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Autore: flatwhat    01/12/2021    1 recensioni
[Hollow Knight]
Dopo gli eventi del gioco, il Cavaliere Vacuo può cominciare a guarire.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un braccio ridotto a moncone, un occhio sfregiato. La testa piena di pensieri.
 
Nessuna mente per pensare.
 
Pensieri a cui non aveva mai osato dare voce.
 
Nessuna voce per piangere di dolore.
 
Il cuore frantumato.
 
Nessuna volontà da spezzare.
 
Ma se non altro, era vivo. Il Cavaliere Vacuo era ancora vivo, libero dallo Splendore e quella luce, pura agonia che lo aveva tenuto imprigionato per così tanto tempo.
 
La malattia che aveva permeato il regno perduto di Nido Sacro era finalmente cessata.
 
"Padre," osò chiedersi. "Sei fiero di me, adesso?"
 
"A chi importa di quel bastardo?"
 
Suo fratello minore - Ghost? Così si chiamava? - aveva a sua volta una cicatrice che gli solcava il guscio.
 
"Mi manca ancora." Ammise il Cavaliere. "Anche se non sono Vacuo come avrebbe voluto, non ho mai smesso di amarlo."
 
Hornet stava facendo delle bende con la sua seta.
 
"Ghost, non bisticciare con lui. Siete entrambi feriti. Dobbiamo solo essere felici di essere tutti vivi."
 
"Anche tu sei ferita, Hornet."
 
Hornet fece finta di nulla.
 
"I miei acciacchi non si possono risolvere con delle bende. E forse, nemmeno i vostri. Ma intanto, farò quel che posso."
 
Prese a fasciare l'occhio del suo fratello maggiore.
 
"Non credo si possa fare nulla per il braccio, mi dispiace. Ma l'occhio può ancora guarire."
 
E in effetti, la fresca benda gli stava già dando una piacevole sensazione di benessere.
 
"Torniamo a casa."
 
Casa?
 
"Abbiamo una casa?"
 

 
Avevano una casa.
 
In realtà, avevano creato un nido apposta, in superficie, con gli altri reduci di Nido Sacro.
 
Avevano fatto pure una stanza apposta per lui.
 
Né il Cavaliere Vacuo, né Hornet, né Ghost erano abituati a vivere in compagnia di qualcun altro. Ma se c'era una cosa che ognuno di loro aveva imparato a modo suo, era che affrontare le disgrazie da soli è troppo difficile.
 
E lo stesso, quello che era una volta il Cavaliere Vacuo si svegliava sudando nel cuore della notte. Gli incubi non erano dolorosi e reali quanto quelli dello Splendore, ma facevano male lo stesso.
 
Hornet gli prendeva la testa fra le mani e Ghost gli stringeva le dita.
 
"Respira. Sei qui adesso. Sei con noi."
 
Un giorno glielo confessò.
 
"Non voglio esservi d'intralcio."
 
E sentì Ghost sbuffare.
 
"Sei veramente un testone."
 
Hornet, sempre mediatrice, aveva preso entrambi per la mano.
 
C'era una vecchia leggenda: se scali l'albero da cui era generata la bianca radice, regina di Nido Sacro, e osservi la notte, ti sentirai rinato.
 
Era un pellegrinaggio che il Cavaliere aveva già fatto, tanto tempo fa. Prima del rituale a cui si sarebbe sacrificato. Ricordava ancora le stelle fredde e silenziose che aveva visto quella notte.
 
Non era mai riuscito a eguagliare quel silenzio.
 
Dopo la scalata, il trio si ritrovò di fronte alle stesse stelle.
 
"Questo cielo," disse Ghost. "Non mi sembra tanto diverso da quello che si vede fuori dal regno."
 
Hornet gli diede una gomitata sul fianco.
 
Ma il Cavaliere era d'accordo.
 
Si coprì il volto con la mano.
 
"È lo stesso identico cielo...!"
 
I suoi fratelli gli si avvicinarono preoccupati.
 
"Sono lacrime di gioia, spero..." Fece capolino la voce di Hornet.
 
In realtà, non lo sapeva neanche lui.
 
"Non so se sento più conforto o frustrazione," disse il Cavaliere con una risata amara. "Che non sia cambiato niente, da quando sono entrato nell'Uovo Nero. L'universo non si è fermato solo perché stavo soffrendo. A niente e nessuno importa qualcosa..."
 
"A noi importa."
 
Si girò. Non aveva mai sentito la voce di Ghost così... intenerita.
 
"Assolutamente vero. A noi importa, fratello. Ci è sempre importato." Continuò Hornet.
 
Il Cavaliere si asciugò le lacrime.
 
"Avete ragione. Non so perché l'ho dimenticato."
 
Ghost scrollò le spalle.
 
"Anche se lo dimentichi, te lo possiamo ricordare, ogni giorno se necessario."
 
Il Cavaliere sorrise.
 
Dopotutto, non era un peso.
 
Anche con l'anima, il cuore e il corpo spezzati, forse poteva ancora vivere.
 
I tre fissarono il cielo a lungo.
 
A un certo punto, quello che era stato una volta il Cavaliere Vacuo ruppe il silenzio.
 
"Visto che non solo né Cavaliere né tantomeno Vacuo, mi piacerebbe un nuovo nome."
 
Hornet gli si appoggiò alla spalla.
 
"Puoi chiamarti come preferisci, ormai. E se poi ti stanchi, puoi cambiare nome nuovamente. Non ci sono regole al riguardo e anche se ce ne fossero, credo che ormai possiamo fare a meno di qualunque regola e legge del vecchio Nido Sacro."
 
"E del suo re bastardo." Concluse Ghost. "Scusami, so che tu gli vuoi bene. Smetterò di chiamarlo così. Comunque a me piace il nome Ghost perché me l'ha dato Hornet."
 
Poté quasi sentire Hornet che arrossiva pur senza guardarla in faccia.
 
"Beh... Sono contenta che ti piaccia tanto..."
 
Il ricettacolo senza nome... No, l'individuo senza nome scrutò ancora il cielo.
 
"Night. Night sarà il mio nome."
 
Solo una lettera mancante da Knight, ma un mondo di differenza.
 
"Night." Disse Ghost. "Bentornato a casa."




scritta per l'advent calendar organizzato dal gruppo FB "Hurt/Comfort Italian - fanart and fanfiction". Prompt: Ritorno a casa
  
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