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Autore: Angel TR    19/11/2021    1 recensioni
'Cause it doesn't feel right when it's late at night and it's just me in my dreams
Quando il sole cala per lasciare il posto alla notte, il vuoto fa più paura.
{Questa storia partecipa alla Challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di Efp}
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Rochefort, Hwoarang, Jin Kazama, Lars Alexandersson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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SUN GOES DOWN





*



37- Things you said when we were young


1. Sun


These days, I'm way too lonely
I'm missing out, I know
These days, I'm way too alone
And I'm known for giving love away, but...


Ma guardati, tutto solo al bancone di un bar, in mano una birra già semivuota, scostante e lontano da tutte quelle coppiette felici che ti circondano come un cane randagio – e, proprio come un cane randagio, ringhi e mordi perché hai disperatamente bisogno d'attenzione.
Povero Hwoarang, più di trent'anni e, quando torni a casa – quando torni –, nemmeno un pesciolino rosso a darti il benvenuto.
Il tuo sguardo stanco, contornato da delle leggere rughe che iniziano a fare capolino, si posa su una coppia seduta a un tavolino. Chissà come mai proprio su di loro… forse perché lui nasconde il viso dietro un cappuccio blu e quel dettaglio fa perdere un battito al tuo cuore, facendoti tornare indietro nel tempo – quando quel cuore era un motore ancora più potente di quello della tua amata Ducati Monster. Eh, sì, hai avuto la tua chance anni addietro ma forse eri troppo giovane e stupido per capirlo.
A dispetto delle apparenze, non avevi mai creduto di avere il mondo ai tuoi piedi né tantomeno che girasse attorno a te. Una vita di stenti e un'apparente serenità ottenuta lottando con le unghie e con i denti ti avevano insegnato quanto precari fossero i momenti di gioia e quanto questi andassero afferrati a piene mani per cercare di incastrarli nel petto quanto più a lungo possibile – per riscaldarsi in mezzo al gelido inverno.
Le emozioni ti governavano perché erano le uniche cose che il mondo ti offriva – e tu le spremevi fino all'ultimo goccio anche dall'evento più banale, come lo stupido pareggio con Jin Kazama durante un incontro clandestino, quando avevi soli diciannove anni. Si vedeva lontano un miglio che quello non era il suo ambiente: Jin, con il suo viso pulito quasi nascosto dal cappuccio della felpa e l'aria seria, sembrava non appartenere nemmeno alla stessa specie degli avanzi di galera che girovagavano nei vicoli bui dove si tenevano i match. Tu l'avevi notato subito ma Jin non aveva mai notato te – o, almeno, così credevi.
Da quel momento, Jin Kazama, con quei suoi occhi d'ambra fusa, era diventato il tuo pallino fisso, l'ossessione attorno alla quale aveva preso a ruotare la tua intera vita.

Che coglione.

«Non ho nessun motivo per combattere, Hwoarang» ti aveva detto Jin, due anni dopo, durante la quinta edizione del Torneo.

Avrei dovuto ascoltarti, Kazama. Invece, come al solito…, pensi, adesso.
Di Jin Kazama non hai più avuto notizie dal sesto Torneo – quando ho perso un occhio per proteggerti, stupido pappamolle.
Come sarebbe andata se avessi ascoltato l'istinto, invece della testa, e gli avessi rivelato la vera ragione per la quale cercavi costantemente lo scontro?
I tuoi occhi spenti, dentro i quali si nasconde ancora il fuoco della tua gioventù che attende solo di essere riacceso, si riflettono nella vetrinetta del bar.
Diciamo che, se fosse andata diversamente e quel fuoco ora non fosse cenere, forse non ti ritireresti a casa quando gli altri escono per andare a lavoro. Forse saresti in grado di affrontare i tuoi demoni – e qui ti scappa un sorrisetto – a pieno petto invece di fuggire. Forse riusciresti a posare la testa sul cuscino o forse sarebbe il petto di Jin Kazama a farti da tale. Forse, forse, forse.
Purtroppo, Hwoarang, la verità è che non lo saprai mai. Lo volevi allora, lo vuoi ancora oggi e Jin Kazama avrebbe potuto essere tuo, sai, se solo avessi riposto l'orgoglio nello sgabuzzino ma, ahimè, te la sei giocata. E, dunque, come un uomo solo qualunque – altro che leggenda vivente del Taekwondo –, continuerai ad andare al bar tutte le notti per fingere una parvenza di vita sociale che, detto onestamente tra noi, non hai mai avuto.


N/D: questa breve raccolta-storia nasce dalla cruda e semplice canzone di Lil Nas X che canta del bisogno di avere qualcuno. Ognuno dei quattro capitoli si legherà a un verso del pre ritornello e del ritornello. Il titolo della raccolta invece rappresenta il momento della giornata dove la solitudine batte di più: il calare del sole. Ma... Alla fine ci sarà una piccola sorpresa xD
Aaah, l'amor che muove il sole e le altre stelle. Lo so, scrivo sempre delle stesse cose ma...
Il muro mi ha ascoltata, vedo! XD ci vediamo, miei prodi lettori fantasma!

  
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