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Autore: Smeralda Elesar    23/11/2021    1 recensioni
"-Certo che sei strano... che ti hanno fatto di male i colori?-
-Panda! Come puoi essere così stupido? Guardami! Io sono bianco! Vedi colori su di me? No! E adesso piantala!-
Il panda però sembrava solo confuso.
-Lo so che sei bianco, e allora?-
-Smettila di prenderti gioco di me! Io non dovrei essere così!-
-Così come?-
-Bianco, dannazione! I pavoni non sono bianchi!-"
Lord Shen ha un problema con sé stesso, ma il panda non è proprio la persona adatta ad aiutarlo.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po, Vipera
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I'm back!

Computer prestato, documento creato il 21 di novembre, sei pagine finite in tre giorni!

Sono molto soddisfatta del risultato.

Questa storia non è legata a "ciò che sorge". Potrebbe essere legata al massimo a "Chi tu scegli di essere" dopo l'arco narrativo principale.

Vi lascio il link in caso aveste voglia di darci un'occhiata mentre aspettate che io riprenda a pubblicare "ciò che sorge": https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=969166&i=1

Vi presento



Diverso

***



Se glielo avessero detto qualche mese prima che lui sarebbe finito nello stesso turno del panda per andare a fare compere al mercato, Shen avrebbe riso fino a morire soffocato.

Ed invece eccolo lì: a posare sul tavolo della cucina un cesto pieno di provviste accanto a quello che aveva portato il panda.

-Ah! Finalmente si cucina!- esclamò il panda

-Come se avessi fatto qualcosa di diverso fino a mezz'ora fa al ristorante- gli fece notare Shen.

-Quello non conta: era solo uno spuntino-

Shen roteò gli occhi.

"Solo" e "spuntino" non erano esattamente le espressioni con cui lui avrebbe descritto la pila di ciotole vuote che si erano accumulate dal lato del tavolo a cui era seduto il panda!

Si accorse appena in tempo che il suddetto orso stava per rovesciare senza alcun riguardo il contenuto del suo cesto sul tavolo, e Shen dovette essere velocissimo ad afferrare la sua veste nuova che stava in cima prima che finisse sotto una valanga di verdure.

-Panda! Che modi!-

-Oh, scusa! È che è quasi ora di pranzo, devo sbrigarmi!-

Shen scosse la testa. Si fece da parte per piegare di nuovo in modo ordinato la veste che si era tutta stropicciata.

Stavolta era almeno di un bianco avorio.

In quel villaggio aveva ormai perso le speranze di trovare la seta, ed il lino non era mai del bianco puro che avrebbe voluto lui.

Aveva scoperto a sue spese che indossare sempre i colori chiari gli costava un sacco di tempo in lavanderia, perché al palazzo di Giada ognuno lavava a mano i suoi vestiti, ma non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

-Ah, è la veste nuova che hai preso. Dovresti imparare a rammendare quelle che rovini, sai?-

-Panda! Io non rammendo! E soprattutto non indosso vestiti rammendati!-

-Okay, okay... che permaloso!-

Shen si limitò ad un verso sprezzante verso la schiena del panda che adesso lavava le verdure dentro una ciotola.

-E perché non prendi mai qualcosa di colorato per vestirti? Non ti annoia sempre il bianco?-

Quello lo fece subito scattare all'erta.

-No- disse dopo una breve pausa.

Il panda se ne accorse, sempre perspicace quando non avrebbe dovuto, e smise di lavare le verdure per girarsi a guardarlo.

-C'è qualcosa che non va?-

-No-

-No? No no, oppure no perché vuoi che io mi levi di torno?-

-Farebbe differenza?- scattò Shen già irritato.

-Certo che sì. Se è no no va bene, se invece vuoi che mi levi di torno vuol dire che c'è un problema-

-No, panda, non c'è nessun problema-

-Adesso sembri ancora meno convinto-

-Panda!-

-Visto? C'è qualcosa che non va-

-Il tuo essere invadente non va!-

-Perché non vuoi mai parlare di te?-

-Esiste una cosa che si chiama "sfera personale", hai presente?-

-Hum... no. Oh, è una tecnica del tuo kai li fo?-

-No! Vuol dire che ci sono cose personali che sono affari propri e basta!-

-Sicuro che debba essere un affare solo tuo? Se è un problema possiamo aiutarti a risolverlo-

Shen serrò il becco, pronto ad un'altra risposta acida, ma sapere che il panda voleva, ancora una volta, aiutarlo, lo fermò.

Era sempre così, dannazione!

Quando sentiva che il panda o qualcun altro gli offrivano simpatia, aiuto o comprensione, la sua rabbia si smorzava.

Era imbarazzante!

Sospirò e chiuse gli occhi per un momento, in cerca del modo giusto per spiegare ma senza esporsi troppo.

-Questa è una cosa che non si può risolvere. Ci ho provato. Altri ci hanno provato. Non si può e basta-

-Oh- il panda rimase pensieroso, con il mento appoggiato su una zampa.

Shen credeva che stesse davvero elaborando e che alla fine avrebbe capito, ed invece lui riprese il discorso senza cogliere il sotttinteso.

-Quelli che ci hanno provato erano sei... anzi, no, sette maestri di kung fu supermitici?-

-Panda! Non tutto al mondo si risolve con il kung fu!-

-No, hai ragione... anche una buona zuppa di spaghetti è un'ottima soluzione... ops!-

Shen lo stava guadando di nuovo come se volesse ucciderlo.

-Ehm... scusa? Oh, andiamo! E pensare che tutto questo è partito da una semplice domanda sui vestiti- si lamentò il panda.

-Una domanda che farai bene a dimenticare di aver fatto e a non rifare mai più-

-Ma perché per te è un problema? Insomma, stiamo solo parlando di vestiti e di colori!-

Tutta la pazienza che Shen possedeva si era ormai esaurita.

Come poteva quel panda non capire?!

-Esatto! I colori! Non hai ancora capito che devi piantarla con questo argomento?-

-Certo che sei strano... che ti hanno fatto di male i colori?-

-Panda! Come puoi essere così stupido? Guardami! Io sono bianco! Vedi colori su di me? No! E adesso piantala!-

Il panda però sembrava solo confuso.

-Lo so che sei bianco, e allora?-

-Smettila di prenderti gioco di me! Io non dovrei essere così!-

-Così come?-

-Bianco, dannazione! I pavoni non sono bianchi!-

Il panda rimase a fissarlo a bocca aperta.

-Come sarebbe a dire che i pavoni non sono bianchi? E allora cosa... come... no, aspetta...-

-Non un'altra parola! L'argomento è chiuso, chiaro?-

Prima di compromettersi inutilmente Shen decise di chiudere il discorso andando via, ma non era ancora uscito all'aperto che fece in tempo a sentire l'ultima stupidaggine del panda, una di troppo.

-Okay, okay, non c'è bisogno di arrabbiarsi. Non è poi un gran problema essere bianco, anche io sono in parte bianco...-

Con quello non riuscì più a controllarsi!

Gli saltò addosso e lo bloccò a terra con una zampa serrata sulla gola.

-Non è un problema?! Non è un problema?! Razza di idiota, te lo dico io se non è un problema! Quando sono nato tutti credevano che fossi malato, ed ogni volta che mi ammalavo davvero mi davano per spacciato! Io.... io desideravo davvero di morire perché odiavo dare ai miei genitori tutta quella preoccupazione così spesso! Inoltre, in caso in questo avamposto di civilizzazione non lo sappiate, il bianco è il colore della morte e dei funerali. Porta male! Ebbene, io volevo portare grandezza alla mia città ed invece l'ho distrutta, come ho distrutto la mia dinastia. Non riesco a fare sforzi prolungati, non sopporto la carenza di sonno e la luce del sole mi fa venire mal di testa. Non ho mai voluto rischiare di avere dei figli per paura di trasmettere a loro la mia stessa maledizione, e questo sempre ammesso che al mondo esistesse una femmina tanto stupida da accettarmi come compagno! E tutto! Per colpa! Del mio! Fottuto! COLORE!-

Quando finalmente ebbe buttato fuori tutto tornò in se e si accorse che aveva dato fondo a tutto il fiato che aveva, che il suo respiro era pesante, e che fino a quel momento aveva urlato sul muso del panda.

Si rese conto che stava guardando dritto nei suoi occhi verdi spalancati e colmi di cose che lui non voleva affrontare.

-Shen!-

Si voltò e sulla porta c'erano la tigre, la vipera e la gru che lo guardavano anche loro ad occhi sgranati.

Shen fu preso dal panico.

Quanto avevano sentito?

Credevano che lui stesse attaccando il panda per...?

In fretta lo lasciò andare e rimase a guardarli mentre cercava qualcosa da dire. Non sapeva cosa fare, come giustificarsi, ma a loro nemmeno interessava.

Corsero subito dal panda, la tigre addirittura lo scansò con una spallata.

-Po! Stai bene?-

-Sì, sì, ragazzi, ho solo... ho...-

-Shen, che è successo?-

Faceva male.

Shen non lo avrebbe mai creduto e non lo avrebbe mai ammesso, ma quel tono accusatorio lo aveva appena ferito.

-Chiedilo a lui!-

E scappò fuori dalla cucina verso il suo alloggio.

***

Non scese a cena con gli altri.

Odiava essersi fatto trascinare così, ed odiava che quelle cose facessero ancora così male adesso che era più che adulto.

Credeva di aver lasciato quegli scoppi di rabbia a quando aveva vent'anni, non avrebbe mai pensato di potersi arrabbiare ancora così tanto per la questione del suo colore.

In realtà era un argomento che non aveva mai affrontato con nessuno. Non aveva mai avuto voglia di parlare del suo essere leucistico e dei problemi che gli aveva procurato.

Credeva di avere smesso di chiedersi se, se lui fosse stato normale, si sarebbe lo stesso sentito in dovere di fare qualcosa di straordinario, ed invece la domanda era sempre lì.

Se lui fosse stato normale, se non avesse avuto i limiti imposti dai suoi frequenti periodi di malattia che lo facevano sentire un peso ed una vergogna per i suoi genitori, si sarebbe lo stesso sentito obbligato ad abbattere qualsiasi altro limite che la vita gli poneva?

Non lo avrebbe mai saputo.

Tutto ciò che contava era quello che era accaduto davvero, ed era accaduto che lui era cresciuto sempre più testardo, irascibile, scostante e nervoso quanto più le persone attorno a lui cercavano di essere comprensive.

Nella comprensione sentiva il retrogusto stucchevole della pietà, e non riusciva a tollerarla.

Inoltre nel suo scatto d'ira contro il panda aveva detto molto più di quanto fosse sua intenzione, e sperava che gli altri ne avessero sentito il meno possibile.

Non ricordava nemmeno cosa aveva urlato, ma sapeva che era stato troppo.

Il cielo si era scurito, ma lui non aveva fame e soprattutto non aveva voglia di incontrare nessuno.

Con la visione laterale percepì una luce che si avvicinava, e pochi secondi dopo un bussare discreto all'intelaiatura di legno della porta.

Non aveva esattamente voglia di parlare, ma aveva visto che era la vipera, la meno fastidiosa assieme alla gru, e poi sapeva di non potersi nascondere per sempre nella sua stanza come un adolescente capriccioso.

-Avanti-

Come aveva visto dall'ombra, era Vipera, con una piccola lanterna che reggeva con la punta della coda.

-Shen, come stai?-

Non sapeva cosa rispondere. Non era abituato a quella domanda.

-Bene. Adesso-

Sperava sinceramente che lei non fosse venuta a risollevare l'argomento del pomeriggio, ma sapeva che sarebbe stato chiedere troppo.

-Posso entrare? C'è qualcosa che vorrei che tu sapessi-

Rassegnato, Shen si fece da parte e fece un gesto per farla accomodare.

C'era qualcosa in lei che lo calmava, che almeno non faceva scattare immediatamente tutti i suoi segnali di allerta.

-Come sta il panda? Non gli ho fatto male, non volevo, ma credo di averlo spaventato-

-Po era parecchio scosso. Abbiamo parlato con lui, e vedi, il fatto è che lui non sapeva proprio che i pavoni fossero colorati. Questo è un piccolo villaggio, non passano molti stranieri, e da quando Po è qui non c'è mai stato nessun pavone. Né ne abbiamo mai parlato. Lui credeva che fossero tutti come te-

Shen rimase a becco aperto.

-Non posso crederci! Quindi è stato tutto un malinteso? Davvero non aveva mai visto altri pavoni?-

-Nemmeno noi a dire la verità. Tu sei il primo ed unico che abbiamo mai incontrato di persona. Però noi abbiamo studiato al palazzo di Giada, ed abbiamo letto le pergamente, Po invece... bè...-

-Ho capito-

Non voleva costringerla a dire quanto l'istruzione del suo amico fosse carente.

Shen scosse la testa. Era stato l'equivoco più stupido della storia!

-È talmente assurdo che lui davvero non lo sapesse... domani dovrò parlargli-

-Sì, sarebbe meglio che tu lo facessi-

Da un certo punto di vista Shen si sentiva sollevato. Ad un certo punto aveva davvero creduto che il panda lo facesse apposta, ed era stato quello che lo aveva fatto arrabbiare tanto.

Guardò Vipera, che probabilmente stava pensando a sua volta quanto fosse stato strano quel gigantesco malinteso.

-Grazie per aver cercato di rimediare a questa cosa- le disse -Non volevo fargli del male, ma ero molto... molto arrabbiato-

La vipera gli sorrise.

-Non preoccuparti, posso capirlo. So come ci si sente. In effetti è per questo che sono venuta qui-

Shen la guardò perplesso, ed in risposta lei sorrise.

-Non te ne sei accorto, non è vero? Non fa niente, non è esattamente una cosa che si vede. Dimmi, Shen, secondo te perché un serpente velenoso dovrebbe combattere usando il kung fu e non con i morsi?-

Lui la guardò attentamente.

Aveva detto che sapeva come ci si sentiva ad essere diversi, quindi lui cominciò a scrutare ogni centimetro del suo corpo.

Era sicuro che da qualche parte ci fosse un indovinello, ma lui non solo non riusciva a risolverlo, non riusciva nemmeno a vederlo.

-Credevo che fosse per qualche regola kung fu sulla lealtà in combattimento, ma c'è dell'altro, non è vero?-

Lei continuava a sorridere.

Posò la lanterna a terra e con la punta della coda sollevò il labbro superiore dal lato destro.

Shen la osservò attentamente.

Non aveva mai visto da vicino la bocca di un serpente, ma qualcosa gli sembrava stonato.

Spalancò gli occhi quando comprese: mancava la zanna del veleno!

C'erano i piccoli denti nel labbro inferiore, sottili ed appuntiti come aghi, ma nel labbro superiore, dove avrebbe dovuto esserci la zanna o almeno la guaina di pelle che la copriva, non c'era nulla, nemmeno un rigonfiamento.

Prima che Shen potesse dire qualcosa Vipera scoprì anche l'altro lato, mostrando la stessa situazione.

Dunque...

-Tu non hai le zanne- realizzò.

-No, non le ho-

-Come è successo?-

Forse avrebbe dovuto dire qualcosa come "mi dispiace", prima, ma a quel punto era solo curioso.

-Successo? Oh, no, non preoccuparti, non è successo niente. Solo, io sono nata così-

In quel momento Shen capì perché lei aveva detto di capire, capì perché era andata a cercarlo, e capì perché sorrideva in quel modo.

Una vipera... senza veleno.

Non sapeva cosa dire. Non era abituato a parlare di quegli argomenti, non aveva mai avuto un confronto simile con nessuno.

-È stato difficile?- chiese infine.

-All'inizio sì. Tutti erano preoccupati per me. Mio padre credeva che non mi sarei mai potuta difendere da sola, e che nessuno mi avrebbe voluta come moglie perché nessuno voleva rischiare di avere dei figli a loro volta senza zanne. Ma alla fine non è andata male, no? Ho sviluppato la danza, e poi ho trasformato la danza in kung fu. E sono brava nel kung fu-

-Sì, l'ho notato-

Aveva visto la vipera prendere a calci nel sedere un paio di lupi della sua armata, durante la battaglia del porto, e la vedeva regolarmente vincere scontri contro gli altri compagni di allenamento.

Da come Vipera sorrise, Shen capì che lei aveva capito che lui aveva capito. Riusciva sempre a capire tutto. In questo era come la Divinatrice, ma Vipera non faceva mai pesare nulla.

-Capisci, Shen? A volte qualcuno nasce diverso, ma diverso non vuol dire che sia sbagliato-

Riprese la lampada da terra e si mosse verso la porta.

-Si è fatto tardi, sarà meglio che adesso mi ritiri-

-Aspetta!-

-Sì?-

-Io... terrò a mente quello che mi hai detto-

Non gli era uscito altro che una frase di una cortesia rigida, ma ancora una volta lei aveva capito.

-Buonanotte, Shen-

Vipera scivolò via in silenzio e chiuse la porta, mentre Shen rimase a pensare.

"A volte qualcuno nasce diverso, ma diverso non vuol dire che sia sbagliato"

Lo avrebbe tenuto a mente davvero.

Più ci pensava e più sentiva quelle parole scendere sotto le sue piume bianche, sotto la pelle, da qualche parte dentro di lui dove potevano essere custodite al sicuro.

Le sentiva schiudersi come i petali dei fiori che Vipera usava appuntare dietro la testa, e dove si schiudevano la rabbia si calmava.

Lui era diverso, non sbagliato.

Non era sbagliato.

Il pensiero gli strappò un singhiozzo.

Non era sbagliato.

Il suo colore non era sbagliato, lui non era sbagliato...

Non... non...

-Non è colpa mia- riuscì a sussurrare nel buio.

Era un sollievo tale scoprire di non doversi più odiare!

Scoprire che poteva lasciare giù il fardello della convinzione che tanto, qualsiasi cosa avesse fatto, nulla sarebbe stato mai abbastanza da compensare il suo difetto.

Poteva smettere di massacrarsi.

Poteva... poteva apprezzarsi davvero, non solo per fare un dispetto a chi lo aveva considerato di meno!

Il panda lo aveva fatto già la prima volta, adesso Vipera lo aveva fatto una seconda: avevano preso qualcosa che gli pesava dentro e che lo faceva stare male e lo avevano distrutto perché lui potesse essere libero.

E gli avrebbero anche offerto il loro aiuto per pulire i cocci, o per raccattarli e costruire qualcosa di nuovo.

Shen si strinse le ali attorno al corpo e scivolò sul pavimento, mentre permetteva al sollievo di farlo piangere.

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Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Devo ammettere che non ero sicura di pubblicare questa storia, nonostante la voglia di rivalsa per l'hard disk ed il computer ancora in manutenzione.

Non volevo dare l'impressione di giustificare Shen perché era stato bullizzato per il suo apparire diverso.

Volevo dare l'impressione che avesse avuto dei problemi di salute legati al suo leucismo, e che poi il suo carattere orgoglioso li abbia ingigantiti nonostante nessuno gli avesse fatto particolari pressioni.

E poi ho scelto un confronto molto delicato con Vipera, perché lei era perfetta per una situazione del genere.

Spero di non aver reso Shen troppo immaturo.

Ha almeno il doppio dell'età di Po, considerando che abbiano delle età umane, quindi se Po ha vent'anni Shen deve essere vicino ai quaranta ed ha parecchia esperienza di vita (e parecchio cinismo) in più. Spero di non averlo reso patetico.

Spero che questo interludio vi sia piaciuto.



Smeralda

   
 
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