Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ame tsuki    19/11/2021    7 recensioni
Un’altra giornata nel Corpo di Ricerca – o di come Levi sia bravo a seguire tutti i piani di Erwin, tranne quello per la conquista del cuore di Eren. Ma in qualche modo, alla fine, funziona comunque.
Dal testo: “Erwin è uno stratega migliore di lui e su questo sono tutti d’accordo. Perciò ha chiesto consiglio a lui, come prima cosa, perché mica è scemo – e queste cose proprio non le sa fare, non è capace: flirtare non è il compito né di un fuorilegge né di un soldato. Giusto?
[Questa storia è stata candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce la penna || Categoria: Miglior commedia]
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa non è la mia prima fanfiction nel fandom. Ho già pubblicato una EreRi e, nelle note finali, ho scritto testuali parole: “[…]inauguro la mia prima fanfiction del fandom in questo modo becero, sperando di farmi perdonare, in futuro, con qualcosa di quantomeno vagamente più sensato di così”.
Beh, che dire… qualcosa è andato storto. Molto storto.
Però, oh, non pubblicavo una rating verde dal 2016, so’ progressi!

 
 
Un’altra giornata nel Corpo di Ricerca
 
 
 
Erwin è uno stratega migliore di lui e su questo sono tutti d’accordo. Perciò ha chiesto consiglio a lui, come prima cosa, perché mica è scemo – e queste cose proprio non le sa fare, non è capace: flirtare non è il compito né di un fuorilegge né di un soldato. Giusto?
Per di più, la questione è già bella complicata di per sé, con la trasformazione in gigante, il processo, i calci – eh, no, quel dente proprio non voleva che volasse via, e fortuna che poi è ricresciuto – e poi la differenza d’età – ci mettiamo pure quella! – e il fatto che in teoria dovrebbe proteggerlo, o al limite ucciderlo, non certo portarselo a letto.
Però, beh, Levi è un uomo come tutti gli altri – forse un po’ più strano degli altri, questo sì, ma quanti degli arruolati nel Corpo di Ricerca possono affermare di essere normali? Basta pensare a Hange, dannazione! – e certi istinti, diciamo, ce li ha – oltre al fatto che non capita affatto tutti i giorni di vedere un moccioso così bello. Scemo e completamente fuori di testa, ma bello.
E non sa proprio cosa gli sia preso, ma Eren è… oh, niente male – e se quel commento gli è sfuggito ad alta voce un motivo ci sarà. Per cui eccolo lì, nel suo ufficio, seduto dietro la scrivania piena di scartoffie, pronto a seguire il piano stilato da Erwin punto per punto.
Ha mandato Petra a chiamare Eren e il moccioso si è presentato abbastanza presto, ha bussato alla porta, ha chiesto «Permesso» e si è accomodato dall’altra parte della scrivania solo dopo sua richiesta – un vero gentiluomo, disgustosamente carino ed educato. È ancora un po’ terrorizzato, si vede – anche se pronto a eseguire ogni ordine gli venga imposto, cosa che ha dato a Levi parecchie idee per lavorare di mano durante le sue notti insonni.
Ma non è il momento di distrarsi: bisogna pensare al piano.
Primo: offrigli da bere.
Levi si guarda attorno, adocchia la bottiglia di whiskey che – guarda un po’ le coincidenze – gli ha regalato proprio Erwin, prende due bicchieri e li riempie a metà per poi sbatterne uno proprio davanti a Eren.
«Bevi».
Il moccioso sgrana gli occhi, lo guarda confuso – prima lui, poi il bicchiere, per un paio di volte.
«Sei sordo? Ho detto bevi».
Ah, forse è stato un po’ troppo brusco – ed Erwin altro non gli ha detto se non di essere gentile – ma per fortuna Eren finalmente accende il cervello e poi… tracanna tutto d’un fiato.
Oh, cazzo.
La sua faccia disgustata dal sapore dell’alcol quasi gli fa venire da ridere – quindi, giustamente, Levi si fa ancora più serio, aggrotta le sopracciglia e lo guarda proprio male.
«Ma sei scemo?».
E addio alla gentilezza.
«Perché?». Le guance di Eren si fanno rosse di vergogna – o forse è già ubriaco? – ed è talmente carino che Levi non se la sente di infierire.
«Lascia stare», sospira. Si porta le dita a massaggiare gli occhi, si concentra: qual era la seconda parte?
Ah, sì: accarezzagli dolcemente la mano.
Beh, questo sì che è un problema bello grosso. Primo, perché di carezze e dolci Levi sa poco e nulla; secondo, perché Eren le mani le tiene irraggiungibili tra le gambe – come i cani con la coda. Che sia un atteggiamento di difesa?
Lo fissa per un po’, in silenzio, cercando una soluzione. Eren non sa che dire e si morde le labbra per l’imbarazzo – ah, lo distrae troppo, perché quelle labbra sembrano fatte apposta per essere morse e poi baciate.
Ok, così non va bene. C’è bisogno di concentrazione.
«Metti le mani sulla scrivania». Ecco, sì: con gli ordini Levi ci sa fare.
Eren esegue subito, poggia i palmi sul legno scuro, le braccia dritte, una vicina all’altra. È molto ubbidiente, ma continua a guardarlo come se si aspettasse da un momento all’altro di vedersele fatte a fettine, quelle mani.
Levi sbuffa, cerca di tranquillizzarlo: «Smettila di fartela sotto, moccioso. Non voglio tagliartele. E, anche se fosse, ricrescerebbero, no? Quindi di che ti preoccupi?».
È semplice logica, non è difficile, ma Eren deglutisce comunque, sonoramente, come a rimarcare il suo stato di agitazione, alla faccia sua. E va beh, Levi ci ha provato: può solo sperare che il piano funzioni lo stesso, prima che Eren si pisci addosso – perché pulire, dopo, sarebbe proprio una rottura di cazzo.
Deve fare in fretta, quindi allunga di scatto il braccio e sfiora le dita di Eren con le proprie; più che una carezza è un tocco ruvido, lo ammette, perché in quello è inesperto almeno quanto il moccioso che ha davanti. Ma fa quel che può, al limite delle sue capacità, e approfondisce il contatto fino a posargli i palmi su entrambe le mani.
Ottimo, ora sembrano due coglioni rigidi e impagliati, con manici di scopa al posto delle braccia e forse anche su per il culo. Levi fissa il punto in cui le loro dita s’incontrano e inizia a pensare che i piani di Erwin non siano poi così tanto geniali. Come cazzo è possibile che sia così difficile provarci con qualcuno? Interazioni di quel tipo gli sembrano un mistero complicato peggio di quello dei giganti – e preferirebbe di gran lunga tentare di scoprire la vera natura di quei mostri, perché la battaglia per il cuore di Eren gli sembra già persa in partenza.
No, calma.
Levi chiude gli occhi, ripensa al terzo punto: sorridi e fagli un complimento sincero.
Anche peggio. Non è bravo nei sorrisi: proprio non gli escono, a meno che non ne valga davvero la pena, e di forzarne uno non se ne parla. Non è bravo manco coi complimenti: sono gli insulti, più che altro, a essere pane per i suoi denti.
Forse è davvero fottuto. Guarda Eren, che lo fissa confuso di rimando: ha le guance ancora arrossate e gli occhi grandi, pieni di domande – e quanto cazzo è bello. Ora i complimenti a Levi vengono in mente, anche tanti, ma rimane zitto perché ha paura di rovinarli con frasi e toni sbagliati e perché un volto del genere si merita parole che Levi non è abituato a usare – perciò è meglio il silenzio.
Quindi, quello stallo da coglioni dura minuti interi, al punto che a Levi viene voglia di mandare tutto all’aria, rispedire il moccioso dritto da dove è venuto, in quel sotterraneo di merda, e fingere che nulla di tutto quello sia mai accaduto. La tentazione è forte, davvero, ma lui non è mai stato così codardo – e non ha intenzione di iniziare a esserlo proprio ora.
Perciò al diavolo i piani: Levi è un uomo d’azione, abituato ad agire d’impulso – le strategie complicate, il Comandante, può mettersele lui sa dove.
Si alza di scatto, mormorando un «E che cazzo!» per darsi la giusta carica, e non gl’importa del sussulto spaventato di Eren. Gli si avvicina a passo sicuro, scavalcando la scrivania come fosse un gigante appena abbattuto. Levi è basso, sì, ma in qualche modo riesce sempre a sovrastare gli avversari, che siano giganti o umani. E in quel momento sovrasta anche Eren, che si fa indietro con la sedia quasi a volersi rimpicciolire, ma lui è più veloce e gli cattura le labbra in un bacio casto, inaspettato per entrambi.
Non è sicuro, però, che il suo attacco abbia avuto effetto, perché Eren non dà segni di vita e lui inizia a farsi seri scrupoli sulla questione – che abbia agito un po’ troppo in fretta? Ok, il moccioso ne ha viste tante, ma pur sempre di un moccioso si tratta, e forse doveva andarci davvero un po’ più piano.
Si stacca, incerto, dal bacio, convinto di aver fatto danni irreparabili, ma Eren vanifica ogni suo dubbio in pochi secondi. Il moccioso sorride, lo guarda e si lecca le labbra in un gesto tanto sfacciato da spiazzarlo, poi lo bacia per primo e ha persino le palle di ficcargli la lingua dritto in gola.
Con tutto il rispetto, Erwin può andarsene a fanculo, perché – porca miseria – ora sì che si ragiona!

 
 
 
 
Io vorrei scusarmi per il delirio che avete appena finito di leggere, ma la verità è che mi sono divertita troppo a scrivere questa storia, quindi no, non mi scuso.
Anzi, ecco, piuttosto mi scuso con Erwin, ingiustamente maltrattato da Levi. Il suo piano avrebbe funzionato alla perfezione, è Levi che non è proprio capace a flirtare u.u
Ma tutto è bene quel che finisce bene, no? I nostri due salvatori dell’umanità sono riusciti a limonare allegramente e il mondo è già un posto migliore solo per questo ♥
 
Spero di essere riuscita a strapparvi almeno una risata, perché questo è l’importante!
Alla prossima,
Tsuki
 
(P.S. Il titolo è preso da un grande classico della letteratura mondiale, che vi consiglio di recuperare al più presto, in caso non lo conosceste già!)
   
 
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