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Autore: Allen Glassred    02/11/2021    0 recensioni
DA BLOODY SUNSET
In una notte invernale, Allen non riuscirà a prendere sonno, troppo preso dal rimorso di aver sacrificato la figlia a Lucifero senza opporsi minimamente. A consolarlo, ci sarà inaspettatamente la madre di quell'allora bambina e che, ora, poteva essere una giovane donna.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bloody Sunset '
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Sono trascorsi ormai quasi diciotto anni da quando, in una fredda notte invernale il tramite del peccato di Accidia è venuto al mondo. Diciassette anni in cui il bambino diventato giovane uomo è rimasto quasi sempre immobile, sguardo fisso e bambola tra le braccia, reputando questa vita stessa troppo noiosa per essere vissuta. Diciassette anni in cui i suoi genitori hanno, invece, continuato a portare avanti i piani di Lucifero ed a progettare il suo risveglio. Diciassette anni da quando, in quella stessa notte invernale una bimba è stata sacrificata a Lucifero, in quanto poteva essere un “ ostacolo “ alla rinascita di Sloth.

 

Allen Glassred non sembra riuscire a prendere sonno: sono ormai le tre della notte, tuttavia i pensieri non sembrano volerlo lasciare tranquillo. Innervosito getta le coperte di lato, per poi alzarsi e decidere di andare in una stanza ben precisa: una stanza ormai chiusa da circa diciassette anni. Non ha mai sentito la necessità di visitarla, a dire il vero questa è la prima volta che vi rimette piede. Tuttavia è come se una forza maggiore lo spingesse a farlo, una forza che guida più il suo lato umano che quello demoniaco e quindi no, non può essere un richiamo di suo padre Lucifero. Quasi senza rendersene conto giunge di fronte ad una porta chiusa, una porta della quale solo lui possiede la vera chiave. Rimane immobile qualche momento, stringendo la maniglia ma non estraendo ancora alcuna chiave. “ Coraggio, Allen: glielo devi. Almeno questa notte “. Sussurra solamente, prima di concentrare una parte della propria Grazia Demoniaca su quella maniglia che, come se qualcuno avesse aperto dall’interno scatta e fa in seguito spalancare la porta. Il giovane tramite di Lust entra seppur, per la prima volta si senta quasi esitante: non è paura la sua, non ne ha mai avuta di niente e di nessuno e mai ne avrà. No: la sensazione che prova a primo impatto, guardando quel letto perfettamente integro ma impolverato, quel mobilio, quello specchio, il resto dell’arredamento, non è paura ma qualcosa di ugualmente forte. “ Sono già trascorsi quasi diciotto anni da allora… “. Sussurra, mentre come scene di un vecchio film rivive, nella sua mente, il momento della nascita di suo figlio Leo. “ Diciassette anni, ed ancora non sono riuscito a chiederti perdono… “. Sussurra: in quel momento pensa, si sente molto più umano che capo della Incarnazioni Demoniache. Il suo “ film “ va avanti, le immagini si fanno dolorose: Lucrezia ha dato alla luce Leo e le è stato subito portato via da Halle, la stessa Halle che, accorgendosi di un’altra cosa ha chiesto a lui di fare qualcosa di abominevole. “ Clarie… “. Sussurra quel nome, ripensando a come, accortasi che Lucrezia aveva dato alla luce due gemelli Halle gli ordinò di sacrificare la figlia a Lucifero: essendo la figlia di due incarnazioni demoniache aveva un potere notevole, tuttavia non poteva rimanere in vita: terrorizzata dal fatto che il fratello potesse avvertire il profondo legame con la gemella ed attaccarsi dunque a lei come umano, la Sacerdotessa temeva che questo avrebbe potuto ritardare, se non annullare definitivamente il risveglio di Sloth e questo non doveva accadere nel modo più assoluto: senza uno dei sette peccati capitali infatti, la battaglia terrestre per dare il via al risveglio di Lucifero non avrebbe mai potuto avere luogo. “ Avrei dovuto proteggerti. Avrei dovuto oppormi al volere di Halle, invece… “. Il giovane dalla chioma ametista si siede su quel letto, passando un dito sulle coperte impolverate ed in seguito stringendo la mano a pugno. “ … invece io, tuo padre, ti ho sacrificata con queste mie stesse mani, con la mia stessa spada. Potrai mai perdonarmi? “. Chiede, afferrando una vecchia bambola e sapendo che chiaramente nessuno gli risponderà: è solo nella stanza o meglio, così crede.

 

La donna dalla fiammeggiante chioma lo sta osservando da un po': la porta è rimasta socchiusa e, incuriosita dai rumori colei che si è rivelata essere Lucrezia ha deciso di andare a controllare. Ed a quanto pare pensa, non ha sbagliato: certo non avrebbe mai pensato che ad entrare fosse stato colui che è il suo ex marito, o forse pensa, forse in parte ne era cosciente: questo è il giorno del compleanno di Clarie e di Leo, i loro figli. E suppone, questo deve aver smosso qualcosa nell’animo dell’apparentemente più freddo di tutti i sette tramite. La rossa prende coraggio e, dopo qualche momento entra in quella stanza in cui, diciassette anni prima entrambi i suoi figli le vennero strappati non appena li diede al mondo. “ Allen… “. Sussurra solamente la donna, sedendosi al suo fianco e posandogli una mano sulla spalla. “ Cosa succede? “. Una domanda: una domanda che potrebbe essere forse scontata ma che, in un simile frangente ha mille significati. Da parte sua lui le rimane di spalle, pur essendosi accorto della sua presenza. “ Manca tanto anche a me, la nostra Clarie… “. Fa poi l’Incarnazione Demoniaca di Gola, come avesse percepito i pensieri dell’ex marito ed i suoi sentimenti, come fossero i propri. Lui rimane in silenzio, non si volge verso di lei e stringe forte la bambola a sé. Lucrezia rimane ferma in quella posizione per qualche, interminabile istante e, capendo che forse vuole stare solo si alza di lì a poco. “ Io vado: non voglio disturbarti oltre, ma sappi che se hai bisogno di sfogarti io ci sono. Ricorda che Clarie era anche mia figlia… “. Con quest’ultima frase e trattenendo alcune lacrime fa per uscire: non può, pensa. Non può mostrarsi debole e piangere, dev’essere forte e dev’esserlo soprattutto per lui. Perché il fatto che si siano lasciati anni fa, non significa che i suoi sentimenti siano svaniti, e… una presa: una presa salda e decisa sul suo polso, la ferma poco prima che se ne vada e che si allontani. “ Allen? Cosa… ? “. Fa per chiedere lei, ma solo in seguito si accorge che, proprio come lei anche lui sta cercando a stento di non mostrare le proprie lacrime.

 

“ Ti prego… “. Sussurra ad un certo punto lui, mentre lei lo osserva in attesa che prosegua la frase. “ … rimani qui, con me. Non voglio rimanere da solo, stanotte… “. Sussurra nuovamente e, seppur sorpresa lei none sita ad annuire: posa una mano su quella di lui, per poi sedersi nuovamente al suo fianco.

 

“ Io ci sarà sempre per te, Allen. Sempre “. Sentenzia e, senza darle il tempo di proseguire lui si volge finalmente verso di lei: sta piangendo. Ha mandato al diavolo il suo orgoglio e finalmente sta lasciando andare quel dolore, che lo accompagna di ben diciassette anni.

 

“ Perdonami… mi dispiace… “. Sussurra solamente, mentre lei lo stringe forte a sé e, di lì a poco lascia a sua volta andare quelle lacrime a lungo trattenute.

 

“ Non potrei mai odiarti, mai “. Mormora semplicemente la figlia di Rilien ed Abaddon, stringendolo così forte che, per un momento la presa si fa quasi dolorosa. “ Io ti amo “. Sussurra a bassa voce la rossa, ma non abbastanza bassa da non farsi udire. Ma questo, almeno epr ora lei non lo sa ancora.




In una notte invernale, Allen non riuscirà a prendere sonno, troppo preso dal rimorso di aver sacrificato la figlia a Lucifero senza opporsi minimamente. A consolarlo, ci sarà inaspettatamente la madre di quell'allora bambina e che, ora, poteva essere una giovane donna.
   
 
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