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Autore: purpleblow    03/11/2021    0 recensioni
Yuffie rimase qualche secondo in silenzio, poggiata sullo stipite della porta, prima di rivolgere qualsivoglia parola all’ospite indesiderato — seh, crediamoci — che l’attendeva sull’uscio con una cicca in bocca e un sorriso sornione.
« Reno. » pronunciò quella, sollevando un sopracciglio alla sua vista nel tentativo di simulare un certo fastidio per la sua presenza. « Ma è mezzanotte, che ci fai qui? » [Fanfiction partecipante alla Pasticceria del Buonumore della Notte Bianca 2021 di Lande di Fandom col prompt dolcetto cremoso di Regis "Ma è mezzanotte, che ci fai qui? »]
Genere: Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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This is our life, this is our song


 

Yuffie rimase qualche secondo in silenzio, poggiata sullo stipite della porta, prima di rivolgere qualsivoglia parola all’ospite indesiderato — seh, crediamoci — che l’attendeva sull’uscio con una cicca in bocca e un sorriso sornione.

 

« Reno. » pronunciò quella, sollevando un sopracciglio alla sua vista nel tentativo di simulare un certo fastidio per la sua presenza. « Ma è mezzanotte, che ci fai qui? » 

 

Il rosso la squadrò da capo a piedi, gustandosi ogni centimetro della pelle candida e ben visibile grazie alla mini vestaglia che stava indossando la ninja — non era molto contento del fatto che avesse aperto la porta in quelle condizioni, seppur in cuor suo sapessero entrambi essere l’unico che poteva andare a bussare a quell’ora della sera, ma non lo dette ovviamente a vedere — dopodiché le rivolse uno sguardo piuttosto interessato.

 

« Come se non ci fossi abituata alle mie improvvisate… » mugugnò lui, entrando senza tante cerimonie e impossessandosi di quelle labbra velenose senza nemmeno darle modo di dire ‘a’. « Dubito anche che tu abbia anche la minima intenzione di cacciarmi, mocciosa. » 

 

« Possibile tu sia sempre così dannatamente sicuro di te, stronzo? » rispose lei, staccandosi dalla bocca dell’altro giusto per ribattere, non potendo resistere a stare in silenzio e ignorare alcuna provocazione. « Potresti anche avvertire ogni tanto. Potrei, che so, voler rendere un minimo accogliente casa mia, no? » 

 

Reno si lasciò scappare una risata, seguito da quello della ninja che non ci credeva manco lei alla strozzata appena detta. « Pulire questo buco laido? Tu? Non farmi ridere, Kisaragi. » 

 

Borbottò, giochicchiando con lo spallino morbido della vestaglia di seta nera della ragazza, facendolo poi scivolare lungo il suo braccio e scoprendo il seno poco prosperoso; Reno in una scia di lenti e caldi baci si avvicinò al capezzolo che prese delicatamente fra le proprie labbra, sentendo lei lasciarsi andare a un sospiro che suonava come liberatorio.

Se la prese in braccio, afferrandola da sotto le cosce mentre con un calcio chiudeva la porta, dirigendosi subito dopo verso il divano in pelle rivestito da un telo che serviva come protezione dai gatti indemoniati degni compagni della strega che avevano per padrona; la posò su di esso, separandosi dalla sua pelle in modo da toglierle la vestaglia e gli slip, tornando subito dopo a dedicarsi a lei che, nel mentre, lo osservava con una certa impazienza.

 

« Sei una fottuta mocciosa esigente. » ridacchiò divertito il rosso, sollevandole le cosce e portando i palmi sui suoi glutei in una carezza decisa, solleticandole le labbra con i pollici in un movimento lento che la fecero sussultare, desiderosa di essere accarezzata più intimamente. 

 

« Chi ha mai detto il contrario, scusa? » ansimò nel momento stesso in cui percepì il respiro caldo di lui scontrarsi con la propria intimità. « E visto che lo sai, che ne diresti di accelerare? Non sono io quello che è stato lontano un mese da Midgar e deve farsi perdonare infiniti e mancati orgasmi. » 

 

Lui, da totale stronzo qual era, si ritrasse guardandola dritta negli occhi con un sorrisetto colmo di sarcasmo, per nulla intenzionato a darle ascolto, cosa che fece stizzite ulteriormente quella iena della sua — forse — ragazza che non ci mise mezzo secondo prima di sbottare contrariata.

 

« Vuoi lo sciopero del sesso? Basta dirlo, eh. » grugnì, chiudendo di botto le gambe di fronte a un Reno prossimo a scoppiare a ridere. « Chiuso per ferie. Cia’. » 

 

« Ma falla finita, deficiente! » esclamò quello, tornando a schiuderle le cosce deciso ora a darle ciò che voleva. Volevano entrambi. « Mi farò perdonare per questa grave colpa, mia regina. » 

 

L’espressione tra il compiaciuto e l’autoritario non ammetteva ulteriori attese e Reno l’accontentò finalmente, ma non certo perché imposto dalla ninja, bensì perché lui stesso sentiva il bisogno di tornare a bearsi del sapore e dei gemiti di piacere della sua donna. Checché ne dicesse, le era mancata terribilmente e aspettare ancora avrebbe fatto del male più a lui che a lei.

In un gesto lussurioso come quello che stava facendo in quell’istante, mentre le accarezzava le labbra con la lingua con una certa voracità dettata dal desiderio, si celava comunque una punta di delicatezza e dolcezza che non era solito regalarle. Non lo faceva mai con nessuno, ma con lei, in quel momento, si stava sentendo di aprirsi e farle conoscere quel lato di sé sconosciuto a chiunque, segno inconfutabile che quella ragazzina petulante non era così insignificante come amava spesso ripeterle.

E in un qualche modo lei lo percepì seppur fuori di sé per via del piacere. Lo sentiva dentro di sé, lo sentiva sulla propria pelle e in uno slancio di qualsiasi cosa fosse quella strana sensazione che le stava attanagliando le viscere in relazione a ciò che aveva percepito, si aggrappò ai suoi capelli, stringendo le ciocche in un gesto che gridava bisogno di appartenenza e voglia di sentirlo ancora più vicino a sé.

Esplose in un orgasmo liberatorio che sapeva non solo di attesa ma anche di sentimento e in una muta richiesta che lui capì solamente dallo sguardo lucido e languido di lei, le si sdraiò accanto e la strinse fra le braccia, tenendola a sé come a non volerla lasciare mai più.

Normalmente erano soliti fare gli spavaldi fra loro, usando termini e toni sarcastici perché in fondo erano fatti così, anche se un occhio esperto avrebbe compreso che entrambi provavano qualcosa di davvero enorme nei confronti dell’altro ma che tendevano a soffocarlo per non sentirsi vulnerabili, troppo provati dalle tante delusioni della vita; a poco a poco però stavano imparando a fidarsi l’uno dell’altra e a mettersi a nudo, senza timore di mostrare il fianco.

 

« Ho temuto che stavolta non saresti tornato. » si lasciò sfuggire in un sussurro, affondando il viso nell’incavo del suo collo quasi per la vergogna di risultare patetica a causa di una preoccupazione che detestava mostrargli ma che aveva comunque sentito il bisogno di esternare.

 

« Yuffie. » sussurrò lui, aumentando la presa sul suo corpo, baciandole piano una tempia. « Vuoi saperla una cosa? Non ho davvero alcuna intenzione di crepare senza vederti un’ultima volta. » 

 

Quell’affermazione, per quanto macabra, fu in grado di far sorridere la ninja che in poche semplici parole comprese ciò che tra di loro rimaneva non detto. In quella che percepì come una promessa riuscì a soffocare il timore di perderlo: si sarebbe ammazzato prima di crepare per mano di altri senza prima darle un degno addio e a questo lei ci credeva fermamente, senza contare che la pensava allo stesso identico modo.

 

« D’accordo, con questo ti sei guadagnato il mio letto per stanotte. » sussurrò prima di votare il viso in cerca delle labbra del rosso.

 

« Ah perché non era scontato? Sei davvero rimasta a due anni fa, quando ancora dopo il sesso mi cacciavi fuori a calci? » domandò lui mordicchiandole il labbro, sbuffando quando la sentì ridacchiare.

 

« Non vorrai farti esplicare l’ovvio, mh? Ora sta’ zitto che devo dormire… » disse lei chiudendo la discussione fatta di sarcasmo, senza preoccuparsi del fatto che come ogni volta che si addormentava sul divano dopo il sesso sarebbe toccato a Reno prenderla fra le braccia e accompagnarla a letto. Cosa per cui non gli dispiaceva affatto, troppo affezionato a quella regina viziatissima.

   
 
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