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Autore: darkwolf24    02/11/2021    1 recensioni
Può un Pokemon amare un essere umano?
Può l'amore andare oltre l'aspetto, le differenze linguistiche e la specie.
Questa è la storia di una Braixen molto speciale nata con un dono unico e del suo amore proibito per un ragazzo.
(Questa storia fa parte della raccolta "Dream molder")
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate | Contesto: Anime, Videogioco
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Sono nato in una famiglia molto agiata e fin da piccolo ho sempre avuto privilegi di ogni tipo, soprattutto a scuola. La verità è che questi privilegi non li ho mai desiderati. Fin dal primo giorno di scuola il mio status è sempre stato unicamente un problema ed a causa sua tutti mi hanno sempre allontanato e quei pochi che mi si avvicinavano lo facevano unicamente per interessi personali. Così, senza nessuno con cui parlare mi limitavo a studiare prendendo sempre il massimo dei voti in ogni singola materia. Non avevo un vero scopo nella mia vita e così cercavo di trovarlo nei libri sperando di trovare una motivazione per andare avanti in quei semplici fogli di carta. Un pomeriggio d'autunno però tutto cambiò. Avevo sei anni e ricordo che stavo giocando nell'enorme giardino dietro la villa dove abitavo quando sentii un urlo di dolore provenire dal bosco, e così corsi nella direzione da cui proveniva il suono. Continuai a correre il più velocemente possibile fino a quando non trovai una piccola Fennekin. Mi ricordo perfettamente l'odore del sangue nell'aria, il terrore ed il dolore negli occhi di quella piccola creatura e la tagliola che le stava attanagliando la gamba minacciando di spezzarla al primo movimento del Pokemon. Immediatamente mi accostai a lei cercando di aprire la tagliola con le mie sole forze, ma nulla. Decisi quindi di fare leva con una pietra che trovai lì vicino e così riuscii a liberare la creatura che si accasciò in un mare di sangue. Senza pensarci due volte presi la piccola Fennekin e corsi verso la villa e poi in camera mia. Per fortuna ero da solo in casa altrimenti solo Dio sa cosa avrebbero fatto i miei vedendomi tornare con un Pokemon, per non parlare del fatto che ero completamente sporco di sangue. Se c'era una cosa che la mia famiglia odiava più dei Pokemon erano i Pokemon feriti e sanguinanti.

Una volta in camera mia mi apprestai a prendere il kit di primo soccorso ed a medicarle le ferite. Le disinfettai la ferita e bloccai l'emorragia, infine steccai la gamba fasciandogliela. Una volta finito il lavoro mi fermai a guardarla. Sembrava non soffrisse più, sembrava calma e tranquilla come se si fidasse di me. Le feci un caldo sorriso mentre pensavo alla mia prossima mossa, purtroppo avevo i vestiti sporchi di sangue e non avevo idea di come pulirli, ma una cosa era certa, i miei genitori non avrebbero mai dovuto sapere che quel sangue era della Fennekin e per questo feci l'unica cosa che mi venne in mente, coprire il suo sangue con il mio. Decisi di andare in cucina per prendere un coltello e dopo essere tornato in camera mi sedetti davanti alla scrivania pensando a dove eseguire il taglio. Con il sennondi poi a dire il vero penso che quella sia stata una decisione veramente stupida, ma allora mi sembrò la cosa più intelligente da fare e così, mentre pensavo ad una scusa plausibile, infilai la lama argentea del pugnale nella mia mano. Non emisi un fiato, non un lamento, niente di niente, il mio unico pensiero era quello di nascondere le prove della presenza della Fennekin la quale guardò ogni secondo con uno sguardo incredulo. Ancora oggi non capisco il motivo per cui non provai dolore, forse perché avevo paura per la Fennekin? Non ne ho idea e non so se la avrò mai, ma almeno ora ho una cicatrice a ricordarmi cosa non fare per nascondere delle tracce di sangue.

Riuscii a nascondere la verità sia ai miei genitori che alle altre persone della villa, io e Jolie eravamo gli unici a sapere dell'esistenza della Fennekin. Jolie era una cameriera della villa, l'unica con cui avevo un rapporto che andava ben oltre il concetto di lavoro, l'unica persona che mi stava accanto anche quando i miei erano fuori per lavoro. è stata lei a dare un nome alla Fennekin, la chiamò Mia. Mi ricordo il giorno in cui Mia ottenne il suo nome, era il giorno in cui tolsi la benda dalla sua gamba e non la smetteva di correre per la stanza. Mia decise di ramanere ad abitare con me e così nacque il nostro rapporto di amicizia. Passavamo ogni secondo del mio tempo libero a giocare insieme nascondendoci dagli occhi delle altre persone, finalmente ero contento ed avevo uno scopo nella mia vita, rendere Mia felice e non avrei permesso a nessuno di allontanarla da me. I miei dicevano che i Pokemon erano rozzi, sporchi e stupidi, ma si sbagliavano. Nel tempo che passavamo insieme Mia si dimostrò molto più intelligente di molte persone di mia conoscenza, era sempre piena di energie ed aveva sempre una grande voglia di imparare. Così mi venne un'idea, lei capiva il linguaggio umano, aveva solo problemi a parlarlo, così creai un sistema di segni per aiutarla a comunicare con me. Era interessante osservare la velocità con cui imparava, in due anni sapeva sia leggere che scrivere piccole parole come "Pokemon" o "Mia", ero certo che col passare di qualche anno sarebbe riuscita perfino a parlare, ma poi venni trasferito. Secondo i miei insegnanti avevo un quoziente intellettivo molto superiore alla media e così mi trasferirono in una scuola fuori città, lontano da tutte le persone che conoscevo, lontano da Mia.

>Ora sono passati ben dieci anni da quando ho lasciato Jolie ad occuparsi di Mia, mi chiedo quante cose siano cambiate< Conclusi per poi rimanere a fissare il finestrino del treno. >Quindi tu sei il figlio dei Kirigaya? La famiglia più ricca di tutta la regione?< Mi chiese il signore che stava in cabina con me ed io annuii semplicemente. >Il mio nome è Kazuto, Kazuto Kirigaya< Aggiunsi per poi sospirare. >Si ricorderà ancora di me? sono passati dieci anni, l'ho abbandonata per ben dieci anni< >Non l'hai abbandonata giovanotto, tu l'hai salvata, hai dato a quel Pokemon una vita felice, l'hai protetta andando anche contro alle regole che ti erano state imposte. Sei un eroe, e fidati che non si vedono molti eroi tra i giovani d'oggi< Mi interruppe il vecchietto preparando le sue valige per scendere dal treno. Non so se aveva ragione o meno, ma era sicuro che farsi prendere dal panico era inutile, porsi quelle domande era inutile. ormai era quasi l'ora, l'ora di ripagare i conti, l'ora di colmare il vuoto di quei dieci lunghi anni.

 

   
 
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