrebbe dovuto ascoltare le urla di allarme nella propria testa imporgli di smetterla, prima che fosse troppo tardi.

Ci pensò la natura a interromperli.

Quando le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere su di loro, Albert si rese conto del potenziale pericolo cui stava esponendo Candy e se stesso. Un pericolo ben peggiore di quello di lasciarsi andare a un'esplorazione troppo ardente.

Staccandosi da lei ancora col fiato corto, l'ardore che veniva sostituito dal panico, Albert l'aiutò a rialzarsi: "Dobbiamo andare via di qui. Sta arrivando un temporale".

Candy si rimise in piedi barcollando e lui l'abbracciò brevemente dandole un altro bacio a fior di labbra, scostandole i capelli in disordine dal volto e dalla fronte.

Le afferrò la mano e la strinse forte, cominciando a correre con lei attraverso le file di alberi, un senso di urgenza che aumentava a ogni lampo che illuminava il bosco quasi a giorno.

Come? Come diavolo aveva potuto ignorare i segnali del tempo mettendo a rischio le loro vite?! Non aveva alcuna scusante, nonostante i momenti appassionati che avevano vissuto e l'amore finalmente sancito.

La pioggia era diventata battente e l'erba scivolosa, ma lui manteneva salda la presa sulla mano e sul polso di Candy.

"Albert!", gridò lei con un tono che gli gelò il sangue nelle vene.

Quando si volse, con i capelli fradici che gli sbattevano sugli occhi, vide il fulmine abbattersi e smise di pensare. Seguì l'istinto.

Quello stesso istinto che gli aveva quasi fatto commettere una dolce follia solo una manciata di minuti prima.

In quel caso, però, la priorità era proteggere lei. La sua Candy. La sua futura moglie, compagna di vita, amante.

Si gettò su di lei, proteggendola col proprio corpo. L'abbraccio non aveva nulla della passione che stava per travolgerli e caddero in modo scomposto sul terreno. Il rumore forte del legno spezzato subito dopo il fulmine sembrava riempire il mondo, coprendo le loro urla.

La coprì totalmente sperando che il tronco cadesse lontano da loro, stringendola forte.

Il dolore che seguì fu come una tenebra che gli tolse tutta l'aria dai polmoni e gli attraversò gli arti strappandogli un grido feroce.

E svaniva la vita, scivolandogli via come le gocce implacabili di quella pioggia assassina; si arrestava il respiro, mozzato di netto; rallentava il cuore, incapace di sostenere una fiammella di vita in quel corpo danneggiato in modo irrimediabile; si spegneva la luce negli occhi che cercavano di cogliere per l'ultima volta il colore di quelli della donna amata, il cui singulto strozzato gli indicò che lo avrebbe seguito a breve.

Schiacciati insieme sotto al tronco di un albero, nell'ultimo abbraccio che Dio gli avrebbe concesso.
 
- §-
 
Aprì gli occhi, un verso gutturale pieno di orrore che gli risaliva dalle viscere. Mosse le mani a tentoni nell'oscurità, sentendo la schiena in fiamme e si rese conto che era appoggiato a un muro di mattoni.

Restavano il rumore della pioggia in lontananza e il freddo umido che gli entrava fin nelle ossa.

Un lampo alla sua sinistra gli fece tornare l'anima nel corpo, soprattutto quando vide che lei era viva. Soppresse l'impulso di abbracciarla, ricordando poco a poco gli eventi di quella strana giornata e rendendosi conto che erano ancora intrappolati nei sotterranei.

La torcia tremò tra le mani di Candy, che aveva ancora la sua giacca sulle spalle: "Albert? Che c'è? L'hai sognato anche tu?".

"Io...". Era ancora senza fiato e tremava per il freddo e il terrore.

"Non era un sogno", disse una terza voce facendoli voltare nello stesso momento.

Una voce dolce, musicale, che lo aveva accompagnato fin quasi all'adolescenza prima di tacere per sempre.

La voce di sua sorella.

Sbattendo le palpebre, rendendosi appena conto che Candy si era voltata per puntare la torcia nella sua direzione con un ansito stupito, Albert si ritrovò a fissare Rosemary.

Forse, dopotutto, lui e Candy erano davvero morti.
   
 
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