Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: nikita82roma    09/12/2021    5 recensioni
Nel periodo pre natalizio dopo la sparatoria al loft, Castle e Beckett sono sospesi tra il desiderio di una vita normale per il futuro e le ombre del passato…
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Castle era spaventato. Anzi no. Era terrorizzato. E credeva di averne tutto il diritto. Anzi no. Era un suo dovere esserlo. Beckett era sua moglie e lui doveva essere preoccupato per lei, soprattutto dopo tutto quello che era successo pochi mesi prima. Erano passati già quasi sette mesi, per lui erano da un lato un’eternità, una vita precedente, dall’altro gli sembravano solo ieri.

Beckett aveva ricominciato a lavorare da poche settimane e a lui sembrava troppo presto, e quella era solo una delle tante cose per le quali si sentiva dilaniato: era felice che avesse ripreso il suo posto di Capitano al dodicesimo perché voleva dire che stava meglio, che la loro vita stava ritornando sui giusti binari, ma allo stesso tempo avrebbe voluto che non lo facesse mai, che non tornasse più a fare qualcosa che la potesse mettere in pericolo, la voleva tenere al sicuro a casa, paradossalmente lo stesso luogo dove avevano entrambi rischiato seriamente di morire, però sapeva che Beckett non sarebbe stata Beckett se non avesse fatto quello che voleva fare. Castle, quindi, combatteva perennemente da settimane con queste sue due anime che lo portavano ognuna a ragionamenti sbagliati e distanti e trovare un punto di equilibrio gli sembrava impossibile.

Si diceva di stare calmo, ma allo stesso tempo non riusciva a condannarsi per non riuscirci. Avevano rischiato di morire, aveva rischiato di perderla, come poteva essere tutto normale, essere tutto già normale?

Gli sembrava strano che tra i due era stata lei quella ad uscirne meglio, almeno mentalmente. Era stata ferita in modo più grave, era quella che aveva rischiato di morire più concretamente, era quella che ci aveva messo di più a riprendersi fisicamente, ma era stata anche quella che mentalmente sembrava aver deciso di riappropriarsi prima della sua vita. Ne avevano parlato, molto e per loro non era stato facile. Si erano confidati dubbi e paure, ma anche su quello che doveva essere il loro cammino futuro. Avevano concordato che era fondamentale riprendere in mano le proprie vite, tornare a fare, appena avrebbero potuto, tutto quello che avevano sempre fatto, riprendere il loro percorso di vita da dove lo avevano lasciato, non farsi condizionare più di quanto non fosse strettamente necessario. Kate lo aveva convinto a non cambiare casa come inizialmente lui voleva fare, perché c’erano ricordi orribili tra quelle mura, ma lei gli aveva anche ricordato tutti quelli belli, quelli che solo quelle mura potevano testimoniare. Avevano invertito i ruoli spesso in quei mesi, era Kate a cercare il lato bello delle cose e mostrarlo a Castle, troppo spesso arroccato nelle sue paure.

Aveva voluto crederle, aveva voluto che tutto andasse bene come lei gli ripeteva sempre sorridendo, “Va tutto bene Castle, sto bene, stiamo bene!”. Lei ne era convinta quando glielo diceva accarezzandogli il viso e poi lasciandogli un tenero bacio, e come poteva non crederle quando Kate Beckett era diventata tutto quello che aveva sempre voluto? Castle era convinto che quella sparatoria con Caleb era riuscito a risvegliare e portare a galla la parte di Kate che aveva più fame di vita e che voleva vivere, quella che si era scrollata di dosso gran parte di quelle paure che l’avevano condizionata.

La chiamata che aveva ricevuto quella mattina al soft, però, lo aveva riportato con i piedi per terra, alla loro realtà che lui era profondamente convinto essere molto diversa da quella positiva che Kate voleva dipingergli. Erano bastate poche parole per dare un senso a tutto, alla sua mente per dipingere il quadro che rifiutava di vedere, deciso a voler credere alla visione idilliaca di Kate. La segretaria del dottor Bowman lo aveva chiamato chiedendogli se poteva avvisare sua moglie che il dottore avrebbe ritardato di almeno mezz’ora all’appuntamento di quel pomeriggio ma che aveva i referti di tutti gli esami fatti. Le disse di sì, in realtà non riuscì a farlo, perché non sapeva nemmeno come affrontarla. Era rimasto a guardare a lungo le luci dell’albero di Natale che si accendevano e spegnevano incantato nei ricordi. Lo avevano fatto solo pochi giorni prima, il giorno del Ringraziamento. Era stato un pomeriggio speciale, si erano divertiti tanto, avevano riso, si erano comportati come dei bambini senza dover rendere conto a nessun adulto. Era il loro vero primo Natale insieme, soli insieme nella loro casa ed era anche la prima volta che vedeva Kate veramente felice di festeggiare il Natale e immergersi in quello spirito festivo insieme. Gli aveva fatto trovare due maglioni uguali, uno per uno, rossi e bianchi con dei fiocchi di neve e degli alberi ricamati. Se li erano messi e poi avevano fatto molte foto insieme mentre decoravano l’albero. Era tutto perfetto, troppo. E quando tutto è troppo perfetto non è mai un buon segno, lo aveva capito nel corso degli anni, perché quando tutto andava bene, arrivava sempre qualcosa a distruggere tutto. Ed era stata quella telefonata della segretaria del cardiologo di Kate.

Perché era andata dal medico e non gli aveva detto niente? Perché non gli aveva detto niente nemmeno degli altri esami che aveva dovuto fare? Quando li aveva fatti? Gli aveva mentito dicendo che sarebbe andata a lavoro? 

Uscì di casa per andare a fare due passi, l’aria fredda di New York che preannunciava una nevicata da lì a poco, lo colpì dritto in faccia ma non fece più male dei suoi pensieri. Kate stava male. Tutte le complicazioni che avevano previsto dopo il suo ultimo intervento si erano materializzate nel modo peggiore. Glielo avevano detto che non avrebbe dovuto affaticarsi, fare sforzi, perché il suo cuore, già duramente provato non avrebbe potuto reggere. Era una ipotesi remota, ma non troppo, evidentemente, e Kate era più fragile di quanto voleva far vedere. Ecco perché era così diversa con lui, perché non lo voleva far preoccupare, perché cercava in tutti i modi momenti felici, foto, ricordi. Kate stava molto più male di quanto lui pensasse? Possibile? No, non voleva pensarci. Eppure ci pensava, piombato in una spirale di negatività più profonda del solito. Voleva andare a parlare con il dottor Bowman, lui era il marito, avrebbe dovuto sapere la verità, avrebbe dovuto dirgli qualcosa, non ne aveva il diritto forse? 

Un brivido di freddo percorse la sua spina dorsale, e non erano solo i pensieri più cupi che la sua mente potesse generare, era anche la temperatura che si era abbassata ulteriormente dopo che era calato il sole. Era così tardi? E lui era così lontano dal loft? Quanto aveva camminato?

Il cellulare gli vibrò in tasca. Era Kate. Era a casa. Lo aspettava lì. Deglutì aria fredda e fermò un taxi.

 

Entrò al loft ed il calore della loro casa lo abbracciò. Nell’oscurità, le luci dell’albero illuminavano la figura di Kate che gli dava le spalle. Il profumo di due tazze di cioccolata ancora fumanti sul bancone della cucina lo raggiunse: cacao e spezie si mescolarono nelle sue narici infreddolite. Sembrava una cartolina di Natale perfetta se non fosse stato per quel macigno che portava dentro. Appoggiò il cappotto su uno sgabello e la raggiunse. Lei non si mosse e lui l’abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulla sua spalla, lasciando che il profumo di lei prendesse il posto di quello della cioccolata ed era più dolce e molto più piacevole.

“Devo parlarti, Castle.” Disse seria. 

Rick sospirò, abbracciandola più forte per la paura e quando la sentì muoversi, lasciò che si girasse, sciogliendo la sua presa. 

Le accarezzò il viso spostandole i capelli dietro l’orecchio. Poteva dire che era più bella del solito? Lo diceva sempre, ed era sempre vero. Illuminata dalle luci dell’albero i suoi occhi stavano brillando ancora di più e lui quegli occhi voleva guardarli per tutta la sua vita. Non riuscì a contenere una smorfia dispiaciuta che evocava i suoi pensieri meglio delle sue parole.

“Sto bene Castle.” Gli disse baciandolo dolcemente. “Stiamo entrambi bene.”

“Io non sto bene” piagnucolò lui totalmente immerso nei suoi pensieri cupi che gli facevano presagire gli scenari peggiori per tutto l’universo, almeno tutto il loro universo, che poi in quel momento era l’unico del quale gli importava “E nemmeno tu. Non mi mentire, Kate. So che dovevi vedere il dottor Bowman…”

Beckett scoppiò a ridere e Castle la guardò perplesso e quasi infastidito dalla sua risata, asciugandosi una lacrima che gli era scappata via. Kate scosse la testa sorridendogli nel modo più dolce che poteva e Rick si perse nel sorriso di sua moglie, c’era qualcosa di più bello al mondo? Come faceva a rovesciare i suoi sentimenti muovendo anche in modo appena impercettibile solo 12 muscoli facciali? Lei prese la sua mano e ci mise su una decorazione in legno, una cerchio con un fiocco rosso sopra.

“Manca questa al nostro albero. Vuoi metterla tu?” Gli chiese mentre lui la fissava e non capiva, perché non gli diceva esattamente cosa aveva, perché era andata dal medico, quanto stava male, lui era forte e poteva sostenere la verità se lei l’avesse condivisa con lui.

Castle era una delle persone più perspicaci che lei conoscesse, ma in alcuni frangenti diventava la persona più fessa del mondo. Quello era uno di quei momenti. Si allontanò da lui per alzare le luci del loft e solo quando lo guardò in quel momento da breve distanza, vide quanto fosse teso, rimasto con quella decorazione in mano, così come lo aveva lasciato, e lo sguardo fisso nel vuoto. 

“Focus Castle! Per favore ora guarda cosa hai in mano.” Lo richiamò come quando erano insieme su una scena del crimine, ma con tono estremamente più dolce che mai si sarebbe lasciata sfuggire fuori da quelle mura, mentre tornava da lui, mettendosi esattamente davanti a lui, perché lo voleva guardare negli occhi e non perdersi nulla della sua reazione. 

Rick abbassò lo sguardo e girò un paio di volte l’oggetto in mano prima di mettere a fuoco la scritta incisa nel legno e ricoperta di una polverina dorata.

Alzò quindi la testa di scatto, come colpito da un fulmine, cercando lo sguardo di Kate che non tratteneva più il suo sorriso più grande e annuì per confermare quello che aveva appena letto. Gli prese la testa tra le mani, accarezzandogli gli zigomi con i pollici, scendendo sulle guance e sentendo la barba leggermente incolta: gli piaceva quando la lasciava così, glielo aveva mai detto? Si appuntò mentalmente di farlo insieme a tante altre cose che in quei giorni aveva capito di dover dire e fare e poi lo baciò. Un bacio tenero ed appassionato a cui lui fece fatica a rispondere, stupito e frastornato dagli eventi, con il quale lei voleva suggellare quel momento, ma che fu lui ad interrompere, perché voleva capire, voleva essere sicuro di aver capito, lasciandole una smorfia sul viso e tanta voglia delle labbra di suo marito.

“È vero?” Le chiese

“È vero.” Annuì sicura.

“Quindi stai bene veramente?”

“Sto bene veramente” rimarcò quello che le sembrava ovvio. Non era mai stata così bene in vita sua.

Riuscì a sorridere anche lui, seppur timidamente, e si scrollò di dosso quella cappa pesante che lo aveva ricoperto da quella mattina e la abbracciò tenendo stretto in mano quella scritta che aveva cambiato la sua giornata, che avrebbe cambiato la loro vita “Baby Caskett is coming soon…”

 

Gli ci volle qualche minuto per riprendersi, durante i quali non aveva mai smesso di sorridere, non lo aveva fatto nessuno dei due in realtà, con Kate che continuava silenziosamente ad annuire ogni volta che lui la guardava per confermargli che era vero. Si era immaginata tante reazioni di suo marito a quella notizia, quella che riteneva più probabile era quella euforica nella quale lui avrebbe cominciato ad urlare e a voler chiamare ogni persona sulla sua rubrica telefonica, non che andasse in uno stato di shock tale.

Si erano seduti sul divano dopo che lei aveva insistito perché lui mettesse sull’albero la nuova decorazione. Avevano bevuto le cioccolate ancora tiepide, tenendosi sempre per mano, ma Kate sapeva che c’era ancora qualcosa che non andava in Rick e così decise di affrontarlo.

“Cosa c’è che non va?” Gli chiese mentre si appoggiava sulla sua spalla.

“Perché sei andata dal tuo cardiologo? Che esami hai dovuto fare e perché non me lo hai detto?”

“Perché non sono andata dal mio cardiologo. Sono andata dal dottor Ryan Bowman, il mio ginecologo, il figlio di Dan Bowman, il mio cardiologo. E gli esami che mi ha fatto sono i normali esami che fanno le donne che pensano di aspettare un bambino.”

“Quindi non stai male…”

“No. Non sto male e mi dispiace se non ti ho detto niente e ti sei preoccupato, ma volevo solo essere sicura prima di dirtelo.”

“Da quanto tempo lo sai?” Le chiese ancora con quel suo classico modo di fare di chi voleva sapere tutti i dettagli della storia.

“Con certezza da oggi pomeriggio, ma lo sospettavo da qualche giorno.”

“Non è pericoloso per te? Non è troppo presto? Sei sicura di stare bene?”

Castle era felice, ovviamente, ma era soprattutto preoccupato per Kate. Non avevano messo in preventivo di avere un figlio, non così presto, almeno lui. Certo ne aveva parlato con Kate, si erano detti che volevano una loro famiglia, lo avevano capito soprattutto dopo la sparatoria, lui anzi lo aveva sempre detto e sempre voluto, ma anche Kate si era convinta, aveva capito che non esisteva il momento perfetto in cui essere pronti che prima pensava fosse necessario, che il momento perfetto non esistesse e che c’era solo il momento che loro si creavano e che dovevano rendere perfetto. Non avevano usato precauzioni negli ultimi tempi, ma non credeva che Kate volesse un figlio così presto ed in realtà se ci pensava bene, non le aveva nemmeno più chiesto se prendesse la pillola o meno, non si era mai posto il problema: un figlio con Kate era il suo più grande desiderio, forse da sempre, ma non se questo potesse mettere in pericolo lei.

Nella visione di Beckett, appena avesse annunciato a Castle di aspettare suo figlio, lui avrebbe dato sfoggio di tutte le cose più strane di cui sarebbe stato capace. Lo immaginava a fantasticare sul futuro, a fare le più strane ipotesi di nomi, progetti per ristrutturare il loft o su quale casa immensa comprare per poter ospitarli, e che come minimo cominciasse a dialogare con il suo futuro erede dalla sua pancia. Nulla di più lontano alla realtà, almeno da quella stravolta dagli eventi degli ultimi tempi. Rick aveva i piedi ben ancorati a terra, domande serie e si faceva problemi reali. Si preoccupava per lei al punto di non lasciarsi andare a nessun volo pindarico e a non mostrare alcun entusiasmo. Le riempiva il cuore vedere un così profondo amore nei suoi confronti che andava oltre quello che sapeva essere il suo grande desiderio di diventare ancora una volta padre, ma allo stesso tempo le faceva male vedere quanto fosse profondamente segnato dagli eventi, tanto da stravolgere il suo animo sognatore. 

“Non è pericoloso, non è troppo presto, sto bene, starò bene. Va tutto bene.”

“Ok…” sospirò “ok…” Ogni volta che lei lo rassicurava, sembrava che tornasse a respirare per la prima volta.

“Vuoi fare una cosa per me adesso Castle?”

“Certo, tutto quello che vuoi.” Si tirò su, come se fosse pronto a scattare ad ogni sua richiesta, facendo tirare su anche lei.

“Vuoi essere felice con me?”. Castle la guardò cercando di decifrare quelle parole.

“Sei felice?” Gli chiese come se improvvisamente fosse assalita dal dubbio che quello che aveva dato per scontato, non lo fosse poi così tanto. E se adesso Castle quel figlio non lo voleva più? “Sei felice per il nostro bambino?”

“Io… certo Kate! Ma certo che sono felice per il nostro bambino” Si sentì uno stupido e profondamente meschino a non essere sembrato assolutamente euforico per quella notizia che lo aveva colto così di sorpresa. “È incredibile è stupefacente è…” Sembrava trovare le parole adatte che non esistevano o comunque lui non era in grado di mettere insieme in quel momento. Kate prese la sua mano e l’appoggiò sotto la sua maglia, sul suo ventre, ancora piatto piatto e segnato dalle cicatrici: c’era una nuova vita sotto tutti quei segni di morte, c’era il loro futuro, la loro speranza, il segno che ce l’avevano fatta ed erano stati più forti di tutto. Aveva bisogno del contatto con lui, di sentire il suo calore, di sentirlo sulla sua pelle. Percepì il suo tremore emozionato.

“È vero” disse Kate.

“Il nostro bambino” sussurrò ancora Rick incredulo che non aveva mai avuto così poche parole a disposizione nella sua mente in tutta la sua vita, e tutte quelle che trovava non avevano senso. 

“Ho bisogno di te Rick, non credo di aver mai avuto tanto bisogno di te quanto adesso” le parole di Kate sembravano quasi una preghiera e di fatto lo era, perché lei stava pregando che lui ritrovasse quella parte di sé stesso che aveva nascosto in quei mesi.

“Io ci sono Kate, non ti lascerò mai, non vi lascerò mai. Ti amo e amo il nostro bambino.” C’era una solennità marcata in quelle promesse. 

“Lo so, ma io ho bisogno del Castle sognatore, di quello che pensa cosa impossibili, di quello megalomane, di quello entusiasta. Ho bisogno della tua magia Rick, di quella in cui tu hai sempre creduto, quella che ti ha fatto sempre credere in noi e ci ha portato fino a qui. Perché io ho paura e non so se sarò in grado di essere all’altezza di quello che ci aspetta.”

“Certo che lo sarai” La accompagnò piano ad appoggiarsi sul suo petto, appoggiando entrambi le mani su di lei, che subito mise le proprie su quelle di lui. “Sarai una mamma eccezionale, lo so da sempre.”

“Come lo sai?”

“Perché lo sei in tutto. Perché io sarò quello che lo vizierà e farà i disastri e tu quella che ci farai rigare dritto. Perché so che con te il nostro bambino sarà sempre al sicuro, perché so quanto già lo ami e che farai di tutto per lui e sarai la mamma migliore che mio figlio potrebbe mai avere. E perché credo nella magia e il nostro bambino sarà magico.”

“Sarà una bambina…”

“Lo sai già?” Chiese stupito. Per quanto la scienza avesse fatto passi avanti, non credeva possibile che fosse progredita così tanto da quando Meredith aspettava Alexis.

“No, non ancora… me lo sento… la magia…” Sorrise solleticandogli con le dita il dorso delle mani. Si sentì stanca, sopraffatta da tutte le emozioni di quella giornata e avrebbe veramente solo voluto dormire tra le braccia di suo marito che la proteggeva dal mondo intero, perché per lei non esisteva nessun posto al mondo più accogliente e sicuro delle braccia di Castle.

“Allora sarà una piccola te con gli occhi azzurri, ed io non potrei essere più felice.”

“Perché gli occhi azzurri?” Chiese sonnecchiando

“Beh qualcosa di me dovrà avere, no?”

“Potrebbe assomigliare a te e avere i miei occhi allora” La sua era logica, le femmine poi dicono che assomigliano al padre e gli occhi scuri sono un carattere dominante.

“No, perché sarà bellissima, quindi assomiglierà a te e avrà i miei occhi. Lo so.” Disse sicuro. Kate sorrise.

“Sarà bellissima anche se assomiglierà a te.” Si girò e gli baciò la guancia e poi avvertì nitidamente il petto di Castle gonfiarsi d’orgoglio ed il suo ego aumentare a dismisura.

“Beckett…” Bisbigliò

“Uh…”

“Lo sai vero che ora dovrai bere solo caffè decaffeinato?” Non trattene un ghigno seguito subito da preoccupazione pensando ai mesi successivi e alla combo di Beckett senza la sua dose di caffeina, perché sarebbe stato lui a doverci fare i conti. 

“Dovevi proprio ricordarmelo ora?” Brontolò mettendosi più comoda su di lui.

“Ti prometto che ci metterò sempre il mio ingrediente segreto” le diede un bacio tra i capelli. A Kate bastava quello, era la cosa più importante.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: nikita82roma