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Autore: Alsha    16/12/2021    1 recensioni
| Geraskier | Modern!AU |
– Siamo qui perché siamo preoccupate per te, Geralt. – Triss gli sorrise gentilmente, e Geralt si sentì come un animale in trappola. Non gli piaceva quel tono, come non gli piaceva quello sguardo.
Perché alcune persone richiedono un numero esagerato di amici ficcanaso per rendersi conto di cose palesi, ma una volta che se ne rendono conto non c'è nulla che le possa fermare, men che meno la distanza.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cirilla di Cintra, Geralt di Rivia, Geralt di Rivia, Jaskier/Ranuncolo, Yennefer di Vengerberg, Yennefer di Vengerberg
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Per Fauna 96
 
 
 
 

WRITE ME WELL

– Mmh. – Yennefer storse la bocca con aria disgustata.

Accanto a lei, Triss scosse la testa.

Non c’era nulla che non andasse nel salotto. Geralt se lo dovette ripetere ancora una volta, per sicurezza, perché lo sguardo tagliente delle due donne sembrava fatto apposta per fargli credere il contrario.

Non c’era nulla che non andasse in casa sua.

– Mamma! Triss!

Ciri entrò in scivolata dal corridoio, pattinando con i calzini sul parquet e Geralt tirò un sospiro di sollievo vedendo il viso di Yennefer distendersi.

E si pentì immediatamente quando Ciri si sedette tra lei e Triss sul divano di fronte a lui, incrociando le braccia.

Traditrice.

– Vi offro qualcosa. – disse, alzandosi dalla poltrona con lo sguardo fisso verso la cucina.

– Siediti. – sibilò Yennefer.

Si sedette.

– Siamo qui perché siamo preoccupate per te, Geralt. – Triss gli sorrise gentilmente, e Geralt si sentì come un animale in trappola. Non gli piaceva quel tono, come non gli piaceva quello sguardo.

– Bene, grazie per essere passate, chiudete la porta quando uscite. – si alzò a passo di marcia diretto verso la sua camera.

– Geralt! Torna subito qui.

– Papà!

– Geralt…

Si voltò.

Yennefer era in piedi a braccia incrociate, e per un secondo si ritrovò proiettato indietro di anni a quando gli aveva chiesto di divorziare.

Dietro di lei, Triss lo stava guardando con vaga apprensione, e Ciri sembrava solo immensamente frustrata. Nulla di tutto ciò spiegava cosa stesse succedendo, ma lo fece sentire in colpa. Strinse i denti, e tornò a sedersi sulla poltrona.

– Cosa c’è?

– Siamo preoccupate, Geralt. – Triss prese per mano Yennefer, tirandola perché si sedesse sul divano – Il tour di Jaskier durerà ancora diverse settimane e…

– Cosa c’entra Jaskier adesso?

Sentiva un’emicrania che iniziava a pulsargli dentro alle tempie, e la sua espressione doveva aver fatto qualcosa di strano perché Ciri corse a sedersi sul bracciolo della sua poltrona, accoccolandoglisi contro.

– Quello che Triss vuole dire è che siete codipendenti, e adesso che Jaskier è via ti senti perso.

– Yen! Con delicatezza. Ma sì, è quello che volevo dire.

Geralt fece per alzarsi, ma si rese conto che Ciri era migrata fino a sedersi sulle sue ginocchia, intrappolandolo.

Traditrice.

E, giusto per buona misura, mandò un accidente a Jaskier e al suo maledetto tour.

Non che avesse qualcosa contro Jaskier e il suo tour. Ma, se fosse stato qui, non si sarebbe trovato sotto interrogatorio davanti a questo squadrone militare. Ma non voleva che rinunciasse al suo tour, perché Jaskier se lo meritava e comunque lui non aveva assolutamente nessun problema a vivere senza Jaskier.

Ecco.

Ora doveva solo farlo capire a Ciri, Triss e Yen.

– Non ho nessun problema a stare senza Jaskier. – si diede mentalmente una pacca sulla spalla. Ben fatto.

Yennefer inarcò un sopracciglio perfettamente curato. Triss scosse di nuovo la testa, guardandolo con la pietà con cui si guarda un cucciolo abbandonato al freddo.

Sentì vibrare contro la sua spalla, e si rese conto che Ciri stava ridendo. Di lui.

– Ho bisogno di vino. – Yennefer si alzò, puntando il frigorifero come un animale da caccia.

– Prendimi una birra.

– No.


  
E sì, magari lui e Jaskier vivevano delle vite completamente intrecciate, ma non gli piaceva come la stavano mettendo giù.

No, non era depresso.

No, non era arrabbiato.

E no, Lambert, non stava passando le sue giornate a piagnucolare perché gli mancava Jaskier.

(Perché sì, ad un certo punto erano arrivati Eskel e Lambert, e, se non fosse stato per le pizze e la birra, gli avrebbe chiuso la porta in faccia.)

Era solo che la presenza di Jaskier era stata una costante da quando si erano incontrati quasi quindici anni prima, e la sua assenza si notava quanto la sua presenza.

Il tintinnio di collane e braccialetti che accompagnava ogni suo movimento, il profumo delle sue creme, persino il costante flusso di coscienza con cui narrava ogni istante della sua giornata.

Jaskier era come un’erba infestante, e avrebbe dovuto essere contento di avere qualche settimana di pace mentre lui andava a godersi il suo meritato successo.

Ma.

Continuava ad apparecchiare per tre ad ogni pasto, anche se erano solo lui e Ciri, e a sistemarsi sul suo lato del divano anche se non c’era Jaskier a piantargli i suoi piedi gelidi contro la schiena.

Bussava alla porta di Jaskier per chiedergli se aveva dei vestiti da lavare, prima di rendersi conto che nessuno avrebbe risposto, e quando rientrava si preparava a scavalcare delle scarpe abbandonate in mezzo all’ingresso che non c’erano.

– È solo per abitudine. – ribadì, all’ennesima puntualizzazione di Ciri – L’ho fatto tutti i giorni per anni e adesso mi viene automatico.

– Il problema è che ogni volta che te ne rendi conto sembra che ti abbiano rapito Roach. – Eskel si girò verso Triss, che si era accoccolata contro il fianco di Yen – Dovevi vedere la faccia che ha fatto quando si è reso conto che Jaskier non sarebbe passato a “disturbarci” in palestra come al solito.

Aveva persino appoggiato la birra per mimare le virgolette.

Traditore.

– E quando è passata ‘Weak and wanting’ alla radio? Ha quasi fatto cadere un bilanciere addosso ad un cliente!

Per qualche secondo contemplò l’idea di strangolare Lambert.

Invece, appoggiò la sua birra sul tavolino e andò a chiudersi in camera.

Si sdraiò al buio sul suo letto, ascoltando il brusio che proveniva dal salotto.

Se ci fosse stato Jaskier sarebbe stato in grado di cambiare discorso appena si fosse accorto che stava diventando troppo per Geralt, ma ovviamente Jaskier non c’era.

Non aveva bisogno di controllare il calendario del tour o le sue pagine social per sapere che stava per esibirsi, a chilometri di distanza, e di certo non stava pensando a Geralt, o meglio, che non stava pensando a Geralt con nostalgia.

Perché i messaggi non si erano fatti mancare, prima di ogni spettacolo o durante la giornata, pieni di emoji o accompagnati da una foto un po’ mossa, e forse era peggio avere il continuo promemoria del fatto che Jaskier aveva tutto un mondo di riflettori e fan adoranti, e non aveva bisogno del suo coinquilino con figlia a carico.

– Geralt? – era la voce di Yen – Posso?

– Mmh.

Yennefer richiuse la porta alle sue spalle, e si sdraiò accanto a lui sul letto, nel buio ovattato della stanza.

– Abbiamo esagerato. – non erano delle scuse, ma si accontentò – Se vuoi tornare di là, stiamo guardando un film.

– E se non volessi?

– Resti qui. Ma ti mando Ciri, perché si sente in colpa ed è preoccupata. – allungò una mano, appoggiandola sopra la sua – Se qui ci fosse Triss, ti direbbe che non è un problema se ti manca Jaskier.

– Per fortuna che qui ci sei tu, allora.

Yen gli diede un pizzicotto sulla coscia, con quelle unghie affilate che sembravano fatte apposta per lasciare lividi.

– Io ti direi che devi dirgli che lo ami.

Geralt si sentì soffocare, ma prima che potesse decidere di fare qualunque cosa la camera fu inondata di luce calda.

Yennefer aveva acceso l’abat-jour sul suo comodino, e ora poteva girarsi a fissarlo. Sdraiata sul fianco, con i capelli neri scompigliati, sembrava quasi di essere tornati indietro di anni a quando erano sposati.

Se non fosse che gli aveva sostanzialmente detto di mettersi con qualcun altro.

– Yen, io…

– Non provare a negare. Si vede quando siete assieme, e si vede adesso che lui è via.

Boccheggiò, a corto di parole.

– E a te starebbe bene?

Yennefer scoppiò a ridere, e le sue sopracciglia presero quella piega riservata a quando diceva qualcosa di particolarmente stupido.

– Geralt, se avessi avuto qualcosa contro Jaskier te lo avrei detto quando hai deciso di crescere nostra figlia con lui nella casa che ha comprato apposta per te e Ciri. O, non so, quando mi hai chiesto di aggiungerlo come contatto di emergenza per la scuola, o quando ha portato nostra figlia da solo per due giorni al luna park… Devo andare avanti?

– Ma non ti dà fastidio? Che io lo… – gli si strozzò la voce. La semplice idea di dirlo chiaramente gli faceva venire la pelle d’oca.

Si voltò, per non guardare Yennefer negli occhi.

– Dovevo essere distratta dai pettorali e dal sesso, altrimenti non mi spiego come ho fatto a sposarti. Sei così stupido. Ugh. – si sentì sfilare il guanciale da sotto la testa, e un attimo dopo Yen gli aveva tirato una cuscinata in pieno viso – Non so da dove cominciare a risponderti.

– Lo prendo come un ‘no’.

– Certo che è un no, idiota. Fatti una vita. Jaskier dovrà trovare qualcosa di nuovo su cui scrivere quando scoprirà che il suo amore non corrisposto in realtà è corrisposto, ma ce ne faremo una ragione.

– Jaskier ha detto che mi ama? – si tirò a sedere, stritolando il guanciale con tanta forza da far saltare una cucitura. Yennefer, abbandonata sull’altro lato del letto, non sembrava impressionata.

– Geralt, questa casa è stata comprata con il frutto delle sue dichiarazioni d’amore per te. – sventolò una mano per indicare la stanza, con il suo smalto brillante che sfavillava nella luce dell’abat-jour – Quando ci siamo conosciuti, credevo che steste insieme. Quando abbiamo divorziato, credevo vi sareste messi assieme. Invece ha scelto un posto con un grande giardino per Roach, vicino ad una buona scuola perché Ciri non dovesse alzarsi presto la mattina, si è rintanato nella sua stanza e ha scritto tutto il suo terzo album in un mese. Non hai ascoltato nemmeno una delle sue canzoni?

– Le ho ascoltate tutte.

– E?

Geralt alzò gli occhi al soffitto. Come spiegare tutto quello che era successo nell’arco degli anni? Sapeva di avere ispirato quelle canzoni, ma nel senso largo di ispirazione, quello in cui, passando così tanto tempo assieme, inevitabilmente finiva per fornire a Jaskier qualche immagine da utilizzare.

D’altra parte, Jaskier era il tipo da vedere magia ovunque, quindi perché non in Geralt?

Lo aveva fatto, tanti anni prima, quando Geralt stava cercando di bere una birra in uno squallido pub e di mimetizzarsi con una parete. Ed era stato facile convincersi che, anche quando i suoi testi sembravano un po’ troppo simili alla loro vita, fosse solo per la licenza d’autore.

– Non credevo fossero per me.

– Beh, credici. È sempre stato per te.
 
 

 Jaskier si svegliò al suono di ripetuti colpi contro la porta.

Si trascinò in piedi, facendo scricchiolare tutte le sue articolazioni. Erano le tre di pomeriggio, e fu costretto ad accettare che il suo ritmo sonno/veglia era completamente andato. Era per questo che non aveva fatto tour da quando aveva annegato lo sconforto per il matrimonio di Geralt e Yennefer in una serie di massacranti concerti.

Ma Dijkstra lo aveva praticamente costretto, ed Essi aveva promesso di esibirsi con lui in un paio di date, e comunque doveva fare in modo di oscurare Valdo Marx e il suo ridicolo film indipendente basato sulla sua autobiografia.

Almeno si era torto le scarpe prima di buttarsi di faccia sul letto.

E alla porta continuavano a bussare.

– Arrivo, arrivo!

Cercò di aggiustarsi i vestiti stropicciati e i capelli scompigliati, ma ci rinunciò subito. Si limitò a buttare giù qualche sorso di acqua da una bottiglietta mezza vuota.

– Sorpresa!

Qualcosa lo spinse all'indietro, e perse l'equilibrio. Con un tonfo, si ritrovò seduto sul pavimento con una ragazzina tra le braccia.

Ciri.

E, affacciato sulla porta, c'era Geralt. Aveva un'aria preoccupata, ma quando incrociò il suo sguardo gli sorrise e il cuore di Jaskier fece un carpiato nella sua cassa toracica. Come gli era mancato.

– Permesso?

– Avanti.

Geralt chiuse la porta, e lo aiutò a rialzarsi.

Jaskier non poté fare a meno di pensare che fosse successo qualcosa di orribile, tanto più che Geralt lo stava ancora tenendo per mano.

– Non che non sia felice di vedervi, perché lo sono, incredibilmente, ma che cosa ci fate qui?

– Papà voleva farti una sorpresa! – annunciò Ciri – Mamma ci ha dato una mano a organizzare tutto, e ovviamente non potevo farlo venire da solo.

– Ovviamente. Sarebbe perso senza di te.

– Non è successo nulla di grave, Jaskier. Ma perché non andiamo a fare due passi?

– A patto di trovarmi qualcosa da mangiare. Sto morendo di fame. – si guardò nello specchio, incontrando residui di glitter gli abiti spiegazzati della sua esibizione – Magari prima mi faccio una doccia, però.
 

 
Avevano mangiato un gelato, e poi si erano fermati in un ristorantino gestito da una vecchia signora che aveva guardato la camicia hawaiana di Jaskier con sdegno, ma che aveva servito loro una zuppa di una bontà squisita.

In tutto ciò, Geralt non aveva dato alcuna spiegazione sul perché si trovassero lì, e Jaskier fu tentato di farsi convincere dalla versione di Ciri, che si trattasse solo di un'innocente sorpresa.

Ma non era da Geralt, e non poté fare a meno di preoccuparsi.

C’era qualcosa che non andava.

Sulla strada di ritorno all’hotel, rallentò gradualmente il passo mentre Ciri saltellava più avanti lungo il marciapiede, e non fu sorpreso del fatto che Geralt rallentasse per stare al passo con lui.

– Geralt?

– Mmh?

– È successo qualcosa? – azzardò uno sguardo al profilo di Geralt, illuminato dalla luce calda dei lampioni. Si chiese se avesse potuto scriverci una canzone. Qualche verso, almeno.

– No. Tutto bene.

– A casa stanno tutti bene, non è successo nulla di grave?

– Nulla.

– Allora come mai siete qui?

– Se averci qui è un problema posso caricare Ciri in macchina e partire subito. Sarà stancante guidare di notte, ma…

– No. No! Sono felice di avervi qui! È solo che non sei tipo da sorprese, e mi ha fatto preoccupare. Ma va bene, tu e Ciri mi mancavate tantissimo. Lascia stare, mi stavo agitando per niente.

Non era abituato a essere a disagio con Geralt. Dopo tutti quegli anni, non c’erano situazioni che non avevano già vissuto, comportamenti che risultassero imprevedibili.

Sapeva interpretare tutti i suoi mugugni quando non aveva voglia di parlare, e decifrare le varie sfumature delle sue espressioni sarcastiche senza avere bisogno che dicesse una parola.

Geralt non gli aveva mai fatto una sorpresa del genere, un gesto grande e drammatico. Aveva fatto saltare la scuola a Ciri e guidato per ore, solo per venire a trovare lui, e Jaskier non sapeva interpretare nulla di quanto era successo da quando si era svegliato.

Questo usciva dal tracciato della loro amicizia in una maniera così drastica che non poteva fare a meno di sentirsi nel posto sbagliato, come se fosse caduto in una realtà parallela in cui tutto era marginalmente diverso.

Magari non si era svegliato, e stava sognando perché aveva nostalgia di casa.

Con un paio di falcate raggiunse Ciri, che stava provando a mantenersi in equilibrio sul cordolo del marciapiede, e la prese per mano. Lei si girò, sorridendo in una maniera che lo fece insospettire.

Ma alla fine, se fosse successo qualcosa di grave Geralt non glielo avrebbe tenuto nascosto, e Ciri non sarebbe stata così felice.

E Yennefer avrebbe risposto con qualcosa di più di una faccina sorridente ai suoi messaggi isterici.

Forse.

– Aumentiamo il passo. Se ci sbrighiamo, possiamo vedere se c’è qualche film in televisione.
 
 

Non era la prima volta che dormivano insieme: senza contare le innumerevoli volte in cui semplicemente si erano addormentati sul divano, nei tempi della loro amicizia Jaskier si era imposto sul suo letto durante il trasloco tra un appartamento e l’altro. La prima settimana nella loro casa avevano condiviso un materasso nel salotto quando il resto dei mobili era rimasto bloccato al magazzino dello spedizioniere.

Non avrebbe dovuto essere a disagio.

Ma la camera aveva solo due letti singoli, e uno dei due era stato unanimemente assegnato a Ciri.

Il che significava dover passare tutta la notte schiacciato contro Geralt, perché non c’era fisicamente modo di far stare due uomini adulti (uno dei quali aveva da solo la massa di una montagna di medie dimensioni) lasciando del posto libero.

Erano livelli di contatto fisico che non facevano bene al suo cuore.

Senza contare che Ciri continuava a girarsi verso di loro e ad ignorare la televisione, nonostante poco prima avesse lottato con le unghie e con i denti per scegliere il film.

Si sentì quasi in colpa a desiderare, anche se solo per un secondo, che fosse già l’indomani, per poterli salutare e rientrare nell’ambito di ciò che era da considerare normale.

Per fortuna, almeno, il film non era durato molto.

O forse si era distratto dalla metà in avanti e non aveva trattenuto nulla, ma, onestamente, che cosa si sarebbe potuto perdere di tanto importante.

Ciri non aveva nemmeno protestato per cercare di stare alzata ancora un po’ (e decisamente la teoria della dimensione parallela iniziava a assumere consistenza. Ciri non andava mai a letto senza provarci. Era quasi una tradizione).

Aveva semplicemente spento tutto e si era tuffata tra i cuscini, lasciando Jaskier a navigare il tragitto dal bagno al suo letto nel buio assoluto.

Incastrandosi con Geralt, tirò un sospiro di sollievo.

Tutti i suoi sospetti erano un problema per il Jaskier del futuro.
 
 

Non riusciva a dormire.

Si sentiva iper consapevole di ogni cosa: il respiro di Ciri, il calore della pelle di Geralt, il traffico in lontananza.

Cercò di sporgersi oltre la spalla di Geralt per controllare che ora fosse sulla sveglia, senza risultato, e si lasciò ricadere sul cuscino con un sospiro.

– Jask? – il sussurro di Geralt gli sfiorò il viso – Tutto bene?

– Non riesco a dormire. – rispose – E non mi puoi fare domande quando ti rifiuti di rispondere alle mie, quindi me lo riprendo. Sto benissimo, non sono affari tuoi.

– Te l’ho già detto, non è successo niente di grave.

– Ma non mi spiega perché tu sia qui. – lo pungolò con un dito su un pettorale, per sottolineare il punto.

– Vuoi davvero saperlo?

Jaskier sbuffò, e se avesse avuto spazio per muoversi avrebbe incrociato le braccia.

– Te lo sto chiedendo solo da quando ho aperto la porta. – si imbronciò, e, anche se Geralt non poteva vederlo, il tono fu sufficiente perché gli mettesse una mano sul fianco per placarlo.

– Yennefer ha detto che mi ami. – Jaskier sentì il sangue gelarsi nelle vene. Si pentì immediatamente di ogni scelta mai fatta tale da averlo condotto fino a quel momento, maledicendo la sua curiosità e la scelta dell’albergo – Ha detto che è nelle tue canzoni.

– Mi dispiace. – cercò di ritrarsi istintivamente, ma il braccio di Geralt si irrigidì attorno ai suoi fianchi, bloccandolo – Pensavo lo sapessi. Mi dispiace. Troverò un altro posto dove stare.

– Non voglio andarmene.

– No, infatti, la casa è perfetta per te e Ciri. Me ne andrò io. Posso trovare un appartamento.

– Non voglio andare via, Jaskier. Ti amo anche io.

Non poteva essere successo davvero. Stava impazzendo, di sicuro, nulla aveva senso. Nel buio completo, era così facile immaginarsi le cose. O mentire.

– Dimmi che non stai scherzando. Se mi stai prendendo in giro, giuro che...

– Non sto scherzando. Mi sei mancato e ti amo. E volevo che lo sapessi. Avevo preparato un discorso, ma poi Ciri è voluta venire. Mancavi anche a lei.

– Oh.

– Mmh. Oh.

– Quindi sta succedendo davvero?

– Sì.

In tutte le fantasie con cui si era torturato negli anni, quello era il momento in cui Jaskier veniva meritatamente baciato fino a perdere il fiato, prima di galoppare verso il tramonto tra le muscolose braccia di Geralt (o di essere buttato su una superficie orizzontale per una notte di passione, non era schizzinoso).

Invece, Jaskier fu preso dall'incontrollabile bisogno di ridere. Cercò di soffocare le risa contro la spalla di Geralt, per non svegliare Ciri, ma non era certo di esserci riuscito.

– Jaskier?

 Se era tutto un’allucinazione, che lo richiudessero in un manicomio.

A tentoni, prese il viso di Geralt tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra.

– Sono innamorato di te da quando ti ho visto in quel bar. No, shhh, non controbattere, era amore a prima vista, assolutamente nulla a che fare con i miei ormoni a mille e il tuo aspetto.

– Se lo dici tu. Io ti trovavo irritante.

– Oh, non lo hai mai nascosto. Però ti sei innamorato di me lo stesso, quindi cosa dice di te? Mmh?

Sentì la risata di Geralt vibrare contro la sua cassa toracica, e non poté fare a meno di baciarlo di nuovo.

– Non sono ancora del tutto convinto che questo stia succedendo davvero.

– Sta succedendo.

– Dimmelo ancora domattina, alla luce.

– Può dirtelo adesso. – sentenziò una voce dall’altra parte della stanza.

E poi Jaskier si trovò a strizzare gli occhi, abbagliato dal lampadario acceso. Gli ci volle qualche secondo, per rendersi conto di quello che stava succedendo e che non si trattava di qualcosa tipo un’esplosione o i primi sintomi di un ictus, anche perché Ciri si era letteralmente tuffata su di loro, facendolo cadere dal letto.

– Mamma dice che avete fatto vincere la scommessa a Triss, e che Geralt le deve una bottiglia di vino. –  annunciò Ciri dal suo posto sul materasso, agitando il suo telefono – Ma sono tanto felice per voi. Posso portare le fedi al matrimonio?

– Matrimonio? Nessuno ha parlato di matrimonio. Si può sapere cosa sta succedendo? Era uno scherzo? Ciri, sei rimasta sveglia tutto questo tempo ad ascoltarci?

– Zio Lambert voleva un giudice imparziale per la scommessa, e per ‘imparziale’ intendo ‘che mentisse alla mamma per farlo vincere’. Per quello mi ha portato alla pista di pattinaggio, l’altra settimana. Mi stava comprando. – abbassò la voce in un sussurro cospiratorio – Ma non ha funzionato.

La faccia di Geralt stava facendo qualcosa di complicato a metà tra l’imbarazzo e la frustrazione, e Jaskier dedusse che non solo non era uno scherzo, ma che Geralt non aveva idea della scommessa. Questo lasciava solo un’altra domanda di notevole rilevanza a cui rispondere.

– Matrimonio? – ripeté, e cercò di non sentirsi troppo esaltato quando quella parola bastò a far arrossire Geralt ancora di più.

– Triss ha detto che porterò gli anelli al suo matrimonio con la mamma. Quindi quando vi sposerete…?

– Quando ci sposeremo, – disse Geralt, e Jaskier temette di stare avendo un infarto quando si accorse che aveva detto quando invece che se – potrai fare quello che vorrai. Ma adesso, torna a letto. E niente dolci per la prossima settimana, come punizione per essere rimasta sveglia a spiarci.

– Ferma un attimo! Triss e Yen si sposano? Da quanto lo sai?

Ciri scosse la testa.

– Triss non gliel’ha ancora chiesto, sta aspettando il momento giusto. Però l’ho aiutata a scegliere l’anello, e sono sicura che la mamma le dirà di sì.

Jaskier sentì la tensione scivolargli di dosso, e sorrise.

– Su quello non ho dubbi. Quello che mi interessa è che glielo chieda entro i prossimi tre mesi. Non possiamo lasciare che Lambert vinca questa scommessa, no?
 
 
 


NOTE:
>La storia è stata scritta per una sorta di sfida con la meravigliosa Fauna96, che mi ha affidato i prompt:

- Oh no, there is only one bed!
- Puzza di bruciato (letterale o metaforica)
- “Hai un'abitudine o tic fastidiosissimo ma nel momento in cui smetti di farlo, mi accorgo che mi manca”

Fauna ha scritto in cambio una storia dolcissima sui prompt che le ho dato (la trovate QUI), e vi consiglio tantissimo di andare a leggerla e recensirla perchè se lo merita assolutamente.

>Titolo della storia da Secret worlds dei The Amazing Devil

>Un grazie enorme a E. che come sempre sopporta le mie paranoie pre-pubblicazione

>Mi trovate in quel di tumblr
 
Grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
 

 
  
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