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Autore: Monkey D Anjelika    23/11/2021    1 recensioni
Dal testo:
"Quel freddo vento di fine novembre aveva portato con sé quel dolore che pensavi di aver dimenticato e, invece, eccolo lì puntuale come ogni anno.
Quanto odiavi quel giorno. Che senso aveva festeggiare il compleanno?! Non aveva senso dedicare un'intera giornata per celebrare gli anni che passavano, perché in realtà non passavano affatto.
Il passato era ancora lì, vivido che bruciava il tuo cuore. Nonostante il tempo trascorso, tu non avevi dimenticato. Gli anni si riflettevano sul corpo, portavano via la bellezza della gioventù ma non il dolore."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akainu, Kizaru, Sentomaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Negli occhi pigri e scuri era stato dipinto quel panorama che aveva meritato tutta la tua attenzione.
Ormai era più di mezz'ora che fissavi l'orizzonte, o almeno lì puntava il tuo sguardo.
Ma si sapeva che non eri abituato a concentrarti per così tanto tempo, probabilmente ti eri perso nei tuoi pensieri, nei tuoi ricordi.
Quel freddo vento di fine novembre aveva portato con sé quel dolore che pensavi di aver dimenticato e, invece, eccolo lì puntuale come ogni anno.
Quanto odiavi quel giorno. Che senso aveva festeggiare il compleanno?!
Non aveva senso dedicare un'intera giornata per celebrare gli anni che passavano, perché in realtà non passavano affatto.
Il passato era ancora lì, vivido che bruciava il tuo cuore.
Nonostante il tempo trascorso, tu non avevi dimenticato.
Gli anni si riflettevano sul corpo, portavano via la bellezza della gioventù ma non il dolore.
Sospirasti piano e poi abbassasti lo sguardo.
A volte avresti voluto urlare, ma avevi imparato a soffocare i pianti dentro.
Non potevi mostrare le tue debolezza, le tue battaglie dovevi affrontarle da solo.
Lo avevi capito sin da bambino.
In quella piccola isola del mare settentrionale, che era la tua terra natia, c'era fin troppa malvagità.
Uomini prepotenti, eleganti e amanti della ricchezza controllavano quel piccolo paese.
Rubavano i soldi, i sogni e la dignità.
Ogni giorno qualcuno provava ad opporsi, ma puntualmente veniva pulito, umiliato, torturato e ucciso davanti alla sua famiglia.
E nessuno faceva nulla per aiutarlo.
La paura li bloccava, non volevano fare la sua stessa fine.
Ognuno pensava a sé stesso.
E così Borsalino imparasti a fare anche tu.
Ti tenevi tutto dentro, e sorridevi sempre.
Ti mostravi calmo, rilassato e poco interessato a quello che ti circondava.
Così eri cresciuto.
Non potevi scaricare le tue frustrazioni sugli altri.
Poi, anni dopo, conoscesti Sakazuki, un ragazzo burbero e, come te, segnato dal suo passato.
Lui lo aveva affrontato in maniera diversa, con rabbia e un odio che si riversava sui criminali in particolare sui pirati.
È lui che ti convinse ad arruolarti nella Marina Militare, a servire il Governo Mondiale e annientare il male.
"Con i nostri frutti del diavolo e la nostra forza ce la faremo" ti disse una notte dopo che i vostri corpi si erano uniti nella passione.
E tu accettasti, accettasti di stare sempre al suo fianco.
Al fianco dell'unica persona che ti aveva capito e di cui non subivi l'ira.
"Avevi ragione tu Saka, siamo troppo forti per questi pirati" dicesti mentre ripensavi a tutti i criminali sconfitti e imprigionati a Impel Down.
"Zietto, dobbiamo andare" la voce di Sentomaru ti riportò alla realtà.
Con lentezza voltasti il capo e davanti a te si palesò il tuo subordinato.
Non era davvero tuo nipote, ti chiamava così per rispetto.
Anche quei criminali che avevano seminato il panico nel tuo paese chiamavano zio il loro superiore.
"Dove dobbiamo andare?" Non ricordavi di avere una missione.
Sentomaru aggrottò le sopracciglia, eri un caso disperato.
"Ma come?! Dobbiamo andare da Vegapunk. Deve studiare i tuoi poteri per poterli applicare ai Pacifista" urlò.
"Uh che paura!" Ironizzasti.
"Ora ricordo. Va bene, andiamo".
E detto ciò, ti staccasti dalla ringhiera e ti dirigesti verso la nave.
Sentomaru non disse più nulla, era pensieroso.
Il capo era chino.
Dopo cinque minuti cercò di aprire bocca ma un suono lo bloccò.
Era il tuo Den Den Moshi che squillava.
Chissà chi era!
Con quella domanda nella testa, alzasti il polso dove avevi la radio snail nera.
"Pronto, qui è Borsalino..."
Nessuno rispondeva.
"Che strano. Pronto?! C'è qualcuno dall'altra parte. Per caso non sei ancora pron...".
"Ma quante volte te lo dovrò ancora dire?! Quella radio snail serve solo per le intercettazioni, è quella che hai in tasca che sta squillando" ti rimproverò Sentomaru.
Tu lo guardasti stupito.
"Ah già, è vero".
Sentomaru sospirò e poi stette in silenzio ad ascoltare la conversazione tra te e Sakazuki.
"Lo so che non ti fa piacere, ma stasera potremmo stare insieme. Niente festa, solo io e te. Ti va?" Propose l'uomo.
Sentomaru era incuriosito, il tono roco e arrogante di Sakazuki, ora era dolce e quasi timido.
"Certo" rispose il suo superiore mentre un sorriso caldo, diverso dai soliti, comparve sul suo volto.
Sentomaru aveva capito di cosa stessero parlando, e mentre seguiva Borsalino si decise a dirglielo.
Non gli faceva piacere a detta sua, ma ricevere attenzioni era sempre piacevole.
"Zietto".
"Ehm..." Ti fermasti a quel richiamo, voltarsi lo sguardo e i tuoi occhi videro il tuo sottoposto un po' preoccupato o forse imbarazzato.
"Buon compleanno" disse.
Un altro dolce sorriso contorno il tuo volto.
"Ah quindi è davvero il mio compleanno, pensavo di aver sbagliato giorno" scherzò l'ammiraglio.
Sentomaru rimase di pietra.
Cinquantasei anni e non sentirli, e non fisicamente parlando ma mentalmente.
   
 
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