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Autore: Elgas    16/12/2021    7 recensioni
[Lettura da PC]
« Andrai a Shurima… », annunciò in un breve spruzzo di coraggio, « … abbiamo preso
accordo coi Khan a nord del Grande Sai. Incontrerai Atem Thoth nella sua città, Kenethet.
Risolvi il loro problema Jhin… in cambio avremo dieci reliquie, reliquie appartenenti all’antico
ordine delle Sentinelle della Luce. »
Genere: Angst, Erotico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Jhin
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 1

Il mondo era cambiato; l’aveva percepito fra le mura della cella; ora, nella ritrovata libertà,
esso si presentava sporco, deturpato. La morte giungeva in forma di nebbia oscura, così
avevano sussurrato le guardie più volte, galoppava vorace e senza grazia, abitata da spiriti
rancorosi.
« La chiamano Mietitura. Ah…! Finora era rilegata alle Isole Ombra, massimo Bilgewater,
così hanno riferito le nostre spie… ma ora ha infettato l’intero continente, qui è così da
mesi ormai. »
Jhin inspirò, continuando a dare le spalle al suo interlocutore. Dall’alto delle mura esterne,
la prigione di Tuula giaceva silenziosa; nessuno avrebbe osato disturbarli; il potere dei
monaci finiva là dove iniziava l’ombra del Consigliere e il riflesso metallico di Sussurro.
Assaporò l’aria densa di nebbia, la quiete immobile di un giorno nascente… e infine,
come un ospite indesiderato, la morte, leggera e innaturale, figlia di un potere antico,
così grande da spezzare pure il decantato equilibrio di Ionia. Un palcoscenico rovinato.
Irritante.
« Vista la natura del problema perché non rivolgersi a Shen, a qualche ordine… a Irelia? »
« Il figlio di Kusho e la Danzatrice delle Lame… sono fin troppo intransigenti, lo sai. Non
avrebbero mai accettato di… sporcarsi le mani. »
Jhin si voltò, un sorriso divertito a rigargli il viso. L’ometto sussultò; il viso gonfio e
sudaticcio, le mani fregate in una calma nervosa. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di
non essere lì; dal canto proprio Jhin stava facendo di tutto pur di aumentarne il disagio,
solo così poteva assicurarsene l’assoluta verità e toglierselo in fretta dai piedi, la vista
cominciava a irritarlo, più di quanto lo stesse facendo il paesaggio.
« Capisco… chi devo uccidere? E quale dono riceverà il Consiglio? »
« Andrai a Shurima… », annunciò in un breve spruzzo di coraggio, « … abbiamo preso
accordo coi Khan a nord del Grande Sai. Incontrerai Atem Thoth nella sua città, Kenethet.
Risolvi il loro problema Jhin… in cambio avremo dieci reliquie, reliquie appartenenti
all’antico ordine delle Sentinelle della Luce. Le uniche, come ben sai, in grado di contrastare
la »
« Come ben so? »
« Sì…! Insomma… Kusho deve avertene parlato durante la prima prigio »
L’agitazione si trasformò in puro terrore, la voce accartocciata in una supplica sconnessa.
L’uomo afferrò la gamba destra, la tirò quasi volesse strapparsela mentre il fiore girava su
se stesso, deliziosamente.
« Accetto la missione, Consigliere Ikari… in onore dei vecchi tempi. Inoltre non posso
permettere che il mio palcoscenico venga ulteriormente deturpato. La morte… solo io
posso plasmarla, darle la vera bellezza. Per quanto riguarda Kusho… cosa ci siamo detti
allora non riguarda nessuno di voi. »
Il loto girò un’ultima volta. Fiorì. Un loto leggero, costruito per non fare male, non troppo.
Urla, il sangue a tingere la fredda pietra. Sorrise. Un inizio perfetto.

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Il quarto dattero sembrò più dolce degli altri. Lo gustò facendo vagare lo sguardo sul ricco
tavolo imbandito di ogni esotica delizia. Ricco come il sontuoso palazzo in cui il il Signore
della Guerra l’aveva ricevuto in vece di artista. Il viaggio non aveva presentato grosse
difficoltà e Jhin aveva potuto assaporare le bellezze e le contraddizioni di quell’antica terra,
dove stranamente la Mietitura colpiva con meno forza. A Shurima il lusso si mischiava alla
miseria; masse di schiavi facevano da cornice a facoltosi mercanti e Signori della Guerra;
oro, gioielli e tesori trafugati da tombe millenarie spiccavano in mezzo al fango e alla
polvere. La morte, quando giungeva, spesso era per fame o a causa di guardie incapaci
di trattenersi verso gli ultimi.
Afferrando quel pensiero, riportò l’attenzione sul Khan Atem, comodamente seduto sul
divano accanto, il corpo flaccido esaltato da variopinti cuscini e sete. La morte incombeva
su di lui, persistente ma nebulosa, tipico di chi la temeva, incapace di accettarla. Del resto
con la recente scia di omicidi fra i signori della guerra, non poteva aspettarsi diversamente,
una scia disegnata male, senza grazia. A parte questo dettaglio origliato fra taverne e
carovane, Jhin non aveva intuito altro; il Khan si stava muovendo lentamente, cercando
di accaparrarsi ogni tipo di servizio.
« Dunque potrei commissionarvi un ritratto. A titolo personale ovviamente. »
Un uomo noioso, banale. Se aveva tanta voglia di sfogarsi lontano dalla moglie, che
continuasse a farlo su giovani schiavi.
« I miei dipinti hanno un grande valore… sul giusto mercato s’intende. Anche se », risolse
lo sguardo in basso, la giovane donna chinò il capo, l’imbarazzo a confondersi coi lividi
sulle guance, « prediligo fiori più particolari », e bloccando l’irritazione dell’altro
aggiunse, « non credevo gli schiavi fossero ancora così diffusi. La voce del vostro rinato
imperatore non è ancora giunta qui? »
« Oh… non pensavo vi interessaste di politica », bofonchiò Atem guardingo, il fumo del
narghilè a nascondere i folti baffi.
« Giusto qualche nozione mentre ero in viaggio. »
« Beh... da queste parti sono in pochi a voler seguire Azir, nelle altre città non è diverso.
Rinunciare ai commerci con le vicine colonie noxiane? Tutta Shurima si regge sugli schiavi!
Perché dovrei liberarli? Lei poi… non credo abbia il diritto di giudicare. »
« Non fraintenda… sono semplicemente a favore di una fine più dolce, mettiamola in
questi termini. Fine che di recente non ha toccato voi Signori della Guerra. »
La punta rabbia si spense come una candela nel paffuto viso del Khan, la morte si agitò
come una falena impazzita. Paura, paura, paura… grottesca, rozza, dipinta da un
dilettante. Sì… l’assassino era un dilettante inaspettatamente fortunato; quanto avrebbe
voluto metterci le mani, rendere l'ennesima morte gloriosa e bellissima.
« Lei ha un modo particolare di arrivare al punto. »
« Una delle mie numerose qualità. »
Atem trattenne il fiato, la massa flaccida della pancia si mosse simile a un budino, infine
la paura arrivò tramutandone la voce, dietro la maschera un piccolo uomo insignificante.
« Un anno… e già cinque sono morti. Io sono il prossimo. I miei esploratori lo hanno
avvistato una settimana fa sulle montagne a est. Ho aumentato lo sorveglianza, le ronde,
ma nulla…! È vero quel che si dice… un’antica magia giuda i suoi passi. Il suo nome è
Akshan… lo trovi, lo uccida Jhin… e il Consiglio di Ionia avrà quanto promesso. »
Jhin sorrise deliziato. Il Khan aveva rivelato abbastanza, non tutto forse, ma sufficiente a
capire come agire. Prese un maamoul, lo gustò senza proferir parola, gli occhi delicati
della schiava a scrutarlo. Sarebbe stato un lavoro ordinario, con divertimenti ordinari,
forse troppo semplice per salvare il suo palcoscenico. In ogni caso…
« D’ora in avanti alloggerò in cima al palazzo… da lassù si gode di una vista magnifica. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Scrutare il brulicare andirivieni fra le strade e gli stretti vicoli a diramarsi attorno come
ragnatele; la vita a Kenethet proseguiva nella sua normalità, escluse le guardie di pattuglia
a interrogare poveracci dopo averli pestati. Jhin aveva insistito affinché ogni indizio gli
fosse riportato, non si aspettasse molto da certi metodi, ma la professionalità si nutriva
anche di queste sottigliezze.
Il resto veniva da se. Osservare, intrecciare i sensi al sottile confine col mondo materiale,
sentire le increspature create dalla magia, osservare le onde in un mare calmo. Questo
percepiva l’occhio sinistro e questo vide finalmente sul fare della sera, se prima erano
solo gocce indistinte, ora una piccola marea si stava avvicinando, dritta verso il palazzo.
L'assassino era rozzo, ma di certo non uno sprovveduto, anche lui aveva passato quei
giorni a osservare, a studiare ogni possibile punto cieco e via d’accesso; aveva deciso il
momento migliore, quando le ombre del tramonto coprivano l’intera città come un manto.
« Avverti Atem. Che si diriga nei sotterranei come stabilito. »
La schiava trasalì smettendo d’accarezzare il braccio, come fosse diventato un ferro
rovente. Seduto, Jhin indossò la maschera, prese la canna di Sussurro e iniziò a montarla.
I passi della giovane si persero lungo le scale; in alto, dentro di lui, le onde correvano
veloci, tracciando linee frenetiche fra i vicoli, saltando agilmente fra un tetto e l’altro.
Puntò Sussurro… uno… due… tre… al terzo colpo li avvertì; l’aria ferire la carne, un
proiettile risalire parallelo la sua traiettoria, pronto a rompere il fucile.
« Interessante. »
Si mosse il tempo di un respiro; Sussurro spostato, una lama di suo padre messa di
traverso lungo il petto, l'acciaio risuonare di un colpo cristallino, illuminarsi sotto un
guizzo di luce. Espirò. Un breve spazio lo divideva ora dal cornicione; accanto alla valigia,
il proiettile attirò subito il suo sguardo. Un piccolo rettangolo, somigliava a un diamante
sporcato di sfumature d’avorio. Un diamante intriso di magia... magia della luce…
Jhin sorrise stringendolo fra le mani, le ultime tracce di calore a dissiparsi...
« Padroneggi un’arte rara. »
… la curiosità a tramutarsi in eccitazione.

Il palazzo era in subbuglio, l’assassino era lì da qualche parte, eppure nessuno osò
rivolgergli la parola, o sussurrare critiche verso il suo operato. Così Jhin raggiunse
la meta, superando servi nascosti e guardie intente a setacciare senza successo ogni
angolo. Una strana quiete regnava nell'altrettanto curioso baluardo; l’aria umida
nonostante i bracieri appesi alle colonne, i riflessi delle fiamme a esaltare le spesse
decorazioni lungo la porta in legno; oltre essa, un tempio sotterraneo in onore di un dio
dimenticato, o quanto meno sconsacrato a giudicare dai gemiti della schiava e da come
le due guardie si guardavano, troppo imbarazzate per proferir parola.
« Khan… l’assassino è riuscito a entrare », disse appena fu abbastanza vicino.
« L’avevo capito! Con tutto questo casino secondo te?! , sbraitò Atem interrompendo
brevemente l’attività « Ah… sapevo di non potermi fidare di uno straniero! »
« Lo stanno cercando… ma ho pensato fosse meglio pormi come ultima linea difensiva. »
« Voglio vederlo morto, Khada Jhin! Morto! Sono stato chiaro?! »
« Certamente. »
Jhin sorrise, posò la valigetta, fece cenno alle guardie di muoversi avanti, in modo da
coprirle rispetto alla porta. Gli uomini fecero quanto detto, le lance ben strette. Troppo
stupidi, troppo lenti; le lame di suo padre guizzarono come morsi di serpente. Le teste
toccarono per prime il pavimento, seguiti da corpi molli come sacchi, attorno il sangue
fluiva malamente sopra la fredda pietra. Del resto era sempre stato così, quei pugnali
regalavano solo opere scadenti.
Dentro al tempio, il Khan aveva sentito tutto, il panico accentuato dal silenzio, la morte ad
agitarsi incontrollata e un uomo in quello stato commette errori banali. Dieci secondi… la
porta s’aprì, la confusione a mischiarsi al terrore nel viso di Atem… un guizzo di luce e la
morte calò su di lui, lo divorò rabbiosa, crudele… il corpo attraversato da scie luminose.
Un epilogo orribile, senza sangue. Non poteva aspettarsi diversamente da un dilettante.
La schiava apparve dopo dopo, tremante, incapace di superare quel palcoscenico di morte.
« Sei stata gentile con me Amira… sbrigati prima che ci ripensi. »
Lei lo scrutò un’ultima volta, i singhiozzi trattenuti, i vestiti strappati… infine sparì,
un ombra fra le ombre. Solo quando il silenzio tornò ad avvolgersi, Jhin parlò.
« Sul tetto hai mirato a Sussurro… non certo per clemenza. »
L’altra voce giunse tesa, confusa fra le pieghe della magia.
« Tu… tu non c’entri nulla con questa storia. Lo stronzo ti ha assoldato per ammazzarmi…
eppure mi hai condotto qui, risparmiandomi un bel po’ di fatica… per il resto… beh non
saprei giudicare le tue ultime mosse... e sinceramente non mi frega nulla. Ora se non ti
dispiace... »
La voce di un uomo ferito. Fu il sangue a tradirlo. Una rozza fasciatura, la ferita di striscio
sul polpaccio, gocce a cadere solitarie a destra del Khan. Passi veloci ad agitare il mare…
uno, due, tre... Jhin sparò, non il quarto colpo, ma un proiettile per immobilizzare.
Sentì la magia spezzarsi come un cristallo… sentì… un odore diverso da ogni altro, la
morte declinata in una sfumatura sconosciuta. Essa era lì, incatenata alle carni, all’anima
dell’uomo. Inebriante. Eccitante come quel contrasto; la pelle aveva lo stesso colore della
sabbia al tramonto, una massa di capelli neri e una folta barba risaltavano il torso nudo;
semplici pantaloni, stivali, guanti, contrapposti al mantello ambrato, al centro del quale
spiccava un simbolo... lo stesso inciso sulle armi promesse dai Signori della Guerra, lo
stesso inciso sopra la pistola, o meglio l’antica reliquia che giaceva a terra poco distante.
Quell’uomo, Akshan, era una Sentinella della Luce. Quell’uomo profumava di morte.
Perfetto. Assolutamente perfetto.
Jhin si chinò, la punta di Sussurro picchiettò violenta vicino al volto. L’altro zittì il dolore,
fissando gli occhi nei suoi.
« Ascolta bel pesciolino. Ho fallito... tutti vorranno la mia testa ora... devo nascondermi…
aspettare che le acque si calmino e tornare a Ionia. Il veleno è potente… qualche minuto e
non riuscirai più a muoverti. L’antidoto, » indicò la valigetta, « metà ora, il resto quando
saremo in un rifugio sicuro. »
La rabbia di Akshan si tramutò in fretta in rassegnazione.
« Fantastico… spero tu sappia guidare un cavalcasabbia. »
Jhin sorrise. Salvare il palcoscenico aveva assunto una sfumatura decisamente più
interessante.



Angolo Autrice:

E siamo di nuovo qui su LoL, con Jhin e Akshan… a riscrivere parte della Ruination. Perché no insomma? Visto che l’evento è stato molto confuso e triste... ma ecco qualche piccola dritta:

- Ho allungato il propagarsi della Mietitura, infatti sono passati di mesi da quando è
dilagata partendo dalle Isole Ombra.
- Di conseguenza anche quel che fa Akshan sì è dilatato, Atem dice che è passato un anno
da quando i Signori hanno iniziato ad essere uccisi.
- Piccolo appunto su Kusho; non terrò conto del finale del fumetto di Zed, sì… Zed, Shen e
Akali hanno catturato Jhin a Piltover e rimesso a Tuula (dove viene nuovamente liberato a
inizio storia), ma per me… Kusho è morto ucciso da Zed ai tempi. Fine.
- Il cavalcasabbia… è il nome che ho dato al mezzo utilizzato dall’esploratore qui;
https://www.youtube.com/watch?v=wQztvJw-3JI&t=14s
Solo immaginatevelo leggermente più grosso (mi piaceva l’idea che lo usasse anche
Akshino). Non so se abbia un nome specifico, nel caso ditemelo così correggo.

E fine questo tutto… non voglio farvi ulteriori spoiler. Spero che Jhin e Akshanino vi siano piaciuti. Sarà una storia molto fast in attesa di riprendere il Crossover a Giugno. <3 Un saluto Elgas
   
 
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