Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    22/11/2021    1 recensioni
“Questa storia partecipa a “Luoghi dell’Orrore” indetto sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”
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Lupin ha accettato una sfida mortale: superare la foresta di Aokigahara senza cadere nella sua maledizione.
Riuscirà Lupin ad arrivare alla fine del percorso nel tempo previsto? Oppure cadrà vittima della foresta?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Koichi Zenigata, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ULTIMO CAPITOLO! Spero che fino a qua vi sia piaciuta.

Buona lettura...io intanto scappo in Tibet (non si sa mai)

 

CAPITOLO 6

Addio

 

 

“Lupin!” Fujiko fece per avvicinarsi a lui, ma venne subito bloccata dalle guardie del corpo di Tagikawa le quali, oltre a bloccare la donna, bloccarono il gruppo.

“Fujiko!” Lupin si mise subito sulla difensiva “Lasciala andare”

Tagikawa sorrise “Lupin, mi conosci, sapevi che sarebbe accaduto”

Jigen, dietro di lui, impugnò la pistola e fece indietreggiare Anika “Lupin!”

Lupin fece a tutti segno di stare calmi e si fece avanti.

La sua mente viaggiava alla velocità della luce e stava già pensando ad ogni tipo di fuga possibile evitando feriti o spargimenti di sangue.

Lo aveva immaginato, sapeva che una volta fuori non sarebbero potuti andare in giro a raccontare l’esperienza avuta.

Nel momento stesso che avrebbero consegnato a Tagikawa il tesoro sarebbero tutti morti.

Era altamente improbabile che qualcuno di loro rimanesse ucciso, però non c’era da sottovalutarlo.

“Consegnami il tesoro, Lupin” ordinò Tagikawa.

Lupin fece finta di pensarci.

Il tesoro in realtà non esisteva...non in senso fisico per lo meno.

Il tutto era ben aldilà di un oggetto prezioso con un determinato valore.

“Mi dispiace” Lupin alzò le spalle “Ma non ho con me alcun tipo di tesoro”

Tagikawa assunse un espressione corrucciata e mentalmente maledisse Lupin.

Come era possibile che non esistesse alcun tipo di tesoro?

Tutti sapevano che esisteva e che alla fine della sfida lo avrebbe avuto.

“Questo è impossibile!” sbottò Tagikawa “Che razza di scherzo è questo!?”

Tagikawa fece cenno alle guardie di fare fuoco.

Nel momento stesso che esse iniziarono a sparare, Goemon si parò davanti a tutti e con una velocità incredibile estrasse la spada e tagliò in tanti piccoli pezzi i proiettili.

Con altrettanta celerità, si fiondò sulle guardie e mosse la spada su di loro fino a lasciarli in biancheria intima.

Dopo urla di terrore, dovute al fatto che non erano abituati a vedere gente come Goemon, le guardie tentarono la fuga cercando di coprire le loro mutande a strisce o pois.

“Codardi!” sbraitò Tagikawa “Dove state andando!? Tornate qui!”

Ma le guardie optarono per non ascoltarlo e correre via a gambe levate, permettendo a Fujiko di correre incontro a Lupin.

“Molto bene, se le mie guardie non voglio aiutarmi…” prese lui la pistola “Mi arrangerò da solo” e la puntò verso Anika, la quale sgranò gli occhi e venne subito difesa dalla sua famiglia e dall’ispettore.

“Spostatevi!” ordinò “Devo finire ciò che ho iniziato vent’anni fa!”

L’unico ad aver capito questa affermazione era Zenigata.

“Se te la prendi con lei, dovrai passare sul mio cadavere” disse, lasciando di stucco Lupin.

“Zazà?”

“Stavo alle calcagna di questo individuo per questioni di frode” spiegò Zenigata “Ma ero al corrente che la sua attività aveva un fine molto più losco”

L’ispettore spiegò che vent’anni prima aveva già cercato di arrestarlo, ma non vi erano prove.

Oltre alla frode, Tagikawa aveva reati di omicidio volontario e premeditato che pendevano su di lui e tra i vari vi era quello della moglie di Masucci.

Aveva scoperto, anche, che Masucci stesso aveva ordinato a Tagikawa l’omicidio della donna e della figlia appena nata.

Ma ogni volta che Zenigata sembrava sul punto di trovare le prove per incastrarlo, esse scomparivano nel nulla e così anche Tagikawa.

Rimanevano solo la sua parola contro quella di lui.

Anika sentì il terreno sotto i suoi piedi aprirsi ed il suo corpo cadere nel vuoto.

Allora era vero quello che pensava durante il tragitto nella foresta.

Era lei, sempre, la causa di tutto.

Per quanto fosse ovvio che anche Lupin e gli altri fossero di intralcio a quell’uomo, lei era comunque una minaccia per tutti quanti.

Talmente era immersa nei suoi pensieri che non si accorse di Tagikawa che armava il cane e premeva il grilletto.

Si udì un boato.

“Zazà!” esclamò Lupin.

Zenigata, che era parato davanti ad Anika, lo prese in pieno.

Per fortuna lo colpì sul braccio e non tanto profondamente da stenderlo.

“Ispettore!” Anika si preoccupò, ma lui cercò di tranquillizzarla.

Tagikawa non aveva una bella mira, era risaputo.

Seppur gemendo e con l’impermeabile su cui apparì una chiazza di sangue, Zenigata si avvicinò a Tagikawa

“Signor Tagikawa” Zenigata prese le manette “La dichiaro in arresto per frode e banca rotta, nonché per tentato omicidio a civili e ad un pubblico ufficiale”

“Che sta facendo!?” sbottò Tagikawa “Razza di imbecille mi lasci!”

Ma Zenigata, abituato con Lupin ed ogni suo tentativo di sfuggirgli, ci mise poco a sistemare Tagikawa e ammanettarlo.

Nel frattempo, un orda di auto della polizia fece il suo arrivo a sirene spiegate e a gran velocità.

“Ma...ma...come è possibile?” Tagikawa non riusciva a spiegarsi come avessero fatto a giungere lì così presto.

“Mio caro, mi conosci” disse Fujiko, mostrando all’uomo il suo cellulare “Sono una donna piena di risorse”

“Ma, in particolar modo, sei donna” ridacchiò Lupin, ricevendo l’elsa della spada di Goemon in pieno sulla testa.

I poliziotti circondarono immediatamente l’ispettore e Tagikawa, nonché Lupin e la sua banda.

“Fermi!” ordinò Zenigata “Loro no”

“Ma, signore, è Lupin!” azzardò uno degli uomini.

“Vuoi discutere un ordine del tuo superiore!?”

il poliziotto scosse la testa, si mise sugli attenti e poi aiutò i colleghi a portare Tagikawa fino alla macchina.

Lo misero dentro e poi sfrecciarono a gran velocità.

Zenigata ordinò ad un suo uomo di attenderlo e questi obbedì.

“Ispettore, siete ferito!” si accorse finalmente l’uomo “Chiamo immediatamente i soccorsi!”

“Sta fermo e fai come ti ho detto”

Il poveretto era spiazzato, ma obbedì e si mise in disparte.

“Ispettore” Anika si preoccupò “Perchè l’ha fatto?”

“Sono un agente di polizia” rispose Zazà “Il mio compito è difendere gli innocenti, siano essi ladri oppure no” ammiccò e, seppur dolorante, si voltò verso Lupin.

Il ladro sorrise, ammirando sempre di più Zenigata sia come uomo che come ispettore.

Alla fine aveva sempre nutrito un profondo rispetto per lui.

“Vuoi avere l’onore di arrestarmi tu, paparino?” domandò Lupin ma Zenigata scosse la testa e fece un piccolo sorriso.

“Ti lascio una tregua, per ora” rispose l’ispettore “Ma sappi che sono sempre pronto”

“Non lo metto in dubbio” ammiccò Lupin

“Alla fine qual’era il tesoro?” domandò Fujiko, la cui curiosità superava tutto “Davvero non c’era?”

Lupin scosse la testa “Il tesoro di questa foresta è più prezioso di un tesoro fisico” disse, suscitando la curiosità anche di Zenigata “Il vero amore” sentenziò “Dopo tutto quello che abbiamo passato...e detto...siamo tutti rimasti uniti” proseguì Lupin “Il vero amore non è inteso solo come due persone che si amano e stanno insieme, il vero amore si dimostra anche all’interno delle famiglie, nelle decisioni e nei rapporti con gli altri”

“Il vero amore supera ogni cosa” aggiunse Goemon “Comprese le difficoltà”

“Ben detto” concordò Jigen

“Questa volta sono d’accordo anche io” disse Fujiko, ottenendo uno sguardo stupito da parte di tutti.

Zenigata, per quanto stupito, aveva ben altro per la testa.

Quell’esperienza aveva segnato tutti, non che le altre fossero state diverse, ma quella era particolare.

Aveva messo a nudo i segreti più profondi che si celavano nell’animo del gruppo.

Segreti che nessuno avrebbe mai osato confessare anche al famigliare più vicino e di cui avevano fiducia.

Erano i classici segreti che si sarebbero portati fino alla tomba o che avrebbero confessato in punto di morte.

Quello di Zenigata era un segreto di poco conto, rispetto a quanto sentito dagli altri e chi ne ha pagato le conseguenze è stata Anika.

Giovane, bella e con una famiglia che è innamorata di lei nel vero senso della parola.

Era al corrente della situazione, sapeva tutto di lei e quindi non si è stupito quando ha scoperto che lei e Jigen erano diventati una coppia e che sia Lupin che Goemon avevano forti sentimenti per lei.

La situazione era alquanto complicata e confusionaria, ma chi era lui per giudicare?

“Lupin” Zenigata si ridestò dai suoi pensieri e tornò a rivolgersi al ladro “Sta attento” ed era ben chiaro a cosa facesse riferimento.

Quei segreti erano stati parecchio pesanti da assorbire e sapeva che ora la situazione del gruppo sarebbe stata molto tesa.

“Di che sta parlando?” domandò Fujiko “Lupin?”

“Diciamo che questa foresta è davvero spettrale e maledetta” spiegò Lupin “Hai rischiato di rimanere vedova, cherie”

“Ma io e te non siamo sposati!”

“Vuoi esserlo?” Lupin assunse uno sguardo ebete “Sai quante cosine potremmo fare”

“Che maiale!” Fujiko si scandalizzò e gli voltò le spalle andandosene via.

“Fujikoooo!” Lupin la seguì “Eddai, scherzavo!”

Il battibecco proseguì, sotto lo sguardo ormai rassegnato di tutti.

“Sarà meglio che torni in centrale, avrò parecchie scartoffie da compilare” con il saluto militare, Zenigata raggiunse il suo sottoposto e, dopo aver fatto un piccolo sorriso ad Anika, salì in macchina e partì.

“Dovremmo andare anche noi” commentò Anika, ottenendo l’approvazione di Jigen e Goemon.

Quest’ultimo sospirò “Io andrò in ritiro” disse “Dopo questa esperienza mi serviranno mesi per purificare il mio spirito” fece per andarsene, ma Anika lo fermò abbracciandolo da dietro.

Goemon fremette ma cercò di rimanere composto.

“Grazie, Goemon” mormorò lei, alzandosi poi sulle punte e dandogli un bacio sulla guancia “Grazie di tutto”

Il samurai si irrigidì “F-figurati” poi, tenendo la spada ben stretta a sé, corse via, superando persino Lupin e Fujiko, che smisero di battibeccare.

“Ehi, piccioncini!” esclamò Lupin, agitando un braccio verso di loro “datevi una mossa!”

Anika e Jigen si guardarono ed entrambi pensarono la stessa cosa.

Volevano stare soli.

Raggiunsero Lupin e Fujiko e li avvisarono che avrebbero trovato altri mezzi per tornare.

Lupin ridacchiò “Ok, come volete” poi guardò Fujiko “Tesoruccio, abbiamo casa libera”

“Non passerò la notte con te!” si lamentò Fujiko “Mi avevi promesso un tesoro e non me l’hai portato!”

“Ma, ma…Fujiko, ti ho portato l’amore!” tentò di giustificarsi lui, ottenendo un ceffone come risposta.

I due scomparirono lungo la strada, lasciando Jigen ed Anika soli.

Il sole era tramontato e i lampioni della strada si erano illuminati.

C’era silenzio, interrotto ogni tanto da qualche grillo sull’erba.

Anika, la prima cosa che fece, fu levare il cappello a Jigen e controllare la ferita alla fronte.

Era un taglio, per fortuna non profondo, dovuto all’aria che il proiettile emana quando viene sparato.

Era colpa sua, solamente sua.

“E’ solo un graffio” cercò di tranquillizzarla Jigen, osservando piuttosto il suo collo “Che cosa ho fatto…”

“Jigen, no” lei prese le mani dell’uomo fra le sue “Non osare incolparti”

Jigen invece si dava eccome le colpe.

Era stato lui la causa scatenante di quella reazione e si sarebbe portato questo senso di colpa per l’eternità.

La stesso senso che si dava per aver precluso ad Anika una vita normale, non averle dato una famiglia come avrebbe meritato e non averle dato l’amore che meritava adesso.

“Jigen…”

“Sai...è vero quello che ho detto” confessò Jigen “E’ vero che non avrei mai voluto incontrarti, ma non per il motivo che pensi tu” disse “Vorrei non averti mai incontrata perché...perché non sono stato e non sarò mai un buon padre e, vista la nostra situazione, neanche un amante”

“Che stai dicendo?” Anika si preoccupò “Jigen, non dire così”

“Non sono mai stato bravo in amore” proseguì lui “Lupin lo è…” strinse i pugni “E’ con lui che dovresti stare”

Anika sgranò gli occhi “Cosa!?” scosse la testa “Neanche per sogno, lo zio è troppo...farfallone!” sorvolando da questo commento, che fece sorridere Jigen, Anika strinse Jigen e lo obbligò a ricambiare “Io voglio stare con te”

Sembrava una ragazzina, ma era vero.

Lei voleva solo Jigen e nulla le avrebbe impedito di restare con lui, nemmeno una foresta maledetta.

Ma si poteva dire lo stesso di Jigen?

Amava Anika, in tutti i sensi, ma l’aveva esposta troppo e non voleva che accadesse più.

Aveva avuto altre donne prima di lei, aveva avuto dei sentimenti per loro, ma le aveva lasciate andare e aveva capito che così facendo sarebbe stato meglio per tutti.

Le avrebbe salvate da una vita che non meritavano e che era meglio non far loro conoscere.

Con Anika era lo stesso, avrebbe dovuto lasciarla andare.

“Jigen, guardami” Anika prese il volto di Jigen fra le mani “io ti amo” mormorò per poi stringerlo di nuovo a sé.

Jigen ricambiò la stretta, ma cercò di sviare subito il discorso.

“Dobbiamo andare”

Anika non osò ribattere ed insieme se ne andarono da lì.

Raggiunsero il primo centro abitato che trovarono, ed essendo ormai tardi decisero di fermarsi al primo Bad and Breakfast che trovarono.

A notte fonda, entrambi erano ancora svegli.

Quell’esperienza aveva davvero lasciato il segno ed era altamente probabile che se lo sarebbero trascinati per lungo periodo.

“Jigen...sei ancora sveglio?”

Jigen annuì “E non sono l’unico”

Anika si mise su un fianco e cinse la vita dell’uomo.

“Tu dovresti dormire” disse lui “Non devi crucciarti per quanto accaduto”

“Senti chi parla” ribatté lei “Non mi pare che tu sia rilassato”

Jigen si tirò su, mettendosi seduto “Anika, ho fatto molti errori nella mia vita...non voglio che lo sia anche tu”

Anche Anika si tirò su, mettendosi in ginocchio dietro di lui “Che cosa vuoi dire?”

Jigen sospirò “Che dovremmo smetterla di stare insieme” disse “Non voglio che tu ne paghi le conseguenze”

Anika si sentì sprofondare “Stai dicendo...che...che non mi ami più?”

“Al contrario” rispose Jigen “Ti sto salvando da un amore avvelenato”

“No...no, non stai dicendo sul serio”

“Ti sembro uno scherza?”

“Sì, in questo caso sì!” ribatté lei, con le lacrime agli occhi e la rabbia che saliva sempre di più.

Si alzò in piedi e si mise davanti a lui “Come puoi dirmi una cosa del genere?” domandò “Dopo tutto quanto...tutto quello che c’è stato, tu vuoi lasciarmi?” il respiro era irregolare “Ti ricordo che viviamo sotto lo stesso tetto, come pensi di fare?”

“Non è roba che ti riguarda” ed ecco il tono freddo e distaccato.

Perché? Perché faceva così?

“Perché fai così?”

“Perché sei una bambina”

Quella era la goccia che fece traboccare il vaso.

Anika alzò la mano e poco dopo il suono di un ceffone risuonò per tutta la stanza.

Calò il silenzio.

Jigen non sembrò minimamente toccato, mentre Anika tremava sia di rabbia che di sgomento.

Che aveva fatto?

Si portò le mani alla bocca, per soffocare un singhiozzo.

Quando le tolse per parlare, non fece in tempo a dire nulla.

Jigen si era alzato, le aveva afferrato i polsi ed aveva posato le sue labbra su quelle di lei, chiudendole in un bacio.

Quando si divisero, lei era ancora scioccata “Jigen…”

Lui la zittì con un altro bacio, poi la strinse e la attirò a sé, facendola ricadere sul letto.

Anika abbandono, per il tempo necessario, tutto quello che aveva nella mente e si lasciò andare, facendosi guidare da Jigen.

Era certa di una cosa, quella notte non l’avrebbe mai scordata.

 

*****

 

“E’ sicura di non aver sentito o visto qualcosa?” domandò il poliziotto alla responsabile del Bad and Breakfast.

La poveretta scosse la testa “No niente” rispose “Come le ho già detto, sono entrata nella stanza e l’ho trovata a terra” indicò la porta della stanza, dove altri poliziotti con i soccorritori stavano esaminando una ragazza in stato di incoscienza.

Stava bene e, a parte delle ferite al collo dovute ad un tentato strangolamento, non riportava altri segni di violenza o percosse.

Le avevano fatto perdere i sensi usando un fazzoletto imbevuto di cloroformio.

“Che succede qui?” domandò una voce alle spalle del poliziotto.

“Ispettore Zenigata” il poliziotto fece il saluto militare e si mise sull’attenti “Mi dispiace averla disturbata mentre avrebbe dovuto essere in convalescenza, ma è necessaria la sua presenza” e lo accompagnò nella stanza.

Il braccio di Zenigata era stato medicato quella stessa notte e gli era stato ordinato riposo assoluto per almeno due settimane.

-Decisamente un ottimo riposo- pensò fra sé e sé, seguendo l’uomo.

Quello che vide lo lasciò spiazzato.

“A-Anika?”

“La conosce, ispettore?” domandò ingenuamente il poliziotto

“Cosa credi? Che la chiamo per nome perché mi gira?” ruggì Zenigata, che in quel momento si dimenticò di tutto per controllare la ragazza “Che è successo?”

Il poliziotto spiegò che durante il giro camere per il cambio lenzuola e per ripulirle, la padrona aveva trovato la ragazza stesa a terra priva di sensi.

La polizia era stata immediata allertata.

“E perché avete chiamato me?” domandò Zenigata

“Perché abbiamo trovato questo” il poliziotto gli porse un biglietto piegato in quattro con scritto a chi era indirizzato.

Ispettore Zenigata

Zenigata si spostò e lasciò che i soccorritori portassero via la ragazza per gli accertamenti.

Una volta fuori e lasciato il Bad and Breakfast, l’ispettore aprì il foglio per leggerne il contenuto.

 

Mi dispiace

Abbia cura di lei

 

FINE

  
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