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Autore: pampa98    08/12/2021    3 recensioni
[Storia scritta per il compleanno di LadyPalma]
«Non sono così disperato, Lupin.»
«Oh, grazie! Remus, quante volte devo dirti che nessuno qui vuole Mocciosus intorno per più tempo del necessario?»
Nessuno a parte te, pensò Severus divertito, ma evitò di dirlo ad alta voce. Se lo sarebbe tenuto da parte per un momento privato, lontano da orecchie indiscrete che avrebbero potuto leggere un significato del tutto errato in quell’innocente scambio.
«Lupin, il mio livello di tolleranza nei tuoi confronti sta precipitando senza sosta. Mi hai già costretto troppe volte a essere d’accordo con Black.»
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora, Severus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Di bottiglie e segreti
 
 A Martina, buon compleanno ❤
 
 


Era cominciato per caso, una bottiglia di vino e troppa solitudine, ma sarebbe potuto sfuggire al loro controllo se non avessero prestato attenzione.
Si stavano innamorando? Severus sbuffò per quel dubbio che si era insinuato nella sua mente e che cresceva ogni notte che trascorreva tra le braccia del suo peggior nemico – solo notte, mai mattina. Forse Black sarebbe stato abbastanza pazzo da chiamare i loro scontri sotto le lenzuola “amore”. O forse lo avrebbe fatto solo per trovare un’altra scusa per litigare e riportarlo nel suo letto.
Severus non avrebbe parlato di amore nemmeno per offendere Black: il suo cuore era sepolto in un piccolo cimitero a Godric’s Hollow e mai sarebbe riemerso dalla fredda terra. Uno sfogo – per il troppo, per il niente che aveva: ecco cos’era Black. 
E sempre per quello sfogo Severus legò un fiocco rosso attorno a una bottiglia di Vino elfico prima di dirigersi a Grimmauld Place. Poteva fare una piccola concessione a Black, almeno nella sua mente: da ubriaco, diventava tollerabile.
 
* * *
 
«Buonasera, Severus.»
Severus inclinò appena il mento, in un indifferente saluto. 
«Mi ha sorpreso trovare la casa piena di colori e di… queste» aggiunse, indicando delle paperelle di gomma con indosso un cappello da Babbo Natale disposte in fila sopra il camino. Opera dei Weasley, sicuramente.
Lupin sorrise e si avvicinò all’Albero di Natale che illuminava il soggiorno – e ne occupava la metà – per deporre un pacco regalo proprio accanto alla bottiglia di Severus.
«Stamani Dora è arrivata armata di decorazioni natalizie e abbiamo passato la giornata a addobbare la casa. Walburga non ha apprezzato le ghirlande di vischio in corridoio.»
Severus inclinò le labbra in un sorriso divertito. Si chiese come avesse preso suo figlio tutta quella vivacità nel suo antro, ma mai avrebbe osato nominarlo davanti al suo migliore amico.
Dei rumori dal corridoio, seguiti da una lieve imprecazione, annunciarono l’arrivo di Ninfadora Tonks. Severus si trovò a chiedersi, non per la prima volta, come avesse fatto a diventare un Auror. Aveva cinque pacchi regalo tra le braccia e sarebbe di certo inciampata sui suoi stessi piedi se Lupin non fosse accorso in suo aiuto.
«Ninfadora, non mi aspettavo che fossi tu Babbo Natale» disse Lupin, con un tono e un sorriso che Severus non gli aveva mai visto rivolgere a nessuno, nemmeno a Potter o Black.
La ragazza sorrise, e i suoi capelli diventarono rossi con punte bianche mentre sul volto le comparve una lunga barba bianca.
«Oh oh oh, hai scoperto il mio segreto» disse, con le mani sui fianchi e la voce profonda. «Chiuderò un occhio per te, Remus Lupin, se giurerai di non rivelare mai la mia identità ad anima… Oh, professor Piton!»
Severus aveva assistito a quella scenetta con un sopracciglio inarcato, combattendo il desiderio di lanciare un Languelingua a lei e al suo ragazzo – se ancora non lo era, lo sarebbe diventato prima della fine dell’anno – che aveva riso di gusto per quella pessima imitazione di una sciocca invenzione Babbana.
«Che… Che piacere vederla qui! Passerà, ehm, la… la Vigilia con noi?»
Il suo volto era tornato normale, salvo il colore rosso che dai capelli si era trasferito alle guance. Lanciò degli sguardi di sbieco a Lupin, come a volerlo rimproverare per non averla avvisata del terzo incomodo nella stanza.
«Mi sembra un’ottima idea» si unì l’uomo, voltandosi verso di lui. «Ti va?»
«Non sono così disperato, Lupin.»
«Oh, grazie! Remus, quante volte devo dirti che nessuno qui vuole Mocciosus intorno per più tempo del necessario?»
Nessuno a parte te, pensò Severus divertito, ma evitò di dirlo ad alta voce. Se lo sarebbe tenuto da parte per un momento privato, lontano da orecchie indiscrete che avrebbero potuto leggere un significato del tutto errato in quell’innocente scambio.
«Lupin, il mio livello di tolleranza nei tuoi confronti sta precipitando senza sosta. Mi hai già costretto troppe volte a essere d’accordo con Black.»
«Ma… È Natale! Nessuno dovrebbe stare da solo oggi» intervenne Tonks. 
«Se proprio ha bisogno di restare, a Fierobecco credo non dispiaccia un po’ di compagnia.»
«Non vorrei mai occupare la tua cuccia, Black. Inoltre credo che preferisca di gran lunga la compagnia degli animali.»
«E gli scarafaggi non sono forse animali?»
«Insetti, ma non mi sorprende che tu faccia confusione su certi dettagli.»
«Sirius, Severus» Lupin si frappose tra i due. Se avesse osservato i loro sguardi, forse avrebbe notato una luce divertita che mal si abbinava alle loro parole. «Ricordatevi che è Natale.»
«Come se fosse davvero un’occasione da festeggiare.» Moody entrò nella stanza a passo svelto, per quanto la sua gamba di legno glielo permettesse. Severus non aveva mai fatto caso a quanto facilmente ogni membro dell’Ordine poteva comparire dal nulla al pianterreno di quella casa – fortuna che nelle camere da letto non accadeva lo stesso.
«Alastor, tu resti a cena con noi, vero?» esclamò Tonks con un sorriso speranzoso. 
Moody si chinò per depositare un regalo sotto l’albero e Severus colse l’occasione della momentanea distrazione degli altri due per fare cenno a Sirius di uscire.
«Ti devo avvisare che è pieno di vischio qui» disse Sirius, chiudendosi la porta della cucina alle spalle.
«Non temere, Black, non intendo insozzarmi la bocca con la tua saliva.»
«Il sentimento è reciproco, Mocciosus. Almeno per il momento.»
Si avvicinò a lui, oltrepassando il limite minimo da tenere in pubblico ma ancora non abbastanza vicino perché i loro corpi si toccassero.
«Dovresti restare davvero» disse, con quella punta di sincerità che lasciava trasparire dalla sua voce solo nei pochi momenti che scorrevano prima che Severus se ne andasse, terminato l’amplesso – perché quello era tutto ciò di cui avevano bisogno, e a cosa sarebbe servito restare e creare un’illusione che non sarebbe mai divenuta reale? «Babbo Natale potrebbe avere qualcosa per te, se sarai abbastanza paziente da aspettarlo.»
Severus ghignò e una parte di lui si sentì soddisfatta del fatto che anche Sirius lo avesse pensato in quell’occasione. Si avvicinò a lui, il suo mantello sfiorò il braccio di Sirius e i loro respiri iniziarono a fondersi.
«Non sono molto paziente, Sirius
«Black, avverti tu Molly che resto a cena.»
Severus e Sirius si allontanarono all’istante quando Moody comparve dietro di loro. Il vecchio Auror li degnò appena di uno sguardo, mentre percorreva a grandi falcate il corridoio con una bottiglia di Whisky Incendiario infiocchettata di rosa in mano. 
«Ma… Ma certo, Moody» rispose Sirius, lanciando uno sguardo a Severus che condivideva i suoi stessi timori.
«E non fate quelle facce!» esclamò Alastor, senza guardarli – non con l’occhio buono, almeno. «Vi ho visti spesso sgattaiolare di sopra come due ladri e sono piuttosto certo che non andiate a cantare una ninnananna a Fierobecco.»

 
* * *
 
 
Quando sentì bussare alla sua porta, Dolores alzò lo sguardo verso l’orologio. Le sette in punto: non si smentiva mai. Finì di sorseggiare il suo tè e poi si alzò, usando la bacchetta per pulire la tazza di porcellana e rimetterla nel suo scaffale mentre si dirigeva alla porta. Aprì e si guardò intorno, la stessa speranza di ogni anno ad avvolgerla malgrado la sua volontà di dimenticare certi sentimenti, prima di chinarsi per prendere una bottiglia di Whisky Incendiario avvolta in un perfetto fiocco rosa. Lesse distrattamente cosa era scritto sul biglietto: “Buon Natale, Bamboluccia”. Le stesse parole di sempre, nell’attesa che un giorno, forse, il mittente di quel dono le avrebbe potute pronunciare di persona. Ed era per quella stessa attesa che Dolores aprì lo sportello più in basso della sua credenza e aggiunse la bottiglia a tutte le altre identiche che aveva ricevuto negli anni. 
Guardò fuori dalla finestra, le tende rosa lasciate leggermente scostate solo quel giorno, e un piccolo sorriso fece capolino sul suo volto – dolce e sincero: il primo e l’ultimo dell’anno.
«Buon Natale, Alastor.»




Note: alcuni elementi sugli Snack sono presi dalle storie di LadyPalma, mentre tutta la parte finale sui Dolastor è ispirata alle sue storie. Ringrazio Gaia Bessie e Cora Line per aver letto in anteprima la storia e avermi dato il loro parere ❤ Grazie anche a chiunque si è fermato a leggere e soprattutto a te, Marti, perché sei una persona stupenda e sono felicissima di averti nella mia vita ❤ Spero che la storia ti sia piaciuta e di non aver fatto danni con la povera Dol 🙈
 
 

 
   
 
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