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Autore: Jeremymarsh    10/12/2021    5 recensioni
Dove Ofelia scopre del Natale e di Babbo Natale e Thorn diventa suo malgrado complice.
One-shot a tema natalizio ambientata in un felice post "Echi in tempesta" che vede il duo alle prese con una tradizione del vecchio mondo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ofelia, Thorn
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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N/A: Questa One-shot partecipa al Calendario dell'Avvento indetto da Coraline sul forum "Ferisce la penna".
Prompt: A scrive per scherzo una lettera a Babbo Natale, B la trova e cerca di esaudirla.

 

 
Di vecchi mondi e nuove usanze

 
Era già Dicembre quando Ofelia si ricordò di una cosa che aveva letto tempo addietro a Babel. Tuttavia, non essendo del tutto certa, si recò di prima mattina nella nuova biblioteca eretta al Polo, in gran parte gestita anche da lei.

Ora che vivevano in una società nuova e non più soggetta agli spiriti di famiglia, anche l’informazione era diventata più libera. Soprattutto, Ofelia era stato molto sorpresa di scoprire che non erano pochi coloro che nel corso delle generazioni avevano conservato — nascosto — informazioni utili sul vecchio mondo. E fu grazie a queste persone che sulle diverse arche era stato possibile costruire nuovi centri del sapere.

Stabilitasi nell’arca natale del marito, e dopo che quest’ultimo si fu occupato delle poche questioni rimaste irrisolte, Ofelia era stata più che fiera di dirigere in parte la rinascita culturale del Polo. Così facendo aveva ritrovato anche se stessa, pur non essendo più una lettrice, e aveva sempre a disposizione milioni di informazioni diverse.

Fu per questo motivo che, non appena le tornò in mente quell’antica — e un po’ stramba — tradizione del vecchio mondo, si affrettò a raggiungere la Biblioteca per saperne di più.

Lesse quindi di quella festività chiamata Natale e di colui che chiamavano Babbo Natale; c’era così tanto a riguardo che avrebbe avuto da leggere fino al Dicembre del prossimo anno! Tuttavia, fu colpita in particolar modo da un’usanza riguardante proprio l’omone con la barba bianca che nella notte tra il 24 e il 25 dicembre si diceva si vestisse di rosso e trainasse una slitta per portare doni a tutti i bambini del mondo.

Ofelia scosse la testa osservando quella che doveva essere una sua raffigurazione e scoppiò a ridere pensando alla faccia che il suo rigoroso e razionale marito avrebbe fatto se gliene avesse parlato.

C’erano così tante festività diverse ad Anima e tutte, a loro modo, potevano essere definite tanto strane quanto il Natale del vecchio mondo. Ogni volta che una di queste era finita in mezzo ai loro discorsi, Thorn non aveva mai nascosto quanto tutto gli sembrasse poco ragionevole. Eppure, lui l’amava per com’era, stramberie comprese; doveva pur significare qualcosa, no?

Continuando a leggere, lesse che era consueto scrivere anche una letterina a Babbo Natale per fargli sapere ciò che si desiderava di più. Il tutto diventava sempre più incredibile. “Come avrebbero dovuto raggiungerlo queste missive?” la voce di Thorn sottolineò nella sua testa.

Ridacchiando ancora, cominciò a elencare mentalmente tante cose assurde che avrebbe voluto ricevere in regalo: se, alla fine, tutto ciò che riguardava la festa natalizia aveva poco senso, non c’era nulla di male nel compilare una letterina. Non che l’avrebbe davvero mandata al signor barba bianca; pur volendo, non avrebbe potuto.

Si allungò per prendere un foglio di carta vergine e intinse la penna nel calamaio. Nella scrittura più ordinata possibile che poteva — doveva pur sempre fare una bella figura con Babbo Natale — riportò tutto ciò che la sua mente aveva già catalogato.

Quando ebbe finito piegò con cura la lettera e la lasciò sulla sua scrivania, prima di indossare cappotto, guanti, capello e fedele sciarpa, pronta a lasciare l’edificio; sarebbe rimasta lì, dimenticata, per le prossime settimane.
 


Il mese di Dicembre era quasi finito ma, appena sveglia e con la mente ancora un po’ offuscata dal sonno, Ofelia non avrebbe potuto dire con certezza che giorno fosse. Stiracchiandosi con gli occhi ancora chiusi e allungando il braccio verso l’altra parte del letto, la trovò vuota e fredda; fece una smorfia e, finalmente, sollevò le palpebre per confermare ciò che altri sensi già le avevano detto.

Era consapevole che il marito non amasse indugiare, anche nei giorni in cui non lavorava, e cercava sempre di tenersi occupato. Tuttavia, alcune mattine sarebbe tanto voluta rimanere un po’ più a letto con lui, concedersi qualche coccola e respirare il suo buon profumo appena sveglia. No, decisamente trovare il letto freddo accanto a sé non le sarebbe mai piaciuto.

Sbuffò e con un gesto secco si raddrizzò e spostò le coperte; sperava almeno che la stesse aspettando per fare colazione e non fosse già corso a rinchiudersi in ufficio. Certe cose certo non cambiavano mai, si disse.

Tuttavia, prima che potesse effettivamente mettere i piedi a terra, la porta si aprì rivelando l’alta figura del marito con in mano un vassoio della colazione contenente cibo e quel che sembravano un paio di missive.

“Che strano,” pensò mentre un sorriso le si allungava sulle labbra nonostante tutto, “non aspettavo alcuna corrispondenza.”

Thorn le si avvicinò, il cigolio della nuova armatura ridotta al minimo, e appoggiò il vassoio sul comodino accanto al lato di lei. Mise in conto la sbadataggine della moglie e si assicurò di posizionarlo nella giusta angolatura per scongiurare incidenti che avrebbero macchiato le candide lenzuola bianche. Infine, si chinò su di lei e le stampò un bacio sulla bocca.

Un secondo dopo fece per ritrarsi ma lei chiuse le mani a pugno attorno al tessuto della sua camicia stirata e ordinata e lo riportò verso di sé, premendo ancora di più le sue labbra contro quelle del marito. Il bacio fu sempre breve, ma allo stesso tempo carico di passione.

Quando infine si staccarono le guance normalmente pallide di Thorn avevano assunto un po’ di colorito mentre Ofelia si aggiustava le lenti ora rosse. “Buongiorno,” mormorò poi. “Speravo di trovarti ancora addormentata al mio ritorno,” il suo viso si rabbuiò per un secondo, poi continuò, “non volevo ignorare la tua richiesta.”

“Non importa,” rispose mentre sorrideva ancora di più, pur non capendo bene a quale richiesta lui si riferisse, “sei qui ora; ti va di fare colazione insieme?”

Lui si schiarì la gola e poi annuì. Senza darle modo di muoversi, raggiunse il suo lato del letto e sistemò il vassoio che conteneva una tazza di caffè e pane tostato per lui e del succo d’arancia più alcuni dolcetti che Ofelia non aveva mai visto per lei.

“Grazie,” disse ancora Ofelia, apprezzando il gesto e poi tese la mano verso una delle lettere accanto al piattino da dolce; le lunga dita di Thorn le bloccarono il polso prima che potesse afferrarne una. L’Animista alzò lo sguardo confuso verso il marito e solo allora notò un certo nervosismo nei suoi movimenti. “Qualcosa non va?” chiese allora.

“No,” rispose subito Thorn, “ma vorrei prima che tu mangiassi.”

Pensando che fosse un altro dei mille modi silenziosi in cui dimostrava di tenere a lei — non le permetteva mai di saltare un pasto — Ofelia scrollò le spalle e bevve un sorso di succo. Poi, incuriosita, afferrò un biscotto e gli diede un morso; gli occhi da rapace di Thorn seguirono ogni suo movimento.

Erano buoni e decisamente diversi da ogni cosa che aveva mai assaggiato. In più, c’era sicuramente qualche aroma o spezia a lei nuovo. “Sono ottimi,” affermò porgendogli l’altra metà del biscotto, “prova!”

Lui accettò l’offerta senza una parola ma non diede alcun segno che avrebbe provato il dolce a breve. Continuò a guardarla per qualche secondo, poi disse: “Si chiamano Bredele.”

“Come?” fece lei; il nome non le era nuovo.

Bredele,” ripeté Thorn nel solito tono neutro.

A quel punto le labbra della donna formarono una piccola “o” mentre ricordava dove aveva sentito — o meglio, letto — quel nome. Aveva scritto a Babbo Natale di voler assaggiare quella ricetta trovata in vecchi libri di cucina; c’era scritta che era tipicamente natalizia.

“Ho dato alla cuoca la ricetta da te allegata alla lettera e mi sono assicurato personalmente che ogni ingrediente estraneo alla nostra arca potesse essere importato in tempo per questa ricorrenza. Dato il loro colore dorato, l’odore che ancora emanano e la tua frase di apprezzamento posso dedurre che il regalo è stato cosa gradita?” Era così rigido mentre glielo diceva, forse per paura che lei rispondesse di no, che per un attimo Ofelia fece fatica a capire.

Lo guardava ora a bocca aperta: la lettera! Aveva completamente dimenticato la lettera indirizzata al fantomatico Babbo Natale. Ecco a quale richiesta si riferiva appena entrato: aveva scritto di voler passare più mattine a letto con il marito. E poi… i biscotti… i biscotti! Aveva allegato la ricetta trovata mentre sfogliava altri libri che raccontavano di quei giorni di festa; uno si soffermava in particolar modo sulle usanze culinarie.

Proprio quando Thorn cominciava a dubitare di se stesso a causa del silenzio prolungato, Ofelia finalmente si allungò verso di lui per stringerlo in abbraccio; lui ricambiò istintivamente, affondando il viso nei riccioli bruni della moglie. Il disastro fatto di lenzuola e succo fu evitato solo grazie ai riflessi pronti di lui — li aveva affinati dopo tanto tempo insieme.

“Oh, Thorn,” esclamò quando lo ebbe liberato dalla sua morsa stritolatrice, “come facevi a saperlo?”

“Ho letto la lettera,” rispose automaticamente, come se la cosa dovesse essere tanto ovvia quanto il risultato di un calcolo aritmetico.

“Sì, ma come hai trovato la lettera? Me ne ero completamente dimenticata!”

Lui la guardò con disapprovazione. “Era sepolta sotto diversi libri sulla tua scrivania; l’ho trovata qualche settimana fa quando sono venuto a prenderti. Tuttavia, la prossima volta che desideri qualcosa gradirei che mi fosse detto personalmente; non vorrei che mia moglie pensasse che non posso ovviare ai suoi bisogni. Visto che la lista conteneva più di una voce capisco la necessità di mettere tutto per iscritto, ma dovresti essere meno sbadata. Potresti dimenticare qualcosa di molto più importante.”

Traduzione: preferirei che facessi più attenzione perché non vorrei che ti capitasse nulla di male.

Ofelia dovette trattenersi per non scoppiare a ridere, sapendo che il marito non l’avrebbe presa bene. Evidentemente, Thorn aveva trovato quell’elenco di richieste assurde e creduto che fosse qualcosa che avrebbe poi inoltrato a lui. Le si strinse un attimo al cuore al pensiero che lui potesse pensare di non soddisfarla abbastanza.

Portò allora di nuovo i loro visi vicini e gli rubò un altro bacio. “Non penserei mai che tu non sia un buon marito, Thorn; non dubitare mai di te.” Lui le strinse la mano nella sua in segno di riconoscimento. Ofelia aveva ormai imparato che l’uomo aveva un incessante bisogno di conforto e lei era sempre pronta a darglielo.

Gli sorrise ancora e poi indicò le due missive ancora intonse sul vassoio, quelle che non aveva voluto che aprisse prima della colazione e ora capiva il perché. “Anche quelle contengono qualche regalino?” chiese mentre cominciava a sgranocchiare un altro biscotto. Certo, non aveva idea di cosa contenessero: l’ultima voce della lista di certo non sarebbe potuta entrare in una busta da lettere.

Thorn le porse la prima delle due silenziosamente, osservandola ancora con attenzione. Ciò che Ofelia vi trovò scritto la stupì ancora di più.

Il suo caro amico Octavio le informava di aver trovato un ottimo studente adatto alle sue esigenze e che nella seconda lettera avrebbe trovato le sue referenze più una sua breve presentazione. Concludeva porgendole i suoi saluti ed esprimendo la speranza di rivedere entrambi il prima possibile.

Alzò gli occhi entusiasti sul marito, ancora una volta a corto di parole. Fu Thorn a parlare al posto suo. “Visto quanto gravoso è il tuo carico di lavoro e considerando le esigenze sempre maggiori che una biblioteca di quel genere richiede, appena letta la tua richiesta ho ritenuto opportuno contattare l’ex-apprendista virtuoso.”

La donna sentì gli occhi riempirsi di lacrime ma le ricacciò indietro con fatica; sapeva che avrebbe solo fatto preoccupare il marito inutilmente. Thorn si era dato così tanto da fare per farle avere ciò che lei aveva ritenuto richieste impossibili o comunque stupide… aveva addirittura contattato il vecchio amico di lei, superando la sua gelosia, e probabilmente aveva passato quelle ultime settimane a coordinare tutto. Come aveva potuto una volta dubitare di se stesso? Di non essere abbastanza per lei? Il suo amore per lei era così grande che Ofelia quasi sentì il cuore scoppiarle dentro per la consapevolezza.

Ora di certo non aveva più dubbi: quel giorno era il 25 di Dicembre, il giorno in cui sarebbe dovuto arrivare Babbo Natale. Ridacchiò tra sé e sé: “Molto meglio di Babbo Natale.”

Pensò di averlo sussurrato, ma arrivò comunque alle orecchie di Thorn. “Cosa significano queste due parole accostate comunque? Pur consultando la mia memoria e nuove e aggiornate enciclopedie non sono riuscito a trovare alcun riscontro.”

A quel punto Ofelia non riuscì a trattenere le risate e scoppiò, felice, lasciando andare le lettere e lanciandogli le braccia al collo. “Nessuno di importante.”

Lui arcuò un sopracciglio pronto a controbattere; avrebbe voluto constatarlo da sé. Lei però lo zittì con un bacio. “Credimi,” ridacchiò ancora — era meglio che Thorn rimanesse all’oscuro di un certo abitante del Polo Nord.

Ofelia avrebbe preferito che si godesse appieno la soddisfazione per aver reso felice la moglie e lei, intanto, si sarebbe goduto il suo volto sereno e, soprattutto, qualche minuto in più a letto con il marito.

 


N/A: Le Bredele sono dei tipici biscotti natalizi molto simili ai semplici biscotti al burro arricchiti con diverse spezie. Visto che la lingua originale della saga è il francese, ho preferito ricercare ricette tipiche del paese e questa era sicuramente la più semplice e fattibile per Thorn 😉

Spero che la One-shot vi sia piaciuta. Grazie per aver letto e a chi vorrà lasciare un commento.
💞💞💞 A presto!
 
 
 
   
 
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