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Autore: Jeremymarsh    16/12/2021    16 recensioni
Mancano ancora un paio di settimane a Natale e Inuyasha è già stufo di sentire l'inquilino di sopra cantare l'intera discografia di Michael Bublè, soprattutto se è domenica mattina e lui sta solo cercando di riprendersi da una settimana infernale a lavoro. È pronto a dirgliene due, ma l'incontro non va come sperato.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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N/A: One-shot scritta per il Calendario dell'Avvento indetto da Coraline sul forum "Ferisce la penna".
Prompt: Personaggio A detesta visceralmente il Natale, la persona che abita nell’appartamento di sopra però evidentemente non condivide il suo stesso astio dato che è dal primo di dicembre che non fa altro che cantare a squarciagola le canzoni di Michael Bublé!.

 


Un fastidioso folletto di Natale
 
 
It’s beginning to look a lot like Christmas
Soon the bells will start
And the things that will make them ring
Is the Carol that you sing
Right within your heart
 
Inuyasha si lasciò sfuggire un gemito mentre si girava di pancia e si copriva la testa con il cuscino, cercando di soffocare il suono che proveniva dall’appartamento di sopra. Appiattì le orecchie sul capo e premette ancora di più su di esse, ma non servì a nulla.

Talvolta un udito infallibile aveva le sue falle… soprattutto se eri l’equivalente del Grinch e la tua vicina era uno strambo folletto di Babbo Natale che amava cantare le stesse canzoni a ogni ora del giorno – letteralmente ogni ora.

Era domenica mattina, per amore del Cielo, e buttando un occhio alla radiosveglia sul comodino vide che erano a malapena le sette. Cosa diamine stava facendo a quell’ora del giorno con la musica a tutto volume? Ci mancava solo che…
 
It’s beginning to look a lot like Christmas
Toys in every store
But the prettiest sight to see is the holly that will be
On your front door
Sure it’s Christmas once more
 
Ecco, come non detto, alla voce di Michael Bublé si aggiunse anche quella del folletto. Che, per carità, era una voce molto melodiosa e carina – il mezzo demone dovette ammetterlo – ma dopo aver avuto una settimana infernale a lavoro tutto quello che voleva la domenica mattina era essere lasciato in pace, non sentire canzoni diabetiche. Poteva avere anche la voce migliore dell’intero Giappone, ma in quel momento gli avrebbe fatto saltare comunque tutti i nervi.

Quando ebbe la certezza che niente sarebbe riuscito limitare i suoni provenienti dall’appartamento sopra al suo, Inuyasha si mise seduto con un altro sospiro e un cipiglio feroce sul volto. Chiunque lo avrebbe visto in quel momento avrebbe sicuramente dichiarato che non era un buon presagio.

Ma, onestamente, ne aveva abbastanza.

Era dal primo dicembre che quella pagliacciata andava avanti e Inuyasha non era disposto a sopportare nemmeno un secondo in più, figuriamoci altre settimane!

Sango gli aveva detto che doveva sopportare – d'altronde, a Natale sono tutti più buoni e anche lui poteva fare uno sforzo per essere almeno un po’ meno scorbutico – ma c’era un limite a quello che poteva sopportare. Se avesse saputo che Miss Folletto avrebbe cominciato il concerto anche di domenica mattina sarebbe andato a staccarle tutte le prese il primo giorno.

Infilandosi di fretta un pantalone della tuta, senza scomodarsi nemmeno con una T-shirt o le pantofole, il mezzo demone si diresse come un fulmine fuori dall’appartamento, pronto a dirne due all’inquilino di sopra.

Quando, però, si ritrovò di fronte al suddetto inquilino i suoi pensieri subito una sterzata decisamente inaspettata. Quella non era il folletto strambo che pensava abitasse quell’appartamento. Lui poteva essere anche un tipo asociale, e ammetteva di non avere mai interazioni con i suoi vicini, ma non riusciva a credere non aver mai notato lei.

Tentò di non fissarla troppo, nonostante i pantaloncini e il top striminziti, mentre cercava di trovare le parole e le sue guance assumevano tutte le sfumature di rosso. Tuttavia, qualsiasi effetto l’aiutante sexy di Babbo Natale avesse avuto su di lui finì non appena la ragazza parlò, la voce melodica la stessa che utilizzava per cantare l’intera discografia di Michael Bublè.

Inuyasha scosse la testa e cominciò subito: “Sentì, donna, non ho idea di quale siano le tue intenzioni, anche se guardando il tuo appartamento orrendamente decorato e la quantità assurda di lucine ho una mezza idea, ma mi sono decisamente rotto le scatole delle tue canzoni e della tua voce alle sette del mattino. Se non hai intenzione di smettere non solo presenterò una lamentela all’amministratore di condominio, ma prima ancora mi occuperò personalmente di staccarti tutte le prese o, ancora, farti saltare il contatore. Poi voglio vedere come accenderai tutte queste lucine accecanti. Seriamente, come fai a non diventare cie-”

Si fermò improvvisamente sentendo odore di lacrime. Era stato così preso dal suo discorso che non aveva notato la ragazza guardarlo con la bocca spalancata prima e gli occhi luccicanti poi. Infine, le lacrime avevano decisamente solcato le sue guance e, a quel punto, stava tirando su con il naso, asciugandosi alla bell’è meglio gli occhi con il dorso della mano. Pure con il volto abbassato era impossibile nascondere che stava piangendo.

Inuyasha andò del tutto nel panico. Non gli piacevano le persone che piangevano, ancor meno le donne che piangevano. Lo mettevano a disagio e, soprattutto, non voleva esserne il responsabile.

Alla faccia del ‘cerca di essere un po’ meno il Grinch quest’anno’.

Il mezzo demone cominciò a muovere freneticamente le mani davanti a sé e a balbettare frasi sconclusionate che avrebbero potuto attirare l’attenzione della ragazza di fronte a sé, ma i singhiozzi non facevano che aumentare.

“Ehi, no, no, smettila. No, io non volevo.” Fece per avvicinarsi e poggiarle una mano sulla spalla, ma poi ci ripensò. Le donne umane non reagivano mai bene quando vedevano le sue dita artigliate e questa qui stava già piangendo; non c’era bisogno di farle venire un infarto. “No, dai, prometto che ti lascio almeno accendere le lucine. Non intendevo dire quello. Non ti stacco davvero le prese!” Ma la ragazza continuava.

Ok, basta, cominciava a stufarsi. Non era venuto lì per consolare un folletto frignone – per quanto sexy, con un profumo celestiale e una voce altrettanto divina. “Insomma! Adesso smettila di piangere, non è successo nulla!”

Lei sussultò e finalmente rialzò il viso per guardarlo negli occhi, mezza spaventata.

Ecco, bravo, Inuyasha. Ci mancava pure che la spaventassi. Non basta che normalmente le ragazze scappino a gambe levate per gli occhi gialli e le orecchie pelose.

“I-io… scusa. Io non volevo dare f-fastidio,” tirò ancora su con il naso. “È solo che è—è una tradizione. Io ho sempre cantato le canzoni di natale con m-mio p-padre. E ora—ora lui non c’è più.” Ricominciò a piangere, anche più forte di prima. “Non c’è più e io—io volevo solo riportare indietro il suo spirito per le feste.”

Oh, cazzo, pensò a quel punto Inuyasha. Nella lista delle cose insensibili che aveva fatto quella sicuramente si piazzava in uno dei primi posti. Boccheggiò per qualche secondo, non sapendo che fare.

Un momento dopo un paio di teste spuntarono dagli appartamenti vicini, attirati dal chiasso – certo, mica dalle canzoni di Natale – e lo guardarono storto.

Senza pensarci sopra troppo, Inuyasha afferrò la ragazza in un mezzo abbraccio, la spinse dentro e si chiuse la porta alle spalle. Non aveva intenzione di dare uno spettacolo a vecchie megere impiccione.

Il tempo di guardarsi intorno e di rendersi conto che dall’esterno non aveva notato davvero l’enormità dello spirito natalizio che alleggiava in quella casa e la ragazza gli aveva già inzuppato il collo di lacrime. Si ricordò immediatamente che non aveva indossato nemmeno una maglia prima di salire e diventò rosso fino alla punta delle orecchie.

In imbarazzo e decisamente incapace di gestire la situazione, iniziò a darle pacche impacciate sulla spalla, ripetendo un “su, su” fino a quando le lacrime non divennero semplici rumori nasali.

Diamine, perché la tipa doveva sembrare sexy anche quando tirava su con il naso? Non doveva lasciarsi impietosire. Lui era in missione!

“Mi dispiace, davvero,” ripeté lei.

Inuyasha sospirò. Era stato davvero uno stronzo, vero? “Uhm, ecco… d-dispiace anche me, ehm…” Si rese conto che non sapeva nemmeno come si chiamava.

“Kagome,” offrì lei ridacchiando. “Tu sei Inuyasha del piano di sotto. Porti sempre la spesa a Kaede nonostante tutte le lamentele a cui ti lasci andare.”

Il mezzo demone si stupì di essere stato notato per qualcosa che non fosse il suo aspetto a detta di tutti mostruoso. Si grattò nervosamente la nuca e balbettò un “Sì” incerto. Poi scosse la testa e tornò all’argomento della discussione, stavolta con un tono decisamente meno burbero. “Ehm, Kagome, senti… riguardo a quello che ti stavo dicendo prima…”

Lei spalancò gli occhi, gesticolando. “No, ti prego. È stata colpa mia. Non ho minimamente preso in considerazione che avrei potuto arrecare fastidio. Ero troppo presa dai ricordi, scusami davvero.”

Guardando il volto dispiaciuto di lei e le lacrime secche sulle sue guance, Inuyasha si sentì ancora di più uno stronzo. La mamma lo diceva sempre che con i suoi modi riusciva ogni volta a passare dalla parte del torto.

“Ecco… perché non dimentichiamo quello che è appena successo se io ti lascio cantare tutte le canzoni che vuoi e tu prometti di non svegliarmi più a quest’ora ingrata?”

Un sorriso che gli fece saltare un paio di battiti si allargò sulle labbra di Kagome, la quale annuì. “Solo se prometti di restare per colazione e mi dai l’occasione di farmi perdonare. Ho appena sfornato dei biscotti e avevo intenzione di preparare la cioccolata calda.”

 
Un anno dopo
 
It’s beginning to look a lot like Christmas
Everywhere you go
 
“Kagomeeeee,” sibilò Inuyasha dal suo lato del letto, cercando inutilmente di coprire il suono con il cuscino – non ci riusciva mai.

Accanto, Kagome gemette e poi si strinse contro di lui, affondando il viso nel suo petto. “Ho dimenticato di disattivare la sveglia,” mugugnò senza muovere un dito verso il maledetto apparecchio.

“E da quando la tua sveglia è questa irritante canzone di Natale?” sbuffò il compagno mentre allungava il braccio e metteva fine al suono malefico che lo aveva svegliato a quell’ora di domenica mattina. “Kagome,” esclamò ancora, prima di abbracciarla e seppellire il viso nei suoi capelli cercando di tornare a dormire, “sono a malapena le setteee.”

“È la sveglia che ho per il lavoro, Inu. Ed è il primo dicembre! La suoneria cambia sempre automaticamente il primo dicembre!”

Il mezzo demone grugnì, prima di stringere la ragazza ancora più a sé. Il folletto era riuscito nuovamente nel suo intento, ma lui non si sarebbe comunque arrabbiato sul serio. Non se pensava che, rispetto all’anno precedente, quel primo dicembre si prospettava decisamente più interessante.
 

N/A: Salve a tutti! 
Un giorno vi libererete di me, ma non è questo! Anche perché non si dice mai no a una Inu/Kag, soprattutto ora che tutti amano scrivere più sulla Sess/Rin che altro. 
Bando alle ciance! Non è ancora Natale, ma questa One-shot natalizia ci stava tutta, soprattutto perché quel prompt mi urlava proprio "Inuyasha!"
Spero vi abbia strappato un sorriso e, se vi va, lasciatemi un pensiero nei commenti. 

Un abbraccio e a presto! 
🧡

P.s. potrei avere un'altra piccola shottina sempre a tema natalizio nella mia cartella WIP, ma non so ancora se pubblicarla o meno. Il tempo ce lo dirà!
   
 
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