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Autore: ciredefa    06/12/2021    5 recensioni
C’erano tante cose che Caitlyn non conosceva di Vi. Cose che avrebbe voluto conoscere con tutta sé stessa e con tutto il cuore. Poteva solo immaginare le difficoltà che aveva affrontato, gli orrori che aveva visto; qualche volta aveva condiviso stralci del suo passato, ma erano solo attimi persi, che pitturavano il suo viso di tensione e dolore. [ ... ] Ma non era quello il momento e lei non aveva fretta. Si era promessa di lasciarle tutto il tempo necessario.
{ Post Arcane | estremo caitvi | Ovvero come Caitlyn non comprende perché il mondo sia stato tanto crudele con una persona così buona come Vi e vuole rimediare }
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Caitlyn, Vi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccole note prima della lettura: ehi! Grazie per aver aperto questa storia, spero vi piacci come a me è piaciuto scriverla. Ci vediamo a fondo pagina, buona lettura!

Training 
Wheels


M
esi prima, fu la stessa Caitlyn a portare Vi per la prima volta in quel complesso di appartamenti poco fuori dal centro di Piltover (e convenientemente vicino alla stazione di polizia). Una delle fortune di essere l’erede di una delle famiglie più facoltose della città era quella di avere una rete di contatti molto ampia e, secondo sua madre, asservita al punto giusto: un paio di chiacchere con qualcuno che doveva qualche favore a Cassandra Kiramman et voilà.

Ovviamente non ne aveva parlato direttamente con Vi. Da quel giorno, quel maledetto giorno, in cui si era ritrovata ad assistere alla morte metaforica della sua amata sorellina e alla nascita di Jinx, la zaunita si era decisamente spenta. Non aveva un posto dove andare, nessuno da cui tornare per avere rifugio o semplicemente un posto dove dormire. Girare per Zaun era fuori discussione perché era ben conosciuta da tutti (l’erede di Vander, così la chiamavano) ed era praticamente un mirino su gambe, d’altra parte stare a Piltover e convivere con gli sguardi e nasi arricciati come se Vi fosse il più puzzolente ratto del sump non era di certo semplice. Un maledetto limbo in cui ogni passo sembrava un balzo nel vuoto, non lo scenario migliore dove ricominciare, costruirsi una vita praticamente da zero.

Anche Caitlyn non se la passava granché. Dire che l’assenza di Marcus avesse portato scompiglio in tutta la catena di comando era un eufemismo; il lavoro si era quadruplicato, sia d’ufficio che di pattuglia. Inoltre, come se non bastasse, stavano venendo a galla tutte le scartoffie false, firme contraffatte e la generale corruzione che dilagava tra i ranghi più alti.
In una realtà alternativa, Caitlyn sarebbe stata felice di tutto questo. Adorava il suo lavoro, adorava dare alla giustizia chi se lo meritava, ma ciò che provava era soltanto una profonda amarezza; derivata dalla certezza cieca che aveva riposto in quel sistema e di come quest’ultimo in realtà fosse soltanto il motore di tutti i problemi, e lei l’ennesimo ingranaggio, fortunatamente ignaro. La botta finale gliela diede sua madre, ancora convalescente dall’attacco alla consulta, di cui lei era una dei pochissimi sopravvissuti. Erano mesi che era ricoverata all’ospedale e nonostante le ferite riportate dall’esplosione, aveva ripreso presto a mandar avanti la baracca con il suo solito stile.
“Jayce vuole darti l’incarico di sceriffo” le diede la notizia così a bruciapelo che a Caitlyn per poco non andò il tè di traverso. Furono inutili le sue proteste. Nessun sono troppo giovane, non ho abbastanza esperienza e infine non dopo tutto quello che è successo riuscirono a smuovere nulla, e sua madre di tutta risposta aveva solo affermato che lei era la più adatta per il ruolo, nessun’altro avrebbe accettato. Suo padre la intercettò mentre fuggiva per i corridoi, fermandola giusto in tempo per abbracciarla e rassicurarla, prima di lasciarla andare via di nuovo.

 Quando Caitlyn inserì la chiave nella toppa di quel piccolo appartamento per la prima volta, le due donne erano al loro punto più basso degli ultimi mesi. Andavano avanti a stenti, erano esauste, ma per la prima volta estremamente simili. Chiunque avrebbe usato qualsiasi altra parola per descriverle: una facoltosa ereditiera di Piltover, agente in carriera dal futuro luminoso, mentre l’altra era solo un’orfanella (anche ex-galeotta) della città sotterranea che per discutere usava più i pugni che la sana e civile conversazione. Fortunatamente, delle persone e di quello che pensavano alle due non importava un bel niente. Non erano le differenze ad essere rilevanti in quel momento; ciò che spinse Caitlyn a decidere di ottenere quella chiave era il bisogno di entrambe di avere un luogo sicuro dove rifugiarsi.
Anche se Vi non le aveva mai chiesto di farlo. Ma all’agente non sfuggiva mai alcun dettaglio: gli ennesimi lividi sulle braccia, le nocche spaccate e le bende fresche di sangue, le occhiaie scavate. Era abituata a soffrire, a sacrificarsi, a voler proteggere gli altri e a scordare sé stessa per la strada.Ma era arrivato il momento che qualcuno proteggesse Vi. L’appartamento fu il primo tentativo di Caitlyn.

 “Che lusso” fu il primo commento che uscì dalla bocca della zaunita dopo aver premuto l’interruttore. 
Non sbagliava. Sì, era un piccolo spazio, ma dotato di tutti i comfort necessari: una cucina comunicante ad un salottino, un bagno, una camera da letto. Il tutto ammobiliato abbastanza dal renderla vivibile subito ma non abbastanza da poter dire che ci vivesse già qualcuno.
Gli occhi di Vi si fecero inquisitivi. Si guardò attentamente intorno, sfiorò ed ispezionò con le dita più o meno ogni superficie e cassetto disponibile della casa, come ad accertarsi che fosse tutto vero, tutto sotto gli occhi attenti di Caitlyn, rimasta ferma sull’uscio, che accennò un sorriso alla vista della curiosità dell’altra.
“Ti piace?”
“Molto” stava aprendo i vari pensili della cucina, “molto elegante come hotel. Non c’è niente da mangiare però”, ed erano tristemente tutti vuoti.
Caitlyn ridacchiò all'idea che l’altra pensasse che questo fosse un hotel; si chiuse la porta alle spalle ed entrò nell’appartamento, anche lei osservando con meraviglia gli interni. C’era la carta da parati con dei decori satinati, il parquet e un piccolo caminetto davanti al divano. Era persino meglio di come se l’era immaginato.
“Sono contenta che ti piaccia” sorrise di nuovo, “ci ho messo un po’ a trovarla”.
“Davvero?” Vi smise di rovistare nella dispensa tristemente vuota, “l’avrai pagata un sacco di soldi. Non che mi dispiaccia eh, ma per stare un po’ sole non serve mica pagare” si sedette sul tavolo ma rivolta verso Caitlyn, “a me basta un letto, anche singolo. O uno sgabuzzino. Quello che ti piace di più” le fece un occhiolino.
Una provocazione. Provocava perché sapeva che l’altra diventata paonazza come un’adolescente e la visione di lei imbarazzata non avrebbe mai smesso di divertire Vi, per nessuna ragione al mondo. Ma a quella frase, Caitlyn arrossì a malapena. Un po’ perché si era abituata al tutto fumo, niente arrosto che erano quelle battute, un po’ perché stava cercando il modo per dirgli il motivo per cui erano lì quella sera.
“Non è un hotel, comunque” fece qualche passo verso il tavolo, “è una casa”.
“Di chi?” inarcò un sopracciglio confusa, non spostando lo sguardo da davanti sé, alla ricerca di una spiegazione nell’espressione dell’altra. Caitlyn prese delicatamente la mano di Vi, aprì leggermente le sue dita e sul palmo poggiò la chiave d’ottone, “tua, ora”.
Rimase atterrita, in un attimo mille sentimenti contrastanti le attraversarono gli occhi e il viso. Per un po’ fissò l’oggetto, incredula, cercando di mettere due parole di fila e dire qualcosa ma senza riuscirci.
Alzò lo sguardo e l’unica cosa che riuscì a dire fu soltanto “perché”.
Il tono con cui lo disse spezzò il cuore di Caitlyn. In quel perché erano nascoste mille sfumature: un iroso mi stai prendendo per il culo, un orgoglioso cosa potrei mai farci in un posto del genere e infine, quello più rumoroso di tutti, io non merito tutto questo.
“Penso che” prese un respiro, “è arrivato il momento di mettere qualche radice, hm? Lo so, lo so, non dovrei prendere decisioni per te, sei perfettamente capace di farlo, ma …” afferrò la mano di Vi, la stessa con la chiave, per stringerla forte con la sua, “… per favore, accetta. Non posso aiutarti a cancellare il passato, ma posso aiutarti a costruire un futuro migl- “.
“Per la grazia di Janna fai silenzio” gli si gettò al collo in un abbraccio quasi rabbioso e la strinse forte, affondando il naso nel collo dell’altra. Caitlyn rimase stordita per un attimo da quel contatto improvviso, ma si ridestò subito e ricambiò l’abbraccio con la stessa forza. Non voleva dire parole superflue e non voleva premere per una riposta, così aspetto pazientemente la sua decisione. Nell’attesa, le passò la mano tra i capelli per rassicurarla.
“Voi piltoviani siete tutti uguali” ruppe il silenzio dopo un po’, “sempre ‘sti gran discorsi sul futuro, eh? Non potete farne a meno”, ma il sarcasmo non riuscì a nascondere il tremolio della sua voce.
Caitlyn ridacchiò appena, “c’è chi è più bravo di altri, ma sì.”
Si separarono abbastanza da potersi guardare in faccia, ma senza schiudere l’abbraccio, “voglio che tu sappia che non sei costretta ad accettare” le carezzò la guancia con il pollice, “solo che mi sentirei più sicura a saperti qui che in mezzo alla strada ad attaccare briga come al tuo solito”.
Vi accennò un mezzo sorriso, “lo sai che vivere qui non mi fermerà dall’attaccare briga con qualche stronzo, vero?”
“L’avevo tenuto in conto” ritornarono ad abbracciarsi, stavolta Caitlyn poggiò la sua guancia sulla spalla di Vi, “ma almeno saprei dove trovarti per venirti a tirare le orecchie, no?”.
“Hai ragione” ammise, “va bene, cupcake, ma ad una condizione: tu vieni a vivere qui. Con me”.

±

Angolo dell'autrice con il cervello in pappa per colpa di Arcane: dunque Arcane è il mio pensiero fisso da circa un mese, loro due le shippo da eoni e le ho sempre amate come se fossero le mie bimbe predilette. Questa sarà una mini-long caratterizzata da brevi capitoli con un filo sottilissimo di trama, che lega il tutto, che vedrete poi. E' in produzione ma sono molto avanti con il lavoro, quindi pubblicherò il capitolo due quando avrò pronto il terzo e così via. Spero vi appassioni! Potete trovarmi a retwittare fanart di Arcane su twitter  a tutte le ore del giorno qui, @ciredefa
Un bacio!

   
 
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