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Autore: leila91    06/12/2021    13 recensioni
[Bagginshield - Modern!AU]
Il cane avvicinò il muso al viso di Bilbo e gli diede quella che probabilmente, nelle sue intenzioni, voleva essere un’affettuosa leccata.
Bilbo, nonostante il capitombolo, di fronte a quelle manifestazioni di affetto non riuscì a trattenere una risata.
«Aw, piano bello, piano! Da dove salti fuori, mh? Dov’è il tuo padrone?»
Bilbo si sporse in avanti per leggere il nome sulla targhetta, colpito da un improvviso senso di familiarità verso quell’animale, e il suo cuore diede una brusca accelerata ai battiti.
Una voce profonda e baritonale diede conferma ai suoi sospetti circa l’identità del cane e, soprattutto, riguardo quella del suo padrone.
«SMAUG! Maledetto cagnaccio, torna subito qui!»

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Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Colpa delle stelle

 
A CedroContento ♥


 


 
Dicembre sarà un mese pieno di opportunità, cari amici della Vergine.
La vostra anima gemella potrebbe essere più vicina di quanto immaginiate.
Non trascurate la vostra salute e concedetevi dei momenti che siano unicamente per voi.


Questo diceva l’oroscopo del giorno del signor Bilbo Baggins, nato il ventidue settembre di trentadue anni prima, attualmente scapolo, e aspirante scrittore.
Ed era stato per seguire il consiglio racchiuso nella chiosa finale che ora il giovane si trovava, bardato e imbacuccato per affrontare il gelido inverno londinese, a spasso per Hyde Park, senza una metà precisa.
Le stelle avevano ragione: era da tanto che non si concedeva del tempo per se stesso.
I suoi cugini preferiti avevano da poco avuto un figlio e per quanto Bilbo stravedesse per quella patata dagli occhioni azzurri e dalle guancette rosse che era Frodo Baggins, dopo settimane di intenso babysitteraggio il giovane desiderava effettivamente qualche momento di pace.
Londra era splendida nei giorni che precedevano il Natale, ed in particolare lo era South Kensington, dove si trovava Harrods. Il celebre grande magazzino, appena dall’altro lato della strada rispetto ad Hyde Park, poteva vantare le migliori decorazioni natalizie di tutta la metropoli. Sembrava un vero e proprio palazzo delle meraviglie, e con un piccolo sforzo di fantasia non riusciva troppo difficile immaginare di trovarsi direttamente a casa di Babbo Natale, con qualche elfo-aiutante pronto a fare capolino da dietro gli angoli.
Bilbo vi aveva trascorso buona parte della mattina, per lo più dedicandosi al cosiddetto “window shopping”, ad eccezione dell’acquisto di un grosso peluche di orso da regalare al nuovo arrivato di casa Baggins, per poi dirigersi al parco.
Era entrato ad Hyde Park con l’intento preciso di perdersi.
Caffè caldo d’asporto, coockie alla nocciola e via: imboccato un sentiero a caso si sarebbe lasciato trasportare alla scoperta di qualche angolo di quell’immenso parco che ancora non aveva visto.
 
O perlomeno era questo il suo intento.

Peccato che, lasciato il chiosco del caffè e fatto appena in tempo ad assaggiare un solo sorso della bevanda bollente, Bilbo si era ritrovato quasi senza rendersene conto, steso per terra, investito da un fulmine rosso e peloso.
Il terreno era morbido ma non fangoso, il che ebbe come risultato che in primo luogo Bilbo non si fece male, in secondo luogo il sacchetto contenente il peluche per Frodo fortunatamente non si rovinò. Del caffè invece purtroppo non si salvò nulla.
Il giovane scosse la testa frastornato, mentre il fulmine che lo aveva investito e che si rivelò essere un esuberante golden retriever fulvo, gli girava intorno abbaiando gioiosamente.
Pochi secondi dopo il cane avvicinò il muso al viso di Bilbo e gli diede quella che probabilmente, nelle sue intenzioni, voleva essere un’affettuosa leccata.
Bilbo, nonostante il capitombolo, di fronte a quelle manifestazioni di affetto non riuscì a trattenere una risata.
«Aw, piano bello, piano! Da dove salti fuori, mh? Dov’è il tuo padrone?»
Bilbo si sporse in avanti per leggere il nome sulla targhetta, colpito da un improvviso senso di familiarità verso quell’animale, e il suo cuore diede una brusca accelerata ai battiti.

Una voce profonda e baritonale diede conferma ai suoi sospetti circa l’identità del cane e, soprattutto, riguardo quella del suo padrone.

«SMAUG! Maledetto cagnaccio, torna subito qui!»
 
Bilbo si rimise in piedi, spazzolandosi velocemente i vestiti, e attendendo il sopraggiungere del padrone di Smaug.

«Thorin.» mormorò quando questi li raggiunse.

«Chiedo scusa, questa bestiaccia mi ha strattonato ed è partita come un razzo, proprio non capisco cosa… Bilbo?!»

Bilbo sorrise, ignorando la piccola fitta al petto che la vista del nuovo arrivato gli aveva provocato.
«Proprio io,» rispose, imponendosi di mantenere la voce ben ferma, mentre dentro di sé urlava.
Fra tutti i cani di Londra che potevano investirlo, ovviamente doveva trattarsi di quello di Thorin Durin!
L’uomo per il quale Bilbo si era preso una cotta giusto un filo violenta quasi un anno prima, e che non vedeva da praticamente altrettanto tempo. Giorno o più o giorno meno.
Thorin restituì il sorriso e la sua espressione - un misto di gioia e sorpresa - ebbe allo stesso tempo il potere di illuminare e intristire Bilbo.
L’uomo non era cambiato, era rimasto lo stesso affascinante barista che Bilbo aveva conosciuto in occasione di un corso di fotografia a cui entrambi si erano iscritti.
Alto, muscoloso, con lunghi capelli neri raccolti in una coda e gli occhi più belli che Bilbo avessi mai visto. Il fatto che fossero così pericolosamente simili a quelli di Frodo non aiutava affatto. Quante volte Bilbo, guardando il piccolo cugino, si era ritrovato a pensare all’ex compagno di corso? E quante volte aveva sospirato in preda alla nostalgia?

«Be’, questa sì che è una sorpresa. E’ da un po’ che non ci si vede,» esordì Thorin, con quella voce profonda, e Bilbo sospirò.
Da un po’ era un eufemismo, pensò fra sé.
«Eppure evidentemente Smaug deve averti riconosciuto dall’altra parte del parco, visto che mi ha tirato fin qui. Sembra quasi destino, eh?»
Bilbò deglutì. Quelle parole erano così pericolose. Pericolose e crudeli.
Non aveva alcuna intenzione di lasciarsi incantare dall’improvvisa gentilezza dell’altro e si ritrovò a maledirsi per aver dato retta all’oroscopo.
La prossima volta che voglio dedicare del tempo a me stesso me ne vado a Brighton, mugugnò internamente, da quanto ricordo tanto Thorin odia il mare.

Quest’ultimo intanto non si era ovviamente accorto del piccolo travaglio interiore di Bilbo e come se niente fosse se ne uscì con una frase che accorciò ulteriormente il fiato del biondo.
«Ti ho cercato su Facebook dopo quell’ultima sera. Non abbiamo avuto modo di scambiarci i numeri e mi avrebbe fatto piacere rimanere in contatto, ma non sono riuscito a trovarti. Posso… posso offrirti una cioccolata? Potremmo andare da me, oggi il mio bar è chiuso e non ci disturberebbe nessuno.» Propose Thorin, grattandosi la nuca, con fare imbarazzato.
 
Non farti venire strane idee, non farti venire strane idee, non farti venire strane idee. Sta solo cercando di essere gentile.
Era incredibile quanto il cervello di Bilbo fosse un vulcano in eruzione ma dalla sua bocca non riuscisse a provenire alcun suono.
Questa volta Thorin parve accorgersi del suo disagio perché non ottenendo risposta chiese: «Bilbo? Ti senti bene?»

«S-sto benissimo, grazie! Ecco, io non credo che sia una buona idea… Comunque sono felice di averti rivisto. Non ho un account Facebook, per questo non mi hai mai trovato eh eh. B-buona giornata, Thorin!»
 
«Cosa? E perché no? Bilbo, aspetta!»

Il biondo fece finta di non sentire e si allontanò quasi di corsa con il cuore che batteva forte e delle lacrime traditrici che cominciavano a premere per uscire.
La sua mente era tornata improvvisamente a una sera di diversi mesi prima.
 
 
 
Il corso tutto sommato non era stato male: specialmente per chi, come Bilbo, di fotografia non aveva nemmeno le basi. Forse era durato un po’ poco - appena otto lezioni - ma l’insegnante aveva dato loro i suoi contatti promettendo ai partecipanti di avvertirli se più avanti fosse partito un altro corso di livello intermedio.
Bilbo durante quell’ultima lezione non aveva ascoltato granché, la sua testa un po’ fra le nuvole.
L’unica cosa sulla quale riusciva a concentrarsi era come trovare il coraggio di chiedere a Thorin Durin di uscire con lui.
Si erano conosciuti in maniera alquanto rocambolesca la prima sera del corso: entrambi avevano puntato l’unico parcheggio ancora libero davanti alla sede dove si tenevano le lezioni. Nessuno dei due aveva avuto intenzione di mollare l’osso ed erano andati avanti a litigare fino a quando un nuovo arrivato, un ragazzo assai timido di nome Ori, non aveva fatto come il classico terzo che gode fra i due litiganti, soffiando il posto a entrambi.
Thorin e Bilbo si erano guardati negli occhi ed erano scoppiati a ridere.
Dopo quell’esordio avevano cominciato a seguire le lezioni seduti vicini prendendo sempre più confidenza. All’apparenza parevano diversi come il giorno e la notte, non solo fisicamente ma anche caratterialmente, al punto che la loro strana amicizia aveva lasciato un po’ tutti perplessi.
Bilbo fra i due era quello più dolce e accomodante, amante del cibo e delle comodità. Inoltre non aveva alcun problema nell’aprirsi e raccontare piccoli dettagli della sua vita privata.

Thorin al contrario era burbero, silenzioso, con un perenne cipiglio minaccioso e profondamente riservato.
Di lui Bilbo aveva saputo ben poco, oltre al fatto che lavorava come barista e aveva preso da un annetto un cucciolo di golden retriever che aveva chiamato Smaug.
Il cane aveva decisamente preso in simpatia Bilbo durante le lezioni pratiche all’aperto, nelle quali Thorin se l’era portato dietro.

 
Mangiati i pasticcini portati da Bombur - un pasticcere che lavorava a Covent Garden – preparati in occasione della lezione finale, la maggior parte degli studenti, esauriti i saluti e i convenevoli vari, cominciò a disperdersi. Alla fine, una volta che anche Gandalf - l’insegnante - se ne fu andato rimasero a chiacchierare solo Bilbo e Thorin.



«Be’,» disse a un certo punto quest’ultimo, stiracchiando le braccia, «E’ meglio che vada. Domani devo aprire alle 7.00. Ti accompagno fino alla metro?»
Quella sera nessuno dei due era venuto in auto.
«Ti ringrazio,» rispose Bilbo, bramoso di poter trascorrere ancora del tempo con Thorin.
«E’ un piacere, Bilbo,» e il sorriso di Thorin aveva lasciato fermamente credere al biondo che il desiderio di ritardare il più possibile la separazione fosse reciproco.
Bilbo deglutì, cercando disperatamente il coraggio di porgli la fatidica domanda, quando si accorse di una cosa.
«Oh, cielo! Ho dimenticato il quaderno in aula. Aspettami per favore, arrivo subito.»
Thorin aveva alzato gli occhi al cielo: «Sempre il solito sbadato» e il suo ghigno divertito aveva fatto arrossire Bilbo che si era allontanato di corsa.
Purtroppo era stato proprio allora che, una volta recuperato il quaderno e uscito dalla sede, aveva visto una cosa che gli aveva spezzato il cuore.

Thorin, che fino a pochi momenti prima lo stava aspettando da solo, ora stava abbracciando con trasporto una bellissima donna dai lunghi capelli dorati. Dietro di lei c’erano due ragazzini, uno biondo e uno moro che guardavano Thorin con gli occhi pieni di ammirazione.
«I ragazzi volevano vederti e così ho pensato di venire a prenderti in auto» stava dicendo la donna.
«Che bellissima sorpresa, Dis» e anche se non poteva vederlo, Bilbo non faticava a immaginare il sorriso di Thorin mentre pronunciava quella frase.


Bilbo avrebbe voluto sprofondare.
Thorin era sposato! E aveva persino due figli!
Pensare che era stato sul punto di…

 
«Bilbo!» Lo chiamò l’amico, «Eccoti! Vieni, voglio presentarti-»
Ma Bilbo non lo lasciò finire.
«Mi-mi dispiace, mi hanno appena chiamato degli amici, c’è stata una piccola emergenza. Devo andare!»

 
Era scappato via allora come stava scappando via adesso.
Bilbo si accorse di stare piangendo solo quando si sentì le guance umide.
Non sapeva dove stesse andando, sapeva solo che voleva allontanarsi il più possibile da Thorin e da quel passato che tutto a un tratto era tornato a perseguitarlo.

Ma il destino non pareva d’accordo.
Bilbo udì dei latrati sempre più vicini e improvvisamente si sentì afferrare per un polso: Thorin lo aveva raggiunto.

L’uomo lo fece voltare e lo strinse contro il suo petto, in una presa dolce ma decisa.
«Questa volta non ti lascio andare via» mormorò sorridendo e Bilbo sentì le ginocchia tremare.
«Thorin, per favore, lasciami!»
In tutta risposta l’altro scosse la testa e rafforzò la presa: «Te lo puoi scordare, signor Baggins. Non ho idea del perché tu sia fuggito in quel modo quando ho cercato di presentarti mia sorella e i miei nipoti ma ora che ti ho ritrovato - o dovrei dire che Smaug ti ha ritrovato - non ho alcuna intenzione di-»

«Frena frena frena!» Bilbo non credeva alle sue orecchie.
«Mi stai dicendo che quella… quella non era tua moglie? E quei ragazzini non erano i tuoi figli?»
«Co-cosa? Hai creduto che Dis che fosse mia moglie? Questa è bella, non vedo l’ora di vedere la sua faccia quando glielo racconterò!» Thorin scoppiò a ridere divertito e la sua risata contagiò anche Bilbo.
« Dimmi, è per questo sei scappato?» chiese Thorin, tornando serio, «Volevo chiederti di uscire quella sera, sai? Per questo mi sono offerto di accompagnarti alla metro. Cercavo di trovare il coraggio e speravo di guadagnare tempo.»
Bilbo si morse le labbra nell’udire quelle frasi. Si sarebbe volentieri preso a schiaffi.
«Sono stato uno sciocco» mormorò abbassando il viso, pieno di vergogna, ma Thorin glielo risollevò subito, con un dito sotto il mento.
«Un po’ lo sei stato, sì,» soffiò a due centimetri dalle sue labbra, «Sei in debito con me di mesi. Mesi che avremmo potuto passare a fare…» si avvicinò ancora di più e il cervello di Bilbo andò completamente in tilt.
«A fare cosa?» ebbe appena la forza di chiedere. Il profumo di Thorin era inebriante.
«Questo» sogghignò l’altro, chiudendo la distanza residua e coinvolgendo Bilbo in un bacio mozzafiato che gli fece desiderare di rimanere in debito a vita, se questo era il metodo per saldarlo.

Lì vicino Smaug scodinzolava soddisfatto. Certo, non poteva esserne del tutto consapevole, ma i due umani gli sarebbero per sempre stati debitori per aver giocato un ruolo importantissimo nell’avverare le previsioni dell’oroscopo quotidiano di Bilbo Baggins.







 
Grazie a Pampa, Carmaux e Sia per il parere in anteprima.
Grazie a chi ha letto, leggerà e a chi vorrà lasciare un commento.
Alla prossima,

Bennina vostra
   
 
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