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Autore: EcateC    06/12/2021    1 recensioni
Siamo a cavallo tra il 31 ottobre e il primo novembre 1981, la notte della caduta di Voldemort per mano del piccolo Harry Potter.
Se siete curiosi di sapere cosa è successo in villa Lestrange e a quale drammatica conclusione sono arrivati i migliori Mangiamorte di Voldemort, questa la storia è che fa per voi.
Questo racconto partecipa all'iniziativa "Regali d'inchiostro tra i tavoli del pub" indetta dal gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta".
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Rodolphus/Bellatrix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Alla cara Severa,
buon Natale



 

Se un fantasma avesse potuto dare un parere, sarebbe rimasto colpito nel vedere Bellatrix Lestrange quella sera. Era insolitamente pallida, aveva uno sguardo vitreo e le labbra secche, piegate in una smorfia priva di espressione. 

“Bella.”

Lo shock l’aveva paralizzata e resa più simile a uno spettro che a una donna.

“Bella, ti prego.”

Era già la quarta volta che la chiamava, ma lei non rispondeva, non sembrava nemmeno che avesse sentito.

“Lo troveremo,” continuò Rodolphus, inquieto, inginocchiandosi di fronte a dove era seduta “Te lo giuro, lo troveremo.”

Bellatrix finalmente spostò lo sguardo su di lui. Era come se si fosse accorta della sua presenza solo in quel momento.

“Guarda,” le sorrise Rod, indicandole la finestra “È la notte di Samhain. C’è la luna piena, la magia scorre potente oggi, può ancora succedere di tutto.”

“Sì, io… Devo… Devo andare a cercarlo” esclamò con un filo di voce, barcollando in piedi.

“Bella, aspetta” la fermò Rod, vedendo che lei stava andando a prendere il soprabito nero “Aspetta, non stai in piedi.”

“Devo andare a cercarlo,” ripetè lei.

“Non puoi andare a cercarlo, tutti gli Auror della città sono radunati là fuori, ti faresti soltanto ammazzare.”

“Non mi importa!” esclamò Bellatrix, febbricitante “Mi starà aspettando. Si starà chiedendo perché non sono ancora arrivata, non voglio che lui pensi…”

Imperius!” tagliò corto Rodolphus, con la bacchetta spianata. I freni della maledizione bloccarono Bellatrix, sui suoi occhi neri scese un velo bianco.

“Mi dispiace, Bella,” terminò lui, abbassando il braccio “Ma non posso rischiare di perderti.” 

Ma come abbassò il braccio, la testa di Bellatrix fece uno scatto, le sue mani si chiusero a pugno. Rodolphus fece subito un passo indietro, perché dal corpo della moglie fuoriuscì bruscamente tutta l’energia della maledizione, che si infranse come una palla di cannone contro il muro.

La strega ansimò dallo sforzo e poi guardò il marito con alterigia. Aveva la manica del vestito lacerata e il Marchio Nero, così sbiadito e privo di vita sull’avambraccio, sembrava proprio un comune tatuaggio.

Rodolphus sostenne fieramente il suo sguardo e le accennò un sorriso. In fondo al suo cuore, era orgoglioso della sua potentissima strega.

“Avrei dovuto immaginare che le mie maledizioni non erano più sufficienti per fermarti,” le disse con un sorriso.

“Vado a cercarlo.” tagliò corto Bellatrix.

“Bella, ci sono tutti gli Auror…”

“E IO LI UCCIDERÒ TUTTI!” ringhiò furiosa, voltandosi di scatto con gli occhi pieni di fuoco.

 

***


Rodolphus non si sentì particolarmente sollevato quando la vide rincasare la mattina dell’uno novembre, ferita e sporca di sangue. Era certo che lei sarebbe tornata, non era invece certo che tornasse con delle novità positive. E infatti le bastò vederla per capire che Bellatrix non aveva trovato alcuna traccia di Voldemort, il suo viso era prostrato.

“Bella,” la chiamò, dispiaciuto “Perché non vieni qui a mangiare qualcosa?”

Il mago le indicò il tavolo riccamente imbandito per la colazione, ma lei scosse la testa.

“Non ho fame,” disse atona, senza nemmeno guardarlo. Si mosse a fatica e si lasciò cadere nel divano, tenendosi forte il fianco. Era ferita.

“È da un giorno che non mangi nulla” le disse “Dovresti davvero…”

Rodolphus,” lo interruppe, tremebonda “Non ho mai desiderato così tanto morire come in questo momento, non voglio mangiare.” 

Lui con un cenno mandò via la servitù e poi si piazzò di fronte a lei.

“Non l’hai proprio visto?” le chiese piano “Niente di niente?”

Bellatrix continuò a guardare dritto di fronte a sé e scosse la testa, una lacrima ribelle le solcò la guancia.

“Ma so che è qui,” gli disse “Lo sento,” chiuse gli occhi “Lui non è…” ma la strega non riuscì nemmeno a terminare la frase che dovette fermarsi e riaprirli, tornare vigile. “Non so cosa gli sia successo, ma è qui, lo sento.”

Rodolphus abbassò lo sguardo.

“I Potter sono morti,” disse poi, per cambiare discorso “Ma il bambino è ancora vivo. Cosa dobbiamo fare con lui?”

Bellatrix aggrottò le sopracciglia, il pensiero la fece rianimare leggermente. “Il Signore Oscuro non me l’ha detto,” mormorò con tono grave “Ma credo che voglia essere lui a ucciderlo. Prima troviamo il Signore Oscuro e poi pensiamo al moccioso, sarà lui a dirci cosa fare.”

Rodolphus annuì, anche se aveva molti dubbi a riguardo. Per lui, Voldemort era semplicemente morto.

Nelle ore successive tra i Mangiamorte iniziò a spargersi il panico. Il fatto che il Marchio Nero si fosse improvvisamente sbiadito e immobilizzato, era stato interpretato da tutti i maghi oscuri allo stesso modo: Voldemort era morto. Quel primo novembre 1981 i brindisi, le testate dei giornali di tutto il mondo magico e le interviste in radio si sprecarono: il nome di Harry Potter era diventato leggenda.

Nessun Mangiamorte in tutto il giorno si fece sentire, nessuno, tranne uno. Barty Crouch Jr., il più giovane  e promettente della schiera, si era materializzato da loro con lo stesso sguardo spaesato e angosciato che aveva avuto Bellatrix la sera prima.

 

Il dolore a volte unisce, due anime affitte dallo stessa pena possono trovare conforto l’una nell’altra.

Rodolphus non si sarebbe mai aspettato di vedere Bellatrix abbracciare quel ragazzino con tanto trasporto.

“Lo troveremo,” gli promise lei “Lo troveremo, lo sento.”

“Ma come?” domandò Rodolphus, geloso “Non abbiamo una traccia. Gli altri Mangiamorte si sono dileguati e noi siamo rimasti in quattro, cinque con Alex. Gli Auror sono centinaia. Come diavolo possiamo fare qualcosa?”

Barty guardò subito Bellatrix con gli occhi segnati e pieni di aspettativa. Anche Rodolphus prese a fissarla.

Bellatrix si rese conto che i due uomini stavano aspettando che fosse lei a parlare, lei a decidere. L’autorità, seppur indirettamente, era passata a lei.

“Fatemi pensare” disse, cercando di ragionare lucidamente malgrado il dolore e la paura accecante. Barty prese a tormentarsi il ciuffo biondo.

“Ma perché non torna da noi?” esclamò, esasperato “Siamo qui, perché non ci chiama?”

Bellatrix si fermò a guardare la finestra. “Perché non può” gli rispose, quella verità le procurò una stretta al cuore “È debole” aggiunse, mortificata fin nell’animo “E spaventato.”

Barty si portò la testa tra le mani, un ringhio di rabbia e disperazione gli sfuggì dalle labbra.

“E se qualcuno lo avesse preso?” domandò Rodolphus, attirando subito l’attenzione di Bella “Se fosse, non so, imprigionato da qualche parte?”

Bellatrix arrossì “Ho detto che è debole, non che qualcuno possa imprigionarlo come se fosse un mago qualunque!”

“E se così fosse?” insistette Rod “Cosa ne sappiamo di ciò che gli è accaduto? Magari ha perso i suoi poteri, magari qualcuno lo ha rinchiuso da qualche parte.”

“Bella, ti prego, andiamo a cercarlo,” la supplicò Barty, in ambasce sul divano.

“Sta zitto,” lo ammonì bruscamente Bellatrix, ma il giovane orgoglioso si alzò comunque.

“Nessun problema, vado da solo,” sentenziò arrabbiato.

“Tu non vai da nessuna parte!” lo fermò Bellatrix, tirandolo per il cappuccio e buttandolo letteralmente sul divano “Tu resti qui e fai quello che ti viene detto.”

“Non prendo ordini da te, donna!” si ribellò Barty scacciandole bruscamente la mano, ma Bellatrix con uno scatto felino sfoderò la bacchetta e gliela puntò nel collo.

“Ehi, ehi, basta ora!” esclamò Rodolphus, mettendosi in mezzo ai due fervidi Mangiamorte “Ci manca solo che iniziamo a litigare tra di noi! Dobbiamo restare uniti, solo così arriveremo in fondo a questa storia!”

Bellatrix abbassò il braccio e annuì lentamente.

“Barty” lo chiamò Rod, il ragazzo guardò verso di lui “Bella ha ragione, muoverci da soli è una follia, a meno che tu non preferisca finire ad Azkaban, in tal caso…”

No” esclamò subito il giovane, atterrito “Non voglio finire ad Azkaban.”

“E allora fai quello che ti dico” terminò Bellatrix, guardandolo di sbieco. Poi si fermò a riflettere.

“Chi sono i migliori amici dei Potter?” domandò di fronte alla finestra, concentrata.

“Il fratello di Regulus” esclamò subito Barty.

“Sirius” lo corresse Bellatrix, con una smorfia di disgusto dipinta in volto “Ma è stato arrestato proprio oggi” aggiunse con un sorriso maligno "Qualcun altro?”

Rodolphus alzò le spalle, non ne aveva idea.

“C’è anche un lupo mannaro” aggiunse Barty.

“Che lo escludiamo, dato che c’è stata la luna piena” lo anticipò Bella, impaziente. Barty continuò a pensare.

“I Paciock” ricordò poi, assottigliando gli occhi “Sono degli Auror che lavorano per mio padre e anche loro sono amici dei Potter.”

Bellatrix lo guardò e Barty ricambiò subito il suo sguardo con la stessa intensità.

“Chiamo Rab?” domandò Rodolphus, guardando prima uno e poi l’altra. Bellatrix si voltò verso di lui e gli sorrise.

“Chiama Rab.”


 




Note
Severa aveva chiesto nella letterina a Babbo Nachele una storia con i Mangiamorte, e nel mio piccolo ho cercato di accontentarla con quelli che preferisco. C'è un accenno anche di Alex, ovvero Alexandra Turner, la sua OC. Avrei voluto portare anche lei con Barty, ma non mi sentivo sicura sul come caratterizzarla e avevo paura di sbagliare tutto. Però sappi che in questa storia lei esiste! <3
Spero che vi sia piaciuta e che i personaggi vi siano sembrati IC anche se è da un po' che non li uso più... I know. 
A presto,
Ecate

 

   
 
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