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Autore: Soul Mancini    30/11/2021    1 recensioni
[Scritta per il compleanno di Joe ♥]
È una piovosa domenica d'estate a Londra, ma non come tutte le altre: nella città si svolgeranno le finali di due importanti eventi sportivi, il torneo di tennis di Wimbledon e gli Europei di calcio.
Joe, appassionato sia di calcio che di tennis, ha bisogno di un compagno per partecipare a entrambi gli eventi... quale persona più adatta di Dom? Quest'ultimo non ha mai visto una partita di tennis in vita sua, ma si ritroverà a simpatizzare per colui che nell'arco della giornata finirà per diventare il "nemico".
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominic Craik, Joe Langridge-Brown
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s coming Rome
 
 
 
 
“Come hai detto che si chiama quel tizio?” Dom, di ritorno dal punto ristoro con due panini e due birre in mano, prese posto accanto a Joe e lanciò un’occhiata scettica in direzione del campo da tennis, dove due dei giocatori più forti del mondo si scaldavano prima del match.
Il biondo afferrò un incarto e un bicchiere – quello che sarebbe stato il suo pranzo. “Quale?”
“Quello vestito di bianco.”
Joe roteò gli occhi. “Sono entrambi vestiti di bianco.”
L’altro prese un boccone. “Vabbè, quello più alto, l’italiano!”
“Matteo…” pronunciò il suo amico con un accento fortemente inglese, poi si fermò e la sua fronte si corrugò per la concentrazione: detestava il cognome di quel tennista, non riusciva mai a dirlo. “Bett… Berittini” tentò, sbagliando totalmente la pronuncia.
“Me lo ricordavo.”
“E allora perché me l’hai chiesto?”
Dom ridacchiò. “Perché non lo sai dire ed è divertente.”
“Vaffanculo!”
“Berrettini. È semplice!” commentò Dom, sfoggiando una pronuncia italiana incredibilmente precisa e naturale.
“Vuoi che ti mandi a fanculo una seconda volta?”
Dom ridacchiò, prese un sorso della sua birra e si guardò attorno, curioso e scettico al tempo stesso. Non era mai stato a una partita di tennis, era uno sport che non seguiva e a dire il vero non aveva idea del motivo per cui avesse deciso di accompagnare Joe: la finale di Wimbledon costava un occhio della testa, ma il chitarrista aveva insistito perché qualcuno lo accompagnasse e alla fine Dom aveva ceduto. È uno dei tornei più importanti nel mondo del tennis, un’occasione imperdibile, gli aveva detto Joe, così si era fidato; del resto, dopo un anno e mezzo di lockdown, ogni scusa era buona per uscire di casa.
“Joe?”
“Mmh?”
“Il più forte dei due è quello magro da far schifo, giusto?”
Joe inarcò un sopracciglio e non si voltò nemmeno verso il suo amico, seguendo con attenzione il lancio della moneta per decretare quale dei due tennisti avrebbe scelto se iniziare al servizio o alla risposta. “Quello magro da far schifo è Novak Djokovic, numero uno del mondo e – si dice – tennista più forte di tutti i tempi. Ma possibile che tu sia così ignorante da non conoscere nemmeno una leggenda del genere?”
Il moro scrollò le spalle. “Io conosco solo Nadal, non ho mai guardato un incontro di tennis in vita mia! Ma quindi l’italiano non ha speranze, giusto?”
“Stanno iniziando, zitto!” lo ammonì Joe, quando Djokovic e Berrettini si posizionarono ognuno nella sua metà di campo.
“Perché?” Solo dopo aver pronunciato quella domanda a un volume di voce decisamente alto, Dom si accorse che il numeroso pubblico che attorniava il campo era improvvisamente ammutolito; l’unico suono percepibile era il tamburellare della pioggia sul tetto trasparente del campo.
“Perché quando i giocatori battono bisogna stare zitti: si devono concentrare” sussurrò il biondo.
“Che ansia” commentò Dom stranito. “Comunque io tifo per Berrettini, visto che più tardi mi toccherà tifare contro l’Italia.”
“Vuoi stare zitto?”
I primi game si conclusero senza troppi intoppi ed entrambi i giocatori tennero il proprio turno di servizio: lo score segnava un gioco pari. Per tutto il tempo Dom non fece che tempestare il suo amico di domande – cosa vuol dire ace? Perché gli hanno dato il punto se la palla era sulla riga e non dentro il campo? È meglio colpire di dritto o di rovescio? – e Joe cercò di rispondere alla bell’e meglio, ma la verità era che voleva immergersi totalmente nella partita senza qualcuno che gli parlasse in continuazione a due centimetri dall’orecchio. Il tennis non era il suo sport preferito – prima di tutto veniva il calcio – ma ultimamente si era appassionato e ritrovarsi a respirare la stessa aria di Novak Djokovic era qualcosa che faceva tremare le gambe.
“Dovremmo provare a giocare a tennis un giorno o l’altro” affermò Dom con un sorrisetto. Stava cominciando a entrare nel meccanismo e doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto.
L’altro si strinse nelle spalle. “Perché non riesco a immaginare la scena?”
“Non sarà poi così difficile…”
Joe rise. “Ci hai mai provato?”
“Io e Price una volta ci siamo sfidati alla Play, ma dopo dieci minuti ci siamo rotti il cazzo e abbiamo messo su la Formula1.”
“Che grande esperienza…”
“No, ma adesso voglio assolutamente provare a giocare dal vivo. voglio imparare a lanciare la palla a duecento all’ora come questi tizi!”
Joe roteò gli occhi: forse portare Dom con sé non era stata una grande idea.
 
 
“Matteo! Matteo! Matteo!” strillava Dom insieme al resto del pubblico, ormai totalmente preso dal match. Non sapeva perché – forse per via dell’amore che lui e i suoi compagni di band provavano nei confronti dell’Italia – ma quel Berrettini gli stava simpatico e gli dispiaceva che stesse perdendo.
Erano ormai giunti al quarto set e l’italiano era già sotto di un break, ma ciò che colpiva al di là del risultato era il suo non arrendersi nonostante le cose si stessero complicando.
“Non è giusto che questo tizio vinca solo perché è primo al mondo! Così è troppo facile!” commentò il moro tra le grida e il frastuono del pubblico di Wimbledon.
“C’è un motivo per cui è primo al mondo” commentò Joe. Non riusciva a togliersi il sorriso dalla faccia: stavano assistendo davvero a una bella partita.
“Io lo sapevo che l’avrebbe asfaltato…”
“Beh, comunque è pur sempre in top ten, è forte pure lui.”
Dom ghignò e gli lanciò un’occhiata. “Lui chi?”
“Matteo.”
“E il cognome?”
“Vaffanculo, Craik.”
“No, adesso devi dire il cognome!”
“Stai zitto, deve battere!” sviò il discorso il biondo.
“Sì sì, tutte scuse… e chi sono gli altri nella top ten?”
“Vai a cercartelo su Google, io non te lo dico.”
Dom incrociò le braccia al petto. “Che stronzo… perché?”
“L'ultima volta che ne ho menzionato a raffica mi hai ringhiato contro, quindi meglio che taccio” gli ricordò Joe, a metà tra il divertito e il piccato.
Era successo circa una settimana prima, quando Joe aveva consultato i risultati degli ottavi di finale del torneo leggendoli ad alta voce proprio mentre si trovava in macchina con l’altro chitarrista; quest’ultimo aveva cominciato a sbadigliare, poi a sbuffare e infine a brontolare.
“Ma lì eravamo nel bel mezzo del traffico in centro a Londra, non a Wimbledon!”
La partita si concluse in fretta, con un punteggio di sei game a tre a favore del tennista serbo: Djokovic aveva vinto tre dei quattro set che avevano composto la partita, ricordando ancora una volta al mondo che meritava di stare in cima al ranking.
Una volta segnato l’ultimo punto, si era lasciato andare a terra e aveva mangiato un filo d’erba del campo su cui aveva dato tutto se stesso fino a quel momento.
“È una pecora?” commentò Dom.
Joe scoppiò a ridere. “Lo fa sempre quando vince a Wimbledon.”
“Comprensibile che abbia fame, visto che somiglia a uno spaventapasseri; mi chiedo come faccia a reggere questi ritmi… ehi, gli portiamo un panino? Secondo me ne ha bisogno se non vuole morire per anoressia!”
Osservarono la scena dei due tennisti che si salutavano presso la rete, per poi voltarsi verso il pubblico.
“Povero Berrettini, è tristissimo” commentò Dom.
“Già… ma oggi l’Italia non è destinata a vincere” ribatté Joe in tono allusivo, riferendosi alla finale degli Europei che li attendeva quella sera.
Dom sorrise. “It’s coming home!
It’s coming home!” ripeté il biondo.
 
 
Di nuovo immersi in un bagno di folla, al cospetto di un campo ma stavolta ben diverso da quello di tennis, Joe e Dom sudavano già freddo e la partita era cominciata solo da qualche minuto.
Avevano progettato quella follia mesi prima: da Wimbledon, subito dopo la cerimonia di premiazione, avevano tirato dritto verso lo stadio di Wembley, dove la loro Inghilterra si sarebbe giocata un importantissimo titolo contro l’Italia. Sempre e solo loro due: Phil e Conor non erano così tanto appassionati di calcio da comprare un biglietto per la finale degli Europei, mentre Price preferiva di gran lunga guardarla dal suo divano.
“Joe!” gridò d’un tratto Dom, tentando invano di superare il boato infernale che infuriava nello stadio e mollando una violenta pacca sul braccio dell’amico.
“Che c’è?” ribatté lui, massaggiandosi il punto in cui era stato colpito.
“Quello che hanno inquadrato… l’hai visto? È il tizio di prima! Berrettini! È venuto a vedere la partita!” si entusiasmò.
“Ha fatto come noi!” constatò Joe con un sorriso.
Dom prese un respiro profondo e, con tutto il fiato che aveva nei polmoni, gridò: “Berrettini”, allungando tutte le vocali del cognome. La sua voce si perse in mezzo ad altre mille.
Joe gli mollò una gomitata. “Siamo nella curva dell’Inghilterra, non puoi tifare il nemico!”
“Mica ho gridato il nome di un calciatore italiano!” si difese Dom, strizzandogli l’occhio.
Joe sospirò, poi tornò a concentrarsi sul campo in cui si stava svolgendo la partita del secolo. “It’s coming home!
It’s coming home!” gli fece eco Dom.
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
 
AUGURI JOEEEEEEEE, anche se in ritardo di un giorno! Mi dispiace di non essere riuscita a pubblicare ieri questa shottina, nel giorno effettivo del suo compleanno, ma tanto è un’idiozia così grande che nessuno ne ha sicuramente sentito la mancanza AHAHAHAH
Alloooora, come giustificare questa roba senza capo né coda? XD
Come forse alcuni di voi sapranno, quest’estate è avvenuto un evento molto particolare: in quel di Londra si sono disputate due importanti finali per quanto riguarda il mondo dello sport, durante la stessa giornata (una il pomeriggio e l’altra la sera). Trattasi della finale di Wimbledon (uno dei tornei più importanti della stagione tennistica), che ha visto il serbo Novax Djokovic, attuale (ed eterno XD) numero uno nella classifica mondiale, opposto a Matteo Berrettini, primo italiano della storia a raggiungere la finale di questo torneo. All’epoca se non erro Matteo era ottavo in classifica (mica male) e con i punti ottenuti durante Wimbledon è approdato alla posizione numero sette, il suo best ranking.
Dopo una sfida al cardiopalma che mi ha letteralmente fatto gridare davanti al televisore, in cui Berrettini ha vinto il primo set, Djokovic ha rimontato e vinto gli altri set (non sto qui a spiegare tutte le regole del tennis, ma a Wimbledon si vince al meglio di tre set); il pubblico però era tutto dalla sua parte, è stato davvero davvero emozionante *-*
Quella stessa sera allo stadio di Wembley si è disputata la finale degli Europei di calcio, in cui si sfidavano Italia e Inghilterra (e in cui, come tutti sanno, l’Italia si è riscattata). Ebbene, dopo la cocente delusione di quel pomeriggio Matteo Berrettini non ha perso tempo ed è andato a tifare per la suadra italiana, già che era lì XD le telecamere l’hanno ripreso diverse volte! È diventato una sorta di mascotte della squadra e, quando l’Italia ha vinto, ha festeggiato con loro!
Dopo tutto questo spiegone sul contesto… perché ho deciso di mandare Joe e Dom a questi eventi? Innanzitutto perché erano entrambi a Londra, in secondo luogo Jor è un grande appassionato di calcio e ha seguito appassionatamente l’Inghilterra in questi Europei, ma in un tweet che ha pubblicato durante quella settimana ha detto che stava seguendo e gradendo pure Wimbledon… quindi come non cogliere la palla al balzo??? *-* insomma, l’uomo della mia vita (?) segue il tennis come me!
“It’s coming home” è una sorta di motto (?) che gli inglesi hanno utilizzato per tifare la nazionale. E gli italiani, in tutta risposta, hanno pensato di modificarlo in “it’s coming Rome”, il che si addice perfettamente a questa shot perché Berrettini è proprio di Roma XD
Ultima notina, poi vi lascio in pace: mi diverto un sacco a immaginare Joe che non sa pronunciare mezza parola in italiano perché, dai, col suo accento inglese fortissimo non può pronunciare bene l’italiano AHAHAHAAH e Berrettini è una parola troppo difficile XD mentre invece Dom ci ha dato prova della sua sorprendente e ottima pronuncia in questo minivideo TROPPO BELLO che non vi spoilero, ma fa crepare:
https://www.instagram.com/p/CI1IrSWKoLx/?utm_medium=share_sheet
DOM È UN IDOLO, non potevo assolutamente escluderlo da questa storia XD
Che altro aggiungere? (Niente, visto che le note sono più lunghe della storia XD) Spero che questa shot senza pretese vi abbia strappato un sorriso, anche se magari non è subito comprensibile per chi non conosce i fatti ^^
E ancora TANTISSIMI AUGURI A JOEEE, il mio adoratissimo poeta ♥
 
 
   
 
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