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Autore: evelyn80    06/12/2021    3 recensioni
UNCINETTO!AU
È quasi Natale, e al Rose Bowl Flea Market le occasioni per comprare regalini sfiziosi non mancano. Terry ne approfitta per vendere il suo ormai famosissimo copriletto 'Penelope', che verrà acquistato dal perfetto pollo da spennare.
Storia scritta per il compleanno di Soul Mancini
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Danny Seraphine, Terry Kath
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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Un pollo da spennare

 

 

A Soul,
che di sicuro merita molto di più di questa storia
e che con la sua grande anima mi è più vicina di quanto non immagini.

 


Quella domenica mattina, al Rose Bowl Flea Market si respirava già aria di Natale. Molte delle bancarelle erano state addobbate dai loro proprietari con luci e palline colorate, e gli avventori del mercatino si aggiravano tra i vari stand alla ricerca di un regalo particolare da fare ad amici e parenti.
Come suo solito, Danny varcò i cancelli e si diresse a passo spedito verso la bancarella di Terry. Ormai era diventata una sorta di tradizione, la sua, e ogni mese andava a trovare l'amico impegnato a vendere le sue creazioni all'uncinetto.
Quando lo raggiunse, l'anziano chitarrista era in piedi sopra un traballante panchetto di legno, intento ad appendere le ultime decorazioni all'orlo della tenda del suo gazebo.
«Serve una mano, vecchio stallone?».
Terry si voltò verso l'amico, facendo ondeggiare pericolosamente il suo sostegno, e rispose con un sorriso: «No grazie, ho finito». Attaccò l'ultima pallina e scese dal panchetto, mettendosi poi a sedere sulla sua sedia da regista, indicando all'amico di accomodarsi accanto a lui.
«Prima pulisci le impronte dei tuoi enormi piedoni da quell'affare», disse Danny indicando il piano di legno.
«Da quando in qua sei diventato così schizzinoso?».
«Da quando Linda mi ha obbligato a indossare questi pantaloni nuovi di pacca e mi ha categoricamente proibito di sporcarmi, altrimenti mi farà lo scalpo!».
«Lo scalpo? Quale scalpo?», rise Terry. «Tu sei liscio come una palla da biliardo!».
«Ah... ah... ah... spiritoso!».
Mentre il chitarrista si adoperava per rimuovere le proprie impronte fangose dal panchetto, Danny si mise a curiosare sulla bancarella. Un copriletto a filet, ripiegato ad arte per mostrare la decorazione centrale – che rappresentava un castello medioevale con tanto di torri e merli – faceva bella mostra di sé in mezzo a tutto il resto della mercanzia.
«Ehi! È questo il famoso copriletto di cui mi avevi parlato? Quello che non riuscivi mai a finire?», chiese il batterista, indicandolo.
«Sì, è proprio lui. Anzi... lei».
Danny si chinò a leggere il cartellino del prezzo che lo accompagnava: “Copriletto 'Penelope' $ 10.000”. Si raddrizzò di scatto, tolse il cappellino di lana azzurra, si grattò la pelata, rimise il berretto e si chinò di nuovo a leggere il prezzo, sicuro di aver letto male. Quando si rese conto di aver contato bene tutti gli zeri si voltò verso l'amico.
«Fratello, mi sa che ti sei sbagliato a scrivere il prezzo: hai messo qualche zero di troppo!».
Terry si voltò verso di lui mentre ripiegava il proprio fazzolettone a quadri, con cui aveva ripulito il panchetto. «No no, non mi sono sbagliato. Costa proprio diecimila dollari».
Il batterista strabuzzò gli occhi. «Diecimila dollari? Ma sei impazzito?!».
L'amico scosse la testa. «No. È l'ammontare dei danni della mia ultima bravata al Walmart di Fallbrook, e Greta mi ha imposto di recuperarli in qualche modo. Allora ho deciso di vendere 'Penelope' a quella cifra».
«Scusa, ma che cosa hai combinato in un supermarket per fare così tanti dollari di danni?».
«Ho rovesciato uno scaffale pieno di costosissimi vini stranieri».
«Ancora?!», esclamò Danny, senza sapere se mettersi a ridere o a piangere. «Ma non ti era già successo l'anno scorso?».
Terry annuì mestamente.
Nel vedere la sua espressione, il batterista non poté resistere e si mise a sghignazzare. «Ma chi vuoi che lo compri, quel copriletto, a una cifra del genere?», esalò infine, quando riuscì a smettere di ridere.
Il chitarrista si strinse nelle spalle. «Vedrai che, prima o poi, qualche pollo da spennare arriverà», rispose, serafico.

 

 

I cinque ragazzi dei Nothing But Thieves varcarono i cancelli del Rose Bowl Flea Market col naso per aria. Non era la prima volta che andavano in tour a Los Angeles ma non erano mai stati, prima di allora, al famoso mercatino delle pulci. Visto che avevano un paio di giorni di pausa avevano deciso di concedersi una passeggiata tra le bancarelle, approfittandone magari per acquistare qualche regalino di Natale.
Muovendosi in gruppo compatto spostandosi tra i vari stand di loro interesse, alla fine si ritrovarono davanti a una bancarella presieduta da due uomini anziani – uno dalla stazza enorme, con lunghi capelli brizzolati che gli scendevano fin sulle spalle; l'altro magro e segaligno, con gli occhiali e l'evidente pelata coperta da un cappellino di lana azzurra – dove erano in mostra, alla rinfusa, tendine di pizzo e centrini all'uncinetto di varie fogge e dimensioni.
Dom, in testa al gruppo, fece per tirare di lungo ma Conor, che lo seguiva da presso, si voltò a osservare interessato la merce esposta: il suo sguardo era stato attirato da un copriletto a filet ripiegato ad arte, con un castello medioevale ricamato proprio in mezzo.
Il biondino si avvicinò alla bancarella e raccolse tra le dita un lembo del copriletto, avvicinandosi per osservare la fattezza dei punti.
«Ehi, Conor», lo apostrofò Dom, «da quando in qua ti interessa l'uncinetto?».
«Mia nonna aveva un copriletto molto simile», raccontò il cantante. «Quando andavo a casa sua, da piccolo, mi piaceva un sacco starlo a guardare e immaginare i cavalieri e le dame che uscivano dal castello».
Joe e Price si scambiarono un'occhiata stranita, le sopracciglia sollevate per lo stupore. Phil, invece, si accostò a Conor e concesse anche lui uno sguardo al copriletto, per poi passare al cartellino del prezzo. Quando lo lesse ebbe un sobbalzo.
«Cosa c'è?», gli chiese il cantante, nel vederlo saltare per aria come punto da una vespa.
«Hai visto quanto costa?».
Conor si piegò per leggere il prezzo e divenne pallido come uno straccio lavato. «Cazzo... non credo che mia nonna l'avesse pagato così tanto. Mi sarebbe piaciuto molto comprarlo, ma a quella cifra ci rinuncio», mormorò, prima di raddrizzarsi lentamente.

 

 

Alla vista del biondino intento a osservare 'Penelope', Terry capì di aver trovato il suo pollo.
Si alzò in piedi e fece il giro della propria bancarella, raggiungendolo appena prima che facesse l'atto di allontanarsi in compagnia del suo gruppo di amici.
«Allora, amico mio!», esordì, battendo insieme le mani con fragore. «Vedo che ti piace la mia 'Penelope'. Non avresti potuto fare scelta migliore! Chi è la fortunata che riceverà questa meraviglia in regalo?», chiese, producendosi nel suo migliore sorriso equino.
Il biondino balbettò qualcosa, incerto, lo sguardo che saettava dall'uno all'altro dei suoi compagni.
«Ehm... beh... ecco... io non...».
«Credo che voglia dire che non lo vuole comprare», disse il giovane alto e moro che gli stava di fianco, e che per primo aveva adocchiato il prezzo del copriletto. «Costa decisamente troppo».
Terry raddrizzò la schiena – arrivando quasi alla stessa altezza del suo interlocutore – e lo fissò in faccia con i suoi penetranti occhi grigi, il volto improvvisamente serio.
«E tu chi sei, la sua balia?», chiese col suo vocione da basso. «Credo che questo giovanotto sia perfettamente in grado di rispondere da solo, senza bisogno che tu gli metta le parole in bocca! Dico bene?», aggiunse tornando a rivolgersi al biondino, spalancando ancora le labbra in un sorriso.
Danny, seduto sul panchetto di legno dall'altra parte della bancarella, per poco non si mise a ridere per la mimica facciale dell'amico: era incredibile come potesse passare tra le varie espressioni – l'una l'opposto dell'altra – in così brevissimo tempo.
Nel frattempo, mentre gli altri tre ragazzi che si erano tenuti più discosti dallo stand si lanciavano occhiate l'un l'altro, a disagio, il biondino sembrò recuperare l'uso della parola.
«Beh, credo che Phil abbia interpretato alla perfezione i miei pensieri. Il copriletto mi piace molto, ma costa una cifra esorbitante», disse con voce sottile: sembrava quasi che si sentisse in soggezione davanti a quell'omone dai lunghi capelli brizzolati.
«Come ti chiami, figliolo?», chiese Terry, in tono quasi paterno.
«Conor, signore».
«Bene, Conor», riprese Terry, appoggiandogli una mano sulla spalla con tanto impeto da farlo quasi piegare a quarantacinque gradi. «Lascia che ti informi che il prezzo di 'Penelope' è assolutamente adeguato alla sua fattura. Sai chi lo ha realizzato?». Conor scosse il capo con vigore e Terry continuò. «Io stesso, con le mie manine di fata!». Nel dire così, sollevò entrambe le mani davanti al volto del biondino e fece oscillare le dita a salsicciotto.

 

 

Dom non resisté, nonostante si fosse ripromesso di non intromettersi nel dialogo per non fomentarlo ulteriormente, ed esclamò: «E lei quelle le chiama manine di fata? A me sembrano un incrocio tra un badile e una fila di salsicce! È impossibile che possa tenere in mano un ferro da uncinetto!».
L'uomo si girò verso di lui, puntando le mani sui fianchi.
«Ah, non ci credi, eh? Danny, passami quel cestino di vimini che è per terra, accanto alla mia sedia!».
L'omino magro con gli occhiali sobbalzò sulla sua seduta instabile, si chinò a raccogliere ciò che l'altro gli chiedeva e glielo porse. Il proprietario della bancarella lo aprì, ne estrasse una matassina di filo bianco di cotone e un ferro da uncinetto da 0,75 mm – uno dei più sottili esistenti – li prese entrambi tra le dita e si mise a sferruzzare, trasformando il filo liscio in una perfetta catenella che si allungò rapidamente, fin quasi a raggiungere i suoi piedi.
«Va bene, okay, basta così. Mi ha convinto!», esclamò Dom, visto che l'omone non sembrava voler smettere di mulinare le dita e di sfornare metri e metri di catenella.
Quello gonfiò il petto come un tacchino e sbottò: «Che nessuno si permetta più di dire che io, Terrence Alan Kath, non ho le manine di fata!». Poi prese la catenella appena prodotta, la arrotolò grossolanamente tra le dita e la passò a Dom. «Tieni, te la regalo».

 

 

Una volta terminata la dimostrazione della propria bravura, Terry prese di nuovo il biondino da parte, circondandogli le spalle con un braccio e parlandogli all'orecchio in tono cospiratorio.
«Bene, figliolo... Conor, giusto?». Lui annuì e l'anziano chitarrista riprese. «Torniamo a noi. 'Penelope' è un pezzo assolutamente unico, frutto di ore e ore di lavorazione sulla poltrona di casa mia. Guarda». E, così dicendo, prese il copriletto e lo spiegò davanti ai suoi occhi, mostrandoglielo nella sua interezza. «Oltre al castello, che mi è costato ore e ore di lavoro, puoi ammirare questi perfetti punti a diamante, e poi l'orlo a fiori! Sai quanto mi ci è voluto per realizzare solamente questa parte?», chiese, sfiorandolo con le dita.
Conor scosse il capo ancora una volta, ma Terry vedeva chiaramente che pendeva dalle sue labbra.
«Quasi due mesi e mezzo! Ma su, coraggio, dimmi: a chi vorresti regalarlo?».
Il biondo si schiarì la voce prima di rispondere. «Veramente... vorrei tenerlo per me. Mi ricorda tanto il copriletto di mia nonna».
«Ah! Che bella cosa i ricordi della nostra infanzia, vero?», esclamò Terry, mollando una pacca sulla schiena di Conor che rimase senza fiato per alcuni secondi, tanto che il ragazzo che lo affiancava – Phil gli sembrava di ricordare che si chiamasse – parve tentato di fargli la manovra di Heimlich.
«Bene, allora te lo incarto per benino e te lo metto in una bella busta grande, così non si stropiccia troppo, okay?», riprese subito dopo essersi accertato che il biondino non era entrato in crisi respiratoria. Senza lasciare a nessuno il tempo di ribattere afferrò il copriletto, lo piegò con abilità e prese subito a confezionarlo.

 

 

«Conor, sei proprio sicuro di volerlo comprare?», chiese Phil, piegandosi su di lui.
«Già, a me sembra proprio una pacchianata!», aggiunse Dom, mentre Joe e Price facevano di sì con la testa, a sostegno della tesi dell'amico.
«Certo che è sicuro di volerlo comprare», ribatté l'omone. «Non è vero, Conor?».
Il sorriso equino sulla sua faccia parve ai cinque ragazzi talmente esagerato da risultare persino grottesco, ed ebbero l'impressione che se per caso Conor, a questo punto, avesse rifiutato di concludere l'acquisto, avrebbero fatto meglio a eclissarsi alla velocità della luce, perché quell'omone li avrebbe probabilmente prima ridotti in filamenti e poi, con i loro resti, avrebbe realizzato magari qualche presina da cucina a tema natalizio.
Mentre Terrence Alan Kath, o come diavolo si chiamava quel tizio, ultimava il confezionamento del copriletto, i Nothing But Thieves cominciarono a frugare nei propri portafogli.
«Ragazzi, voi quanto avete?», sibilò Conor. «Io arrivo a malapena a duecento dollari».
«Io ne ho cinquecento», disse Phil, «ma non avrei intenzione di spenderli tutti. Che cazzo, teniamoci almeno qualcosa per mangiare!».
«Cinquecento dollari? Beato te, io non arrivo manco a cinquanta!», esclamò Dom.
«Io sono a secco, non guardate me», aggiunse Joe, alzando le mani in segno di resa.
«Idem con patatine», concluse Price, mostrando a tutti il portafoglio vuoto.
Conor sospirò. «Ehm... siamo un po' a corto di contanti, va bene se pago con un assegno?».
L'omone alzò lo sguardo su di lui e sorrise ancora. «Tranquillo, ho il POS. Puoi pagare con carta di credito».
Il biondino la tirò fuori dal portamonete e se la rigirò tra le dita. «Allora... sono proprio diecimila dollari?».
La faccia dell'uomo si fece cupa. «Non ti ho appena detto che l'ho fatto tutto io con le mie manine di fata?!».
«Certo certo! Ecco, tenga!».
A transazione eseguita, il copriletto venne consegnato al nuovo proprietario e i cinque si affrettarono a lasciare il mercatino.
«Sarà meglio tornare in albergo, prima che qualcun altro di noi si faccia abbindolare e spenda altri diecimila dollari», sibilò Dom, e tutti non poterono che essere d'accordo con lui.

 

 

Una volta che i cinque ragazzi furono spariti dalla vista, Terry tornò a sedersi sulla sua sedia da regista.
«Visto? Cosa ti avevo detto?», disse, rivolgendosi a Danny. «Prima o poi il pollo da spennare sarebbe arrivato, e lo ha fatto anche prima del previsto!».
Danny rise. «Ora Greta sarà contenta: hai recuperato i soldi dei danni al supermarket e ti sei liberato di quel copriletto».
«E così, almeno, anche se ne inizierò un altro lei non si lamenterà più, visto come ho venduto 'Penelope'», concluse Terry, intrecciando le mani sul ventre prominente.

 

 

Spazio autrice:

AUGURI SOUL! Anche se in ritardo di un giorno.
Okay, so che questa storia – seguito ideale di "L'esperienza... non insegna!" – è di una demenzialità assurda, ma dovevo assolutamente scrivere qualcosa per il compleanno della mia sorellina lontana, e quindi ho approfittato di un'idea lanciatami da Kim WinterNight a seguito della fic precedente, ovvero che Terry avrebbe dovuto vendere il copriletto a diecimila dollari per rifarsi dei danni al supermarket, e che il copriletto avrebbe dovuto chiamarsi “Penelope”, visto che il buon chitarrista ci ha messo anni a finirlo XD.
E chi meglio dei ragazzi dei Nothing But Thieves, e Conor in particolare, poteva accaparrarsi questo bellissimo (???) pezzo di biancheria da camera?
Non ho assolutamente idea se sua nonna abbia mai avuto una coperta simile, ma dopo averlo visto stirare le proprie camicie in una foto passatami da Kim e Soul non ho potuto fare a meno di immaginarmelo molto... casalingo!
Spero di non aver reso lui, e gli altri ragazzi dei NBT, troppo OOC. Se per caso l'avessi fatto me ne scuso tantissimo!
Terry, invece, come al solito è grottesco e intimidatorio XD, ma non dimentichiamoci che fondamentalmente ha un cuore d'oro, e che se ha agito così è solo perché Greta gli ha imposto di disfarsi del copriletto; e poi lui i ragazzi dei NBT non li conosce e quindi per lui Conor era solo un pollo da spennare.
Per il disegno centrale del copriletto (il castello medioevale) mi sono ispirata a un copriletto che moooooolti anni fa (fine anni '80/inizi anni '90) avevo visto sulla rivista di ricamo “Susanna”. Quindi sì, esiste da qualche parte un copriletto “Penelope” XD.
Il Rose Bowl Flea Market è un famoso mercatino delle pulci mensile di Los Angeles. Si tiene la seconda domenica di ogni mese, e in questo mio “Uncinetto!AU” Terry è solito piazzare lì la sua bancarella per vendere le proprie creazioni e Danny, da buon amico, lo va a trovare ogni volta.
La “catenella” è uno dei punti basilari dell'uncinetto, quello che si impara per primo. Beh, non guardate me: non sono mai riuscita a imparare a fare nemmeno quella XD.
Anche i “punti a diamante” e l'orlo “a fiori” sono punti dell'uncinetto.
Di nuovo tantissimi auguri a Soul, e grazie a chi leggerà questa scemenza!

  
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