Quando
Med notò Fera seduta nel
chiostro, il volto nascosto dietro un grosso volume di Difesa Contro le
Arti Oscure,
arretrò di colpo dietro una colonna, insicura su come agire.
Accarezzando il
nero pelo di Ser Pounce, si chiese come avrebbe potuto iniziare il
discorso.
“Ehi,
ciao, come butta? Com’è
Lupin con quelli dell’ultimo anno? Non parliamo da un
po’, ma evidentemente il
mio gatto ti ha riconosciuta dall’altra parte del cortile
perché mi ha tirato
fino a qui, perciò ehi, come stai? Ti va una tazza di
cioccolata in Sala Grande?”
Inutile:
avviare una
conversazione casuale dopo ciò che c’era stato fra
loro due sembrava
impossibile. Rettificò il proprio pensiero: non dopo
ciò che c’era stato, dopo
ciò che aveva fatto lei.
Era
stato faticoso per Med farsi
delle nuove amicizie, dopo il diploma di Louis – no, a lui
non avrebbe pensato
mai più – e la fine dei rapporti con Lobelia
Parkinson e compagnia bella; le
era rimasto vicino soltanto Theo, ma era piccolo, e
quando aveva
incontrato Fera tutto era cambiato. Aveva avuta un’amica,
ancora prima che una
fidanzata. Aveva perfino riacquistato fiducia in se stessa. E quando
dei
cretini della sua Casa se l’erano presa con lei…
Med aveva temuto di rimanere
di nuovo sola. Sola fra i Serpeverde.
“Stupida
cogliona.”
Erano
passate settimane ormai e
lei sentiva la mancanza di Fera, aveva bisogno di riaverla accanto,
almeno come
amica, eppure la vergogna era tale da impedirle di fare il primo passo.
Mentre
rifletteva sulla sua
stupidità e su come farsi perdonare, si accorse che a Fera
si era avvicinato il
Caposcuola di Grifondoro, Weasley, e che per qualche sciocco motivo tra
di loro
era scoppiata una lite. No, bisticciavano appena, ma Fera doveva averlo
messo
in imbarazzo, perché ora il quattrocchi se ne stava andando
con la coda fra le
gambe.
Continuando
ad accarezzare la
testolina di Ser Pounce, Med si diresse distrattamente verso di lei, lo
sguardo
fisso su Weasley.
«Ha
ingoiato un Pallino Acido?»
domandò soprappensiero.
«Secondo
lui non dovrei sedere scomposta.
Non è da Caposcuola»
commentò Fera, già tornata dietro al libro.
Era
un inizio. Molto differente
da quel che si era aspettata, ma pur sempre un inizio. Si sedette
accanto a
lei, il gatto che faceva le fusa tra le sue braccia.