Maledetto gatto nero!
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Capitolo Unico
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“Questa tua ronda improvvisa mi ha spiazzata, chaton”
Lady Bug deglutì il nulla ed iniziò a sudare freddo mentre attendeva la
risposta del suo compare.
“Mmm…sto solo facendo un piacere ad un’amica!”
Mormorò spicciolo facendo spallucce per poi stiracchiarsi e sbadigliare
sonoramente.
Lady Bug tirò un sospiro di sollievo, per un momento credeva avesse
scoperto la sua identità segreta e che quell’appostamento di fronte la
panetteria Dupain-Cheng fosse solo un pretesto per
schiaffarle in faccia la verità.
Infatti, il gattone durante le ronde in solitaria, non a caso passava
spesso da Marinette, intrattenendosi con lei per
parlarle dei suoi problemi con Lady Bug e rifilarle qualche monologo su quanto
la ami, ma che per quanto lui si sforzi non riesce proprio a dimenticarla e a
metterci una pietra sopra, anche se ultimamente le parlava sempre meno
dell’eroina coccinella preferendo conoscere un po’ di più sulla corvina.
Marinette si sentiva ultimamente
anche lusingata per un certo verso e aveva cominciato a vedere quel ragazzo
dalle sembianze di gatto con altri occhi, e il cuore le batteva sempre forte
ogni volta che lo vedeva andare via e una lacrima le rigava il volto.
Una volta stava anche per osare a chiedergli di rimanere a dormire da lei,
ma le parole le erano morte in gola sopraffatte da un senso di colpa per come
lo trattava nei panni di Lady Bug, tutta colpa delle sue avance a volte troppo
esagerate che le facevano montare il nervoso.
“Quindi…tra te e Marinette
è cosa seria, allora…e bravo il nostro gattino che si sta sistemando...”
Assottigliò gli occhi e gli diede un leggero buffetto al naso.
“Ma no…ma no…” Chat Noir agitò nervosamente le mani in avanti mentre a quelle
parole il cuore iniziò a battere all’impazzata “…le
stiamo solo facendo un favore, tutto qui. Mi ha detto che ultimamente accadono
cose bizzarre in pasticceria: si sentono degli strani rumori, e quando tutta la
famiglia scende di sotto a controllare, c’è solo un gran caos, ma sembra che
nessuno sia entrato oppure uscito.”
“Mmm…un gran bel problema…non
è che siano sonnambuli?” Ipotizzò mordendosi la lingua cercando di essere il
più naturale possibile.
“Non credo” Scosse il capo biondo “…a meno che…” Mormorò sornione nella sua
direzione “…la colpa non sia tua…o meglio, della tua kwami!”
Lady Bug si alzò in piedi stizzita “Ma come ti vengono in mente certe
accuse, eh?”
Chat Noir non si scompose minimamente a quella domanda “Beh! Siamo qui da
un paio d’ore e non è ancora successo niente, quindi le cose sono due: o Marinette mi sta mentendo, oppure la colpa è di Tikki che golosa di dolci com’è si è fatta un bel giretto
nelle scorse notti…chissà, magari tu sei anche gelosa che pas
del tempo con lei quando non sto di guardia con te e ti stai vendicando.” Spiegò malizioso e in
tono altezzoso convinto delle sue parole.
“Tu sei pazzo!” Inveì contro di lui, però doveva ammettere che su Tikki non ci stava mettendo la mano sul fuoco, ed aveva
ragione, erano ormai appostati da qualche ora e di stranezze nemmeno l’ombra,
quindi lei stava per mettere fine a quella missione, prima che le cose tra loro
potessero degenerare, quando all’improvviso la luce della panetteria si
accesero filtrando da sotto la saracinesca della porta principale e dalle
tapparelle.
“Andiamo!” Disse l’eroina coccinella scuotendo lo yo-yo.
“Come milady comanda!” Anche Chat
Noir scese dal tetto leggiadro agitando il bastone per attutire la caduta.
Lady Bug accostò un orecchio per sentire meglio, poi quando udì il rumore
delle ceramiche rompersi, non perse tempo ed ordinò al compare di usare il
cataclisma per aprirsi un varco.
Poi l’eroe gatto spinse la porta con forza con un calcio rompendo il
chiavistello.
Quello che si presentò davanti, gli fecero strabuzzare gli occhi.
La panetteria illuminata a giorno e le decorazioni che Marinette
aveva appeso con cura e armonia avevano preso vita.
“Ma che sta succedendo?” Chiese un Chat Noir incredulo.
“La miseria!” Mormorò Lady Bug cercando di evitare la ragnatela che si era
allungata sopra fin sopra la sua testa tagliandola con lo yo-yo.
“ATTENTO, CHAT NOIR!” Lady Bug lo spinse via prima di venire colpito da una
grossa zucca che finì poi spiaccicata sul muro sporcandolo irrimediabilmente.
“Grazie, milady! Se non fosse
stato per te ora ci sarebbe la mia testa spappolata al posto dell’intonaco.” Si
alzò aiutando poi l’amica.
“I ringraziamenti dopo…qui sta succedendo un bel casino…forse nonno Roland aveva ragione.” Disse a denti
stretti.
“Hai detto qualcosa insettina?”
Chat Noir era stato distolto dal verso stridulo di un pipistrello che gli era
passato vicino e che grazie al suo bastone aveva potuto schivare.
“No, niente…liberiamoci di queste cose…non so
nemmeno come chiamarle.” Poi Lady Bug notò una cosa, erano passati più di dieci
minuti da quando Chat Noir aveva usato il suo cataclisma e ancora non aveva
iniziato a suonare per avvisare il suo portatore che fosse ora di ricaricare il
kwami.
Tikki aveva ragione, la vigilia di Ognissanti
infondeva anche a loro poteri speciali, poteri sopra ogni limite.
“CATACLISMA!” Chat Noir richiamò il suo potere, l’unico modo di liberarsi
di quegli oggetti animati, era distruggerli.
Tom e Sabine, sentendo il trambusto, scesero di corsa armati fino ai denti
e con abiti improponibili, almeno per quello che riguardava il panettiere.
Era vestito con pantaloni corti a righe bianche e azzurre di qualche taglia
più grande rigorosamente alzati sopra l’obelico, una
maglietta a maniche corte bianca (almeno era pulita, si ritrovò a pensare Marinette), ai piedi calzini di spugna lunghi fino alle
ginocchia con infradito marroni e il tutto contornato da una lunga cuffia da
notte con pon pon alla
fine.
Tom brandiva un mattarello per la pizza.
“Ora ve la vedrete con me…razza di ladri!” Si
scagliò contro i super eroi di Parigi, non notando minimamente le decorazioni
che avevano preso vita.
Solo quando inciampò in una zucca intagliata che gli sorrideva malignamente
pulsando luce rossa, che l’omone spaventato andò a nascondersi dietro la moglie
ancora incredula osservando lo spettacolo che le si stava parando davanti.
“SONO GLI ADDOBBI DI HALLOWEEN!” Urlò Lady Bug
intenta a combattere alcuni ragni neri, grossi e pelosi che le attraversavano
il corpo.
“Cosa? Come?” Chiesero all’unisono i due coniugi guardandosi.
Chat Noir cacciò via un paio di pipistrelli, ma più questi li combatteva e
più tornavano.
A nulla erano valsi i tentativi di distruzione con il cataclisma, e nemmeno
il lucky charm di Lady Bug aiutava poi molto.
Più richiamava a sé il suo potere speciale, e più le scatole di cartone
continuavano a comparire.
“Non capisco…” Disse in preda alla disperazione.
“Sbrigati a capire come usare quelle scatole, o vuoi mettere su
un’industria e venderle? Ci potresti anche guadagnare sai?”
Lady Bug digrignò i denti dalla rabbia, già non sapeva come utilizzare il
suo lucky charm ed in più ci si metteva anche Chat
Noir con le sue battute idiote.
I pipistrelli erano tanti, troppi e il gattone stava per perdere la sua
battaglia “Oddio i miei bellissimi capelli…se si attaccano,
li dovrò tagliare.” Piagnucolò il ragazzo gatto.
“Non dovrai tagliare niente, Chat Noir, perché io ti aiuterò!” Una Sabine
più che determinata prese la sua inseparabile pala da pizzaiolo e combatté al
fianco dell’eroe gatto sincronizzando perfettamente i movimenti e addirittura
anticipandone le mosse. “FUORI DAL MIO NEGOZIO!!” Tirò fuori una grinta che
fece rizzare i capelli a Lady Bug, o a Marinette, non
aveva mai visto sua madre così e Chat Noir strabuzzò gli occhi perché quella
determinazione le ricordava molto quella della sua lady, che al momento era
alle prese con ragni e ragnatele.
Un aracnide era riuscito a tessere una tela lungo tutto il suo corpo
impedendole i movimenti.
“CATACLISMA!” Con quello stratagemma riuscì a liberare Lady Bug mentre
Sabine spiaccicava quei maledetti ragni sul pavimento.
“Sicura signora Dupain di non essere stata una
Lady Bug del passato? Assomiglia moltissimo alla mia Milady.” Si rivolse alla piccola donna cinese con riverenza e
rispetto.
Sabine si portò una mano sulle labbra diafane sghignazzando divertita “Oh!
Oh! No, no…non sono mai stata una super eroina e i
tuoi complimenti mi lusingano.” Disse civettuola facendo venire il voltastomaco
a Lady Bug.
“Mamm…ehm signora Dupain
non dovrebbe dare retta a questo felino, è piuttosto fastidioso se gli si dà
corda!” Lady Bug schiacciò un ragno con un piede sul pavimento con riluttanza.
“Ma è così affascinante e voi formate una bella coppia!”
“NON SIAMO UNA COPPIA!” Sbraitò lei riprendendo il combattimento, perché più
ne schiacciava e più ne comparivano.
Chat Noir avvilito abbassò le orecchie, non avrebbe mai avuto il cuore
della sua milady, ma poco importava, perché
sembrava che l’amore che provava per lei ultimamente andasse sempre di più
scemando, e quel vuoto veniva riempito sempre di più da Marinette.
E a proposito di quest’ultima, non la notò da nessuna parte.
“Marinette non c’è?” Chiese guardandosi attorno
con aria preoccupata facendo rizzare le orecchie a Lady Bug.
“Mio marito le ha intimato di rimanere in camera sua.”
“Ha fatto ben…”
“AIUTOOOOO!!! Qualcuno mi aiuti!!!!” Chat Noir non fece a tempo a terminare
la frase che Tom con la faccia coperta da una zucca incantata, lo investì
asfaltandolo sul pavimento lucido della pasticceria con il suo peso.
“ARRIVO!!!” Gli urlò Sabine calpestando la schiena del povero ragazzo
gatto, per spaccare quella zucca con l’inseparabile pala da pizza di legno.
“Grazie, tesoro!” La testa dell’omone vorticava per la botta appena presa e
dovette sedersi per non svenire.
*
Chat Noir si alzò a fatica pensando che quella non fosse proprio la sua
giornata, o meglio nottata.
Stavano combattendo da qualche ora senza alcuna sosta, la pasticceria era
ridotta ad un ammasso di legni, vetri e farina sparsa ovunque, senza contare le
creature spiaccicate e zucche rotte che continuavano ad arrivare.
Che cosa poteva andare storto ancora?
Semplice, l’arrivo di un altro felino di dimensioni più piccole ovviamente
e che camminava a quattro zampe.
Era il gatto che Marinette aveva appoggiato con
cura sopra il vetro dove tenevano i dolci.
Soffiava, ringhiava e tirava fuori le unghie davanti ai presenti.
Lady Bug si schiaffeggiò la faccia con una mano guantata
pensando che un gatto era più che sufficiente.
“LUCKY CHARM!!” Comparve un’altra scatola. “Dannazione!”
Quella battaglia stava prendendo delle pieghe assurde e l’eroina coccinella
stava seriamente pensando di abbandonare la missione.
Già c’erano zucche animate, pipistrelli insistenti, ragni fastidiosi e
ragnatele spettrali, ci mancava solo quel gatto a posizionare la ciliegina
sulla torta per mettere ulteriore zizzania.
Chat Noir d’altro canto sembrava più a suo agio adesso che in quella stanza
c’era quella presenza, ma di sicuro cambiò opinione appena sentì le unghie di
quell’animale affondargli nella carne.
E che carne.
Strabuzzò gli occhi che iniziarono poi a lacrimare dal dolore.
Lady Bug cercò di aiutarlo tirandolo via, ma era impigliato, e non le restò
altro di buttarsi a terra e piangere divertita, mentre una miriade di ragni la
rinchiusero in un bozzolo.
Anche Sabine e Tom cercarono di aiutarlo.
“TOGLIETEMELO DI DOSSO!!!” Continuava ad urlare
lui, ormai la sua missione era liberarsi non più degli spiritelli, ma di quel
gatto rognoso.
Ma più tiravano e più questi affondava le unghie.
“BASTA! BASTA!” Fece Chat Noir.
Poi come d’incanto, quando ormai fuori iniziò ad albeggiare, i pipistrelli,
i ragni, le zucche e persino quel gatto attaccato in mezzo alle gambe di Chat
Noir s’impietrirono, cadendo sul pavimento senza vita.
“Ma che?” Chiese Tom guardandosi attorno e prodigandosi per liberare subito
la super eroina strappando con le unghie e con i denti il bossolo con cui era
avvolta.
Lady Bug si tenne la testa e mentre apriva lentamente gli occhi capì come
usare quelle scatole.
“Togliamo tutto e mettiamo via queste cose”
Ripulirono tutto in men che non si dica, tranne una
cosa…il gatto non voleva venire via, costringendo così
Chat Noir ad uscire dalla pasticceria con il felino penzolante in mezzo alle
gambe doloranti.
Lady Bug trattenne a stento una risata.
“Non è divertente!” Incalzò lui cercando di trattenere le lacrime.
“Si che lo è!” Lo rimbeccò avvicinandosi per allungargli una mano sulle
parti basse e con un movimento repentino, la coccinella riuscì a togliergli
quel fastidio. “Che pensavi?” Chiese in tono malizioso leccandosi le labbra.
*
Roland era arrivato in pasticceria
di buon mattino quella giornata.
La campanella annunciò la sua
entrata quando aprì la porta.
“Buongiorno fam…ahhhhhhh!
Che state facendo???” Si avvicinò nervosamente alla nipote che stava addobbando
a festa il negozio.
“S-sto decorando per
Halloween! E’ forse un reato?” Biascicò non curandosi più di tanto delle sue parole.
“Dove hai preso questi addobbi?”
Chiese il vecchio sbiancando.
“In cantina…erano
nascoste” Rispose la nipote appendendo un pipistrello.
“Se erano nascoste c’e un motivo,
no?”
“Sono così carine…e
a me piace Halloween”
“NO…NO…NO…non
dovevi prenderle…sono maledette!” Roland si avvicinò
alla nipote strappandole dalle mani lo scatolone.
“Lasciala in pace, papà…sei sempre il solito antico, sei troppo legato alla
tradizione.” Prese la scatola restituendola alla legittima proprietaria.
“Vi dico che sono maledette…” Cercò di essere più convincente possibile, ma
più si sforzava e più la sua famiglia lo guardava come se fosse andato fuori di
senno, così abbandonò la sua missione, lui li aveva avvertiti “…ve ne pentirete!” Mormorò assottigliando gli occhi per poi
scappare urlando a gambe levate.
*
Marinette riesumò quelle
decorazioni dalla cantina la sera stessa, sperando che Chat Noir si facesse
vedere nonostante la brutta avventura della notte di Ognissanti.
Gli avrebbe chiesto il favore di distruggerle per sempre visto che la sua
speciale visuale le aveva indicato prima le decorazioni, poi la scatola ed
infine lui, e questo stava a significare che anche lui avrebbe dato il suo
contributo.
La corvina se ne stava appollaiata sulla ringhiera scrutando il cielo
puntellato di stelle con addosso una coperta rosa pesante sopra il pigiama, con
accanto la scatola incriminata sperando che questa non si animasse proprio in
quel momento.
“Bonsoir!”
La salutò una voce dietro di lei che la costrinse a voltarsi di scatto.
“Oh! Sei qui” Disse sollevata.
“Mi aspettavi?” Mormorò avvicinandosi dolorante.
“Ti fa ancora male?” Chiese cercando di trattenersi dal ridere, quella
scena era stata troppo divertente per i suoi gusti.
“Come lo sai?”
Marinette venne percorsa da un
brivido lungo la schiena “Me-me lo hanno detto mia
madre e mio padre, mi dispiace così tanto.”
“Non ti preoccupare, un po’ di pomata e passa tutto.” Rispose spicciolo e
altezzoso mostrando i muscoli delle braccia, ma la sua espressione faceva
intuire tutt’altro.
Poi Chat Noir sbiancò quando vide accanto a Marinette
la scatola e quell’immondo gattaccio inanimato in cima a tutto il resto.
“Toglimelo dalla vista!” Protestò nascondendosi il volto con il dorso della
mano.
“Uh! Farò di meglio…usa il tuo cataclisma su
queste cose, temo che nonno Roland abbia avuto ragione e che siano maledette.”
Sospirò “…e noi da stupidi gli abbiamo dato del
pazzo.”
“Non ti amareggiare, principessa…ora ci penserà
il tuo cavaliere nero a sistemare le cose….CATACLIS…”
“Ehi!” Il gatto nero si animò davanti a loro facendo indietreggiare l’eroe.
“Stai lontano da me!”
Il felino agitò il corpo scrollandosi via il pelo in eccesso e la polvere.
“Ah già!” Scusami per l’altra sera, ero rimasto…impigliato
nel tentativo di saltare sulle tue spalle, da lì avrei avuto una visuale
migliore.”
“Peccato che hai beccato le mia pal…”
“CHAT NOIR!” Lo rimproverò Marinette stizzita e
in imbarazzo.
“Scusami…non volevo usare linguaggio volgare…però è esattamente lì dove si è impigliato il
nostro nemico.”
“Ehm…io non sono nemico, sono amico” Sottolineò l’ultima
parola attirando la loro attenzione “…il mio scopo
era quello di proteggere chiunque si impossessasse di queste decorazioni, sono
maledette, e mi spiace per i tuoi gioielli di famiglia, un po’ di ghiaccio e
pomata passa tutto.”
“Sei anche medico?” Chiese guardingo.
“No, ma un guardiano si…e qui il mio compito è
finito, ora tu distruggerai questi abomini e io me ne andrò per la mia strada.
Tante care cose ragazzi!”
“Aspetta!” Lo fermò Marinette.
“Che altro c’è?” Chiese in tono irritato.
“Perché le altre volte quando sentivamo rumori e scendevamo di sotto le
decorazioni si in animavano, mentre ieri sembrava esserci il caos…sia chiaro, io ho sentito tutto dalla mia camera” Marinette mise la mani avanti prima che Chat Noir potesse
sospettare della sua doppia identità.
“Colpa dei miraculous…danno poteri sopra ogni
limite nella notte di Ognissanti e questo ha influito anche sulla maledizione.
Ora se volete scusarmi…ho altre persone da
proteggere.” Il gatto saltò da un tetto all’altro senza tanti saluti e
complimenti lasciando completamente basiti i due giovani ad occuparsi di quella
scatola.
*
Il tre di novembre la scuola riaprì le porte, i primi ad entrare in classe
furono Nino, Alya e Marinette, seguiti poi a ruota
dagli altri.
“Strano, Adrien è in ritardo” Fece notare l’aspirante
deejay alle ragazze dietro di lui.
“Si starà incipriando il naso” Ipotizzò Alya
sghignazzando.
Marinette stava per controbattere
qualcosa, quando una testa bionda, claudicante, apparve sull’uscio della porta.
Si sedette al suo posto tirando gli occhi.
“Ehi amico! Tutto bene? Sembra che ti si sia attaccato un gatto ai…beh! Mi hai capito” Fece lui lasciando intendere a dove
per non essere troppo volgare.
“Mi sa che ci hai preso!” Rispose lui sussurrando facendo scattare sull’attenti
Marinette dietro di lui, che per tutta la durata
delle lezioni fino ad arrivare all’intervallo non aveva fatto altro che
paragonare Adrien a Chat Noir, a pensare a tutte le
coincidenze che facesse credere che infondo fossero la stessa persona.
“L’hai divorata abbastanza quella penna!” Disse Alya
togliendola dalle fauci dell’amica.
Marinette sputò su un fazzoletto
i resti di plastica mentre osservava Nino ed Adrien
allontanarsi per la pausa intermedia.
Li trovò poi in un angolo della palestra a confabulare qualcosa e Nino si separò
dall’amico che rimase seduto nella panchina con la testa all’indietro.
La corvina non perse tempo a intercettare il deejay e prendergli dalla mano
il sacchetto di ghiaccio che Adrien gli aveva chiesto
di andargli gentilmente a prendergli.
“Tu mi devi delle spiegazioni!” Marinette gli
lanciò quella busta prendendolo testa.
“Del tipo?” Adrien iniziò a sudare freddo.
“Credi sia stupida?” Berciò indurendo lo sguardo avvicinandosi a lui per
puntargli lo sguardo blu indagatore, identico a quello della sua Lady Bug, e lì
Adrien capì veramente con chi stava parlando.
“Milady…perché mi tratti così?” Chiese in tono
calmo cercando di placare gli animi.
“Perché il doloro che ti ha infero quel gatto sarà niente in confronto a
quello che ti farò io.”
“Non è giusto…dovresti prenderti cura di me” Le
passò maliziosamente il sacchetto contenente il ghiaccio.
“E tu non avresti dovuto mentirmi!” Gli alitò sul volto con gentilezza,
mentre internamente avrebbe voluto prenderlo a schiaffi.
“Diciamo che lo hai fatto anche tu.”
Marinette incassò il colpo.
“Sinceramente volevo vedere fino a che punto ti saresti spinto con…me.”
Adrien deglutì il nulla e
scariche di adrenalina gli attraversarono il corpo quando sentì il fiato caldo
di Marinette sul suo collo.
Era inerme sotto di lei, lo teneva in scacco.
“E tu fino a che punto lo faresti?” Chiese chiudendo gli occhi iniziando a
vagare con la fantasia, svanendo non appena sentì l’intero sacchetto di
ghiaccio gocciolagli nelle parti basse.
“Lo hai appena scoperto” Gli sussurrò alzandosi dal suo busto.
“Non credo” Disse lui convinto.
“Allora ne riparleremo appena mi sarà passata la collera.” Mormorò lei
allontanandosi.
“Stasera?” Chiese mordendosi un labbro sorridendo.
Marinette si arrestò e voltò il
volto nella sua direzione “Stasera!”
*
FINE
*
★ Iniziativa: Questa
storia partecipa all’ “Halloween Party” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero
Parole: 3.224
★ Prompt/Traccia: 24) A ha una
pasticceria/caffetteria e adora addobbare tutto a festa a tema Halloween.
BONUS: quello che non sa è che i suoi avventori spesso sono proprio creature
soprannaturali.