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Autore: blackjessamine    13/12/2021    11 recensioni
[Bill/Fleur]
“Voglio passarne altre cento di ultime notti dell’anno assieme a te”.
E se attorno a loro il mondo si riempie di luce e dello scoppiettare di fuochi d’artificio, Bill non se ne accorge. Perché tutta la luce del mondo è nelle labbra di Fleur posate per la prima volta sulle sue, e Bill sa, semplicemente lo sa, che un bacio capace di generare così tanta luce può essere solo il primo di altri mille e poi cento.

[Storia partecipante al Calendario dell'Avvento organizzato sul forum "Ferisce più la penna" e all'iniziativa #regalidinchiostro organizzata dal gruppo facebook "L'Angolo di Madama Rosmerta"
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetta sul forum "Ferisce più la penna"]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour | Coppie: Bill/Fleur
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Calendario dell'Avvento, giorno 13

Prompt: bacio a mezzanotte

 


 




 

A Inzaghina




 

Mezzanotte inglese in ritardo



 

Bill siede sul marmo bianchissimo della scalinata esterna della Gringott, incurante del freddo che attraversa il mantello e gli penetra nelle ossa.

È un freddo che sembra venire da dentro, un freddo fatto di tutta la sua preoccupazione per una situazione politica sempre più tesa, del terrore che ha provato quando si è trovato a correre in ospedale al capezzale di suo padre morente, della stanchezza delle notti trascorse insonni per permettere a sua madre di riposare.

E sì, parte di quel freddo – quasi si vergogna ad ammetterlo, perché le preoccupazioni che gli rodono lo stomaco sono di una portata tale da far apparire sciocca e infantile la delusione che prova da quando ha messo piede a quella stupida festa – deriva anche dalla serata appena trascorsa. 

Avrebbe fatto meglio a dare il cambio a sua madre in ospedale, o anche solo a restare a Grimmauld Place assieme ai suoi fratelli e a quel lunatico di Sirius Black. L'ultima cosa che ha voglia di fare è festeggiare, e men che meno ha voglia di partecipare a una stupida festa di Capodanno in compagnia dei colleghi più tristi del suo tristissimo ufficio. Perché almeno una cosa gli è terribilmente chiara: nessuno in possesso di una valida alternativa – una famiglia, degli amici, qualche parente alla lontana, qualsiasi alternativa – passerebbe mai la festa di Capodanno alla Gringott, assieme a qualche goblin scontroso e ai colleghi con cui non si ha nulla a che spartire. O forse qualcuno particolarmente intenzionato a distinguersi agli occhi dei Capoufficio lo farebbe anche, ma a Bill non importa niente di salutare il nuovo anno in compagnia di questo tipo di persone. La verità è che a spingerlo a partecipare a quella stupida festa sono stati due occhi grandi come il mondo e pieni di una luce capace di abbagliarlo: Fleur, la stagista dell’Ufficio Valute Magiche Internazionali, la sua compagna prediletta di pausa-succo-di-zucca, il motivo per cui quella scalinata di marmo lo ha visto sempre più spesso lasciare l’ufficio in ritardo, perso com’era a chiacchierare senza sosta con quella ragazza dallo sguardo luminoso e dal cuore saldo.

Non si aspettava di trovarla davvero a quella festa: il ventidue di dicembre lei si era presentata in ufficio con un una grande valigia e lo aveva salutato alzandosi in punta di piedi e baciandogli una guancia, perché naturalmente avrebbe trascorso le feste con la sua famiglia, in Francia. Non era però stata chiara sulla data del suo ritorno in Inghilterra, e Bill si era ritrovato a pensare – a sperare, sciocco che non era altro –che forse, forse per Capodanno sarebbe tornata. E se fosse tornata, di certo non lo avrebbe fatto per chiudersi nel piccolo appartamento che condivideva con due coinquiline che proprio non riusciva a tollerare. Nelle lunghe pause che hanno trascorso chiacchierando di qualsiasi cosa, Fleur non ha mai fatto il nome di un’amica, di qualche conoscente con cui amasse passare il suo tempo in Inghilterra, e così Bill ha sperato – goffamente – che se lei fosse davvero tornata a Londra in tempo per festeggiare il Capodanno, lo avrebbe fatto partecipando all’unica festa dove avrebbe potuto trovare dei conoscenti.
Del resto, Fleur non è il tipo di ragazza che qualcuno potrebbe immaginare trascorrere il Capodanno a una festa organizzata in ufficio, questo lo capirebbe chiunque. 

Tuttavia, nemmeno Bill è il tipo di uomo che qualcuno potrebbe immaginare a una simile festa, eppure eccolo lì, a cercare di respirare un po’ di ossigeno per trovare la forza di tornare in quella stanza piena di persone di mezza età dall’alito appesantito dal troppo vino.

 

Farebbe meglio ad andarsene.

Nessuno sentirebbe la sua mancanza, a quella festa, e forse è ancora in tempo per tornare a Grimmauld Place per un brindisi – se è fortunato, oltre a Sirius e ai ragazzi potrebbe trovare Lupin, Kingsley e Tonks e trascorrere comunque una serata piacevole.

Bill si alza in piedi, mosso da una nuova decisione, e comincia a scendere i gradini di marmo con passo veloce, impaziente di uscire dal raggio d’azione degli Incantesimi Antimaterializzazione della Gringott per abbandonare quel posto.

“William! Attendez!

Bill arresta la sua andatura così velocemente che per un istante teme di perdere l’equilibrio e concludere la serata cercando di curarsi un bernoccolo in fronte. Perché quella voce, quel modo di arrotolare il suo nome attorno a una cadenza deliziosamente straniera appartiene a una sola persona.
Bill si volta, e in cima alle scale la vede: Fleur Delacour, una sagoma diritta e sottile stagliata contro la luce dorata delle candele che illuminano l’androne della Gringott. Indossa un mantello da viaggio di un assurdo celeste chiaro e le sue mani sono occupate a sollevare da terra due grosse valigie.

“Fleur! Io pensavo…”
Bill l’ha raggiunta in un attimo, e la vista del suo viso perfetto nella luce fioca di quella notte gelida gli annoda per un istante tutte le parole che vorrebbe dire, lasciandolo a boccheggiare come uno sciocco. È uno smarrimento che dura poco, perché Fleur sorride, ed è il sorriso più radioso che Bill abbia mai visto.

“Credevo saresti rimasta in Francia per le feste”.

Oui, ho brindato con la mia famiglia e ho preso una Passaporta giusto mezz’ora dopo la mezzanotte”.

Bill è confuso: quando ha lasciato la festa per uscire a prendere aria era certo che l’anno non si fosse ancora concluso, ed è quasi sicuro di aver trascorso solo una manciata di minuti all’aperto.

Fleur osserva la ruga di perplessità che gli increspa la fronte e scoppia a ridere – è come se tutto il mondo stesse ridendo.

“Il fuso orario, Bill… voi anglais siete in ritardo di un’ora”.

Ride anche Bill, ora, e getta uno sguardo all’orologio: mancano pochi minuti alla loro mezzanotte inglese in ritardo.

“Quindi questa notte festeggerai Capodanno per ben due volte?”
Fleur annuisce, poi il suo viso si fa serio.

“Avevo paura che tu non non ci saresti stato, a questa festa…”

Bill ride di nuovo, il cuore improvvisamente più leggero.

“Be’, non è il mio posto preferito, infatti stavo per andarmene. Ma sono contento che tu mi abbia trovato in tempo”.

Fleur sorride, questa volta un sorriso soffuso, come la luce di una candela nella notte.

“Anche io preferisco andare via. È una festa dossinale, questa”. 

Il modo in cui il suo naso si arriccia mentre ostenta disprezzo per la festa fa scoppiare a ridere Bill, ma Fleur lo interrompe subito:

“Non voglio festeggiare qui. Ti va di portarmi da qualche parte? Scegli tu dove, fammi una sorpresa”.

Senza attendere una risposta, il braccio di Fleur si insinua sotto quello di Bill, incurante del colpo di valigia che l’uomo è costretto a ricevere sullo stinco destro.

Sentendo il lieve profumo della ragazza, Bill chiude gli occhi, e senza nemmeno fermarsi a riflettere la accompagna lungo i gradini della banca, e poi sull’ampio piazzale, fino al punto in cui è possibile Smaterializzarsi. 

 

Casa.

O quasi, perché qualcosa dice a Bill che Fleur non voleva essere portata alla Tana.

Si trovano con i piedi immersi nella neve, il vento a cercare di strappargli i mantelli e la vista del gruppo di luci di Ottery St. Catchpole accoccolata in fondo alla valle. Non casa, ma quasi, casa quanto basta per portaci Fleur la prima volta. 

Il cielo stellato sopra di loro è una trapunta di diamanti, e presto Bill evoca con un rapido movimento di bacchetta minuscole fiammelle azzurre che fluttuano in semicerchio attorno a loro, riscaldandoli quel tanto che basta a rendere il gelo una brezza piacevole. 

“E se i babbani vedono i fuochi?”
Con un’altra occhiata all’orologio, Bill rassicura Fleur: manca meno di un minuto alla mezzanotte, se i babbani del villaggio dovessero avvistare le loro fiammelle penserebbero solo a qualcuno che ha deciso di festeggiare con qualche attimo di anticipo.

“È tutto molto bello, ici”.

Fleur è vicina, vicinissima. Così vicina che il suo profumo copre l’odore pungente della pineta. Così vicina da far sembrare il calore dei fuochi qualcosa di completamente trascurabile.

Così vicina che Bill può vedere le fiamme riflettersi nei suoi grandi occhi, può vedere le sue ciglia carezzare con ombre lunghissime le sue guance vellutate.

E all’improvviso, Bill capisce che ogni cosa è al suo posto. Che l’irrequietezza di quella settimana terribile è svanita, che con Fleur potrebbe stare in silenzio tutta la sera oppure raccontarle ogni cosa, e lei saprebbe reagire nel modo giusto in entrambi i casi.

Non pensa, Bill, quando posa la sua fronte contro quella fresca e liscissima di lei, mormorando parole che sa di aver avuto sulla punta della lingua ad ogni loro Pausa-Succo-di-Zucca, a ogni risata soffocata nei corridoi della Gringott, a ogni discorso impossibile da concludere alla fine di un turno di lavoro.

“Voglio passarne altre cento di ultime notti dell’anno assieme a te”.

E se attorno a loro il mondo si riempie di luce e dello scoppiettare di fuochi d’artificio, Bill non se ne accorge. Perché tutta la luce del mondo è nelle labbra di Fleur posate per la prima volta sulle sue, e Bill sa, semplicemente lo sa, che un bacio capace di generare così tanta luce può essere solo il primo di altri mille e poi cento.





 

 


 

Note: 

Questa storia mi è sfuggita di mano. Perché quando ho visto il prompt io ho subito pensato di utilizzarlo per scrivere di Bill e Fleur, e di farlo per regalare una storia piccina a Inzaghina: volevo scrivere tre drabble, tre baci a mezzanotte per ripercorrere il percorso di questa coppia (e finire con la mezzanotte del loro primo Natale da genitori, perché sì, Francy lo sa perché) e invece il loro primo bacio si è preso lo spazio di tre flash. 

Insomma, Francy, perdonami, non volevo portarti via così tanto tempo con questo pensierino, ma spero davvero possa strapparti un sorriso, nella speranza che queste feste passino nel più sereno dei modi!
Un bacio grande!

   
 
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