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Autore: workingclassheroine    17/12/2021    1 recensioni
A soli vent'anni ha passato così tanto tempo tra i fiori, Paul, che ne ha imparato perfettamente il linguaggio.
E ha dimenticato quello degli uomini.
Non gli interessa, poter vantare solo degli amici che seccano e inaridiscono con il passare del tempo.
Anche per le persone in fondo è così, gli dice ogni tanto Ben, solo che loro non ti abbandonano per dispetto.
Non ci si può arrabbiare, con una corolla che appassisce.
È un amore che non comporta alcun tipo di rischio, e questo va bene, questo non fa male.
"Non ci perdiamo nulla" dice ogni tanto Ben "Credimi, non ci perdiamo nulla".
Non c'è neanche bisogno di spiegarlo, perché Paul è ormai rassegnato al fatto di aver dimenticato il linguaggio degli esseri umani, e la cosa non gli pesa.
Se non che, presto, John si rassegnerà al fatto di dover imparare quello dei fiori.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cyclamen


Paul non sa precisamente quanto tempo sia passato.

Ricorda perfettamente che Stuart gli ha proposto, a un certo punto della conversazione, di bere un calice fino in fondo ogni volta che John sembra annoiato da una conversazione.

Da allora, frotte interminabili di persone hanno continuato ad avvicinarsi a John, a bloccarlo mentre cerca di ballare con Astrid.

E Paul ha bevuto per ognuna di loro.

Il suo corpo si è fatto man mano più rilassato, la sua mente più annebbiata, e parlare con Stuart sempre più facile.

Astrid li ha raggiunti per un po', si è lamentata di quanto sia difficile tenersi stretti un ballerino e si è rigettata nella folla, annunciando che avrebbe trovato qualcuno con cui ballare a costo di frugare sotto i divani.

Stuart invece continua a chiacchierare, e lo intrattiene raccontandogli pettegolezzi sugli invitati e tracciandone buffe caricature sui tavoglioli.

"Quella con cui John sta parlando adesso, la vedi? Cynthia. Al liceo aveva una cotta immensa per John. Le ci vollero secoli, ma alla fine raccolse tutto il suo coraggio e decise di dichiararsi durante il ballo dell'ultimo anno"

"E come andò?"

"Non ebbe mai risposta. Io ero ubriaco, le vomitai sul vestito mentre spiegava a John quanto i suoi occhi fossero belli"

Paul si lascia sfuggire una risata guardando la ragazza, che si sistema più volte i capelli e sorride a John con le guance visibilmente rosse, anche nella penombra.

Tutto sommato, la serata potrebbe andare peggio di così.

Il divano è comodo, il vino dolce e la compagnia piacevole, e anche senza John Paul si sente estremamente rilassato.

"Oh, Dio" borbotta Stuart all'improvviso, e fa per avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli qualcosa.

Nel farlo, rovescia a terra l'intero contenuto del suo bicchiere.

Paul ride della sua espressione, o forse solo perché è ubriaco fradicio, e anche Stuart gli sorride, divertito.

"Astrid scaricherà i miei schizzi nel cesso, per questo" si lamenta, teatralmente.

"E tu le comprerai dei fiori nel mio negozio per scusarti" suggerisce Paul, battendo il bicchiere contro il suo, ormai vuoto "All'economia che gira".

"All'economia che gira grazie ad Astrid" lo corregge Stuart, ridacchiando. "Aspetta. Cos'è che ti stavo dicendo?"

Paul abbandona la testa contro il divano, spossato, e si massaggia le tempie con la sinistra.
Tuttavia, la mascella gli fa male dal troppo sorridere.

"Non ne ho idea. Hai solo detto Oh, Dio! e poi hai rovesciato tutto a terra" riepiloga, farfugliando, "E io ho riso di te".

Stuart ride ancora, e lascia scorrere lo sguardo sulla folla, pensieroso.
Gli basta incontrare il profilo familiare di John per riallacciare i fili dei propri pensieri.

"Ah, sì" gli sussurra, con un tono talmente basso che Paul è praticamente costretto a spalmargli l'orecchio sulla bocca, "L'uomo che gli si è avvicinato ora. Brian Epstein"

Paul fa cadere casualmente lo sguardo sull'uomo, elegante e di bell'aspetto, che tiene John intrappolato, e beve un altro sorso di vino.

"Hai vomitato anche su di lui?" tenta di indovinare.

Stuart gli tira un colpo divertito sulle spalle, "No, ma è tremendamente divertente. Lavora nel campo musicale ed è a tutto un altro livello di ossessione. Cynthia? Dimenticala. Penso proprio che il buon vecchio Brian abbia piccoli, adorabili ritagli delle foto di John sparsi per tutta la sua camera da letto"

Mentre parla, Stuart sfila con i denti il cappuccio della penna, e gli bastano pochi tratti perché sul tovagliolo emerga un ritratto abbastanza somigliante dell'uomo, con dei cuoricini storti al posto degli occhi.

"Devi credermi, Paul. Qualcosa di imbarazzante. Quando ha conosciuto John, pur di averlo vicino, gli ha proposto di creare una band promettendo che che la avrebbe rappresentata"

Paul ridacchia, "E lo avete fatto?"

"Certamente, ma eravamo impresentabili. John suonava la chitarra come fosse un banjo, io tenevo il basso come se fosse un maledetto rastrello. E poi c'era questo fottuto ragazzino... ho dimenticato persino il suo nome. Comunque, c'era quest'altro fottuto ragazzino con una palese cotta per John che mi stava addosso per qualsiasi errore commettessi. Dio, l'avrei ucciso"

Paul sorride al racconto, "E addio alla carriera da rockstar"

"Amen" sospira Stuart, accavallando le gambe, "Comunque, Brian è ancora perso. Penso che compri i miei quadri solo per poter mantenere un rapporto con lui. John, d'altra parte, lo trova terribilmente noioso, e se lo conosco bene tra poco ce lo renderà palese".

Paul riempie i bicchieri di entrambi, e si limita a condividere con Stuart qualche momento di silenzio, immersi nella musica che rimbalza contro le pareti della stanza.
Mantiene lo sguardo su John, cercando conferma di ciò che Stuart gli ha appena detto, e non è difficile indovinare il forte disagio che il ragazzo sta provando.

"Ah, eccolo lì" ride Stuart, posando il bicchiere sul tavolino. "Dai, Paul, si va in scena"

Il giovane asseconda i suoi movimenti, troppo confuso per chiedersene la ragione se non dopo qualche secondo.

"Dov'è che andiamo?"

Stuart sorride, e i suoi occhi, già lucidi per via dell'alcol, scintillano di furbizia e ironia, "La sua mano, la vedi? È un segnale. Abbiamo perfezionato questo linguaggio per anni".

Paul ha bisogno di qualche secondo per notare che la mano destra di John, abbandonata lungo il suo fianco, segna con le dita il numero tre.

"Piano numero tre" conferma Stuart, "L'ubriaco".

Per un attimo, Paul è geloso di quel legame.
Invidia la fittissima rete di ricordi e scherzi segreti che connette John e Stuart, la profonda complicità nel loro rapporto.
E gli sembra di comprendere, d'un tratto, la gelosia folle che il ragazzino senza nome deve aver provato. 

Ma Stuart gli sorride, in attesa, e a Paul basta fare un respiro profondo per dirsi che non c'è davvero ragione per odiarlo.
Perché John non appartiene a Stuart.

E neanche a lui.

"Cosa dobbiamo fare?" gli chiede quindi, un po' più cupamente di quanto vorrebbe.

Stuart, tuttavia, sembra non notarlo "Sorreggimi, e avviciniamoci. I veri artisti, mio caro Paul, improvvisano".

Paul si sforza di traghettare entrambi al di là della sala, ed è un miracolo che non crollino a terra prima di arrivare davanti a John.

"Ehi!" urla Stuart, a nessuno in particolare.
Sia John che Brian si voltano verso di lui, e il sollievo è evidente sul volto del primo.

"Ehi" li saluta John, e il suo braccio va immediatamente ad allacciarsi alla vita di Paul.
"Stu, tutto ok?" chiede poi, con un tono talmente preoccupato da rendere quasi palese la finzione.

Stuart si getta praticamente addosso a Brian, che lo sostiene allibito.
"Sono ubriaco, Johnny. Sto così male" si lamenta, portandosi una mano alla fronte.

Neanche lui è un buon attore, ma il fatto di essere realmente ubriaco aiuta certamente la sua performance.

"Posso fare qualcosa per te, Stuart?"

"Oh no, John. Non preoccuparti per me. Forse il vecchio Brian può accompagnarmi a vomitare, però. Inizio a sentire quel terribile gusto di vomito in gola che..."

Brian si distacca improvvisamente da lui, "John, devi perdonarmi. Ma io devo davvero andare" si giustifica, mentre Stuart alle sue spalle sorride sornione.

"Oh, non preoccuparti Brian. Va' pure. Mi occupo io di lui"

Finiscono sul tetto, con una bottiglia di vino a testa, mentre sotto di loro la festa continua.

Stuart divide una sigaretta con Astrid, che ride con la testa posata sulla sua spalla.

Non si sente mai abbastanza grato per quello che la vita gli ha dato.

Il potere di evadere dalle feste noiose, l'amore della sua vita che si lascia cingere le spalle con il braccio, il privilegio di vedere il proprio miglior amico innamorato.

Sorride, e si allunga per passare a John gli ultimi tiri della canna che hanno girato.

"Lo hai mai visto così felice?" sussurra poi ad Astrid, nascondendo le parole tra i suoi capelli biondi.

Lei emette un mugolio di dissenso, e gli si stringe più forte addosso, "Siamo tutti così felici, amore mio. Vorrei che il mattino non arrivasse mai".

Quando hanno preso posto sul pavimento, Paul si è inspiegabilmente rifugiato tra le gambe di John, con la schiena contro il suo petto.

Stuart ha notato John che si sforzava di trattenere il respiro, come se il minimo movimento potesse farlo scappare.

E lo ha visto prendere coraggio, cingergli il petto con le braccia, sussurrargli qualcosa con le labbra premute sulle sue tempie.

Paul ha solo sorriso, di un sorriso languido, e si è sistemato meglio contro di lui.

Hanno fumato e riso tutti insieme, i visi illuminati unicamente dalla brace della canna che gira tra loro, e hanno sperato che la notte durasse per sempre.

A guardarli ora, Paul con le mani allacciate a quelle di John e John che lotta per non addormentarsi, Stuart si sente il cuore estremamente leggero.

"È ora di andare, il sole sta sorgendo" sbadiglia John, gettando a terra il filtro dell'ennesima canna.

Stuart fa lo stesso con la propria sigaretta, un po' amareggiato.

Astrid invece ha la voce impastata, ma decisa, "John, vi proibisco di mettervi in macchina in queste condizioni".

"Ha ragione, amico" gli fa notare Stu, aiutando la propria ragazza ad alzarsi, "Avete bevuto, e hai degli occhi spaventosi".

"Mamma, papà. Non preoccupatevi. Riposeremo da me finché non mi sarò ripreso abbastanza da guidare." li asseconda John, sarcastico "Ora, se mi date una mano con Paul...".

Serve l'azione combinata di Astrid e Stuart per riuscire a staccare il giovane dalla schiena di John.

"Stiamo andando a casa?" chiede Paul, spaesato.

"Tra poco" lo rassicura John, dolcemente, "Prima dormiamo un po'. Abito qui sotto".

Paul non reagisce, ma il suo equilibrio è talmente instabile da costringere John a passargli un braccio dietro l'incavo delle ginocchia e sollevarlo.

"D'accordo, basta feste per te" ride.

Paul sbuffa contro il suo petto, "È colpa di Stuart"

L'interessato, traballante ma sorridente, gli rivolge un breve inchino "Colpevole".

Paul non riesce a mantenersi vigile durante il brevissimo viaggio dal tetto all'ascensore, e dall'ascensore alla porta di casa.

Il maglione di John profuma di fumo e lana, con una vaga traccia del suo detersivo.

"Aspetta, devo aprire la porta" sussurra lui, posandolo a terra per qualche istante.

Paul non risponde, e la sua mente è tutta presa dalla strabiliante scoperta di quel nuovo profumo.

A un certo punto avvisa John di dover vomitare, flash del fondo della tazza, percezione perfetta della mano fresca dell'altro che gli sorregge la fronte.

Lo ha aiutato a lavarsi i denti, ne è quasi sicuro, perché passandosi la lingua sui denti avverte solo un piacevole sentore di menta.

Si chiede distrattamente se John abbia usato il proprio spazzolino, o se ne avesse uno nuovo nel cassetto.

Ora tutto intorno a lui è morbido e profuma di John, e fa fatica a tenere gli occhi aperti.

"Paul, tesoro" ridacchia John, tirandolo per le mani per costringerlo a mettersi seduto, "Puoi andare a letto tra un minuto. Prima devi cambiarti. Ti sei vomitato addosso"

Paul vede una vecchia t-shirt del King's e un pantalone felpato accanto a sé, ma non ha il tempo di metterli a fuoco che quelli iniziano a sdoppiarsi.

"Aiutami" sussurra, seccato, e si chiede perché il respiro di John si faccia più veloce.

"Va bene, allunga le gambe"

Paul esegue, inarcando brevemente la schiena perché John riesca a sfilargli i pantaloni e poi a infilargli quelli puliti.

"Bravo ragazzo" scherza John, in ginocchio di fronte a lui, ma la sua voce è più roca del normale, "Ora le braccia".

Il freddo della notte punge la pelle di Paul come uno sciame di api, e chiude gli occhi mentre l'altro gli sfila il maglione dalla testa.

Quando li riapre, John è ancora immobile, la t-shirt del King's dimenticata tra le mani.

Paul sorride, malizioso.

"Qualche problema?"

John si riscuote immediatamente, e sorride con dolcezza.

"Scusami. Sei solo molto bello"

Paul ridacchia.
Dovrebbe metterlo al suo posto, continuare a tenerlo a distanza.

Ma anche John è bello, ed è terribilmente dolce.

Non sta pensando a niente di particolare quando gli solleva il mento con l'indice e lo bacia, se non che qualcuno di così dolce deve avere un buonissimo sapore.

Il respiro di John si spezza contro le sue labbra, ma è pronto a respingerlo.

"Alza le braccia" ripete, dolcemente, "Poi ti metto a dormire".

Paul obbedisce, e lascia che John lo vesta e lo aiuti a sdraiarsi.

"Resta con me" gli chiede, con gli occhi quasi chiusi.

John sospira.
Ma si infila accanto a lui, per metà, un piede puntellato sul pavimento e la schiena contro la testiera, e lascia che l'altro gli si stringa contro.

Paul mugola appena quando lui inizia a carezzargli i capelli, e qualunque siano i sentimenti che lo legano a questo ragazzo, questo momento è di sicuro il più leggero della sua vita.

"Dormi" sussurra John, gentile.

E Paul si addormenta contro il suo fianco.

Quando si risveglia, diverse ore dopo, la sveglia sul comodino segna le tre di pomeriggio, e di John non c'è alcuna traccia.

Paul si alza, massaggiandosi le tempie per calmare le fitte, e man mano che i ricordi riaffiorano sente le membra paralizzarsi per il terrore.

Così vulnerabile, così esposto.
E svegliarsi comunque da solo.

Attento a non fare il minimo rumore, esce dalla stanza, ma non deve cercare a lungo per trovare John.

Dorme serenamente, steso sul divano, con una vecchia coperta che rischia di cascargli di dosso.

Paul sorride nel sistemargliela, e senza che lo voglia davvero le sue dita vanno a intrecciarsi delicatamente ai capelli del ragazzo.

Non ricorda bene la fine della serata, ma il solo pensiero che John abbia scelto di dormire sul divano piuttosto che approfittare del suo invito ubriaco basta a riempirlo di tenerezza.

John ci tiene a lui, più di quanto tenga ai propri desideri.

E Paul tiene a John, realizza d'improvviso, e le sue dita si allontanano da lui.

Tiene a John al punto di volere le sue braccia attorno e le sue mani addosso, al punto di non volersi fermare a quello.

Svegliarsi accanto a John, fare colazione insieme e leggere il giornale, dirsi cos'è che manca in frigo, allineare il proprio spazzolino accanto al suo.

Tutte queste possibilità, questo mondo inesplorato, lo terrorizzano più di quanto lo allettino.

Così si alza, attento a non svegliarlo, e raccoglie le proprie cose.

Sul piccolo taccuino accanto al telefono Paul lascia un disegno impreciso, e si odia perché la sua mente ha immediatamente pensato che Stuart potrebbe farlo meglio.

Persone nuove che si introducono nella sua vita, che capitano nei suoi pensieri.

John e i suoi amici che diventano la misura di tutte le cose.

Nel chiudersi la porta alle spalle, Paul sente chiaramente il sollievo che si mischia al dolore, e spera solo che John legga il suo messaggio e lo capisca.

Un brutto ciclamino e una sola parola.

"Addio".
 


Note
Aaaaaah le cose iniziano a farsi interessanti!
Ho amato scrivere questo capitolo.

Mi è piaciuto descrivere anche le scene dal punto di vista di nuovi personaggi, specialmente quello di Stu❤️

Non arrabbiatevi troppo con Paul.
È solo spaventato, ricordiamolo.
Non è bravo nelle relazioni, ed è ovvio che provare sentimenti lo spaventi! 

Vi volevo avvisare anche del fatto che siamo quasi alla fine della storia, e sarò veramente felice di poter concludere per la prima volta una long 💫

Insomma basta parlare, non posso fangirlare sulla mia stessa storia ecco ci vuole un po' di dignità.

Fatemi sapere cosa ne pensate voi!

H.

  
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