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Autore: hermy09    03/11/2021    0 recensioni
"Dovrei iniziare a chiamarti principe Jason" .
"No...".
"Sapevo non ti sarebbe piaciuto, ecco è ufficialmente il soprannome giusto" .
"Non ha alcun senso" .
"Si invece. La storia di base abbiamo detto che c'è. L'aspetto stereotipato anche. In più sei sempre tutto composto e diplomatico, anche se è tutta scena... Non guardarmi così!" .
"Ogni volta che parlo con te mi ricordo perché non lo facevo mai".
"E hai pure salvato dai guai una persona che non sopportavi, due volte! Me! Se non ti rende un cavaliere..." .
"Limitati a principe per favore".
Dopo essersi lasciato con Rachel, un improvviso avvicinamento al suo vicino di casa Jason Grace farà scoprire a Percy che ci sono molte cose su se stesso che in realtà non sa. E ovviamente, trattandosi di Percy gli porterà anche molti guai.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Jason/Percy, Percy Jackson, Rachel Elizabeth Dare, Reyna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Percy credeva ci fosse un limite a quanto le mani potessero diventare grinzose, ma gli sembrava che la situazione delle sue peggiorasse a ogni stoviglia lavata.
"Per far parte del comitato studentesco non sei granchè nel trarre vantaggio dai compromessi" disse Percy a Jason.
"Fidati, sono stato bravo" . Jason se ne stava poggiato al bancone con le braccia incrociate. Indossava la divisa da cameriere: un pantalone scuro e la camicia azzurra a cui aveva arrotolato le maniche.
"E il tuo startene a guardarmi con quell'aria divertita fa parte dell'accordo?" .
"No" rispose Jason. "Quello è una ricompensa per me".
Percy gli schizzò un po' di acqua con le dita e Jason si scansò.
Jason era riuscito a non far licenziare Percy con l'accordo che lavorasse di più, svolgesse altre mansioni oltre ad essere il bagnino, non venendo però pagato un centesimo di più. Oh i ricchi, ecco come non diventavano mai poveri.
Stasera si lavavano le stoviglie dopo cena.
"Ricompensa per cosa? Tu e Reyna mi avete fatto mille raccomandazioni, tranne la più importante. Come hai fatto a non menzionare la regina cattiva che si aggira per il residence?" .
"Non sarebbe dovuta essere qui così presto. Ci ha presi alla sprovvista" rispose Jason.
"Avrebbe dovuto trovarsi in non so quale nave privata con mio padre, ma la vacanza deve essere saltata, cosa che l'avrà resa ancora più irritabile" .
"Irritabile è riduttivo, ho pensato fosse capace di sputare fuoco" disse Percy.
"Beh la parte peggiore toccherà a me. Ora che non è con mio padre le servirà qualcun altro da tormentare, e quel qualcuno sono io".
Jason prese uno strofinaccio e cominciò ad asciugare la pila di piatti che Percy aveva lavato.
"Sapevo che eri schivo come persona ma non pensavo fino a questo punto" disse Percy.
"Mh?" Jason lo guardò confuso.
"Beh, sei da poco in città, ma tutti sanno chi sei. Eppure credo che quasi nessuno sappia qualcosa di te..." .
"Questo perché viviamo in un buco di città dove la gente è pettegola, quindi meglio tenere le cose private" lo interruppe Jason.
"Sì ma voglio dire. Non avevo idea fino a stamattina che avessi una matrigna, un realtà fino a pochi giorni fa non sapevo quasi niente della tua vita a quanto pare".
"Non c'è mica granché da sapere..." .
"Non c'è granché? Iniziando dalla tua famiglia: tuo padre è il proprietario di un posto che è come un piccolo regno ricchissimo pieno di servitori tutti spaventati da lui, nonostante non si veda mai in giro, il che rincara l'aria di mistero. Hai una matrigna cattiva che spaventa tutti. Tua sorella invece e la ribelle della famiglia. Tu a scuola sei lo studente modello che sembra in grado di far tutto bene ed è amatissimo dagli insegnanti. Sparisci qui tutte le estati senza che nessuno abbia idea di questa specie di tua seconda vita dove hai tutta un'altra personalità, e passi tre mesi con la tua migliore amica figa...".
"Ehi!" lo interruppe Jason dandogli un colpetto sulle mani con la pezza per i piati.
"Non intendevo in quel senso! Dico solo che Reyna è in gamba. Comunque in sostanza, sei un personaggio di una fiaba praticamente" .
Jason lo guardò con una espressione che diceva "Che esagerazione".
"Hai pure i capelli biondi e gli occhi azzurri" .
"Piantala Jackson, dove vuoi arrivare?" .
"Dovrei iniziare a chiamarti principe Jason" .
"No...".
"Sapevo non ti sarebbe piaciuto, ecco è ufficialmente il soprannome giusto" .
"Non ha alcun senso" .
"Si invece. La storia di base abbiamo detto che c'è. L'aspetto stereotipato anche. In più sei sempre tutto composto e diplomatico, anche se è tutta scena... Non guardarmi così!" .
"Ogni volta che parlo con te mi ricordo perché non lo facevo mai".
"E hai pure salvato dai guai una persona che non sopportavi, due volte! Me! Se non ti rende un cavaliere..." .
"Limitati a principe per favore".
Percy guardò Jason ridendo. Una piccolissima bollicina di sapone per piatti che fluttuava verso l'alto gli scoppiò sul naso. Era vero che aveva proprio un viso classico e pulito. Molto... Maschile? Però non era brutto. Percy si ritrovò a corto di parole per descriverlo anche nei suoi pensieri.
Nel momento in cui Jason si stava voltando, probabilmente proprio per chiedere cosa Percy avesse da guardare la porta della cucina sbattè.
"Tu Percy sei in debito con me".
Reyna era entrata nella cucina. Prese un grembiule e cominciò a riempire un secchio d'acqua in un lavello.
"Scatenare l'ira di Era è abbastanza facile ma tu devi proprio aver battuto un record" disse la ragazza.
"Fare la bagnina non ti è piaciuto, vero?" Percy cercò di fare la sua espressione più innocente.
Dopo aver aggiunto il detersivo Reyna intinse il mocio nell'acqua.
"Sono più i ricconi viscidi e vecchi a infastidirmi".
"Mi dispiace Reyna, davvero".
La ragazza dopo aver riempito il pavimento di acqua strizzò il mocio nel secchio.
"Fa nulla, limitiamoci a chiudere in fretta qui".
Percy e Jason finirono di asciugare i piatti e Reyna completò il pavimento.
Nel tentativo di non lasciare impronte sulle mattonelle che ancora erano bagnate Percy saltellò con un piede solo alla volta fino all'uscita. All'ultimo passo scivolò, e sarebbe caduto di faccia se non fosse stato per Jason che lo aveva preso al volo. Percy guardò su ancora sostenuto da Jason per le ascelle.
"Beh, mi sa che siamo a tre salvataggi!".
Jason alzò gli occhi esasperato.
"Sei terribile".
_______________________________________

Più lavorava al residence più il tempo sembrava volasse.
Lavorare a tempo pieno era faticoso, ma Percy era in buona compagnia.
Reyna era una ragazza tutta d'un pezzo, ma era veramente simpatica. Piano piano ebbero modo di conoscersi meglio. Lei raccontò, o meglio: Jason la spinse a raccontare di tutti i suoi successi, lei era molto riservata e modesta. Reyna era brava a scuola, brava del tipo vincere borse di studio e frequentare i corsi più avanzati di materie scientifiche . Era anche un'atleta, con la sua squadra di corsa avevano vinto l'ultimo campionato, non che non si potesse già intuire dal fisico. Faceva volontariato. Era la presidentessa del club di storia e lettere classiche (una cosa molto nerd in cui a volte facevano anche spettacoli in toga). Insomma aveva un biglietto di andata pronto per una università di prima categoria. Percy di solito avrebbe temuto il giudizio su di se, o il confronto, ma Reyna sembrava sempre genuinamente interessata a ciò che le raccontava.
Percy le parlo ovviamente della squadra di nuoto, della sua passione per lo skate, della musica che ascoltava. Riuscì anche a fargli raccontare di sua madre Sally, anche se poi a Percy dispiacque averne parlato perché Reyna disse "Bello, se avessi avuto una madre l'avrei voluta così".
Jason gli spiegò poi meglio che la madre di Reyna non era morta, ma se ne era lavata le mani e non l'aveva cresciuta.
Una cosa che stupì Percy fu il comportamento di Jason. Quando in quei momenti più intimi Percy parlava, Jason non lo interrompeva mai, non lo prendeva in giro e non faceva battute.
Anzi, scoprì addirittura che lo ascoltava.
Una sera stavano prendendo un gelato come il giorno in cui erano arrivati. Jason gli aveva tolto la ciotola vuota dalle mani.
"Aspetta, tieni". E gliene aveva data una blu.
Poi un giorno dal nulla gli aveva chiesto se il non potersi allenare a nuotare, dato che stava lavorando, sarebbe stato un problema quando sarebbero tornati a scuola. Percy aveva risposto "Naah, sono forte comunque" solo per vedere Jason esasperarsi.
Oppure quando Percy aveva dimenticato ricaricare l'abbonamento della scheda telefonica, Jason si era offerto di prestargli il suo cellulare, perché sapeva che quello era proprio il giorno della settimana in cui telefonava a sua madre.
E la cosa peggiore era, e Percy non poteva neanche solo pensare di dirlo ad alta voce, che Grace non era antipatico!
Cioè, Percy non sapeva se era la presenza di Reyna, o il contesto diverso in cui si trovavano, ma Jason non faceva più tutte quelle cose odiose che di solito lo spingevano ad evitarlo. O forse Percy ora le sopportava per qualche misteriosa ragione. Di solito quando ci pensava mentre fissava Jason quello si girava seccato.
"Cos'hai?".
"Nulla".
"Non è vero. Hai una faccia strana".
"Quello me lo dici sempre".
"Conosco quell'espressione. Non architettare nulla".
Il fatto che ora a Percy piacesse passare del tempo con Jason, non significava che avesse smesso di punzecchiarlo di tanto in tanto. Era divertente vederlo sulle spine.
Percy gli fece una linguaccia.
Jason rispose pizzicandogli il naso. "Ahii!".

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"Alle persone piace davvero coprirsi con questa roba?"
"Vi si immergono Percy" rispose Reyna. "Mai sentito parlare di un bagno di fango?".
Prima di aprire la piscina Percy era andato con Reyna a sistemare un po' il centro benessere. Non poteva fare a meno di domandarsi se tutte quelle poltiglie costose funzionassero o fossero solo una presa in giro.
Reyna sembrava molto divertita dal disgusto di Percy.
"Questa ti assicuro è la cosa più pulita qua dentro. Potresti trovare in giro pezzi di unghie tagliate, scaglie di pelle morta...".
"In che senso...".
"Fanno manicure e pedicure" disse Reyna ridendo.
Mentre piegavano degli asciugamano Percy disse "Chissà che fa oggi Jason".
"Sarà molto impegnato come al solito".
"Già" sospirò Percy.
"Ehi ehi ehi, a qualcuno si è intenerito il cuore".
Percy sobbalzò.
"Non fare il finto stupito, lo vedo che andate molto più d'accordo voi due".
"Ma se sta sempre a rimproverarmi".
"Questo è perché ci tiene che non ti sbattano fuori". Percy arrossì.
"Da quando ci sei tra l'altro lo vedo più spensierato. Lo fai ridere tanto, credo gli faccia bene".
Era così?
"Però fate meno gli amichetti voi due." disse Reyna. "Sono gelosa".
Percy colse l'occasione per togliersi un piccolo dubbio. E all'improvviso cambiò argomento.
"Reyna c'è una cosa che vorrei chiederti". Reyna lo guardò curiosa.
"Tra te e Jason c'è stato qualcosa?".
Reyna spalancò gli occhi e poi si mise a ridere.
"Perché questa domanda?".
Percy aveva fatto un gaffe, ma si spiegò come meglio poteva.
"Il fatto è che a scuola ci sono molte ragazze che starebbero con Jason, ma lui non esce mai con nessuna. E dato che vi conoscete da così tanto ho pensato che magari potesse essere perchè stava con te".
"No no" rispose Reyna. "Ti assicuro, io e Jason siamo solo e sempre stati buoni amici. Non c'è proprio possibilità che accada di più".
"Capisco".
"Per il resto, perché non lo chiedi a lui come mai non ha relazioni?". Reyna lo guardava con aria furba.
"Ma no, non è così importante. Era solo un pensiero".
Tornarono in fretta a finire il lavoro.

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Quel pomeriggio i soliti piccoli frequentanti della piscina avevano deciso di non dare tregua a Percy. Continuavano a provare ad andare nella parte alta della piscina, in cui a loro era vietato nuotare senza braccioli. Lo facevano apposta per far avvicinare Percy. Alla fine per facilitarsi il compito Percy entrò direttamente in acqua impedendo ai bambini di avvicinarsi. Magnus era il più ostinato. Col tempo Percy aveva notato quanto i fratellini Kane potessero essere pestiferi, ma aveva capito che Magnus era la mente dietro ogni loro marachella.
Si erano messi in fila davanti a lui, dove la piscina cominciava a diventare più profonda. Percy non giocava a calcio, ma si sentiva come un portiere ai rigori che non sa da che lato arriverà la palla da bloccare. I bambini lo trovavano molto divertente.
Ad un certo punto le loro madri li chiamarono per mangiare un gelato.
Percy ne approfittò per prendere un respiro. Si avvicinò al bordo della piscina e vi mise le braccia. Poggiò anche la testa. Stette così per qualche minuto, pur sapendo di dover tornare operativo.
"Non si dorme sul posto di lavoro". Percy alzò la testa di scatto. Era solo Jason per fortuna.
"Mi hai fatto preoccupare".
"Beh fai bene. Gerarchicamente parlando sono al di sopra di te. Potrei ammonirti".
Percy gli bagnò un po' la punta delle scarpe.
"Non scherzi con il fuoco signorino Jackson". Continuò Jason
"Potrei finire nei guai a causa sua se ho la divisa fuori posto.
"Facile a dirsi, sei intoccabile in realtà". Disse Percy
"Essere il figliastro del re e della regina cattiva dovrà pur avere qualche vantaggio" . Rispose Jason abbagliandolo con un sorriso che di solito riservava alla clientela.
"E a proposito di questo, ero qui per proporti qualcosa che fa proprio al caso tuo. Che ne dici di una serata libera?"
Percy cercò di metabolizzare quelle due parole: SERATA LIBERA.
"Pensavo di non poter più..."
"Infatti non puoi, ma ho convinto qualcuno a fare la festa del sabato da un'altra parte, così non potranno dirti di fare il cameriere". Solitamente la festa del sabato veniva fatta in piscina. E da quando Percy aveva avuto quel bisticcio con Era, i suoi superiori passavano verso il tardo pomeriggio quando lui stava sistemando e lo incastravano dicendogli di dare una mano, tanto si trovava già lì.
"Sei fantastico Grace, se non fossi in acqua ti bacerei".
Jaso si ritrasse come se avesse paura che Percy lo facesse davvero.
"Scemo, non dire queste cose, ci sono bambini".
Per così poco? E poi i bambini non stavano manco prestando attenzione. E anche se li avessero sentiti Percy dubitava gliene sarebbe importato. Forse era Jason quello in imbarazzo al solo sentire la parola bacio?
"Comunque" disse Percy" Non potevi prendere un'iniziativa migliore, mi ci vuole un attimo di riposo".
Jason ricevette un messaggio sul walkie-talkie dello staff.
"Io vado, mi vogliono ai campi da golf" .
"Va bene. A stasera, mio principe!".
Jason che si era già incamminato, si voltò di scatto per lanciargli uno sguardo di rimprovero.
Percy restò con le braccia poggiate al bordo della piscina mentre lo guardava andare via. Aveva le spalle più grandi ultimamente. Si era allenato?
Stava iniziando a ripensare alla conversazione avuta prima, ma fu interrotto.
"Percy".
Si girò. In piedi di fronte a lui c'era Annabeth Chase.
Percy andò in panico. Alla fine riuscí a dirle "Ciao".
Annabeth Chase non era la sua ex, ma non era nemmeno una sua amica. Questo perchè averle dato buca al loro primo appuntamento aveva totalmente escluso che il loro rapporto entrasse nella prima categoria, e aveva distrutto il suo status di amico.
Prima che iniziasse il secondo anno di scuola superiore, lui ed Annabeth avrebbero dovuto andare al cinema insieme. Sua madre gli aveva chiesto più volte se quello fosse un appuntamento, e Percy non se ne era reso conto all'inizio, ma sì, doveva proprio esserlo. Non erano mai usciti da soli in fondo. Annabeth aveva invitato solamente lui. Stava pensando a questo mentre camminava verso il cinema, quando si imbattè in Rachel.
"Sei tu!" .
"Io cosa...?" .
"La persona di cui abbiamo bisogno!". Percy conosceva Rachel di vista, non ci sono in giro molte persone dai capelli rosso fuoco, ricci e voluminosi. Si ricordava di averla vista a scuola, perciò era anche abbastanza sicuro che non fosse color oro dalla testa ai piedi. Lo aveva bloccato in mezzo alla strada senza nemmeno salutarlo.
"Io e i miei amici abbiamo organizzato una protesta artistica, ma Clovis ha vomitato e non può più partecipare, ci serve un sostituto" . Si spiegò lei.
"E perché servirei io...?" Percy era confuso.
"Fai parte della squadra di nuoto no?".
Percy annuì.
"Bene, allora ti ho riconosciuto anche se indossavi occhialini e cuffietta, quello era il tuo fisico. Dovevo pensare a chiederti di partecipare prima, attirerai l'attenzione".
Rachel era una macchinetta e Percy faceva fatica a starle dietro. Era venuta alle sue gare di nuoto? E come lo aveva riconosciuto, neanche si conoscevano ufficialmente.
"Per cosa protestate?" .
Rachel fece una espressione addolorata. "Stanno per chiudere l'unico museo e galleria d'arte in città" spiegò.
"Io e i miei amici ci siamo organizzati. Staremo qua davanti al municipio in attesa che qualcuno si degni di dare spiegazioni, e nella speranza di sensibilizzare anche altre persone" .
"E la polverina dorata...?".
"Oh, siamo statue d'oro". Disse Rachel come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Che dici quindi? Ci aiuterai?".
Percy era perplesso.
"Fallo per me!".
E così percy si ritrovò pieno di pittura e polvere dorata. Anche se in realtà, per come era stata sistemata la toga, era praticamente a petto nudo. Lo avevano convinto che senza maglia avrebbe funzionato meglio.
Almeno aveva tenuto su i jeans, ma si sentiva abbastanza oggettificato. Percy quel pomeriggio cercò di giustificare a se stesso le sue azioni pensando che anche ad Annabeth sarebbe dispiaciuto un sacco se il museo avesse chiuso. Il museo lo salvarono, ma non rese meno furiosa Annabeth. Se quell'episodio aveva raffreddato il loro rapporto, l'aver cominciato a uscire con Rachel era stato il colpo di grazia. Non ricordava l'ultima volta che avevano parlato. Ed ora eccola lì. Ogni giorno in quel residence era un sorpresa.
Annabeth non collaborò continuando la conversazione. Percy cercò di riprendersi.
"Che... Cosa fai qui?".
"Il bagno?".
"Sì ma...".
"Percy, so che intendevi il residence, stavo scherzando". Percy odiava quando Annabeth faceva così. E puntualmente lui ci cascava.
"I miei zii ci hanno invitati a passare qua una giornata. Ma piuttosto tu come mai sei qua".
"Beh sono il bagnino".
"Quindi lavori al residence, da quando?".
"Beh in realtà ho iniziato da tre settimane".
"Ma così all'improvvi... Aspetta". Annabeth aveva la sua espressione da sto unendo i puntini.
"Hai avuto il lavoro tramite Jason Grace, non è vero?".
"Beh sì" ammise Percy.
"Immagino andiate davvero d'accordo adesso". Disse Annabeth. Percy non capì che volesse dire esattamente.
"Già... Ma, diciamo che è un rapporto Odi et Amo. Più Odi però".
Annabeth lo scrutò come se stesse facendo dei calcoli. Percy lo sapeva perché glielo aveva visto fare molte volte.
"Capisco" disse soltanto.
Si salutarono cordialmente e lei andò a fare il bagno dall'altro lato della piscina.
Percy sentì una malinconia amara che fino ad allora aveva coperto con pensieri più allegri tipo la sua ragazza. Ma adesso, ripensando a quanto tempo passasse con Annabeth prima che si frequentasse con Rachel... .
Riflettendoci aveva cominciato a frequentare sempre di meno anche altre persone. Ad esempio era da un bel po' che non sentiva Charlie, o Michael View. Grover era spesso impegnato.
Percy cominciava ad aver paura di ritrovarsi solo.

_______________________________________

"Non riesco a crederci". Jason sussurava nonostante fossero soli.
"Riesco a farti prendere una serata di riposo e questo è quello che vuoi fare".
"Piantala Grace. Hai il costume no?" disse Percy.
"Dobbiamo andare in piscina, certo che ho il costume".
I due ragazzi continuarono a camminare verso la piscina che, grazie a Jason, era insolitamente vuota. Si poteva sentire da lontano, in modo soffuso, la musica della festa del sabato.
Percy si tolse i vestiti. Fino a restare in costume.
"Via libera?". Chiese.
Jason disse di sì.
Cercando di non fare troppo baccano, se era possibile una cosa del genere, Percy si tuffò. L'acqua era fresca, il che era perfetto data l'afosa serata.
"Sei peggio dei bambini a cui badi". Jason si prese il suo tempo per spogliarsi. Per qualche motivo diede la schiena a Percy. Jason non nuotava, ma aveva comunque le spalle un po' larghe e mentre si sfilava la polo della divisa si potevano vedere i muscoli della schiena flettersi. Aveva le gambe lunghe, da bravo giocatore di basket. Quando si voltò Percy cercò di non far vedere che lo stesse osservando.
Jason non si tuffò, si sedette sul bordo con le gambe a mollo nell'acqua.
"Che fai Grace, ti tiri indietro all'ultimo? ".
"Non mi va di nuotare". Rispose Jason. "Anzi sto ancora aspettando che mi spieghi perché siamo qui".
"Primo: fa caldo anche la sera qui e volevo rinfrescarmi".
Percy nuotò all'indietro fino a fermarsi a galleggiare a pancia in su.
"Secondo: volevo godermi la piscina da solo".
Percy sentì che Jason lo guardava.
"Il fatto è, anche se lavoro qua ogni giorno, non è per nulla la stessa cosa".
Percy si riavvicinò a dove stava Jason.
"Mi mancava nuotare o solo stare nell'acqua in pace".
Percy si chiese se Jason lo capisse. Per lui nuotare era una delle cose più importanti della sua vita. Riusciva a rilassarlo e lo faceva sentire bravo in qualcosa. Nuotare lo faceva sentire in pace e in qualche modo anche potente. L'acqua era praticamente il suo elemento.
"Sarebbe figo se tu potessi usare la piscina per allenarti ogni tanto" gli disse Jason.
"Già, ma credo che il vice di tuo padre mi licenzierebbe al volo". Disse Percy ridendo.
"Non è la prima volta che me lo dici. Perché te ne proccupi?". Chiese a Jason.
"È che, per te nuotare è molto importante. E se non ti alleni rischi non arrivare in forma per l'inzio della scuola".
Non ne avevano mai parlato, che ne sapeva che per lui fosse importante?
"Anche per te il basket è importante, e hai ancora meno tempo di me per fare allenamento".
"No il basket non è importante come per te è importante il nuoto".
Percy era perplesso.
"Che dici, certo che è importante. Ti piace giocare no? Sei anche bravo, lo dicono tutti".
"Lo so, è bello giocare" rispose Jason. "Ma fare basket è importante per entrare al college, quindi è importante per mio padre... più che per me".
"Cosa è che ami fare allora?" chiese Percy. Da come lo guardò Jason, Percy si chiese se qualcuno avesse mai fatto a Jason quella domanda.
"Credo di doverlo ancora capire. Sono troppo abituato a farmi piacere quello che devo fare".
"Eh dai, pensaci un po' invece di piangerti addosso".
Jason sbruffò. "Okay... Mi piaceva il club di lettere classiche che frequentavo con Reyna nella mia vecchia scuola".
"Oh, e io che pensavo avresti risposto che ti piace il club di dibattito".
"No, c'è un problema. Ci sei tu".
Percy gli schizzò altra acqua.
"Piuttosto perché non entri?" chiese Percy.
"Nah" disse Jason un po' a disagio.
"Dai che stai a fare la".
"Non rompere Jackson". Ecco si era rotta l'atmosfera delle confidenze.
"Tu non fare il guastafeste. Dai facciamo a chi arriva prima dall'altro lato".
"Non posso..." disse Jason.
"Che significa..." nel cervello di Percy si accese una lampadina. "Aspetta non mi dirai che non sai nuotare".
"Percy...".
"Okay ora devi per forza entrare".
"Vuoi affogarmi?".
"Ti insegnerò a nuotare!".
"Sì, illuditi pure".
Percy si avvicinò a Jason e gli bloccò le gambe.
"Non provare ad alzarti".
"Percy levati di dosso".
Jason tentò di divincolarsi e Percy lo avvertì.
"Decidi ora, entri tu, o ti ci trascino io". Gli disse tirandolo un po'.
Jason sospirò. "Sei impossibile".

Fu complicato. Jason non era coordinato in acqua, e non si fidava di Percy.
"Dai, dobbiamo spostarci dove non si tocca, se no che senso ha".
Provò a fargli imparare a muovere almeno le gambe per iniziare.
Dopo svariati tentativi, Jason era riuscito a muovere correttamente le gambe e nuotava nella parte alta della piscina mentre Percy lo teneva per le mani.
Percy si stava divertendo un mondo, Jason era stato veramente impacciato, e ora che non avrebbe toccato il fondo della piscina se avesse lasciato le mani di Percy, era preoccupato.
A volta Percy faceva qualche finta, liberando due dita dalla presa per poi stringere di nuovo Jason, che se non fosse stato bloccato in quella posizione probabilmente lo avrebbe strangolato.
Alla fine Jason riuscì a nuotare da un bordo all'altro della piscina da solo. Andò verso Percy come un bambino che impara a camminare. Percy glielo disse e Jason si mise addosso a lui a peso morto per farlo andare giù. Percy si liberò subito ma gli entrò un po' di acqua in bocca.
"È colpa tua. La tua influenza mi fa diventare infantile" gli aveva detto Jason.
Si erano seduti a bordo piscina avvolti nei teli da spiaggia.
"Perchè sbatti i denti così?". Disse Jason.
"Perchè non li sbatti anche tu. Sto gelando".
"È una serata estiva Percy".
"Sono bagnato, Jason. Inoltre qualcuno  mi ha bagnato per bene i capelli".
Jason alzò gli occhi al cielo.
Gli mise le mani sulle ginocchia oer farlo voltare di fronte a lui. Percy lo assecondò seppur non capisse.
Jason si tolse la tovaglia e la passò sulla testa di Percy per asciugarlo.
Quando la tolse Percy si ritrovò di fronte Jason con una espressione che non capiva. Sembrava... Dolce? Era un modo per prenderlo in giro di certo.
"Va meglio?" gli chiese.
"Un po'." rispose Percy.
Jason non si rimise la tovaglia. Percy ebbe un sospetto, e gli mise una mano sulla spalla.
"Com'è che hai la pelle calda?".
"L'acqua era fredda" rispose Jason "E poi mi hai fatto faticare un sacco".
Percy pensò che esagerasse. Col fisico che aveva doveva perforza avere la forza necessaria per nuotare.
"Non era male per una prima volta, mi aspettavo fossi più negato".
Jason gli diede una leggere spallata.
"Avrei potuto usare il vecchio metodo" continuò Percy.
"Cioè?".
"Buttarti in acqua e invocare lo spirito di sopravvivenza... Non guardarmi in quel modo, ho imparato così io!".
"Mi sembra una cosa molto da te". Disse Jason.
"Mh?" chiese Percy.
"Buttarti in qualcosa a capofitto e alla cieca".
Percy era rimasto molto vicino a Jason spalla contro spalla. Il suo calore lo stava riscaldando. Fortunatamente Jason non si lamentò.
"Prima o poi imparerai anche tu, lo stai già facendo con me. Diventerai più leggero" disse Percy.
Senti che Jason si irrigidì. Guardava su.
"Lo vorrei tanto...".
Percy si preoccupò. Jason dovette notarlo perché si voltò a guardarlo e disse "Domani arriva mio padre".

Questo credo sia il mio capitolo preferito. Le recensioni sono molto gradite <3 

 

   
 
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