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Autore: LadyKant    23/11/2021    5 recensioni
A volte quando stai cadendo nel buio hai bisogno di una voce che ti indichi la strada. A volte però la voce è quella sbagliata.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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“Bentornato a casa Merlin”
 
 
Erano le parole che gli aveva detto Arthur quando aveva aperto gli occhi, ricordava il tono emozionato, il sorriso felice e la mano grande e calda che stringeva la sua. Si era addormentato vinto dalla stanchezza, al suo risveglio non sapeva quanto tempo fosse passato, era ancora nel letto del Re, ma solo.
 
Era davvero Arthur quello che aveva visto prima accanto a sé oppure era l’ennesimo inganno?
 
Stavolta gli sembrava diverso, ma dopo tutto quello che aveva visto, non aveva la forza di sperare che fosse vero.
 
Arthur era già venuto a salvarlo, tante volte. E nonostante questo alla fine rimaneva sempre solo, con il cuore un po' più piccolo, con l’anima più ferita.
 
Arthur era morto, tante volte. Facendogli da scudo, sacrificandosi o vittima del nemico e il suo cuore era morto con lui, ogni volta, sempre più a fondo.
 
Arthur l’aveva ucciso, tante volte. Con le sue stesse mani oppure decretando la sua condanna a morte.
 
Arthur era stato ucciso da lui, tante volte. Tramite la magia che reagiva in maniera autonoma quando quello che gli accadeva era troppo da sopportare, per proteggerlo dal dolore, difenderlo, vendicarlo.
 
La sua mente si era rifugiata ogni volta in un buio più profondo, per non vedere, per non provare ancora quella sofferenza, allora perché si trovava in quel letto? Perché era lì da solo? Perché gli sembrava di non avere forza? Sentiva la magia scorrere in lui ma il suo corpo sembrava pesante da muovere.
 
I pensieri nella sua testa correvano veloci, si sovrapponevano, si mischiavano. L’idea che quella fosse la realtà faceva più paura di tutte le illusioni che aveva vissuto perché avrebbe voluto dire che Arthur aveva scoperto il suo segreto nel modo peggiore in cui potesse farlo Sentiva di meritare tutto il dolore che aveva provato perché la verità era che l’aveva tradito, ma nonostante questo lui era venuto a salvarlo, era arrivato nel momento in cui stava cercando di  annientarsi e le sensazioni che aveva provato erano state così profonde da scuoterlo; ricordava la gioia di sentirlo vicino, il terrore di perderlo, la magia che li legava, l’amore.
Cosa ne sarebbe stato di loro da quel momento in avanti? Avrebbe dovuto spiegargli perché aveva mentito, fargli capire che non era stata mancanza di fiducia ma volontà di proteggerlo. Aveva il terrore che il loro rapporto sarebbe cambiato, che non l’avrebbe più guardato allo stesso modo, che si sarebbero allontanati e nel migliore dei casi il suo destino sarebbe stato quello di osservarlo da lontano, ma sapeva che non avrebbe potuto sopportare la sua assenza, non dopo anni in cui il loro legame era stata la sola cosa che lo aveva reso vivo.
Avrebbero dovuto parlare, lo sapeva, negli anni non aveva mai avuto paura di confrontarsi con Artù, gli aveva sempre detto quello che pensava in maniera sincera senza nessun timore, ma questo era diverso, non sarebbe stato in grado di affrontare con lui un discorso che toccava così profondamente le corde della sua anima quando non era in grado di farlo neanche con sè stesso. Malgrado tutte le scuse dietro cui poteva nascondersi, Merlin sapeva che aveva sbagliato a mentirgli e a non fidarsi, sapeva che il tradire la fiducia di Arthur era l’unica cosa che non gli sarebbe mai stata perdonata e si vergognava di non avergli mai dato la possibilità di scegliere e ora si sentiva profondamente sbagliato di fronte alla realtà.
 
Stava provando a mettersi seduto quando le porte della camera si aprirono. Vide Arthur entrare nella stanza e chiudere la porta cercando di fare meno rumore possibile e bloccarsi nel momento in cui si rese conto accorse che era sveglio. I loro occhi si incatenarono gli uni agli altri, nessuno dei due distolse lo sguardo cercando di leggervi quello che stava provando l’altro.
 
Merlin si irrigidì non appena il Re fece un passo nella sua direzione. Era davvero lui? Perché si avvicinava? Voleva ucciderlo? Lo avrebbe fatto la sua magia?
 
Arthur lo vide immobilizzarsi e sgranare gli occhi, sembrava terrorizzato. Gli fece male l’idea che avesse paura al punto da provare a tirarsi indietro e gli si strinse il cuore a vedere che non ci riusciva; si avvicinò lentamente cercando di sembrare calmo, sorridendo con quanta più tranquillità potesse.
 
Merlin sentiva il panico diffondersi nelle vene, Arthur era sempre più vicino, i suoi occhi crollarono sulle lenzuola, incapaci di guardarlo. Lo aveva sentito sedersi sul bordo del letto e la sua mano si era appoggiarsi piano sulla sua. A quel semplice tocco un brivido gli corse lungo il braccio, ma la paura non gli permise di fare nessun movimento, non riusciva a credere che quello che stava accadendo fosse reale e si aspettava di vedere l’ennesimo incubo prendere forma davanti a lui.
 
Strinse gli occhi in attesa di quello che sarebbe accaduto, di un dolore che era diventato la sua costante.
 
Invece sentì solo la sua mano venire stretta e il suo nome venire appena sussurrato.
 
Provò a sollevare la testa e vide un sorriso sul volto di Arthur.
 
Quel sorriso stonava così tanto con la confusione che aveva in mente che aggrottò la fronte mentre gli ripassavano davanti agli occhi tutti i momenti che aveva vissuto, il cuore iniziò a battere impazzino, il dolore che provava era quasi palpabile.
Arthur era lì con quello sguardo disponibile, pronto ad ascoltare, a capire, ad aiutare, ma lui non sapeva come affrontarlo e distolse di nuovo il proprio, facendolo vagare per la stanza non sapendo neanche lui cosa guardare, qualsiasi cosa o niente era meglio che affrontare i suoi occhi.
 
Avrebbe dovuto parlare, avrebbe dovuto spiegare. La sola idea ebbe il potere di paralizzarlo, nessun pensiero oltre la paura correva nella sua mente.
 
Arthur vide passare sul volto di Merlin tutte le emozioni che il mago stava provando, la confusione, la sorpresa, la paura. Non smise di stringergli la mano, non smise di sorridere, non smise di mostrarsi tranquillo anche se dentro aveva un vulcano di emozioni. Sapeva che quello era un momento delicato, sapeva che sarebbe bastato niente per distruggere Merlin per sempre, farlo chiudere e perderlo.
 
“Come ti senti?”
 
Merlin aveva provato a togliere la mano da quella di Arthur, ma lui non glielo aveva permesso, la sua stretta gentile ma salda non gli aveva permesso di allontanarsi da lui.
 
Cosa avrebbe dovuto rispondere?
 
Arthur sapeva che non sarebbe stato facile, la sua stretta si fece solo un po' più forte, per fargli capire che lui c’era e non l’avrebbe lasciato andare, aveva quasi paura di vederlo svanire all’improvviso.
 
“Come ti senti?”
 
Merlin deglutì a vuoto. Non era pronto. Non sapeva cosa dire.

“Guardami”
 
Merlin non rispose e non si mosse.
 
“Guardami, per favore”
 
No, non poteva guardarlo, non riusciva a farlo. Non poteva essere il vero Arthur. Non era possibile.
 
“Merlin…sai che sono piuttosto testardo e non mi muoverò da qui fino a quando non mi guarderai. Non puoi neanche scappartene via perché al momento sei debole come un gattino e per la stessa ragione non puoi neanche fare qualche strano incantesimo, quindi per favore guardami”
 
Merlin rimase senza fiato.
 
“So cosa stai pensando signor mago potentissimo e sono assolutamente in collera con te per tutto quello che mi hai tenuto nascosto, ma di gogna a vita, punizioni più che meritate e di tutto quello che dovrai fare per farti perdonare parleremo dopo. Ora vorrei solo che mi guardassi e mi dicessi come stai”
 
Merlin boccheggiò a bocca aperta per qualche istante, prima di alzare timidamente lo sguardo. Questo fece sollevare le labbra di Arthur in un lieve sorriso che mandò Merlin ancora più in confusione.
 
Come faceva ad essere così tranquillo? Perché non stava dando di matto? Perché? Lui era un mago, glielo aveva nascosto, lo aveva tradito, gli aveva fatto rischiare la vita ed invece che urlare e arrabbiarsi faceva dell’ironia? Non poteva essere la realtà. Era impossibile.
 
“Ti stavo per perdere”
 
Merlin si irrigidì al punto che strinse la sua mano a pungo, le unghie conficcate nella pelle.
Nonostante i suoi pensieri quella sembrava una reazione decisamente da Arthur, totalmente imprevedibile e generosa proprio come era lui.
Il vero Arthur sarebbe stato lì per aiutarlo e lo avrebbe fatto nonostante lui non volesse aiuto convinto fin nel profondo di non meritarlo.
Se invece quello che aveva davanti non era il vero Artù presto gli avrebbe rinfacciato i suoi errori, avrebbe visto la delusione nei suoi occhi, si sarebbe sentito inadeguato, ancora una volta non all’altezza delle sue aspettative.
 
Aveva disperatamente bisogno di aiuto o di morire, andava bene uguale, purché quella tortura finisse.
 
Stava impazzendo.
 
Non riusciva a respirare, gli mancava l’aria,
 
Aria.
 
Aveva bisogno di aria.
 
Non respirava.
Si portò una mano al petto, sentiva un peso opprimente, il cuore batteva impazzito.
 
Aria.
 
Aveva bisogno di aria.
 
Il respiro era sempre più affannato.
Aveva bisogno di aiuto.
 
Aria
 
Aveva bisogno di aria.
 
Tremava
Lacrime iniziarono a scorrere lungo il viso.
Si sentiva sopraffatto.
 
Aria
 
Aveva bisogno di aria.
 
Doveva stare calmo
Doveva stare calmo
Doveva stare calmo
 
Se lo ripeteva, ma l’aria continuava a mancare.
Sentiva il respiro sempre più veloce, più inutile.
Aveva bisogno di aria.
Si portò le mani al visto cercando un appiglio, un rifugio.
 
Aria
 
Aveva bisogno di aria.
 
Sentì le sue mani venire afferrate e tolte dal suo viso
Una fronte premuta contro la propria
Un respiro calmo contro il suo disperato
 
“Respira. È tutto a posto”
 
Lacrime
 
“Va tutto bene, sono qui”
 
Alzò la testa, occhi negli occhi, panico nella calma, tempesta nel sereno.
 
Arthur
 
 
L’aria ritorna nei polmoni
 
Arthur
 
Il cuore rallenta la sua corsa
 
Arthur
 
Mani che si aggrappano alle spalle del ragazzo chinato sopra di sé
Un respiro pieno, più lento
Un sussurro
 
“Sei…sei reale?”
 
Arthur sollevò la testa e sgranò gli occhi a quella domanda, li richiuse per qualche istante per impedire alle lacrime che sentiva bruciare di uscire, non era il momento per piangere.
Con delicatezza avvolse con le braccia il corpo di Merlin e si sdraiò con lui tenendolo stretto.
Posò le labbra sulla sua fronte e con la voce incrinata gli rispose di sì.
Le mani del mago si strinsero sulla sua casacca.
 
“Questo è…reale?”
 
“Sì Merlin, è reale”
 
Arthur lo sentiva tremare.
 
“Come faccio…come posso crederci ancora. Sei già venuto. Tante volte. E non era mai vero”
 
Arthur se lo strinse contro così forte come a volerlo inglobare in sé.
Come puoi dimostrare a qualcuno che quello che sta vivendo è la realtà?
 
“Staremo così fino a quando non ne sarai convinto”
 
Sentì Merlin stringersi a lui ancora di più e le sue braccia fecero lo stesso, non l’aveva mai visto così fragile, così lontano dalla persona che era sempre stata.
 
“Puoi sempre chiedere conferma al tuo amico Drago, ultimamente l’ho incontrato anche troppo spesso a proposito. Oppure potrei farti incontrare la tua fidata gogna, quella credo proprio che avrà il sapore della realtà!”
 
Nascosto tra le braccia di Arthur, Merlin sentì nascere un piccolo sorriso e se ne stupì. Quanto tempo era passato dall’ultima volta? Pensava di non ricordare neanche come si facesse.
Le altre volte in cui Arthur era venuto a salvarlo era stato diverso, non aveva mai sentito quel calore così confortante, non ricordava di aver sentito il battito del suo cuore, così forte, così vicino e mai Arthur aveva usato quel tono da asino reale, quello stesso tono che sapeva gli faceva saltare i nervi.
Che fosse vero?
E se invece non lo fosse?
Ogni volta ci aveva creduto ed ogni volta il dolore di vedere le sue speranze infrangersi era stato devastante.
 
“Non ce la faccio…non ancora…per favore…basta”
 
Arthur non riuscì ad impedire ad una lacrima di scappargli dagli occhi, il tono che Merlin aveva usato era talmente sfinito che gli si strinse il cuore.
 
“E’ tutto finito, non ti lascerò mai più solo, te lo giuro”
 
Queste parole provocarono un pianto violento in Merlin, che si strinse ad Arthur nascondendosi ancora di più sul suo petto. Non sapeva se fosse la realtà o una bugia, ora aveva solo bisogno delle braccia di Arthur intorno a sé, del suo calore, del suo profumo.
 
Arthur aspettò che il pianto di Merlin si calmasse, non smise mai di stringerlo.
 
“Faccio chiamare Gaius, non vedeva l’ora ti svegliassi. E faccio anche portare qualcosa da mangiare, sei diventato un mucchietto di ossa peggio di quello che sei sempre stato”
 
Merlin non rispose, si staccò lentamente da lui in modo che potesse alzarsi e andare a comunicare alla guardia di far venire il cerusico e il pasto, ma non staccò lo sguardo da lui neanche per un secondo. Arthur se ne rese conto, ma fece finta di nulla.
 
Gaius entrò in stanza senza nemmeno bussare e corse ad abbracciare Merlin, il sovrano lo vide piangere mentre lo stringeva e vide le mani di Merlin tremare mentre con timore si chiudevano sulle spalle del medico per poi iniziare a piangere a sua volta e poggiare la testa sulla sua spalla.
 
“Gaius?”
 
“Sì ragazzo mio sono qui”
 
“Sei davvero tu? E’…è vero questo?”
 
“Sì è tutto vero”
 
Arthur si chiese per quanto tempo Merlin avrebbe posto questa domanda e per quanto altro l’avrebbe solo pensato senza il coraggio di dirlo ad alta voce. Quando il loro abbraccio si sciolse Gaius lo aiutò a mangiare e poi lo fece stendere a letto per farlo riposare, Merlin per tutto il tempo aveva risposto a monosillabi, continuando a guardare sia lui che Gaius con timore, poi si era addormentato probabilmente sfinito da tutte quelle emozioni.
 
Uscirono dalla stanza per lasciarlo riposare.
 
“Si riprenderà Gaius?”
 
“Ci vorrà tempo Sire”
 
“Cosa posso fare?”
 
“Non possiamo fare niente, solo non forzatelo e stategli accanto, abbiate pazienza”
 
Gaius inchinò la testa in segno di saluto e si allontanò mentre Arthur si dirigeva alla sala del trono per una riunione del consiglio. Avrebbe voluto restare con Merlin ma non poteva esimersi dagli impegni ufficiali, sperava solo di tornare prima che si svegliasse; per precauzione aveva dato ordine alle guardie fuori dalla sua stanza di non far entrare nessuno a parte Gaius e di avvertirlo nel caso sentissero qualche rumore.
 
 
 
Merlin avvertì qualcosa di freddo stringere su di lui ed aprì gli occhi confuso. Era nelle segrete, incatenato per il collo e per i polsi da anelli in metallo, come ci era arrivato? Arthur era davanti a lui e gli stava puntando Excalibur al petto.
Il mago iniziò a tremare, non era possibile, non ancora, non di nuovo.

“Pensavi davvero che avrei fatto finta di niente stregone? Pensavi che avrei lasciato libero nel mio regno un mostro come te?”
 
“Arthur cosa…”

“Non osare pronunciare il mio nome!”

 
“Ti prego, io…”
 
“Mi hai tradito dal primo giorno, sei solo un inutile scherzo della natura, brucerai sul rogo e di te non rimarrà traccia, verrai dimenticato e la magia verrà cancellata da questa terra insieme a te”
 
“Non ti ho mai tradito, ti prego Arthur”
 
Il pugno che lo raggiunse fu violento ed improvviso, Merlin avrebbe mai saputo dire se faceva più male il colpo ricevuto o sapere chi lo aveva fatto. Vide Arthur dargli le spalle ed uscire dalla cella.

“Arthur! Arthur! Ti prego Arhur!
 
 
 
“Merlin! Merlin svegliati!”
 
Merlin aprì gli occhi di scatto per trovarsi di fronte Arthur che lo guardava spaventato mentre lo scuoteva per le spalle. D’istinto si staccò da lui cercando di indietreggiare, Arthur si trovò per l’ennesima volta a mostrargli i palmi delle mani per fargli capire che non gli avrebbe fatto nulla.

“Stavi avendo un incubo. Urlavi”
 
Merlin non disse nulla.

“Cosa stavi sognando”
 
Merlin scosse la testa
 
“Merlin hai incubi ogni volta che ti addormenti, non ti ho mai chiesto nulla ma sono passati giorni e non sta migliorando. Per favore, fidati di me”
 
“Non posso”
 
“Perché”
 
“Perché te ne andrai, succede sempre”
 
Arthur gli prese le mani tra le sue e non gli lasciò modo di toglierle.
 
“Non succederà”
 
“Ogni volta…”
 
“Ogni volta?”
 
“Ogni volta sono solo”
 
Arthur non sapeva più cosa fare, erano giorni che avevano sconfitto quel dannato stregone e ancora Merlin era prigioniero del suo dolore, ancora non si fidava, ancora aveva paura.
Era l’ombra di sé stesso, sembrava fragile come una foglia in autunno che aspetta di sfaldarsi nel vento. Ogni volta che chiudeva gli occhi faceva incubi ed ogni volta che si svegliava era sempre più confuso, più sofferente, più lontano.
Non sapeva come aiutarlo, come avvicinarsi a lui.
 
Come già era successo in passato la soluzione arrivò tramite un familiare formicolio.
 
“Magia mi senti?”
 
Merlin lo fissò sgranando gli occhi
 
“So che mi senti, ho bisogno che mi aiuti a convincere quest’idiota che è tutto vero, puoi farlo?”
 
“Cosa stai…”
 
“Taci Merlin, non sto parlando con te”
 
Si sentì percorrere da quella sensazione familiare che l’aveva guidato, confortato e aiutato quando era nell’anima di Merlin.
 
Arthur sorrise.

“La senti Merlin? Tu hai ancorato la tua magia a me, solo a me. Per questo la posso chiamare, per questo mi risponde, a questo devi credere, questa è l’unica cosa reale”
 
Merlin lo fissava con occhi enormi ed Arthur non resistette, tramite le loro mani ancora strette lo tirò a sé, ne liberò una mano e la porto sulla sua nuca e poggiò le labbra sulle sue, ma non si mosse, rimase in attesa, immobile.
 
Accadde tutto all’improvviso, la magia esplose nella stanza avvolgendoli nella stessa nube in cui si erano ritrovati quando erano stati in pericolo, avvolgendoli in quello spazio di pace solo per loro. Merlin sentì le sue palpebre abbassarsi e davanti ai suoi occhi passarono le immagini di quello che aveva vissuto nelle settimane precedenti, si rivide piegato dal dolore, distrutto nella resa. Il suo cuore perse un battito quando si rese conto che nelle immagini che vedeva la figura di Arthur perdeva consistenza mostrando lo stregone Catha che vi si nascondeva dietro. Capì che la magia gli stava mostrando la verità. Osservò il vero Arthur affrontare una copia di sé stesso, scoprire parti del suo passato attraverso ricordi che gli apparivano davanti, percepì il suo dolore e la sua disperazione. Lo vide entrare in contatto con la sua magia fino ad accettarla. Lo vide mentre lo salvava da sé stesso.
 
Con una spinta si staccò da Arthur e la nube si dissolse.
 
Arthur lo fissava sconvolto, con un’espressione che mai gli aveva visto in volto, una lacrima corse sulla sua guancia e Merlin senza neanche pensarci allungò una mano e la raccolse con il pollice, guardò il dito bagnato e abbassando lo sguardo se lo portò alle labbra baciando quella lacrima.
 
“Hai visto tutto vero?”
 
Arthur non rispose ma lo abbracciò stringendolo in maniera disperata, Merlin si appoggiò a lui come se fosse svuotato di ogni forza
 
“Quindi questo è reale”
 
“Sì Merlin, è reale”
 
Lo stregone rilasciò un lungo respiro e annuì sulla spalla del sovrano.
 
Si era trovato immerso in un oceano di dolore, di paura, di insicurezza e si era arreso, lasciandosi annegare in quel mare, Arthur ci si era tuffato dentro e lo aveva riportato a galla, salvandolo in tutti i modi in cui una persona può essere salvata, accettandolo per quello che era davvero, anche quei lati che lui stesso avrebbe sempre temuto.
Non era solo.
Era amato.
Decise di non dubitare, di credere, di fidarsi di Arthur, di sé stesso, di loro.
Per una cosa del genere valeva la pena rischiare e tornare a respirare.
 
“Grazie Arthur. Ora sono a casa”  
 
 
 
 
____________________________________________________ fine __________________________________________________
 
 
Grazie a tutte le persone che hanno letto questa storia, l’avete resa possibile con la vostra vicinanza e i vostri consigli.
Mi avete resa felice ad ogni commento, il merito di questa storia è solo vostro!
 
  
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