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Autore: EleonoraParker    09/11/2021    2 recensioni
Respira, il vento di primavera che ti ha destato il cuore.
E non é più primavera, e non inverno, ma un'estate morente che si prolunga fino alle prime tracce d'Ottobre.
Scorre il sangue, scorre dalle vostre ferite, dalla sua anima e dal tuo cuore.
Scorre, e diviene rivolo, a venare ciò che resta della distruzione, ciò che si annulla ad ogni istante che passa, sempre di più.
Ma finché scorre, esso può ricordarti che c'é qualcosa per cui combattere.
Può ricordarti che non é finita, non del tutto, non ancora.
Che ora potrebbe dipendere solo da te.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I pull you gently close to me, lay your head down slow  
"I am here." I say  
Your body is growing tired, the wind blows quietly  
for you I pray  
and I stare straight into your eyes  
tell you there's nothing you should fear, promise your path will be clear  
and I sing you lullabies  
perhaps there's another time, together you and I will fight. 
 
And I'll keep you safe  
safe inside my Rib Cage .
 
 
Respira, il vento di primavera che ti ha destato il cuore.
E non é più primavera, e non inverno, ma un'estate morente che si prolunga fino alle prime tracce d'Ottobre.
Che brucia, e soffoca, e ti lascia solo una solitaria nostalgia.
Un profumo di libertà che ti ha inseguito, e ti ha toccato, e ti ha lasciato ad inseguirlo a tua volta.
Che non puoi prendere, e non puoi fuggire, e non vuoi abbandonare.
Che ti sta sciogliendo gli occhi con il sale del suo dolore -adesso che é tramutato in pietra secca e atroce- in lacrime pesanti che bramano il terreno, e di diventare il suo nutrimento, l'acqua che vi riporti la vita, l'acqua che riesca, in un ultimo, disperato tentativo, a tenervi lontana la morte.
 
Scorre il sangue, scorre dalle vostre ferite, dalla sua anima e dal tuo cuore.
Scorre, e diviene rivolo, a venare ciò che resta della distruzione, ciò che si annulla ad ogni istante che passa, sempre di più.
Ma pure vi dona colore, perché il sangue é vita, é sempre stato la tua passione.
Vorresti fermarlo, sai che fa male, fai il possibile, ma al tempo stesso sai apprezzarlo, ne trai il coraggio che stavi iniziando a dimenticare.
Perché finché scorre, esso può ricordarti che c'é qualcosa per cui combattere.
Può ricordarti che non é finita, non del tutto, non ancora.
Che ora potrebbe dipendere solo da te.
 
E allora fai quello che devi, e devi perché lo provi.
E vuoi che lui lo sappia, che lo intuisca, anche se per un solo istante.
Che tu non sei come gli altri.
Credi che ora un solo raggio di quella luce che, senza che tu te ne sia accorto mai per davvero, -mai finora, che ne avverti l'immensa potenza - ti invade ormai da anni il cuore, e lo strazia, nel suo tenero bruciare, sarebbe sufficiente per riportare calore anche a ciò che lo sta perdendo, e dissipare quelle ombre che si stanno addensando, sempre di più, nelle iridi un tempo chiare, da troppo, scure.
Lo credi, deve essere cosí.
Ed in qualsiasi altro momento, e qualsiasi altra circostanza, non ti sembrerebbe altro che un delirio di presunzione questo, ma sai per certo, stretto tra la vita e la morte, aggrappato all'inerme mano di colui che le rappresenta entrambe per te, che adesso non c'é altra soluzione.
Che non sono le ferite e non é stata l'oscurità, alla fine, a consumare il suo corpo ed il suo cuore, ma solo il più potente, indomabile amore.
Tutto quello che ha dato, tutto quello che il darlo gli ha portato via, e tutto il nulla che si é ritrovato tra le dita, poi, per riempire il vuoto da esso lasciato nel suo petto.
Da quello é stato consumato; dalla sua assenza irrimediabile, ora.
É per questo che credi che quel raggio, piccolo, tiepido, tremante di parole sussurrate e umido di lacrime, possa salvarlo.
Dopotutto, ci devi almeno provare.
E, a differenza di te, non ti fermi neanche per un attimo a contemplare le conseguenze: non avrebbe senso, non ora; niente lo ha, a confronto della tua fede. Niente lo avrà, se essa sarà privata della sua fonte.
 
Ci provi, dunque, e sono fiumi di ignoto quelli che lasciano le tue labbra. Passi che non hai mai valicato, profondità che non hai mai conosciuto, tempeste che non hai mai domato.
Ma tutti insieme cercano la luce, ora, si
fanno luce, per lui, solo per lui, per raggiungerlo, avvolgerlo e, forse, salvarlo.
Non sai quello che dici, non sai quanto a lungo lo hai pensato, non sai se sta davvero fermando il sangue e restituendo il suo colore alla pietra, sai solo che lo provi, e lo hai provato per anni, sempre di più, senza ragione e senza bisogno di averla.
Ogni singola parola che stai dicendo é vera, lo é al principio, e ti sta spogliando, denudando il cuore senza alcuna remissione, ma tu non hai paura del freddo sulla carne ora, no, in nessun caso. Neanche quella che avevi un tempo -che ha sempre tenuto queste parole chiuse nell'irraggiungibile scrigno del tuo cuore- di trovare, dall'altra parte, solo gelo. Non sai più cosa significhi, perché ora quella parte é sul punto di diventare, gelo, e tu non puoi permetterlo. Non ora, non finché sarai cosciente e vivo.
E non sai se lui può sentirlo, percepirlo o meno, ma sai che tu ci credi e, così come hai creduto in lui, non smetterai.
Neanche ora, che la pioggia di lacrime roventi sul dorso di una mano dalla presa ferrea si trasforma in schegge di ghiaccio a perforare la carne. Neanche ora, che lui é diventato pietra, lontano, diverso da te, e anche se per un istante sembra di nuovo vivo, lo é solo per scappare.
Da questo, e anche da te.
Rifiutarti e respingerti, nella cecità del suo dolore e nella disperazione del suo bisogno.
 
Esiti solo un istante, non potresti fare altrimenti: troppo dolorosa la lama che ti ha trapassato  il petto. Forse la attendevi, ma non credevi avrebbe fatto così male. Tua madre ti ha detto che la sofferenza é solo l'eco di un cuore che si spezza; forse adesso inizi a capire cosa significa.
Eppure la sai ignorare, sai continuare, e questo ti rende esattamente quello che sei.
Questo é ciò di cui é fatto l'amore che dai, silenzi e sommessi sussurri di disarmante, pura verità, nessun gesto od espressione, solo uno sguardo ed un pensiero costante, una mano tesa, e spalle pronte a sopportare qualsiasi peso, tutto quello che sarà necessario per salvare ciò in cui credi. Ciò che ami.
Con tutta la tua anima, più di quanta credevi di avere.
E resti lí, immobile, costante nel tuo scoprirti, strato dopo strato, esporti ai colpi di quelle pugnalate inclementi, forse solo avvertimenti, per te fardelli, dissonanze di corde che risuoneranno nella tua testa ancora e ancora, per tutti gli anni di solitudine che verranno, ma non desisti, perché questa é la tua missione, quello che eri destinato a fare di te e della tua vita, lo percepisci nelle ossa, perché nessun successo, prima, ti é mai sembrato cosí vitale.
E una parte di te vorrebbe smettere di sentire, con le orecchie e con il cuore, ma l'altra invece vorrebbe poter restare per sempre qui, nell'abbandono di una cava di disperazione, nella solitudine dell'inevitabilità e dell'odio, nella salvezza del buio che ti circonda, senza uscire, scappare, perdersi mai più.
Restare lí per sempre, restare lí con lui.
Per quanto malato ed impossibile possa sembrare.
 
E giungono poi, dopo ore, giorni o anni, a reclamarti, ma non é quello che vuoi, e non ti interessa neppure. Loro ormai sono niente, sono niente adesso che lui é diventanto il tuo tutto.
E possono provare a parlarti, minacciarti, colpirti, ma non riusciranno mai a raggiungerti. E non raggiungeranno, non feriranno, neanche solo sfioreranno, lui. Non potranno farlo, lo sai, lo giuri e lo prometti, sguaini il ferro e sei cieca furia all'attacco, moribondo che si aggrappa alla vita, amante disperato che sta perdendo la ragione.
Sei grande ed inarrestabile e piccolo e fragile.
E c'é rabbia e delusione, negli occhi di chi ti conosce, ma la tua potenza e determinazione non può che generare anche un velo di ammirazione: a nessuno é chiaro ciò che vuoi fare, ma ugualmente - se non fossero loro i tuoi nemici - ti seguirebbero  senza esitazione.
E riesci a vincere, per quelle ultime gocce di sangue rovente rimasto a riscaldare le tue ossa e far scattare i tuoi muscoli, combatti, distruggi, forse uccidi. Non lo sai, non ti importa.
Lo difendi, lui ancora immobile, cieco e restio.
Lo proteggi, e niente ha più senso o importanza di questo.
E al trentatreesimo corpo lo salvi. Almeno per ora.
Ma poi non puoi opporti, senti le forze abbandonarti, il corpo cedere, sotto i morsi brutali della stanchezza e di qualcosa che non sai contrastare, che ti immobilizza mentre loro ti afferrano, e senza lasciarti dibattere o parlare ti trascinano via.
 
Lasci lí, sulle tue tracce, quel tuo ultimo sospiro d'estate prima del più lungo inverno; hai conosciuto l'autunno, ma l'estate é quello che preferirai ricordare, anche se sai che non potrai dimenticare neanche una singola foglia, brillante ma  stanca, consumata, portata dal vento.
E vorresti fermarti, fermare il tempo stesso, tornare indietro, lasciare che la vita ti abbandoni lí e non in qualsiasi altro posto, qualsiasi altro posto lontano da lui.
Ma non puoi farlo, non ti puoi opporre, non più. Puoi solo vedere la tua più vera, umile fede venire inghiottita, piano, dall'oscurità e dal suo mistero, mentre tu infrangi ogni promessa appena fatta, e ferisci dello stesso colpo di cui ha ferito ogni altro prima di te. É questo, a farti stare veramente male.
Ma ormai loro ti hanno, e non ti lasceranno più andare.
Per il tuo bene, dicono, o forse solo per la loro incapacità di capire.
Eppure sai che potranno avere il tuo corpo, ma non avranno il tuo spirito, non più, mai più, abbandonato ora, nell'oscurità della pietra e del sangue.
E avranno il tuo dolore, ma non avranno la tua sofferenza, iniziata anni fa, divenuta eterna in quegli istanti fatali.
Tua madre la credeva in grado di piegare il più forte degli uomini, tu credevi che un vero uomo non potesse essere piegato.
Adesso sai che l'unico, vero uomo é quello che lo é stato, una, cento, trentatré volte, e che ancora ha la forza di rialzarsi.
Credevi fosse quello che dovevi essere, ora é quello che speri di poter diventare.
E avrai la loro presenza intorno, ma una sola immagine riflessa negli occhi e nel cuore, ed un solo desiderio, ancora tinto di fede e speranza destinate a non morire.
Un solo ricordo, ben stretto nel cuore.
Credono che ciò che ti daranno sarà una lezione, e la libertà, ma tu già conosci la tua prigione, forse non l'hai mai lasciata del tutto, e adesso più che mai sai che sarà fatta di poche parole, destinate a ripetersi fino ad annullarsi, e a consumarti, fino ad annullare te.
"Vattene."
E di quella lacrima di sangue che, celata dalle ombre, sul suo viso le accompagnava.
 


//Salve a tutti, grazie per aver letto!
Sopratutto dopo l'ultima puntata del donghua sono ancora più convinta che questa sia uno dei miei momenti preferiti in assoluto di tutta la vicenda, dunque non potevo che scrivere qualcosa a riguardo, cercando magari di vederlo da un punto di vista un po' più interno e diretto rispetto a quello che siamo abituati ad avere (il racconto di Lan Xichen). Ovviamente mi riferisco a quando, dopo la battaglia nella città senza notte, Lan Wangji porta in salvo Wei Wuxian. Probabilmente è lì che si trova il centro dell'intera storia di loro due. 
Grazie ancora per l'attenzione, spero che la mia piccola storia vi sia piaciuta. 
Versi iniziali dalla canzone "Rib Cage" degli In This Moment.  
A presto. 
 
   
 
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