09/11/2021
0 recensioniDisclaimer: i personaggi presenti in questa storia sono proprietà intellettuale di Atsushi Ōkubo.
Madness
Un grammofono rotto. Una puntina incastrata, destinata a solcare lo stesso percorso all’infinito, suonando sempre le stesse note di un vecchio pezzo jazz. Un piccolo diavolo rosso là, pronto ad aspettarti.
Quando entri nella stanza, ti invita a suonare. Uno splendido piano a tre piedi, nero, luccicante. Tu sai farlo, ma non vuoi —quel tizio ti rompe, ti irrita.
Mentre la musica fa da sottofondo quello ti parla. Con quel suo grande ghigno ti dice suona!, ma è inutile, tu non ci caschi.
D’un tratto i lembi di una tenda rossa si scostano, rivelando una figura.
Lei qui? pensi. Ma questa stanza è nella tua mente, così come il diavolo rosso, il piano, il grammofono. E le vostre anime sono in risonanza, quindi è ovvio.
Intuisci il suo folle piano, e di follia si tratta.
Ma per battere la follia, allora, quale migliore arma? dice lei.
Danzate mentre ne discutete, e il tuo piccolo diavolo sta là, in disparte, ad osservarvi e assaporarvi con gli occhi, mangiucchiandosi le dita e seguendo con lo sguardo ogni vostro minimo movimento.
Prendete la decisione, e allora lui esulta. Era quello che voleva, quello che aveva pianificato.
Saltellando eccolo accostarsi vicino una porta, una porta nera. La apre, ti invita ad entrare.
Se questo è il piano..., e così varchi la soglia.
Contemporaneamente, lei sprofonda in quella che gli uomini chiamano follia. Ma non nella tua testa; nella realtà.
Nella stanza in cui sei entrato, intanto, una sostanza color piombo ti infanga i piedi. E tu più scendi, più affondi. Ti blocchi sconcertato.
La follia.
Lei è lì.
Dentro muori, ma è il piano.
Il piccolo diavolo rosso ti guarda dall’alto della soglia: conduco io, adesso!
Tu non ci stai, quell’essere ti innervosisce e vuoi solo andargli contro.
La melma nera che ti circonda. Sai cos’è, l’hai capito. E’ la follia.
Lei adesso combatte alla pari con il suo avversario, ma se ti lasci sopraffare il diavolo ne gioirà.
Afferri la sua mano.
Tranquilla, Maka. Ti tengo io.
E a combattimento concluso la tiri su, con te.