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Autore: _Misaki_    31/10/2021    3 recensioni
Tra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperare una micro SD che contiene preziose informazioni sulle attività estere di una nota organizzazione mafiosa. All'inizio sembra un gioco da ragazze, ma la situazione si complica quando il nemico, ex collaboratore della loro stessa agenzia, ordina ai propri sottoposti di ucciderle.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 DANGEROUS
 
- Cap. 35 -



 
  

 
 
 
   Un anno dopo
 
   «Non vi sembra di aver già visto questa scena?» chiese Iris appena messo piede su una delle splendide spiagge di Cancún. Il sole era alto nel cielo e il vociare dei bagnanti e dei turisti riecheggiava in ogni dove.
   «Tu dici?» rispose ironicamente Lizzy.
   «Chissà perché questi criminali si vengono a rifugiare sempre qui.» sospirò Wendy. Era passato un anno dalla cattura di Ray e dei suoi complici. Nei mesi a venire, L aveva inviato i suoi agenti nei luoghi più disparati a smantellare definitivamente la sua organizzazione criminale, che nel tempo aveva messo radici in giro per tutto il mondo.
   «Bene, direi che possiamo andare.» esortò Iris, pronta per la nuova missione. La giornata si prospettava impegnativa, erano sulle tracce di una banda che qualche settimana prima aveva svaligiato una banca, causando anche alcuni morti e feriti, per poi fuggire senza lasciare traccia. Un informatore di L situato a Cancún le aveva fatto sapere informalmente di aver visto alcuni componenti della banda aggirarsi tra i negozi della città, così lei non aveva esitato a inviare sul luogo le sue tre migliori agenti e altre due squadre di supporto per pattugliare l’intera città. Si era detta convinta che con il suo supporto sarebbero stati rintracciati in un paio di giorni e riconsegnati alla giustizia in men che non si dica.
   Le tre ragazze avevano il compito di monitorare la parte della spiaggia e le zone limitrofe. Un compito tutto sommato non così male. Proprio mentre stavano per incamminarsi lungo una colorata fila di ombrelloni, il telefono di Lizzy cominciò a squillare insistentemente.
   «Scusate un attimo…» disse la bionda, affrettandosi a controllare il numero sul display «È Jiho, l’ho lasciato a casa col bambino.» senza farlo attendere, Lizzy rispose.
    Qualche mese dopo la nascita del bambino aveva deciso di tornare in servizio. Jiho, al contrario, aveva avuto una crisi esistenziale e per un po’ non era riuscito proprio a decidersi su cosa fare del suo futuro. L’unica cosa di cui era certo era che Ray l’aveva deluso troppo e non aveva la minima intenzione di tornare a fare un lavoro del genere, rischioso e, soprattutto, alle dipendenze di un nuovo capo. Inoltre, aveva scoperto di trovarsi molto bene in compagnia di Lizzy, quindi i due avevano deciso di provare a vivere insieme e per un po’. Lui si sarebbe occupato del figlio, anche se naturalmente lei già spingeva perché si trovasse un lavoro. Non le andava molto a genio doverlo mantenere in tutto e per tutto ed era sicura che L lo avrebbe reimpiegato volentieri tra i suoi segretari.
   «Come? …Piange?» chiese preoccupata «Lo hai cambiato?... Gli hai dato da mangiare?» le risposte dall’altro capo del telefono non sembrarono soddisfarla più di tanto «E allora! ...Non è lui che piange a caso! Sei tu che non sei capace di tenerlo!» rimproverò in tono severo il suo convivente «Senti, sono al lavoro… Sì… Sì… Vedi di trovare una soluzione, e in fretta anche!»
   «Tutto bene?» chiese Iris, sentendo la concitata conversazione della collega.
   «Sì, è sempre il solito! Mai una volta che sappia risolvere un problema da solo.» rispose Lizzy, che nel frattempo aveva riattaccato.
   «Vedo che sta andando bene la convivenza, eh…» aggiunse ironica Wendy.
   «Ma che ne sai te? Dovrò assumere una babysitter vera se va avanti così!»
   Per tutta risposta, Wendy le fece la linguaccia. Da un paio di mesi anche lei e Dawon avevano cominciato a convivere, ma per il momento di figli non se ne parlava. Era decisamente troppo presto. E poi, lavoro spericolato o meno, le sembrava quantomeno doveroso ricevere una seria proposta di matrimonio prima di arrivare a un cambiamento del genere, che avrebbe inevitabilmente messo in pausa la sua carriera appena recuperata. Dopo aver allenato per diversi mesi la squadra di novellini di L, infatti, aveva definitivamente capito che l’insegnante non era un lavoro che faceva per lei: troppo monotono e ripetitivo, ogni giorno le toccava vedere le stesse facce, percorrere le stesse strade e frequentare gli stessi luoghi. Era arrivata al punto in cui sentire i racconti delle avventure spettacolari delle sue colleghe la faceva soffrire. Alla fine si era fatta coraggio e aveva deciso di tornare sul campo, così la vecchia squadra di agenti era tornata al completo.
   «Ma May? Come mai non l’hanno mandata con noi?» chiese Lizzy.
   «May è di nuovo in missione a Tokyo con Shion.» rispose Iris.
   «Sempre fortunella lei…» commentò Wendy.
    «Di che ti lamenti? Almeno tu ce l’hai un fidanzato decente!» esclamò Lizzy.
   «Beh, la vita di ognuno è il risultato delle sue azioni!»
   «Ragazze…» le ammonì Iris «Su, andiamo che si fa tardi. Stasera ho un impegno che non ho intenzione di rimandare!»
   Giorno dopo giorno, Iris era rimasta fedele alla propria vocazione di agente. Dopotutto era sempre stata convinta al cento per cento che non ci fosse nessun’altro lavoro in grado di darle le stesse soddisfazioni. Con l’entrata in campo dei nuovi agenti finalmente si era liberata dell’assurdo contratto firmato con L e, insieme al termine dello stesso, anche gli straordinari si erano conclusi, permettendole finalmente di tirare il fiato e vivere in maniera più equilibrata. Grazie ai consigli del suo amico e fisioterapista Kibeom aveva anche risolto una volta per tutte i problemi alla schiena e, ultimo ma non meno importante, la relazione con Taeoh stava andando a gonfie vele. A differenza di come si erano evolute le storie delle altre due colleghe, però, non c’erano stati grandi cambiamenti per lei. Nessuno dei due era ancora pronto a vedere invaso il proprio spazio privato e perciò avevano preferito restare a vivere ognuno nel rispettivo appartamento. Forse si sentivano ancora troppo giovani nonostante la loro età, o forse un anno era troppo poco per conoscersi a fondo come avrebbero voluto. In ogni caso la pensavano allo stesso modo, quindi non c’era nessun problema. Anzi, Iris sentiva di poter affermare con certezza di star vivendo uno dei migliori periodi della propria vita.
   «Che hai da fare?» chiese Wendy.
   «Tante cose. Su, su, andiamo…» tagliò corto lei, usando un tono scherzoso, intenzionata a mantenere segreti i propri piani. Dopodiché iniziò a incamminarsi e le colleghe la seguirono a ruota.
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
   Nel frattempo, a Tokyo era notte fonda. May e Shion erano appena rientrati in hotel dopo una estenuante serata come guardie del corpo di una loro vecchia conoscenza, il signor Iwata.
   «Certo che ce ne ha sempre una questo Iwata!» esclamò May, in un tono tra l’ironico e l’incredulo. Indossava ancora l’abito da sera rosa cipria con il quale si era recata alla mostra per tenere d’occhio i due coniugi Iwata. Seduta sullo sgabello di fronte allo specchio della camera, si stava sfilando gli orecchini.
   «È fortunato ad essere amico di L! Altrimenti si sarebbe dovuto accontentare dei controlli un po’ blandi della polizia locale.» osservò Shion, intento a disfare il nodo alla cravatta.
   Esattamente come la volta precedente, il signor Iwata aveva ricevuto delle minacce subito dopo aver indetto una piccola mostra di diamanti primaverile finalizzata a raccogliere fondi per una clinica privata di Tokyo in cui era stato curato con successo l’anno precedente, con la speranza di ringraziarli aiutandoli a implementare gli impianti e le attrezzature. A dirla tutta, i due agenti avevano già un’idea di chi fosse il colpevole: il proprietario della clinica rivale, un omone panciuto sulla cinquantina che già quella prima sera aveva scoperto le proprie carte bazzicando per la mostra. Era possibile che il signor Iwata avrebbe ricevuto altre minacce nei giorni successivi, perciò May e Shion lo avrebbero tenuto d’occhio con costanza, ma a vedere che tipo fosse il delinquente, un dilettante alle prime armi, difficilmente si sarebbe spinto oltre le parole. Come si suol dire, “can che abbaia non morde”.
   «Già, è tutto tranne che una missione per agenti del nostro calibro!» osservò May. «Però tutto sommato va bene anche così. Non è nulla di impegnativo e almeno siamo insieme a Tokyo. Sembra quasi una vacanza!»
   «E quale missione migliore se non mimetizzarsi tra la folla fingendosi una coppia quando si è davvero una coppia?»
   «Dici che L lo sa?»
   «Può essere… ma nell’ultimo periodo siamo gli agenti che hanno portato a casa i risultati migliori nelle missioni di coppia, quindi perché non inviarci comunque a proteggere il suo amico?»
   «Hai ragione, non può comunque rimproverarci nulla. E siamo anche tra gli agenti più giovani. L’avevi notato?»
   «Vero! Deve tenerci stretti se non vuole perdere una preziosa risorsa!»
   Come sempre tra i due c’era un’ottima complicità. Erano seri e attenti quando si mettevano al lavoro e sapevano divertirsi e scherzare nella vita privata. Tra i loro amici erano stati anche la prima coppia a formarsi nonostante fossero i più giovani. Questo aveva spesso lasciato pensare loro che in fin dei conti la persona giusta la trovi un po’ per caso, quando meno te lo aspetti. A volte l’hai sempre avuta a fianco ma ci hai solo messo più tempo a realizzarlo o magari a volte non si trova perché deve ancora arrivare. Il mondo è bello perché è vario e ognuno ha la propria storia da scrivere. La loro non poteva andare meglio di così e speravano sarebbe continuata per sempre, anzi, si erano ripromessi di fare tutto il possibile perché continuasse. Ad ogni modo, non avevano nessuna fretta di bruciare le tappe, anche loro avevano intenzione di continuare a vivere separati per qualche anno, in fondo erano giovani.
   «Bene, vado a farmi un bagno caldo e poi basta. Domani mattina siamo ancora dagli Iwata.» disse May, dirigendosi verso il bagno. Appena rientrata in camera aveva acceso l’acqua per riempirla.
   «Anch’io voglio fare un bagno!» Shion, nel frattempo, aveva lasciato la giacca sul letto e si stava sbottonando la camicia correndo verso la porta del bagno. Dal ghigno divertito che aveva sul volto il ragazzo, May aveva già intuito cosa avesse in mente.
   «Ma c’ero prima io!»
   «Chi ha detto che non possiamo farlo insieme?»
   «Non ci stiamo, non vedi che è piccola la vasca?» giocò a smentirlo lei.
   «Allora vince chi arriva primo!» Shion cominciò a togliersi di corsa i vestiti per potersi immergere per primo nella vasca.
   «Ok, allora fai pure.»
   Shion si fermò coi pantaloni mezzi calati.
   «Ehi, ma… così hai mandato in fumo tutti i miei piani!»
   «Ti conosco troppo bene!» rispose lei, ridendo «Riprovaci più tardi…» gli fece l’occhiolino e uscì dal bagno, chiudendogli la porta.
   «Guarda che non mollo!» rispose lui ridendo, dall’altro lato della porta.
   «È una minaccia?»
   «No, è una promessa!»
   Anche a May venne da ridere.
   A quel punto Shion riaprì la porta del bagno.
   «E va bene, dai, vai prima tu.» cedette, tanto il suo malefico piano era saltato, per il momento.
   «Grazie!» May non si lasciò sfuggire l’occasione ed entrò nel bagno, ma prima che Shion potesse allontanarsi, gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò, trascinandolo dentro con sé e richiudendo la porta con un piede. Lo scherzo era riuscito in pieno.
Del tutto preso alla sprovvista, Shion ricambiò il bacio e la aiutò a togliersi il vestito. Poi si immersero entrambi nell’acqua bollente della vasca. May non poté fare a meno di sorridere. Sarebbe stata una missione divertente ed era sicura ce ne sarebbero state molte altre in futuro.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
   A Cancún le tre squadre di agenti avevano svolto il proprio lavoro in maniera eccellente. In una sola giornata tutti i fuggitivi erano stati individuati e segnalati alle forze dell’ordine. La sera, dopo cena, i rappresentanti delle tre squadre si erano riuniti nella hall dell’hotel per tirare le somme della missione e comunicare il tutto a L. Tra questi c’era anche Dawon, che aveva mantenuto la propria posizione di leader all’interno del gruppo.
   Finita la riunione, il ragazzo lasciò gli atri due colleghi e si diresse verso la camera di Wendy. Pensando che la missione sarebbe durata almeno due giorni non avevano pianificato nulla, perciò sperava fosse libera. Arrivato alla camera bussò alla porta.
   «Oh, Dawon!» rispose lei, aprendo appena la porta.
   «Sei sola?» chiese lui. Questa volta le tre agenti condividevano la camera. Iris si era guadagnata il titolo di leader della squadra visto l’impegno e la continuità dimostrata nel proprio lavoro, perciò fino a poco prima Dawon era in riunione anche con lei ed era sicuro che non avesse ancora lasciato la hall, ma non sapeva se ci fosse o meno l’altra collega.
   «No, c’è Lizzy.»
   «Capito… ti va se andiamo giù al bar a prenderci qualcosa da bere?»  
   «Va bene, dammi qualche minuto però, ero già in pigiama.»
   Wendy andò a cambiarsi in un semplice vestito estivo e raggiunse il ragazzo, che nel frattempo era rimasto ad aspettarla fuori dalla porta. Dopodiché, i due scesero al bar dell’hotel e ordinarono dei cocktail ghiacciati.
   «Fa parecchio caldo qui.» disse Wendy, sventolandosi con la mano.
   «Un po’, ma almeno domani abbiamo la giornata libera.»
   «Certo che ne è passato di tempo da quando sei diventato un agente. L’ultima volta che siamo stati qui eravamo nemici.»
   «Già, a pensarci mi sembra assurdo.» Dawon bevve un bel sorso dal proprio bicchiere.
   «Sai cosa è assurdo?» Esclamò improvvisamente Wendy, in tono polemico «Che in un anno non ci abbiano mai mandato una volta in missione assieme! May la mandano sempre con Shion! Iris un paio di volte ci è andata con Taeoh. Noi invece mai! Non è giusto!»
   «Tecnicamente ora siamo insieme…»
   «Sì, ma non insieme, insieme. Siamo comunque in due squadre separate.»
   «Beh, però al momento è come se fossimo in vacanza insieme, non è meglio? E poi credo che capiterà l’occasione prima o poi.»
   «Umm, lo spero. È brutto dover sempre stare separati tanti giorni.»
   «Cosa posso fare per tirarti su il morale?»
   Wendy ci pensò per un attimo.
   «Beh, una cosa ci sarebbe…»
   «Dimmi pure.»
   «Visto che abbiamo finito e il volo di rientro è dopodomani siamo in vacanza, no?»
   «Sì…»
   «Allora stasera portami a ballare! E domani passiamo tutta la giornata insieme!»
   «Tutto qui?»
   «Esatto. L’altra volta per colpa delle missioni, di Lizzy che faceva la pazza e di quegli scemi di Buffy e James ho passato un mucchio di serate orribili! Questa volta voglio che sia finalmente memorabile. Voglio andare a letto col sorriso!»
   «Se è questo quello che vuoi, nessun problema, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta su dove andare.»
   «Yeh! Let’s go!» Tra una chiacchiera e l’altra i due avevano finito di bere. Wendy si alzò dalla sedia e prese sottobraccio Dawon, trascinandolo con sé a cercare la migliore festa nelle vicinanze. Finalmente si sarebbe scatenata a dovere.
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
   Dopo la riunione con Dawon e MinHyuk, ovvero i leader della seconda e terza squadra inviate a Cancún, Iris era rimasta nella hall dell’hotel. Seduta al tavolo dove si erano riuniti, stava svolgendo le ultime formalità per L. Appena concluso il lavoro, guardò l’orologio. Erano già le dieci e tre quarti. Chiuse il laptop e si stiracchiò la schiena.
   «Finito di lavorare?»
   Iris sollevò lo sguardo, era Taeoh. Il ragazzo, con il quale aveva un appuntamento quella sera, vedendo che gli altri erano già rientrati mentre lei non si era ancora fatta viva aveva deciso di andare a cercarla.
   «Taeoh! Scusa il ritardo, ho finito adesso.»
   «Non importa, immaginavo avessi ancora da fare.» rispose lui, scuotendo leggermente la testa «Vogliamo andare?»
   «Andiamo.»
   I due riportarono il computer in camera della ragazza, scesero in spiaggia e cercarono un posto tranquillo dove sedersi sulla sabbia ad ascoltare il rumore del mare. In questo erano molto simili, a nessuno dei due piacevano la folla e il caos, preferivano starsene un po’ da soli in tutta tranquillità.
   «Qui dovrebbe andare bene.» disse Taeoh, una volta raggiunto un punto un po’ isolato in cui non c’era nessuno.
   «Ahhh, finalmente un po’ di meritato relax!» esclamò Iris, sedendosi stancamente sulla sabbia.
   Il ragazzo fece lo stesso.
   «Già! Abbiamo camminato tutto il giorno. E poi… tu se non ti fai male non sei contenta.» le fece notare il ragazzo, in tono decisamente troppo dolce per suonare come un rimprovero.
   Istintivamente, Iris si portò una mano alla piccola fasciatura che aveva sul braccio, un souvenir lasciatole dall’ultimo uomo acciuffato quel pomeriggio, proprio non voleva saperne di essere ammanettato.
   «Pensavi che non me ne fossi accorto, eh?» la punzecchiò come al solito lui.
   «Non è niente, è solo un graffio.» sminuì Iris, in fondo non si trattava di nulla di grave.
   «Insomma…» Taeoh la abbracciò, tirandola verso di sé e stringendola forte «Non fare sempre la dura, lasciati coccolare un po’!»
    «Aiuto, soffoco! Lasciamiii!» rispose lei in tono scherzoso, giocando a liberarsi dall’abbraccio.
   «No, non ti lascio andare da nessuna parte!»
   «E va bene, non che mi dispiaccia la cosa.» Iris lo abbracciò a sua volta e appoggiò la testa alla sua spalla.
   «Ah, ah! lo sapevo che era una finta!»
   «Sì, forse.» Iris avvicinò il volto a quello di Taeoh e gli stampò un bacio sulle labbra.
   Lui portò una mano tra i capelli della ragazza, la avvicinò di nuovo a sé e ricominciò a baciarla. In quel momento, il cellulare di Iris iniziò a squillare insistentemente.
   «Uffa...» protestò Taeoh.
   «È L.» disse Iris, guardando il numero sullo schermo.
   «Perché non ci può lasciare in pace un minuto? Lì sarà anche mattina, ma lo sa che ore sono qua? Sono le undici e mezza! È tardi, tardissimo, e questo è confiscato!» esclamò il ragazzo, prendendo il cellulare dalla mano della ragazza. Naturalmente si divertiva a scherzare, ma un po’ si preoccupava che la sua ragazza fosse sempre così ligia al dovere, di sicuro non era nulla che L non potesse chiederle il giorno seguente e non era il caso di stressarsi per accontentare ogni sua richiesta. Dopotutto il segreto del successo è anche un po’ farsi desiderare.
   «Che fai? Ridammi il cellulare!» Iris allungò le braccia per riprenderlo, ma Taeoh lo teneva troppo in alto. Nel tira e molla caddero entrambi sulla sabbia. Nel frattempo, il cellulare aveva smesso di squillare. Taeoh rimase così, sdraiato a terra con Iris sopra di lui. Le infilò il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e portò le braccia intorno alla sua vita.
   «Visto, non era nulla di urgente. Può aspettare.»
   In quell’esatto momento iniziò a suonare il telefono di Taeoh. Iris fu più veloce del proprietario e glielo sfilò dalla tasca.
   «Oh, oh… L! Mi sa che ti tocca rispondere.» gli fece la linguaccia.
   Questa volta Taeoh doveva ammettere di essersi tirato la zappa sui piedi. Si schiarì la voce e rispose.
 
   «Pronto?»
   «Si può sapere perché nessuno mi risponde?!» ovviamente Taeoh non poteva saperlo, ma Dawon e Wendy erano nel bel mezzo di una festa sulla spiaggia con la musica a tutto volume e di certo non si erano minimamente accorti della chiamata. Lizzy era impegnata in una videochiamata con Jiho e il figlio, che si erano appena svegliati, e anche gli altri agenti probabilmente erano a divertirsi da qualche parte. Tranne Daeju, lui probabilmente aveva chiamato Luna prima degli allenamenti di SolHee ed era andato direttamente a dormire.
   «Ehm, non saprei…» rispose Taeoh, portandosi una mano con le dita unite perpendicolare alla gola come per dire “mi ammazza”. Iris trattenne a stento una risata. Era abbastanza vicina da riuscire a sentire l’intera conversazione.
   «Comunque, volevo solo dirvi che ho cercato di anticipare il vostro volo di rientro, ma proprio non c’è posto! Mi dispiace, dovrete rimanere a Cancún fino a dopodomani.»
   «Ci mancherebbe! Non si preoccupi, nessun problema.»
   «Ci pensi tu a riferirlo agli altri?»
   «Assolutamente! Buona giornata!»
 
   Appena terminata la chiamata, i due scoppiarono a ridere.
   «Ma che peccato, siamo forzatamente in vacanza!» esclamò Iris, spostandosi da sopra Taeoh e sdraiandosi accanto a lui, con un braccio del ragazzo a farle da cuscino.
   «Già… proprio non vedevamo l’ora di tornare!» lui le prese la mano, intrecciando le dita con le sue.
   «Si vedono bene le stelle da qui.» osservò lei, alzando lo sguardo.
   «È sempre affascinante il cielo di notte.» annuì Taeoh.
   «Domani che vuoi fare?» gli chiese Iris.
   «Assolutamente niente. Spiaggia, mare, sole e dormite.»
   «Affare fatto!»
   Almeno per quella volta era servito a qualcosa spicciarsi e concludere in fretta la missione. Le vacanze a sorpresa erano sempre le migliori.
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
   Qualche mese dopo.
 
   «Pronto, prova. Agente Wendy, mi senti?» Iris attivò la ricetrasmittente. Erano passati due mesi dall’ultima missione a Cancùn. Questa volta sarebbe toccato a lei coordinare da lontano. Appostata sulla cima di un tetto teneva d’occhio le strade sottostanti nell’attesa che il soggetto facesse la sua comparsa.
   «Che vuoi Iris!?»
   «Sei pronta per la tua prima missione in coppia con Dawon?»
   «Non mi distrarre!» protestò Wendy, facendo come per tirare un pugno alla figura immateriale di Iris che la disturbava attraverso l’auricolare.
   «Shhh, non ti agitare, May mi ha comunicato che sta arrivando!» Anche May, in un altro punto della zona stava tracciando le mosse del criminale e lo aveva visto girare l’angolo che lo avrebbe condotto sulla strada in cui si trovavano i due.
Improvvisamente, Dawon afferrò Wendy per le spalle, spingendola contro il muro e baciandola senza preavviso sotto lo sguardo confuso della ragazza. Il soggetto passò davanti a loro senza degnarli di uno sguardo.
   «Ottima mossa!» esclamò May all’auricolare. «Ora seguitelo, in fondo alla strada c’è Lizzy, non può scappare!»
   «Ricevuto.» rispose Dawon.
   «Perfetto.» concluse Iris, soddisfatta. «Passo e chiudo.»



Fine.
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   Non ci posso credere, è davvero l'ultimo capitolo T_T Dopo più di un anno di pubblicazione, anni in cui è stata scritta a riprese, lasciata nel cassetto e ripresa... è davvero la fine. Non vedevo l'ora di finirla, ma penso proprio che mi mancherà!
   Come avevo preannunciato, ci saranno degli extra. In particolare ne ho in mente due, uno è già scritto, mentre l'altro non ho ancora avuto tempo di realizzarlo. Spero di poter presto tornare a scrivere, perché ormai saranno almeno due mesi che non ho più tempo e non voglio smettere come avevo fatto durante l'università! Mi mancano sempre il tempo e l'energia per scrivere, che è una cosa fondamentale per sentirmi bene!
   Ad ogni modo, grazie di cuore a tutti i lettori che sono arrivati fin qui! Grazie a chi ha recensito e a chi ha solo letto. Spero sia stato un piacevole viaggio e di tornare presto a condividere questa meravigliosa passione della scrittura con tutti voi!
   Se qualcuno fosse interessato, il mio primo libro è disponibile su Amazon QUI. È un giallo ambientato in Giappone, ma è accompagnato anche da una dolce storia romantica. Passate a dare un'occhiata ;)
   Grazie ancora tutti e a presto!

   Misa
   
  
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