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Autore: churchgirl_of_louis    12/12/2021    1 recensioni
Louis Tomlinson ha perso da un bel po' l'entusiasmo e la voglia di godersi la vita e la giovane età: gli manca quel "qualcosa il cui nome gli era ignoto" che lo fa entrare in un limbo di pensieri sconclusionati e in momenti di completo vuoto, in cui nemmeno la musica e l'ispirazioni possono fargli compagnia.
Non riesce ad essere completamente il ragazzo di prima e sono in molti ad accorgersene attorno a lui. Il suo amico Liam, però, riuscirà a convincerto di seguirlo un giorno per salutare un vecchio amico "speciale", che durante le vacanze estive non è riuscito a vedere come avrebbe voluto.
Forse, Louis, riuscirà a capire quanto sia valida e bella da vivere la sua esistenza.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Attenzione!
La fanfiction è ispirata dall'omonima opera originale che si trova su Wattpad, di froggie_046. Le vicende sono molto simili, ma sono state apportate modifiche ai personaggi, che non appartenevano a questo fandom, ai dialoghi e ad alcuni avvenimenti. Ovviamente prima di procedere con i cambiamenti e con la pubblicazione, ho richiesto e ricevuto caldamente la conferma da parte dell'autrice per operare.


Buona lettura!

You'll See It By My Heart || Larry Stylinson

Nonostante i continui richiami da parte del suo amico, il moro rimase nel letto a fissare il soffitto, non riuscendo quasi a tornare nel mondo reale.

Gli capitava spesso, in quel periodo, di cadere in momenti di vuoto totale in cui si incantava a guardare un qualsiasi punto indefinito. Non sapeva nemmeno lui il perché.

Era come se il suo cervello andasse in blackout per qualche minuto, all'improvviso, e per riprendersi da quella condizione ci impiegava ore intere.

I suoi amici temevano che stesse cadendo in depressione; era spesso apatico in quei momenti, ma appena gli passavano tornava il ragazzo di prima, quello scherzoso, spudorato e ironico. Ma poi tornavano, e si chiudeva spesso in sé per non affrontare delle qualsiasi discussioni con gli altri.

Tutti pensavano che sarebbe stato meglio per lui consultare uno psicologo. Ma lui non voleva. Non lo considerava strettamente necessario, quando c'erano persone, lì fuori, che ne avevano davvero bisogno.

Lui stesso lo riteneva un capriccio del suo cervello, che richiedeva costantemente un pezzetto mancante di un qualcosa il cui nome gli era ignoto.

La cosa più insopportabile per lui, era l'essere totalmente cosciente che gli mancasse quel qualcosa, e l'essere impotente perché non poteva farci nulla.

Fu così che entrò nella sua monotonia.

O, forse, era proprio quella monotonia che lo ha portato a sentirsi costantemente inutile.

Sia, di qualsiasi cosa si trattasse, non ne poteva più. Anche le sigarette e l'alcol, suoi amici più fidati degli anni del college insieme alla musica, erano così futili che continuava a rimuginare su tutto pure quando usufruiva dei loro effetti estasianti.

 

"Louis!" strillò, oramai sull'orlo di perdere la pazienza, Liam. Spalancò la porta della sua camera, e si parò davanti al suo letto per attirare la sua attenzione "Alza il culo, per favore. Mettiti dei jeans e una maglia, non ti chiedo di più."

 

"Leeyum" rispose sbuffando Louis, mettendosi a sedere "Non mi sembra corretto entrare nella camera del tuo amico gay senza maglietta, sai che potrei perdere il controllo." lo prese in giro, dandogli un pugnetto agli addominali.

 

"Non fare il cretino, per favore, e alzati. Siamo in ritardissimo."

 

Louis si passò le mani sul volto, stropicciandosi poi gli occhi "Non ho voglia."

 

"Perché? Sei stanco, per caso? No, perché se così fosse, mi chiederei che cosa fai tutto il giorno." lo rimproverò Liam, incrociando le braccia al petto e guardandolo incoraggiante.

 

Il più grande deglutì. "No... non sono stanco, e non fare il papino."

 

"Sì, va bene. Ma ora ti supplico, Tomlinson, vestiti. Anne ci aspettava alle tre in negozio e sono le quattro e mezza."

 

"Uffa. Ma devo venire per forza?" mormorò sbuffando, alzandosi dal letto con fastidio.

 

Liam si era diretto verso il suo armadio, e tirando fuori qualche panno, glielo tirò addosso. "Sì, Lou. Sei obbligato. È da due mesi che prometto a suo figlio che vi farò conoscere."

 

Annuì. "Sì, mi ricordo, il tuo amico speciale, che sarà sicuramente un bambino impaziente ficcanaso di cinque anni"

 

"Esattamente lui, con la differenza che ne ha quindici in più di anni. Ora sbrigati, Lou." sorrise dolcemente lui, uscendo dalla sua camera per permettere che si vestisse.

 

***

 

Quando i due arrivarono nella strada affollata di quel quartiere di Londra, tanto caotico nel primo pomeriggio, scesero dall'auto del maggiore in modo pacato e cercarono con lo sguardo una panetteria-alimentare, la sopracitata destinazione di Liam.

Quest'ultimo la intercettò con lo sguardo, e condusse Louis finché non vi giunsero davanti.

Spingendo con una delicata pressione la porta d'ingresso, entrarono all'interno accompagnati dal rumore di una campanella.

Subito vennero inondati da un odore di pane caldo, che dava al negozio, insieme all'aspetto, qualcosa di magico e antico. I mobili erano rustici e massicci, di un marrone rovere, e sembravano predominare su tutta la struttura del piccolo negozio, come delle mura di un borgo. Le pareti, invece erano colorate di un grigio perlato chiarissimo, così come il soffitto, che era abbellito da volte a crociera. Davanti si trovava il bancone in marmo rosa sormontato da enormi vetri che ricoprivano il frigo.

Era tutto un unico contrasto e pendant, che trasmetteva imponenza e bellezza, come un vecchio castello.

 

"Liam, caro!" apparve da dietro delle porte basculanti che nascondevano la cucina una donna sulla quarantina: era molto bella, con i capelli neri, un sorriso che sfoggiava con orgoglio le poche rughe, tracce indelebili degli altri sorrisi passati.

Andò ad abbracciare il ragazzo, e guardò Louis calorosamente "Ciao! Tu devi essere Louis, giusto?" chiese poi con la voce allegra. 

 

"Sì, sono io. È un piacere conoscerla." rispose cordialmente l'interpellato, ma senza far trapelare troppo entusiasmo. Le porse educatamente la mano che venne subito stretta.

 

"Grazie mille per la visita. Vuoi andare a salutare Harry?" chiese a Liam affettuosa.

 

Harry, si ripeté in mente Louis corrucciando la fronte.

 

"Sarebbe bellissimo." esultò Liam "Volevo farlo conoscere anche a Louis, come ben sai, Anne." continuò, indicandolo.

 

"Certo. È una cosa davvero gentile da parte vostra." annuì Anne, che fece loro segno di seguirla dietro al bancone, per andare nel retro del negozio.

"Tesoro, c'è Liam con un suo amico." esclamò entusiasta.

 

Ad aspettarli, c'era un ragazzo voltato di spalle, con il viso rivolto alla finestra e gomiti poggiati sul davanzale.

Portava un grembiule bianco e un po' sporco attorno alla vita, e al di sotto portava degli skinny jeans neri strappati alle ginocchia e una larga t-shirt bianca. Sulle spalle si adagiavano dei lunghi capelli ondulati e scuri.

 

Liam le si avvicinò e posò con delicatezza una mano sulla sua "Hey Hazza." sussurrò, facendolo voltare lentamente.

 

"Liam?" esitò un attimo prima di passare una mano sullo zigomo del ragazzo. Portò le mani sulla sua testa, toccandogli i capelli "Ma ciao, che hai fatto ai capelli?" lo salutò il ragazzo, abbracciandolo forte e aprendo gli occhi, sorridendo.

Le sue iridi erano di un verde chiarissimo.

 

"Li ho tagliati in vacanza. Non mi hai riconosciuto?" rise.

 

"Lo sai che parto svantaggiato siccome non ti ho mai visto. Figurati se ti tagli i capelli!" rise

"La prossima volta tornerai dopo una rinoplastica?" chiuse gli occhi di nuovo, dandogli un piccolo schiaffetto sulla guancia.

 

Fu allora che Louis capì. E rabbrividì, spalancando gli occhi, scioccato da quella frase.

 

"Allora, Harry, passiamo alle presentazioni. Questo è il mio amico," cominciò, facendo avanzare Louis di fianco a sé, mettendole di fronte al ragazzo "Ti ricordi Louis, no?"

 

"Mh-mh. Che si pronuncia alla francese, e non Lewis. Me ne hai parlato tanto, come quel Niall e quello Zayn."

 

"Esatto, è proprio lui." confermò Liam, sorridendo dolcemente.

 

Louis allora gli si avvicino lentamente, studiando ogni centimetro di quel corpo fragile, grazioso. Osservò con attenzione i tratti morbidi del suo viso che stava fermo e diritto, con il naso e il mento parallelo al pavimento. Qualche ciocca di capelli erano sparsi sulla sua fronte e le sopracciglia erano inarcate in un'espressione rilassata. Prese con gentilezza la sua mano, e dopo aver abbassato leggermente la schiena simulando un inchino, depositò un candido bacio sul suo dorso.

"Sono Louis Tomlinson. È un onore conoscerti." mormorò.

 

"Perché mai dovrebbe essere un onore conoscermi?" chiese Harry incuriosito, e rimanendo colpito da quel gesto. Mai nessuno l'aveva salutata in quel modo. In quel momento si sentisse lusingata era dire poco.

 

"La tua bellezza rinomata non va smentita." notò Louis, sorridendo a Liam "Ed è un onore perché, non si incontra tutti i giorni il così tanto nominato Harry. Vero Liam? Iniziavo a dubitare sulla sua eterosessualità tanto mi parlava di te."

 

Lui rise di gusto "Quale povera persona potrebbe innamorarsi di me?"

 

Anne gracchiò in disappunto "Suvvia Harry, che tu sia non vedente non significa che Dio non abbia riservato un'anima per la tua."

 

"Come credi, mamma." si arrese, incrociando le braccia al petto "Comunque sia, sono davvero entusiasta di incontrarci di nuovo, Lee. Mi sei mancato tanto." continuò, sorridente.

 

Ci furono molte domande che affollavano la mente di Louis in quel momento. Prima di tutto perché lui fosse così felice nonostante la sua condizione alquanto discutibile. Poi, quanto fosse morbida, dolce e bassa la sua voce mentre raccontava loro ciò che avesse fatto durante la sua gita al mare.

Quanto fosse amabile quell'accento settentrionale.

Quanto fosse davvero bello quel ragazzo.

 

***

 

Liam smise di fare visite frequenti da Harry e di trascinarsi dietro Louis quando dovette ricominciare a lavorare. L'aria di settembre invadeva già le strade fredde di Londra.

Louis, d'altro canto, non aveva altro da fare se non strimpellare con la sua amata chitarra, compagna d'adolescenza, e quando si annoiava decise di andare solo qualche volta a trovare la nuova conoscenza.

L'aveva colpito così tanto una bellezza simile, che quasi non riusciva a non pensare a quel bel sorriso che regalava Harry a chiunque avesse davanti.

Ed era così inerme, pensò ogni tanto, che magari non aveva mai provato sulla propria pelle la meschinità di qualcuno.

 

Liam gli aveva accennato qualcosa riguardo alla sua sessualità: si definiva queer, ma confidandosi con lui - e Liam lo pregò di non dirlo a nessuno, perché aveva promesso che avrebbe mantenuto il segreto - gli disse che in realtà il genere femminile non lo estasiava molto.

Louis si chiese come avrebbe potuto anche avere una vita sessuale attiva data la sua disabilità, ma Liam gli rispose prontamente che, come la maggior parte degli essere umani fanno sesso con le luci spente, ad Harry non sarebbero serviti gli occhi né per avere un rapporto né per capire se gli sarebbe piaciuto più un ragazzo ad una ragazza.

 

E, sì, forse Louis ci tenne particolarmente ad andare sempre più spesso da quel riccioluto che ormai possedeva i suoi pensieri e che lo distraeva dalla noia che provava prima solo grazie a quella proibita ammissione di Liam.

Forse c'era molto di più sotto che ancora doveva scovare.

 

Ma lo ammise a sé stesso dopo la terza visita in solitario che fece al ragazzo: lo affascinava il suo modo di pensare, il suo modo di alleggerire sempre l'atmosfera quando si entrava a parlare dell'argomento che lo infastidiva, come si divertisse con così poco.

Quel giorno, che era più o meno l'ottava volta che stavano loro due da soli, al posto della panetteria-alimentare Louis fu ospitato a casa di Anne ed Harry. Non l'aveva mai vista, ma rimase colpito da quanto fosse diverso dal luogo in cui era stato più frequentemente.

Era tutto molto moderno e luminoso, sembrava di qualche anno più avanti di quello in cui vivevano, a differenza del negozio, che pareva decisamente ambientato qualche anno addietro. Era pieno di oggetti domotici, ma la cosa non avrebbe dovuto sorprendere Louis, siccome Harry era un ventenne non vedente.

 

"Mi sono sempre chiesto se hai delle origini francesi", cominciò a parlare Harry, prendendo in mano il coltello e tastando piano il ripiano in marmo, cercando di afferrare dei pomodori a tentoni "siccome il tuo nome è Louis. Non che non sia un bel nome, anzi, è bellissimo. Suona davvero in modo dolce."

 

"Vero?" sorrise dolcemente Louis, accogliendo quel complimento volentieri. Sentì una sensazione di solletico allo stomaco, e si accorse di star sorridendo troppo, perciò si comandò di tornare serio.

 

Erano in cucina insieme da una manciata di minuti. Anne stava lavorando in negozio, perciò ha preferito farli restare da soli, per lasciarli parlare tranquillamente e comodamente a casa.

Louis, mentre il ragazzo tagliava lentamente i pomodori, lo teneva d'occhio costantemente, e a volte gli si tendevano i muscoli quando vedeva che la lama si avvicinava pericolosamente a quelle sottili dita.

"Comunque no," mormorò, non nascondendo un velo di imbarazzo nella voce "Mia mamma è soltanto una patita del francese. Infatti ho due sorelline che si chiamano Charlotte e Félicité. Molto anglosassone, nevvero?" gli spiegò ironicamente, mentre Harry cominciò a tagliuzzare anche dei cetrioli.

 

"Come si chiama tua mamma?" sorrise il ricciolo.

 

"Johannah," mormorò, studiando i suoi movimenti.

 

Harry annuì "È un nome davvero bello. E scommetto che le vuoi un mondo di bene."

 

"Sì. Troppo."

 

"Tuo padre, invece?" si incuriosì.

 

Louis prese un respiro profondo e strizzò le palpebre, un po' infastidito "Troy. Ma, preferisco non chiamarlo padre." dichiarò, cercando di non risultare acido.

 

Harry avvicinò un po' la ciotola a sé a tentoni, e prese la verdura tagliuzzata per metterla all'interno. Rimase in silenzio, immaginando che, evidentemente, Louis e questo Troy non fossero in buoni rapporti.

 

"Ci ha abbandonati..." disse solamente "quando avevo cinque anni. Non ho mai visto mia madre stare così male. Ora lui è dipendente dall'alcol, perché quando ha saputo che è riuscita ad andare avanti senza la sua presenza e che si era risposata, ha perso la testa."

 

"Mio padre ha chiesto il divorzio a mia mamma quando avevo iniziato il secondo anno della scuola primaria." sorrise Harry "Perché si era innamorato di un'altra donna. È stata dura da accettare. Soprattutto per mia sorella, che era più grande di me, e capiva la situazioni il doppio di quanto la capissi io."

 

"Hai una sorella?" domandò Louis, rapito dal suo racconto "Come si chiama? Quanti anni ha?"

 

"Si chiama Gemma, ha 24 anni. Ma, Tomlinson, è mia sorella. E non si tocca." lo avvisò con serietà. Vi era ugualmente, però, del tono giocoso nella sua voce. "Ed è fidanzata."

 

"Tranquillo, Harreh. Anche se fosse stata single, non sono ugualmente un grande fan delle ragazze."

 

Harry scoppiò a ridere "Non si capiva, Lou Lou."

 

"Hey! Che intendi?"

 

"Niente!" ricambiò ridendo, per poi incamminarsi a tastoni verso il lavandino; si sciacquò le mani, e dopo che se le asciugò sulla maglietta, si mise in mezzo alla stanza.

 

Chiuse gli occhi "Louis, puoi venire davanti a me?" domandò dopo.

 

Le gote si tinsero di un colore leggermente rosso quando avvertì la sua presenza davanti a lui: si avvicinò più di quanto Harry avrebbe potuto pensare, tant'è che per toccarlo dovette allungare le mani innanzi a lui solo di qualche centimetro.

Non conoscendo la sua altezza, toccò con la punta delle dita il suo petto, e sussultò lievemente prima di procedere "Posso?"

 

Louis deglutì "Sì."

Di solito, a Louis piaceva che il suo corpo venisse toccato: amava sentirsi al centro dell'attenzione, o semplicemente, non si infastidiva quando gli altri lo cercavano toccandogli una spalla, quando in discoteca le persone si strusciavano contro di lui ballando, quando si facevano il solletico lui e Niall.

Così non gli dava fastidio il fatto che Harry lo stesse sfiorando con così tanta dedizione e delicatezza; l'unica cosa che lo rammaricava era che non lo stesse facendo per avere un contatto fisico, ma per studiarlo senza occhi.

 

Harry arrivò ad accarezzargli il collo, poi la nuca, e strinse con le dita di entrambe le mani i suoi capelli, avvolgendoli tra le dita e sorridendo come un bambino. Poi con i polpastrelli gli sfiorò la mandibola.

"Mandibola pronunciata, viso ovale, zigomi alti, naso dritto, profilo perfetto. Capelli corti e morbidissimi." mormorò sospirando poco "Ti dirò, mi aspettavo fossi più alto."

 

"Hey! Sei tu quello dalle misure sproporzionate qui!" esultò Louis con un'espressione offesa sul volto.

 

"Non puoi sapere se sono sproporzionato, e poi scherzavo!" lo tranquillizzò Harry, per poi pensare un attimo "Posso farti una domanda stupida?"

 

"Certo."

 

"Di che colore li hai i capelli?" chiese ridendo

 

Lui lo guardò, sentendosi imbarazzato da quel quesito un po' amaro. "Castani, Harry. E ho gli occhi blu." ridacchiò, però.

 

"Blu... Ho già sentito questo aggettivo, ma, ti scandalizzeresti ugualmente se ti dicessi che non ho idea di come sia il blu?"

 

"No, no." sorrise, accarezzandogli la fronte.

 

Harry, invece, gli accarezzò il mento con delicatezza e gli massaggiò per diversi attimi il labbro inferiore "Hai delle labbra così carnose." bisbigliò schiudendo la bocca.

 

Il maggiore prese coraggio e mise la mano sul fianco di Harry "Posso farti una domanda io, ora?"

 

Harry annuì, ma arrossì evidentemente per quel contatto azzardato.

 

"Come... come fai?"

 

"Come faccio a vivere con la cecità?" esitò.

 

"Sì, esatto."

 

"Sin da piccolo, ho sempre usato i quattro sensi che mi rimanevano. Il tatto, l'udito, l'olfatto e il gusto. Diciamo che per me è normale non vedere niente."

 

Louis rabbrividì "Capisco. Cioè, non molto, ma credo di aver capito. Quindi non vedi nulla, nemmeno... la luce?"

 

"Nemmeno la luce." annuì, "Non ti senti mica in imbarazzo, Louee?" domandò, prendendogli una mano e stringendola per rassicurarlo. Non ricevette risposta, perciò continuò "Ora, abbassa le palpebre e dimmi: cosa vedi?"

 

Louis lo fece. Ma riaprì gli occhi subito, immaginando a come fosse rimanere così per una vita intera "È tutto... nero." sussurrò. Rimase a guardarlo per attimi interi, mirò attentamente quel collo così invitante e quelle labbra, che moriva dalla voglia di baciare oramai "Se potessi... ti darei i miei occhi per farti vedere tutto ciò che ti circonda. Dal negozio di tua mamma, alle meraviglie del mondo. Gli animali, il mare, la sabbia, le montagne, il blu del cielo..."

 

"Blu... come i tuoi occhi?" sdrammatizzò Harry, sentendo nella sua voce fin troppa malinconia.

 

"Cosa?" rise Louis, guardandolo incredulo. Gli aveva praticamente dichiarato l'amore per lui, ed Harry aveva soltanto capito "blu".

 

"Hai capito!" ribatté, poi tornò serio "Sei davvero dolce, Lou. Anche a me piacerebbe poter vedere le persone che incontro. Vedere me. Vedere specialmente te."

 

"In effetti sì, ti perdi un bello spettacolo non potendomi vedere. Ma, fidati, per me non è affatto spiacevole vedere te." alzò le spalle risoluto e soddisfatto da ciò che gli disse.

 

"Ah sì? Non ho mai parlato di questo tipo di cose con mia madre, perché le riteneva... inutili."

 

"Che tipo di cose?"

 

"Cose, come i colori. Lei mi ha sempre detto che non ne avrei avuto bisogno di sapere come sono fatti, e bla, bla, bla."

 

"Quindi non sai i nomi dei colori." esitò Louis mordendosi le labbra.

 

"Già. Beh, conosco i nomi, come giallo, blu, rosso, rosa, verse e ora anche castano... Oddio, il castano è un colore, no?"

 

Louis rise sofficemente "Sì. Anche i tuoi capelli sono castani."

 

"Davvero?" ridacchiò lui.

 

"Davvero. E hai le iridi degli occhi un po' tendenti al verde. Ma sembrano quasi trasparenti."

 

"Che colore è il trasparente?"

 

"Mmh, vediamo... diciamo che non è proprio un colore. Le finestre sono trasparenti, il vetro è trasparente... È difficile spiegartelo, sai?" ghignò "Però, in poche parole, le cose trasparenti servono per far vedere sia l'esterno sia l'interno di qualcosa."

 

"Ho capito, più o meno." annuì, pensandoci su "Dici che le mie iridi siano trasparenti per far mostrare meglio la mia anima?"

 

"Mi sembra una frase più che logica, dal momento che gli occhi sono lo specchio dell'anima, e la tua si vede perfettamente attraverso i tuoi occhi." confermò caldamente "E ti garantisco che per quanto tu possa essere bello fuori, lo sei anche dentro."

 

"Non esagerare, Lou..." Mormorò, impacciato, chinando il volto.

 

"Non esagero, davvero. È quello che penso." ripeté alzandole il mento. Scrutò ogni minimo dettaglio di quel viso rosato "Hai mai baciato una ragazza?"

 

"C-cosa?" incespicò Harry arrossendo "No."

 

Louis avvicinò ancora di più il viso al suo, tenendogli ben fermo il mento con l'indice "E un ragazzo?" sussurrò.

 

Il suo fiato caldo arrivò dritto sulla bocca del riccio "Dipende sempre dal bacio che tu intendi."

 

"Bingo." ridacchiò Louis "A Doncaster lo chiamiamo bacio a stampo. Voi ad Holmes Chapel come lo chiamate?"

 

"Contatto molto intimo che si danno due persone attratte l'una all'altra." disse Harry, balbettando lievemente. Non riusciva a capire quale fosse la situazione; sentiva calore sulle guance e al basso ventre, e il fiato di Louis si avvicinava e si allontanava continuamente, passava dalle sue labbra al suo collo.

 

"E tu ti senti attratto da me come io mi sento attratto da te?" osò allora, passando la punta dell'indice lungo il profilo del suo naso e posando lentamente la bocca sul suo collo.

 

"Tu sei attratto da me?" domandò Harry, non credendo minimamente a ciò che aveva appena sentito.

 

"Dio, sì Harry. Troppo. Credimi."

 

"I-io... Io non vorrei che tu stessi confondendo l'attrazione con la commiserazione." balbettò, chiudendo le palpebre amareggiato subito dopo da ciò che ha proferito.

 

Louis scosse decisamente con la testa. Poi schioccò la lingua sul palato, contrariato. "Non pensarci nemmeno, Harold." sorrise apprezzando totalmente la sua confessione, e lo amo così tanto da quell'attimo.

 

"Mh..." respirò allora, con un dolce sorriso.

 

Louis si tuffo in avanti, alzandosi leggermente in punta di piedi per poter arrivare a quei dolci petali, morbidi e gonfi.

Le loro bocche si scontrarono e i loro respiri si bloccarono subito. Louis chiuse gli occhi, e portò le mani ai lati del volto di Harry, il quale gli lasciò il comando del suo corpo, totalmente.

Entrambi non capirono esattamente cosa stesse succedendo.

Le mani di Louis si spostarono sotto le cosce del ricciolo e subito lo prese di peso in braccio. Si abbracciarono mentre non esitavano separare le labbra, mentre i troppi pensieri sorvolavano sulle loro teste.

Li lasciarono andare tutti, nell'esatto istante in cui Louis, in un modo o nell'altro, inoltrò la cucina e, arrivando in salotto, fece stendere il bel ragazzo sotto di lui sul divano.

Fu un miscuglio di ansiti e gemiti susseguiti l'un l'altro a riempire l'aria della casa; fu un mucchio di panni, ancora caldi, gettati sul pavimento che rivestiva completamente il pavimento. Furono i loro corpi, che si unirono inevitabilmente, stretti gli uni agli altri, e le loro pelli scivolavano per il sudore, e i loro cuori si sentivano, si guardavano.

 

***

 

Si diresse velocemente la scrivania accendendo la lampada, afferrando con prontezza un foglio a righe e la matita. Scrisse parole su parole, frasi e altre frasi, con completa frenesia. Non si fece scappare neanche una virgola di tutto ciò che arrivò qualche attimo prima.

 

"Lou, è l'una di notte, spegni quella cazzo di luce." si lamentò Niall, che da una settima a quella parte era diventato il suo compagno di stanza.

 

"Taci, biondino." lo zittì subito, non staccando gli occhi e la matita dal foglio.

 

L'altro borbottò qualche imprecazione impastata contro il ragazzo, prima di avvolgersi meglio tra le coperte e riaddormentarsi completamente, abituandosi al fastidioso fascio di luce.

 

"Domani devo partire per andare a quell'audizione di X-Factor. Ricordi? Prima però volevo scrivere una lettera di arrivederci alla persona di cui mi sono pazzamente innamorato, e mi stanno venendo le idee migliori proprio ora per una canzone, quindi-" si bloccò, sentendo il biondo che russava profondamente "quindi buonanotte, Ni." ridacchiò lievemente, tornando a scarabocchiare.

 

Finalmente, avrebbe avuto un'opportunità per un contratto con una casa discografica, avrebbe diffuso la sua musica e i suoi testi, e l'idea lo eccitava al massimo. Sarebbe andato a quell'audizione, e avrebbe sfondato. Lo sperava.

Così, semplicemente, sarebbe partito per qualche settimana. Non avrebbe rivisto Harry per un po', e quella era l'unica parte distruggente per lui.

Era ormai passato un anno dal loro primo incontro. Erano diventati anime inseparabili, ormai. Il ricciolo avvertiva la presenza di Louis solo al riconoscere dei passi, del suono leggero della sua voce meravigliosa.

 

La mattina dopo, quando Louis si preparò per andare a casa di Harry, si fermò un attimo. Pensò inizialmente che fosse uno di quei blackout che non si presentavano da un bel po' ormai.

La sua vita era così bella però, ed Harry gli aveva ridato il modo per volerla vivere di nuovo al mille per mille. Harry, che aveva così poco eppure era così bello e così energico, sempre pieno della sua vita. Arrivò alla conclusione che la natura non gli aveva dato il dono della vista perché già lui era una fonte di luce e speranza così forte e abbagliante che, se se ne fosse accorto lui stesso, avrebbe potuto far invidia al Sole e a tutte le stelle.

 

Forse, era proprio lui ciò che gli mancava più di tutto.

L'amore?

 

***

 

"Hey, sweetcheecks" lo chiamò, entrando nella camera del ricciolo. Lo trovò seduta sulla sedia di fianco allo stereo, intento ad accarezzare il micetto che Louis gli regalò qualche mese prima.

 

Il più grande sorrise, ed Harry prese in braccio l'animaletto alzandosi in piedi e avvicinandosi . "Ciao amori miei. Sì, ciao Pussy, è un piacere vederti anche per me." rise quando il gattino cominciò a fare le fusa strusciando la testa contro la mano del moro, che lo accarezzò.

 

Prese una mano di Harry, e vi depositò sopra il palmo un caldo e umido bacio, per poi depositarne uno morbidamente sulle sue labbra "Domani allora parti." proferì il riccio, posando la testa contro la sua spalla.

 

"Già, ma tornerò presto amore, te lo prometto."

 

Lui annuì "Cercherò di crederti, Tomlinson." rise, dandogli un pugnetto sul braccio.

 

"Nel caso sentissi la mia mancanza, cosa ovvia," sottolineò in modo drammatico "ho una cosa per te." gli aprì le dita strette in un pugno, e mise sul palmo il foglio di carta della sera precedente.

 

"Cos'è?"

 

"Una canzone. Sai, sono un cantautore..."

 

"Ok, e perché la dai a me? Leggimela!"

 

"Non se ne parla, Styles. La leggerò ad alta voce solo quando potrai farlo anche tu."

 

"Stai scherzando? Come faccio a leggerla, idiota? Non mi fido nemmeno a darla a mia mamma, chissà che cose sconce hai scritto." rise Harry, passandosi tra le mani la carta leggermente ruvida, arrotolata e così tenuta da un nastro sottile.

 

"Non sono cose sconce! E, infatti, non voglio che tu sappia cosa c'è scritto e non voglio nemmeno che te lo faccia leggere da qualcuno."

 

"E come faccio a sapere che non mi hai dato un foglio bianco?" scherzò.

 

"Davvero mi fai così cattivo? Cazzo!" esclamò Louis indignato "Va bene, se proprio ci tieni," disse poi con voce seria "ti cito solamente il titolo."

 

"Vai." affermò allora Harry, tendendo le orecchie.

 

Louis, in risposta, avanzò il viso al suo e baciò la guancia del ragazzo, per poi mormorare dolcemente "You'll See It By My Heart"

 

Lui sorrise e chiuse le palpebre "Bella. La sentirò mai cantata dalla tua angelica voce?"

 

"Sei così frettoloso, mio dolce Harry? Potrai aspettare fino alla prima notte in luna di miele?" lo canzonò, facendolo arrossire. Non poté resistere davanti a quella bellezza, allora gli diede un lungo bacio su quelle belle labbra morbide, che sapeva gli sarebbero mancate più di molto altro. "Questa canzone è solo per te. Per noi. Non voglio che la legga nessun altro. Qui dentro," bisbigliò, come se stesse per rivelare il più grande segreto del mondo "c'è tutto."

 

"Tutto?" chiese ingenuamente Harry, mormorando di rimando.

 

"Tutto. Ci siamo io e te. Ci sono le nostre promesse. Ci sono le cose che non ci siamo mai rivelati, ci sono ti amo in ogni lingua che esista, ci sono tutte le parole del mondo che mai riuscirò a dirti a voce, perché mi togli il fiato solamente guardandoti."

 

"Ed è solo per noi due?"

 

"Ed è solo per noi due."




Angolo autrice

Buona giornata a tuttx; vi ringrazio di cuore per aver letto questa fanfiction a cui personalmente tengo moltissimo (l'ho trovata da subito molto delicata, e ho assolutamente voluto farne una versione sulla mia cara Larry Stylinson). Spero che anche a voi sia piaciuta un po', e spero soprattutto che la lettura sia stata scorrevole e facilmente comprensibile in fatto sintattico, grammaticale e logico. Se volete lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate, e fatemi sapere se vorreste che pubblicassi qualcos'altro di originale sulla Larry (perché ho tantissime idee ma sono un sacco intimorita dal buttarmi, perciò questa è la prova "o la va, o la spacca").
Vi ringrazio ancora di cuore, e vi auguro un buon proseguimento di giornata!
xxx

 

-M

   
 
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