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Autore: Evola Who    29/11/2021    2 recensioni
Non erano più dentro alla nave, nel bel mezzo della galassia e diretti a Nevarro. Adesso erano davanti al maestoso ingresso di un palazzo in marmo, con due piccoli prati verdi ben curati, circondato da un portico colonnato e costruito con architetture esotice. Sopra di loro, il cielo azzurro brillante e il sole caldo, i cui raggi splendenti erano accompagnati da qualche leggero refolo di vento e dai dolci cinguettii di uccelli...
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
La storia del bagliore verde
 
Un lampo verde illuminò tutta la cabina di pilotaggio della Razor Crest, abbagliando la vista di Mando e Cara. Cercarono di aprire gli occhi, ma con fatica e con la sensazione che la testa gli stessi girando.

"Cara?" chiamò il cacciatore di taglie, cercando di riprendersi.

"Sono qui" rispose con un po' di fatica e con la mano sulla testa.

"Che è successo?" chiese Mando, aprendo gli occhi sotto al casco.

"Questo lo dovrei chiedere io!" rispose con sarcasmo, sbattendo gli occhi: "Io mi stavo togliendo il giubbotto, e... ma che mi venga un accidente!"

Cara aveva gli occhi spalancati e la bocca aperta dallo stupore, mentre si guardava intorno.

Mando non capì quella reazione. Finché la sua vista non si fu ripresa del tutto. Rendendosi conto di dove si trovava.

Non erano più dentro alla nave, nel bel mezzo della galassia e diretti a Nevarro. Adesso erano davanti al maestoso ingresso di un palazzo in marmo, con due piccoli prati verdi ben curati, circondato da un portico colonnato e costruito con architetture esotiche. Sopra di loro, il cielo azzurro brillante e il sole caldo, i cui raggi splendenti erano accompagnati da qualche leggero refolo di vento e dai dolci cinguettii di uccelli.

Cara era rapita da tutto questo, non riuscendo a smettere di girarsi attorno per ammiralo in ogni suo splendore. Mai visto nulla del genere.

Anche Mando, sotto il suo Beskar, era sorpreso da questo palazzo. In tanti anni di viaggi in giro per la galassia, non aveva mai visto un posto del genere.  Ma, a differenza di Cara, non si fece troppo distrarre da tutto questo.

"Come ci siamo finiti qui?" disse confuso.

"Cosa?" chiese la sceriffo, girandosi verso di lui.

"Eravamo sulla nave," rispose, "dopo aver preso il cristallo da Ilum. E stavamo ritornando a Nevarro…”
"Poi c'è stato quella specie di luce verde..." continuò Cara, ricordandosi di quegli ultimi momenti: "Ci ha accecato per un po'... e…e… ora ci troviamo qui." E con le braccia indicò il posto.

"Ma come?" chiese Mando: "Come ci siamo finiti qui?" Il suo tono era preoccupato e si notava che fosse teso, visto che sembrava polarizzato.

Cara ci pensò, cercando di trovare una risposta o di ricordare che cosa fosse successo, dentro alla nave. Ma non ci riuscì. Perché l'ultima cosa che ricordava, era solo quella strana e abbagliante luce verde.

"Io... io... non lo so." rispose confusa, scuotendo la testa con volto sorpreso. "È successo tutto così in fretta! Insomma, prima eravamo lì, e ora siamo qui! Senza ricordarmi come e quando siamo effettivamente atterrati su questo pianeta."

Cara alzò la testa per incontrare l’elmo di Manto, teso e più confuso di lei.

“Come abbiamo fatto?”

“Non lo so…” rispose Mando. Cercò di non farsi incantare da quel posto a dir poco paradisiaco e di mantenere la lucidità: “Dobbiamo capire come siamo finiti qui, e trovare la nave…”

“E come?” chiese Cara sarcasticamente: “Non abbiamo la più pallida idea di che razza di pianeta sia, o in quale sistema ci troviamo o dove si trovi la nave!”

Mando fece un sospiro frustrato. Doveva soltanto mantenere la calma e cercare di fare il punto della situazione.

La loro doveva essere una missione facile.

Reef aveva trovato un contatto con un possibile Jedi. E costui, prima di incontrarli, aveva chiesto come unica cosa di avere un cristallo Kyber. Un cristallo che si trovava dentro ad una grotta sul pianeta innevato di Ilum.

Come previsto, per Mando era stato un viaggio senza imprevisti e incontri – o scontri - spiacevoli (una cosa più unica che rara, per Mando). Anche il piccolo alieno verde era stato calmo e in silenzio durante la ricerca.

Adesso era al sicuro dentro alla tracolla, e aveva uno sguardo rapito fin da quando avevano messo piede su quel pianta. Anche durante la ricerca del cristallo, era sempre rimasto in uno strano silenzio. Con un’aria che sembrava quasi ipnotizzata.

Anche la ricerca era stata breve. Erano riusciti a trovare quel pezzo di minerale in poco tempo. mando rimase confuso nel vederlo: era un cristallo lungo poco meno di cinque centimetri e spesso come un bullone. Riusciva a nasconderlo bene, dentro al suo pugno, sotto alle dita.

Sia lui che Cara non avevano idea del valore di quel cristallo. Non avevano mai sentito il nome “Kyber”, in vita loro, e non si erano nemmeno presi la briga di scoprire di che cosa si trattasse. Inf ondo, era solo un oggetto di scambio per ricevere importanti informazioni sui Jedi.

Niente di complesso.

Anche il viaggio di ritorno fu tranquillo. L'ultima cosa che ricordava era che si trovava dentro alla sala di pilotaggio, insieme al Bambino e a Cara, in silenzio e soddisfatti della missione compiuta.

E poi, all'improvviso, quel bagliore verde…

Quella luce doveva pur venire da qualche parte. Ricordò che, prima di non vedere più nulla, c’era stato un lampo verdastro che lo aveva abbagliato. Un lampo verdastro!

Capì tutto.

“Il cristallo!” esclamò Mando: “Il colore del lampo era simile a quello del cristallo Kyber!”

Guardò Cara, che lo ascoltava con perplessità ma cercando di capire la sua teoria: “Sì, ma come fa un pezzo di minerale a fare una luce così forte, dentro ad una nave, in mezzo allo spazio e… e… a teletrasportarci qui?”

“Cara, il cristallo l’ho dato a te” disse Mando con tono fermo: “Ti ho chiesto di tenerlo, quando siamo entrati dentro alla nave. Che cosa gli hai fatto?”

“Ma niente!” rispose lei, un po' dura per quella presunta accusa: “Siamo entrati tutti e tre dentro alla Crest, ci siamo seduti in cabina, e mentre tu pilotavi, mi sono levata il giubbotto, ma prima ho tolto il cristallo dalla tasca e l’ho dato al piccolo…”

“Hai detto il cristallo al bambino?!”

“Sì, ma solo per qualche istante! E poi… quella luce verde e ora… siamo qui…” La sceriffa di Nevarro guardò l’amico Mandaloriano con aria un po' colpevole per il suo gesto.

Mando prese un altro lungo sospiro, senza aggiungere niente o rimproverarla. In fondo, nessuno si aspettava una cosa del genere.

Dovevano trovare un altro collegamento a tutto questo. Perché, per Mando, ci doveva essere una spiegazione. Ma come? E in che modo?

Rifletté sulle parole di Cara: “… mi sono levata il giubbotto, ma prima ho tolto il cristallo dalla tasca e l’ho dato al piccolo.”

Ricordandosi che il bambino, durante tutto il tempo su Ilum, era stato stranamente tranquillo. Una tranquillità insolita per lui. Soprattutto dentro alla grotta… chiuso in un silenzio religioso… e l’informatore che voleva il cristallo era uno che conosceva i Jedi… forse, sapeva qualcosa in più degli strani poteri del piccolo trovatello… poteri che, per lui, erano ancora estranei…

“Il Bambino!” disse all’improvviso. “È stato il piccolo ad ‘attivare’ o qualcosa del genere il cristallo, grazie ai suoi poteri!” Le si avvicinò con passo sicuro, certo delle sue parole.

“Aspetta, stai dicendo che è stato il piccolo a portarci qui? Usando quello strano sasso verde?” chiese con espressione stranita.

“Hai detto tu che hai dato il cristallo al bambino, poco prima del lampo verde.” disse Mando. “E non so come ha fatto o il perché ci abbia portati qui. Ma è l’unica spiegazione che abbiamo. E forse, è anche l’unica soluzione di questo problema…”

“Allora è fatta! Il cristallo ce l’ha lui! Basta che usi la sua ‘manina magica’ e possiamo ritornare alla nave!” aggiunse Cara. Abbassò lo sguardo verso la tracolla di Mando dicendo, preoccupata: “A proposito, dov’è il piccolo?”

Mando abbassò di scatto lo sguardo verso alla tracolla, scoprendo che era vuota! Andò nel panico, e si guardò attorno alla ricerca del trovatello alieno, preoccupato ma evitando di pensare al peggio.

“Okay, stiamo calmi!” disse Cara nervosamente: “In fondo, è stato lui ad attivare quel cristallo e a portarci in questo strano posto! Quindi, non può essere troppo lontano da noi! Se ci ha colpiti tutti e tre, vuol dire che siamo tutti e tre insieme! Altrimenti non avrebbe senso!”

Mando fece un verso frustrato, cercando di ignorare le parole della amica. Voleva trovare il piccolo, sperando che stesse bene e che avesse il cristallo con sé, e mettere fine a tutta quella situazione.

“Qui, piccolo toporagno, siamo io e Mando…” chiamò Cara cercando di mantenere la calma, sperando di attirare l’attenzione del bambino.

Camminarono e cercarono il piccolo lungo quel vasto ingresso, ma solo per pochi minuti. Presto sentirono una voce aggressiva contro di loro: “Intrusi!”

Mando e Cara si voltarono di scatto, vedendo quattro uomini con indosso le stesse uniformi: dei turbanti gialli fasciati in testa, insieme a degli spessi lacci marroni, lunghe vesti gialle con alcuni inserti marroni e dei ricami scuri a forma di robbi, sotto a una maglia dello stesso colore ma su cui era ricamato uno stemma rosso a forma di rosa; la veste era chiusa da una spessa fascia gialla, e ai piedi avevano lunghi stivali marroni. In mano avevano delle spade, che tenevano puntate contro di loro.

Si stavano avvicinando in fretta, correndo sotto al portico.

Erano quattro uomini robusti e dall’aria minacciosa, e quello al centro (probabilmente il capo) aveva una folta barba scura e il volto truce. E nonostante gli sguardi inespressivi delle altre guardie, non nascondevano la loro confusione e il loro stupore per l'aspetto dei due amici.

Evidentemente giudicavano inadatto a una donna l'abbigliamento da guerriera di Cara e la sua strana acconciatura da Alderiana.

Ma soprattutto parvero colpiti dall’armatura di Mando. Non dovevano aver mai visto nulla del genere in vita loro. Soprattutto la strana forma del suo elmo. Ma non per questo parevano intenzionati a rallentare.

Erano degli intrusi. E loro le guardie del palazzo.

E mentre i quattro erano intenti a correre con le spade sguainate contro di loro, Mando e Cara cercarono di prendere i loro blaster dalle rispettive fondine. Ma non li trovarono.

La ribelle si irrigidì. Sperò che non fossero riusciti a trovarli per distrazione. Ma non era così, le loro fondine erano vuote. Rimase ferma, scambiando una occhiata preoccupata con l'amico.

“Mando…”

“Lo so” rispose a bassa voce: “Neanche io ho più il mio blaster. Ma non mostriamoci in difficoltà.”

Così Mando e Cara rimasero fermi. Anche se avevano le armi puntate contro di loro, erano entrambi abituati a situazioni di questo genere.

Questo lasciò le guardie completamente sorprese.

“Chi siete?” chiese il capo barbuto, con tono autoritario: “Come siete riusciti ad entrare dentro ai giardini dell’acqua’?”


fine capitolo 


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Note
Ebbene sì! 
Mando è finito in un'altro universo!
Tutta colpa di uno strano cristallo Jedi sconsuto...
E secondo voi, da quale universo altetivo sono finiti?
Forse l'avete già intuito da qualche inzio (come la copertina...)
ma scoperete tutto il prossimo capitolo!
Grazie mille per aver letto questo capitolo e alla prossima!
Evola 

 

   
 
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