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Autore: Red Saintia    25/11/2021    8 recensioni
Il preludio di uno scontro porta con sé dubbi e incertezze. L'esito incerto degli avvenimenti si scontra con una guerra millenaria nella quale le divinità tengono in scacco le vite degli esseri umani.
Sentimenti, scelte e decisioni di chi porta su di sé un pesante fardello chiamato destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Pegasus Seiya, Saori Kido, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non era sua abitudine attardarsi all’esterno del tempio. Eppure in quel tenue e purpureo tramonto sperava in qualche modo di zittire l’inquietudine che l’aveva accompagnato negli ultimi giorni. Un cavaliere sa bene che la tranquillità non è un lusso che possa permettersi per lungo tempo. In aggiunta poi vi erano le criptiche parole del maestro Dohko che di certo non aiutavano a rasserenare gli animi.

“Per quanto io possa sforzarmi di evitare che certi eventi accadano, sembra invece che il destino abbia già deciso su che strada indirizzare ognuno di noi.” Pronunciò quelle parole a sé stesso, cercando di darsi risposte che sapeva non poter trovare altrove.

Voltò le spalle al sole cremisi che andava scomparendo e così facendo sperò di dileguarsi anch’egli all’interno della prima casa di cui era il custode.

“Se non ti conoscessi bene… potrei pensare che mi stai evitando Mur, o sbaglio?”

Il lemuriano chiuse gli occhi e sospirò profondamente. “Seiya, vedo che i miei precedenti avvertimenti non hanno sortito alcun effetto. Sei tornato.”

“Certo che sono tornato. Ma tu questo lo sapevi, perché sai come sono fatto, e sai che questa storia che vai raccontando non mi va giù.”

Mur non avrebbe voluto cominciare l’ennesima e ripetitiva discussione, ma sapeva che era inevitabile. Gli avvenimenti di quell’ultimo periodo gli avevano fatto conoscere fin troppo bene la testardaggine del cavaliere di Pegaso.

“Le mie non sono storie Seiya, io mi attengo agli ordini imposti. Sono il primo custode dei dodici templi, è mio dovere far rispettare le regole.”

“Mi stai dicendo che vuoi far rispettare regole ingiuste e prive di logica? Dov’è finito il tuo discernimento Mur? Guardami avanti… e ammetti a cuore aperto che il divieto imposto da Saori non ha alcun senso!”

L’Ariete d’oro si soffermò a guardare il suo interlocutore, come gli era stato intimato, e nel farlo vide nuovamente in lui brillare quell’intensa scintilla che si animava ogni volta che parlava di lei.

“Tu parli di Athena e ti rivolgi a lei come se ti riferissi ad una qualsiasi mortale. Lei è una dea Seiya, e tu devi portarle il rispetto che il suo ruolo impone. Se ha deciso di sciogliervi da qualsiasi obbligo nei suoi confronti come cavalieri, voi dovete accettarlo. Riprendete le vostre vite, gli onori e la gloria di cui vi siete coperti non verranno meno puoi stare tranquillo. Athena ve ne sarà sempre debitrice.”

Lo sguardo di Seiya si incupì, ancora una volta cercava di blandirlo con parole altisonanti. Ma lui non si era mai battuto per la gloria, quindi a cosa giovava tutto questo.

“Fammi passare Mur, fammi parlare con lei. Lascia che io senta queste parole dalla sua bocca. Sono settimane che te lo chiedo.

“Ed io sono settimane che ti nego il permesso, e così faranno anche gli altri cavalieri d’oro. Le stanze di Athena sono precluse al vostro passaggio, mi spiace.”

Seiya strinse i pugni. Com’era possibile, dopo quello che avevano passato ad Asgard e in seguito contro Nettuno. Come poteva aver rimosso tutto, come se fossero state una semplice parentesi di vita. Si era battuto contro un dio, per lei, per non lasciare che lui la portasse via. E adesso voleva disfarsi di loro come fossero inservibili? No, non lo avrebbe mai accettato.

“Mur… ti è mai capitato di fare qualcosa così a lungo, per così tanto tempo e con tale convinzione di intenti, da credere di non saper fare altro?”

Il cavaliere d’oro sapeva a cosa si riferiva Seiya, i suoi pensieri in quel momento erano senza filtri né barriere, erano chiari e limpidi come gli occhi di quella dea che difendevano strenuamente. Seiya voleva che lui li percepisse e Mur li ricevette come un fiume in piena quando gli argini straripano di emozioni.

“Credo di capire cosa intendi amico mio, ma adesso non sei lucido per vedere chiaramente cosa si prospetta dinanzi a te. Allora lasciati guidare da chi riesce a vedere questa situazione con maggiore distacco.”

“Mur, io voglio solo… solo…”

“Vederla non ti gioverà Seiya, ne dissiperà i tuoi dubbi o le tue domande. Servirà solo a lacerare il tuo cuore.”

Gli occhi scuri del ragazzo incrociarono quelli pacati e limpidi di Mur e in quell’istante seppe che lui aveva compreso ciò che realmente lo tormentava.

“Sono settimane che percepisco il suo cosmo inquieto. Sta per succedere qualcosa di grave, qualcosa che non comprendo ma che metterà lei in grave pericolo.”

“E tu credi che una divinità non sappia far fronte ad un fantomatico nemico? Non essere tanto spavaldo da pensare che avendola sempre protetta Athena non sappia difendersi da sola.”

“Non l’ho mai pensato, ma restandole accanto ne avrei la certezza.”

“Fatti bastare le mie parole cavaliere, tu… come i tuoi compagni d’armi. La nostra dea è stata chiara e concisa, per quante volte tu possa tornare le cose non cambieranno. E adesso scusami… è stata una lunga giornata preferirei tornare nelle mie stanze.”

“Lo sai che tornerò?”

“Lo so, come tu sai che le mie parole non cambieranno. Buona notte Seiya.”

Il vuoto adesso lo circondava tutt’intorno. I templi erano silenziosi, eppure sentiva su di sé occhi guardinghi che osservavano ogni suo passo. Ridiscese i pochi gradini che lo riportarono nei pressi dell’arena, e prima di lasciare i confini del Santuario inoltrandosi nel centro del paesino, volse lo sguardo al tredicesimo tempio. Socchiuse gli occhi con aria pensierosa. Non avvertiva il suo cosmo e si domandò se la fanciulla non lo avesse celato di proposito non appena percepito la sua presenza.


                                                                                                  *****

 

Non sapeva se sarebbe mai stata la giusta guida del Santuario di Grecia, né la dea che i cavalieri attendevano da tutta una vita. L’essenza divina che sentiva fluire in lei contrastava troppo spesso con i suoi sentimenti umani. Il distacco e l’imperturbabilità della dea erano qualcosa che non le appartenevano ma con i quali doveva convivere. Forse era per quello che spesso decideva arbitrariamente di lasciare il Santuario per qualche ora e rifugiarsi nella solitudine di una piccola spiaggia, quasi in disuso, non molto distante da lì.

Se i cavalieri d’oro sapessero, o facessero finta di non sapere, di quella sorta di fuga non se lo era mai chiesta. Avevano sconfitto un dio, Nettuno in persona aveva dovuto deporre i suoi sogni di conquista e dominio piegandosi al volere di Athena e dei suoi cinque cavalieri. Se c’era stato un tempo in cui le acque del mare le erano sembrate minacciose, di certo non era quello. Le onde che le lambivano i piedi scalzi e il bianco chitone erano placide, dal suono monotono e tranquillizzante.

Erano acque scure ma non ostili, illuminate solo dal cielo di Atene che andava pian piano ricoprendosi di stelle. Sapeva di avere decisioni importanti da prendere, decisioni le cui conseguenze sarebbero ricadute solo sulle sue spalle. Uno degli ex generali al servizio di Nettuno era convalescente in una delle stanze private del tredicesimo tempio, assistito dalle ancelle notte e giorno. Si era redento chiedendole perdono e prostrandosi ai suoi piedi. E lei in quegli occhi, identici a quelli di colui che aveva tentato di ucciderla, aveva visto una luce diversa che prima non c’era. Aveva percepito la verità e la sincerità delle sue parole e dei suoi intenti.

Lo aveva accolto nel suo tempio mettendo a repentaglio sé stessa e la sua incolumità. Adesso però era tempo di decidere che ruolo dare a quell’uomo negli eventi che di lì a breve sarebbero accaduti.

Ciò di cui invece era certa ormai da tempo riguardava il destino dei cavalieri di bronzo. Aveva guardato nel profondo dei loro occhi e nei loro cuori, vi aveva letto la sofferenza e la stanchezza per una vita che avevano abbracciato ma non scelto, e di questo si sentiva costantemente colpevole. 
La decisione di liberali da quel vincolo che li legava a lei era stata dolorosa ma inevitabile. Mur più di tutti l’aveva compresa e appoggiata, pur sapendo quanto le costasse tutto quello, pur sentendo che il suo cuore piangeva lacrime silenziose.

“Adesso tu non comprendi lo so, forse mi odierai per questo, ma il mio è solo un gesto d'amore e ringraziamento. É la cosa giusta da fare... anche se in questo modo non ho dato a nessuno di voi possibilità di scelta.”

Persa nei suoi pensieri e in mille dubbi non si accorse che quella sera non era stata l'unica a trovare rifugio in riva al mare. Qualcun'altro siedeva silenzioso e indaffarato su di uno scoglio.

Rallentò il passo focalizzando l'attenzione su ciò che l'estraneo di fronte a lei stava facendo. Non lo aveva mai visto da quelle parti, né sapeva se fosse lì prima di lei. In ogni caso sembrava essere sbucato dal nulla in modo inaspettato ed improvviso. Aveva l'aspetto di un uomo canuto, se ne stava seduto con un groviglio di fili in mano cercando di sbrogliare quella intricata matassa. Neanche la presenza della fanciulla sembrò distrarlo dal suo lavoro. Fino a quando Saori non fu a pochi passi da lui e fermò il suo incedere.

L'uomo sollevò lo sguardo e lo pose sulla giovane dea. Bastò quel gesto per farla istintivamente indietreggiare, come se dentro di lei si fosse risvegliato un ricordo antico e dimenticato. Saori non parlò, ma capì d'istinto che quello non era un uomo comune. I suoi occhi apparvero spenti, poiché privo della vista, eppure lei sapeva che l'aveva riconosciuta subito. I pensieri di entrambi sembravano fondersi inspiegabilmente e lei dovette fare una certa fatica per cercare di tenerli forzatamente celati.

Fu lui, d'improvviso, ad interrompere quel pesante silenzio. La sua voce sembrava provenire da tempi lontani nei quali le divinità si confondevano e mescolavano tra gli esseri umani.

“Mi rallegra constatare che il ricordo che ho di te non è mutato nel tempo. Fiera e bella eri allora... e così, quasi immutevole, sei adesso.”

Il dubbio insinuatosi in lei divenne più forte così come la sensazione che le stesse sfuggendo qualcosa. “Parole strane le vostre, quasi come se mi conosceste da tempo. Di sovente ho visitato questa spiaggia eppure non ricordo di avervi mai incontrato.”

L'uomo sorrise, ma c'era tristezza sul suo volto.

“Difatti è la prima volta che ci incontriamo... almeno in quest'epoca, divina Athena.” così dicendo si alzò salutandola con un leggero inchino.

Saori non riusciva a comprendere la vera natura di quell'uomo così misterioso. Come poteva riconoscerla se ormai il dono della vista gli era precluso. Era dunque un essere divino? Eppure in lui non percepiva nessuna aura cosmica simile alla sua, anche se era indubbio che possedesse un qualche innato dono.

“Sembra che voi sappiate molte più cose di quante concesse ad un comune mortale, straniero. Ma se desiderate avere una conversazione alla pari con me dovreste almeno dirmi chi siete e perchè ti trovate in questo luogo.”

L'uomo ripose sulla sabbia ciò che aveva tra le mani raccogliendo il bastone che aveva accanto a sé. “Il mio nome non ha importanza mia signora. Forse non vi ricordate di me poiché la vostra natura è per metà umana, e da essa scaturisce la vostra sofferenza.”

Saori ebbe un brivido “Come potete sapere quello che provo, siete forse una specie di indovino?”

Il vecchio stavolta sorrise di gusto a quell'affermazione.

“Potrebbe anche darsi che in quest'epoca quelli come me vengano chiamati in questo modo. Ma da dove vengo io questo è un dono raro e prezioso, ancor più se a concederlo è stata una divinità in persona come ricompensa per la vista di cui mi aveva privato.”

Un groppo in gola strinse la giovane. Si sentì stranamente colpevole senza saperne il motivo. I pensieri e le ansie che avvolgevano il suo cuore non lasciavano spazio al riaffiorare di ricordi ormai sopiti.

“Voi sapete chi sono, lo avete percepito non appena avvertita la mia presenza. Dite bene quando affermate che la mia natura umana è il mio maggiore tormento. Eppure è da essa che io traggo la mia forza anche se a volte devo prendere decisioni sofferte.”

“Da che gli uomini si combattono tra loro per il potere non c'è stata guerra in cui Athena non abbia protetto i giusti dagli oppressori. Zeus le ha affidato in custodia la Terra perchè tra i suoi figli ella era la più compassionevole e giusta. Inflessibile nel punire e giudicare. Adesso la vostra umanità ha mitigato molto di queste peculiarità.”

“Eppure è così difficile far convivere in me entrambi i miei modi di essere. Temo il giudizio degli uomini e ancor più l'ira degli dei che può abbattersi su di loro.”

“Adesso però non siete onesta con voi stessa mia signora. E' vero che voi temete il giudizio degli uomini, ma ancor più temete quello di un uomo in particolare.”

Saori chinò lo sguardo, non aveva bisogno di confermare con gesti o altro, quell'uomo leggeva in lei con tale limpidezza da indurla al silenzio, come se anche i suoi pensieri potessero far rumore.

“Lui non deve più rendermi conto, né io devo renderne a lui. Ho sciolto qualsiasi vincolo lo tenesse legato a me.”

L'uomo puntò le sue iridi vacue in quelle azzurre di lei. “L'ingenuità che mostrate è tipica dell'animo umano. I vostri destini sono legati, per quanto possiate allontanarlo lui troverà sempre il modo di arrivare a voi. E questo bisogno lo perderà.”

“Non lo permetterò!”

“E' scritto nelle trame del destino. L'arrivo del signore dell'Averno decreterà la fine di Pegaso. Le sue ali si tingeranno di sangue, la sua essenza vitale sarà dispersa.

“No!” urlò, e pianse coprendosi gli occhi con le mani, cadendo in ginocchio. Il vecchio comprese finalmente quale spirito dominasse le azioni di quella fanciulla e le accarezzò il capo con la mano.

“Se la dea che io conobbi all'epoca del mito avesse avuto un tale amore racchiuso in sé forse non sarei diventato cieco. State attenta mia signora, gli dei bramano e invidiano ciò che non possono conquistare. Voi siete diversa perchè il vostro cuore è stato a sua volta conquistato. Ricordate però che siete nata guerriera, il vostro fato è legato alla battaglia e le battaglie portano inevitabili perdite.”

“Perchè mi dici questo... perchè vanifichi con le tue parole il gesto di rinuncia che ho compiuto?”

“Il vostro gesto non è dettato dalla stratega che dovreste essere, ma dal vostro cuore di donna. Verrà un giorno in cui sarate messa alla prova e allora dovrete decidere a quale delle due rinunciare.”

“Non ho scelto io di essere quella che sono. Lotto tutti i giorni con me stessa per cercare di essere all'altezza, ma non è sempre facile. E' come trovarsi perennemente in bilico su un baratro pronto ad inghiottirmi.”

“Molte guerre si sono combattute nel corso dei secoli tra l'oscuro signore dell'oltretomba e colei che protegge gli uomini. E se voi siete qui oggi potete facilmente intuire quale sia stato l'esito della battaglia.”

“Ma io non posso accettarlo! Il destino lo costruiamo noi con le nostre scelte e con le azioni. Io impedirò che tutto quello per cui i miei cavalieri hanno lottato vada in disfacimento. Non voglio credere che tutto sia destinato a finire così.”

L'uomo sospirò, forse quella fanciulla aveva ragione, forse il suo lato umano poteva coesistere con quello divino per creare qualcosa di nuovo. La sua presenza in quel luogo era stata voluta da un essere superiore, un essere che amava quella fanciulla più di tutti i suoi figli. Aveva il compito di avvertirla sul rischio che stava per correre e prepararla alle rinunce che avrebbe dovuto affrontare.

“Siete caparbia Athena, tenete questa dote ben a mente, vi servirà nei giorni a venire quando le certezze vacilleranno e vi sembrerà di voler cedere. Il mio compito qui è concluso, ritiratevi anche voi adesso, Artemide rischiara il cielo di Grecia con la sua pallida luna già da molte ore ormai. Tornate al Tempio e rasserenate i pensieri di chi vi cerca, anche solo con il cuore. Colui che mi ha mandato può stare sereno, possedete in voi gli strumenti per affronatare il vostro destino. Adesso capisco perchè lassù in molti vi invidiano...”

“Aspetta non andare... dimmi chi sei? Chi ti manda?”

“La risposta a questa domanda la conoscete bene, scrutate dentro di voi e lasciatevi guidare dall'istinto. La vostra vita è in buone mani, e anche quella di chi vi sta tanto a cuore.”

Una nebbia proveniente dal mare si stese lenta e pesante tutta intorno. Saori faticava ad orientarsi e quando gli occhi si abituarono finalmente a quella velata oscurità l'uomo era scomparso così com'era venuto. Non le restava che andar via. Non aveva dissipato i suoi dubbi, ma di sicuro aveva rafforzato i suoi intenti. Chiunque egli fosse sapeva per certo che era stato mandato lì per lei, per metterla in guardia o comunque farle prendere consapevolezza di ciò che poteva accadere.

Tornò sui suoi passi non più tremanti ed incerti ma sicuri e risoluti. Negli occhi il piglio battagliero della dea della guerra, nel cuore il desiderio di proteggerre a tutti i costi chi amava.

                                                                                                *****

 

“Non sai celare le tue preoccupazioni cavaliere d'Ariete, di tutte le tue doti questa è quella che meno ti si addice.”

Mur sorrise, aveva percepito da diversi minuti il cosmo volutamente celato di Shaka, e si stava chiedendo quando finalmente si sarebbe palesato. “Fa sempre piacere sapere di avere un così attento osservatore che mi guarda le spalle. Anche se gradirei la prossima volta tu non stessi nell'ombra.”

“Non è stata scarsa delicatezza la mia, temevo solo di non possedere il tuo stesso garbo nel liquidare il cavaliere di Pegaso.”

“E quindi hai lasciato l'incombenza a me, non è così?”

Shaka si avvicinò di qualche passo fermandosi di fronte a Mur. Aprì lentamente i suoi occhi e il cavaliere della prima casa vide in quelle iridi color del cielo un intero universo in continuo fermento che cercava di avviluppare qualunque cosa o persona avesse a tiro.

“Seiya di Pegaso deve capire che le sue priorità ora come ora non contano. C'è in gioco molto più dell'orgoglio personale di un semplice cavaliere. Noi serviamo la dea. Athena ha parlato, a lui spetta solo obbedire.”

Mur ascoltò in silenzio, benchè sapesse che il suo compagno d'armi era nel giusto, in cuor suo però non riuscì ad essere pienamente d'accordo con quelle affermazioni. 
“Vedi Shaka, io non posso darti torto, le tue parole sono veritiere dettate dalla piena consapevolezza di quanto sia grave ciò che affronteremo. Tu parli da cavaliere, guidato dagli occhi della mente che da sempre ti indicano la strada. Ma forse... stavolta questa battaglia può essere vinta con altri mezzi.”

“Gli dei comprendono solo il clangore della battaglia Mur. Per loro vige la legge della supremazia assoluta, solo chi saprà imporre il proprio valore ne uscirà vincitore.

“No amico mio... ci sono guerre che non possono essere vinte con l'uso della forza. A volte serve ben altro. Serve cuore, e la volontà smisurata di proteggere chi si ama. Forse stavolta sarà l'amore degli uomini a salvare la Terra e non il potere dei cavalieri. O per meglio dire, sarà l'amore di un uomo in particolare...

I passi di Mur riecheggiarono tra le mura della prima casa scomparendo lentamente inghiottiti dall'oscurità. Le parole dell'Ariete zittirono le convinzioni interiori di Shaka che risalì lentamente, con fare pensieroso, i gradini verso la sesta casa.





Sono tornata a casa, è proprio il caso di dirlo. Questa storia giaceva da tempi immemori sul mio computer, quasi come se fosse una reliquia da custodire gelosamente. Molti di voi lo sanno che questo è il fandom nel quale ho cominciato a scrivere e con il quale mi sono avvicinata al mondo delle fanfiction. Lo considero il mio 'porto sicuro' e tornarci è sempre una grande emozione.
Comunque sia... avete indovinato chi è il personaggio misterioso con il quale Saori parla sulla spiaggia? Ebbene sì, stavolta sono stata io a mettere un po' di mitologia in Saint Seiya. L'uomo canuto privo della vista altri non è che Tiresia, il cui mito (che ha varie interpretazioni, ma io ho scelto quella che ovviamente era più inerente alla mia storia) narra di aver perso l'uso della vista per aver visto la dea Athena -la vergine per eccelenza- fare il bagno nuda in una fonte. Avendolo privato degli occhi la dea lo ricompensò dandogli il dono della veggenza, per questo nell'antichità è molto conosciuto così come risultano sempre veritiere le sue profezie. E dopo questa lezione di mitologia io vi saluto, vi ringrazio se siete passati da queste parti e vi aspetto in altre storie. A presto

 

   
 
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