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Autore: lmpaoli94    15/11/2021    1 recensioni
Civitella Cesi, Viterbo
Nessuno sapeva suonare come lui.
La melodia che emanava in quel luogo risuonava in tutto il castello e in tutto il piccolo borgo di quel luogo dimenticato dal passato.
Ma il conservatorio, inaugurato all’interno del Castello del borgo, cercava di far riecheggiare quel passato tanto dimenticato ma che aveva un assoluto bisogno di ritornare alla luce grazie ad un piccolo gruppo di adolescenti passionevoli di musica che scopriranno la voglia di imparare l’arte delle melodie dimenticate e di una voglia di riscoprire l’amore senza dimenticarsi del loro percorso formativo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Civitella Cesi
 
Entro all’interno di queste mura antica e sento il profumo di storia.
Una storia silenziosa che ha scandito decine di guerre per la supremazia. Per il potere.
Ma oggi non sono giunto in questo luogo dimenticato per parlare di passato, ma per conoscere il futuro musicale che renderebbe la mia vita diversa da quella di adesso.
Mi chiamo Alessandro e ho appena compiuto sedici anni e mi trovo in uno dei conservatori esclusivi di questo posto: il conservatorio Vivaldi.
Non voglio dilungarmi sulla storia di questi luogo, anche perché non la conosco pienamente.
Vorrei solo conoscere i miei nuovi compagni e le loro ambizioni che cercheranno di intaccare le mie.
Perché solo uno riuscirà a diplomarsi alla fine di questo anno scolastico e già adesso sento il calore tenebroso di tutti i miei stessi pericoli.
Persone che mi renderanno la vita impossibile ed io non potrò fare niente per contrastare questo potere.
Dovrò avere mille occhi e mille intenzioni diverse per riuscire nel mio intento di essere migliore degli altri.
perché nei loro piani si sconfiggeranno a vicenda, ma io sarò invisibile. E spietato.
Le mura di questo castello scandiranno il sangue invisibile e parole taglienti che scandirò a suon di musica.
Perché io e i miei nuovi compagni viviamo solo di questo.
Non pensiamo ai soldi e alla fama. Solo voglio essere i migliori nel nostro piccolo.
Le parole si perdono in questo luogo così silenzioso che quasi ti fa’ accapponare la pelle.
Ma non deve essere sempre così: il borgo rivivrà di musica e noi saremo testimoni nel farlo.
E nel mentre mi guardo intorno, non riesco a vedere nessuno. nemmeno un’anima viva.
Che io abbia sbagliato posto?


Addentrandomi all’interno del castello, mi limito a intravedere un inserviente e una specie di bidello che parlano tra di loro con fare schietto e silenzioso.
< Scusate > faccio io interrompendoli.
Loro, squadrandomi subito malamente, mi domandano che cosa ci facessi all’interno di questo castello.
< Ma come? Non è oggi che inizia l’anno scolastico all’interno di questo conservatorio? >
< Ragazzino, sai che giorno è oggi? >
< Certo. È lunedì 14 settembre. >
Ma mentre lo stavo dicendo, vidi l’inserviente che si mise a ridere con disprezzo.
< Va bene essere sempre avanti, ma oggi è domenica. >
< Che cosa? >
< Vuoi forse dirci che sei giunto fin qui di domenica pensando che fosse lunedì? Oppure volevi solo vedere la tua nuova scuola? > mi domandò il bidello con fare dirompente.
Non sapendo cosa dire e visibilmente imbarazzato, mi scusai con tutte e due dicendogli che sarei uscito immediatamente dal castello.
< Dove te ne vai ragazzo? >
< Cercò una sistemazione per questa notte. Ho camminato molto da qui alla stazione e sono molto stanco. >
< Sai dove andare? >
< Sinceramente no. lei o il bidello sapete consigliarmi qualche posto a poco prezzo? >
< Bidello? E chi sarebbe tra noi due? >
< Ecco, io… >
< E’ meglio se decidi di tacere prima di fare qualche altra brutta figura > mi rimbeccò l’uomo credendo davvero che potesse essere un bidello < Preferisco essere chiamato custode, se non ti dispiace. >
< D’accordo, signor custode. >
< Sai una cosa? Meriti di dormire al freddo e al gelo di questo posto. Anche se siamo a fine estate, qui le notti a Civitella Cesi sono molto fredde. Rischi davvero di prenderti un brutto raffreddore già il primo giorno. >
Non sapendo che cosa dire, fortunatamente l’inserviente o presunto professore, venne in mio aiuto.
> Gaetano, lasci perdere. Ci penso io al ragazzo. >
< Signor Tucci, non vorrà mica prendersi cura di questo ragazzo prima dell’inizio dell’anno scolastico. Ha visto con quale insolenza si è rivolto a noi? >
< Tu sei troppo severo, Gaetano. Ogni cosa a suo tempo. >
Sperando che quel custode si potesse dileguare, forse per fortuna o perché era andata così, potei scambiare qualche parola con quel misterioso uomo davvero molto colto e intelligente.
> Allora ragazzo, che strumento ti piacerebbe imparare a suonare? >
< Il sassofono è uno dei miei strumenti preferiti. Ma preferisco anche di gran lunga il violino. >
< Oh, ma davvero? Lo sai suonare a dovere? >
< Sinceramente non me la cavo male. >
< Mi piacerebbe davvero ascoltarti. >
< Che cosa? > domandai impietrito.
< Avanti, non avere paura. Hai detto che sapevi suonare. Fammi vedere di cosa sei capace. >
Fermandoci improvvisamente in mezzo ad un lungo corridoio, quel misterioso Signor Tucci mi fece prendere il mio strumento e senza spartito dovetti iniziare a suonare qualcosa.
Ed ecco che fu in quel momento che la mia paura più forte divenne la mia principale audacia.
Con coraggio suonai un pezzo delle quattro stagioni di Vivaldi, uno degli spartiti che mi riesce molto bene.
Non riuscii a scorgere il viso e lo sguardo di quell’uomo, ma seppi che con il suo sguardo mi controllava. Mi ascoltava.
Avevo un gran timore di aver fatto una brutta figura e i minuti sembravano non passare mai.
Il lieve suono della primavera mischiata al fragore di quei temporali e dai suoni forti che pizzicavano l’archetto, mutai la mia determinazione senza che io me ne accorgessi.
< Signore > feci con tono sibilante mentre vedevo l’uomo con gli occhi chiusi < Ho finito. >
< Di già? > mi domandò sorpreso < Scusami tanto, ragazzo. Ero concentrato sulle tue note. >
< Capisco… Le è piaciuto? >
A questo modo, il misterioso uomo decise di non sporgersi troppo con le parole, facendo solo alcuni gesti che io non riuscii a comprendere.
A dirla tutta, non disse nemmeno una parola, continuando la nostra camminata per il castello come se niente fosse successo.
Avevo molta curiosità dentro di me di sapere se davvero avevo suonato bene e se la mia scelta di musica era davvero piaciuta a quell’uomo, ma con fare riluttante mi rispose che me l’avrebbe detto a fine anno scolastico.
< Ma Signore, devo sapere se sono sulla strada giusta oppure no. >
< Domani conoscerai i tuoi compagni e tu insieme a loro, conoscerete le vostre reali possibilità. Ma con estrema cautela. >
Ma prima che l’uomo richiudesse la porta della mia piccola stanza, capii alla svelta che dovevo dividerla con qualcun altro.
< Signore, posso sapere quale è il suo nome? >
< Puoi chiamarmi Signor Tucci, Alessandro. >
< Come? Ma lei sa il mio nome. >
< L’hai scritto sul tuo zaino, ragazzo… Vedi di riposarti. Domani avrai delle belle sorprese. >
< Ad esempio? >
< Se te lo dico adesso, non saranno più sorprese > rispose l’uomo con sorriso compiaciuto < Riposati e non pensare ad altro.<
E una volta richiusa la mia nuova camera da letto, il silenzio di quelle mura che avevo provato a rimempire con la mia musica, fu la mia prima prova da superare per cercare di occupare la mia mente con la musica più profonda e con la voglia di essere io il migliore di tutti, senza dimenticarmi dei miei avversari.
“Sorprese… Ma quali genere di sorprese può pensare quel misterioso uomo?”
   
 
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