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Autore: xla    19/12/2021    1 recensioni
[Vegekaka, Goku/Chichi, Vegeta/Bulma]
Dove tutti sembrano sapere cosa sta succedendo tranne Vegeta.
Vegeta non sta capendo assolutamente nulla.
Ma gli piacciono i biscotti che fa Kakarot.
Ci sono tazze macchiate di rossetto in giro.
E Panchy è fantastica.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Top Vegeta, Bottom Goku, Sweet Gku, Oblivious Vegeta, Insicure Goku, Mentioned Polyamory, Bulma and Chichi are great, Hot Chocolate, Lipstick, Praise Kink
 
 
 
Note.
Cioccolata calda, biscotti e un rossetto. È nella mia mente da troppo tempo.
 
Non è certamente niente di speciale, ma il mio obiettivo era una piccola storia dolce. Solo questo: caldo e dolce.
Fuori fa freddo ed è bello avere tra le mani una coperta calda e una tazza calda.
goodvibes <3
 
 
 
 
 
 
 
Blue Mugs
 
 
 
 
 
Vegeta era diventato molto paziente nel corso degli anni, qualcosa che non si sarebbe mai aspettato, ma vivere alla Capsule Corp. era una continua avventura. 
E c’erano poche cose che sorprendevano il Principe di tutti i Saiyan. Soprattutto, non permetteva mai di mostrarsi stupito, nessuno doveva anche solo sospettare che fosse stato presto alla sprovvista. Ma ancora, Bulma e la sua famiglia avevano toccato nuove vette dell’assurdo. E soprattutto un’altra persona quelle vette le spaccava quasi ogni giorno! 
Negli ultimi giorni Kakarot si faceva vedere spesso alla Capsule Corp, con la sua faccia allegra e l’energia caotica. La prima volta che era comparso con quella sua dannata trasmissione istantanea Vegeta voleva menarlo, ma quando aveva detto che non aveva tempo per la terza classe, l’idiota si era grattato la nuca e risposto timidamente che non era venuto per un combattimento, ma per Bulma. Mentre il Principe faceva la figura del pesce palla, Bulma era spuntata e aveva preso per un braccio il saiyan più giovane e lo aveva portato via, lanciandogli uno sguardo ammiccante.
Ora. Non solo Kakarot non era lì per lui, ma anche la donna lo stava prendendo in giro? 
Panchy era passata nella stanza e aveva canticchiato che voleva fare dei regali per tutti. Vegeta era così sconvolto che aveva risposto di sì, Panchy lo aveva seguito fischiettando e senza commentare.
 
 
 
Il grande quantitativo di regali era sparito due giorni dopo e a Vegeta non interessava conoscere i destinatari. O cosa ci fosse dentro i pacchetti. Allontanarsi dalla moglie e dall’altro saiyan era l’obbiettivo principale.
Aveva finito di allenarsi con Trunks e stava andando verso la cucina per finirsi almeno due bottiglie di acqua, pensando a quanto fosse pigro suo figlio e ricordandosi di cominciare presto l’addestramento di Bra- che attualmente si rotolava in un cesto di chiavi inglesi in uno dei laboratori di Bulma, i loro ki erano vicini.
Sorrise al pensiero di un paio di colpi ben piazzati che aveva dato Trunks, c’era sicuramente speranza per il marmocchio.
Il chiacchiericcio dalla cucina non lo distrasse, era abituato a non avere mai il silenzio intorno. Quello che si non aspettava era trovare Kakarot comodamente seduto vicino a Panchy, sul tavolo due tazze di cioccolata fumante e dei biscotti di ogni tipo. C’era un profumo delizioso.
Il primo a salutarlo, ovviamente, fu Kakarot. “Ehy, ciao Vegeta!”
“Oh, perché non ti unisci a noi, tesoro?” commentò Panchy, “Ti preparo una cioccolata calda. Il caro Goku ha portato questi deliziosi biscotti!” porse uno dei patti. “Sono fatti in casa, li ha fatti lui, sai? Oh Goku, sono davvero buoni! Devi darmi la ricetta!” tubò.
Kakarot arrossì e nascose il viso dietro la tazza azzurra, Vegeta si prese un momento per notare un cuore in rilievo sulla ceramica. Si costrinse a distrarsi dall’altro saiyan e dal dolce profumo di dolci.
“No, sono venuto solo per l’acqua.”
“Uhuh, nessun problema, Goku è un vero tesoro e ne ha portate altre confezioni. Ce ne sta anche una con il tuo nome sopra.”
Kakarot si strozzò con la cioccolata. E Vegeta applicò tutta la propria autodisciplina per focalizzarsi su altro da quelle parole. 
“Oh caro, cosa ti succede?” domandò Panchy, battendo piano una mano sulla spalla grande e muscolosa. 
“Sto bene.” squittì il saiyan più giovane, il viso arrossato mentre riprendeva fiato. La punta del naso sporca di cioccolata. 
“Tzè.” Il Principe prese altre due bottiglie di acqua, finendole subito.
“Mi dicevi caro di quella pianta l’altro giorno, sei riuscito a salvarla?” tubò ancora Panchy. Vegeta segretamente la ringraziò per aver cambiato argomento.
“Ahm…” si schiarì la gola con un paio di colpi di tosse Kakarot, “Sì, sì. Goten era solo così felice che le aveva dato troppa acqua, niente di grave. Adesso sta bene!”
“Mh-hm, mi fa piacere.” Panchy inzuppò un biscotto. “Sai che i tuoi consigli sulla rampicante sono stati molto utili? Adesso è più rigogliosa che mai! Ah, che sbadata… devi ripetermi quel trucchetto per i fiori viola, ogni inverno mi muoiono!”
“Sono felice di questo, Panchy! Ah, volentieri! È semplice in realtà, sai? Basta che—mh?” Kakarot si era bloccato e lo guardava. Purtroppo il tono limpido e allegro aveva attirato la sua attenzione.
“Cosa c’è?” chiese Kakarot: occhi grandi e innocenti, belle labbra carnose e il cioccolato sul naso.
“Pulisciti la faccia…” ringhiò uscendo dalla cucina. 
 
 
 
Si stava preparando per andare a dormire, ripensando alle tazze sporche di quel pomeriggio. Vegeta si rese conto che non aveva mai visto quella tazza azzurra usata da Kakarot, sporca di rossetto ai bordi. Anche l’altra tazza era sporca, ma aveva il solito colore di rossetto usato da Panchy. 
Scrollò le spalle. Probabilmente la suocera aveva invitato qualcuno o era di Bulma.
A letto Bulma stava scrivendo qualcosa circondata da quattro padd. Vegeta sorrise alla compagna immersa nel suo lavoro e come un predatore silenzioso gattonò nudo sulle lenzuola. Arrivato quasi alla meta, Bulma lo bloccò con una mano sulla guancia. Alcune volte pensava che la donna avesse sensi saiyan.
“Non ci provare, dolcezza. Ho del lavoro da fare!” 
Vegeta sbuffò e buttò un occhio sullo schermo luminoso, annusando l’aria e avvicinando il naso al collo dell’altra. 
Bulma ridacchiò. “Profumo, regalo della mamma!”
Vegeta grugnì, non era un fan dei profumi, non solo perché il suo olfatto era più acuto degli esseri umani, ma perché tendeva a preferire il profumo della pelle di Bulma al naturale. Così come altre cose, era sempre meglio l’odore della pelle senza sostanze aggiunte. Tranne il sudore, il sangue e la terra.
“So che ti aveva reclutato per questi regali.” continuò Bulma con tutta calma. “Lì c’è il tuo.”
Vegeta seguì la direzione della penna digitale fino accanto allo specchio grande dall’altra parte della stanza: una busta con un fiocco rosso. Non la ricordava. “Cosa c’è dentro?”
Bulma sfoderò un piccolo sorrise arrogante che la rendeva solo più bella, come se fosse possibile. “Dovrai scoprirlo.” 
Fingendo di non essere curioso Vegeta scese dal letto e raggiunse la scatola, aprendola: un mantello lungo e rosso che si adattava perfettamente alla sua armatura da battaglia. La sua faccia fece esplodere Bulma in una sonora risata. Nascondendo il rossore in viso, piegò con cura il dono e lo mise in uno dei suoi cassetti, buttando la scatola e conservando il fiocco. Quando tornò al letto le risate di Bulma stavano scemando, lasciandola con un delizioso viso rosso.
“Finito di ridere di me, donna? C’è chi è morto per molto meno!” ringhiò.
“Di sicuro hai un modo tutto tuo per farmi morire!” tono semi languido gli fece mostrare i canini in un sorriso affamato. “E comunque la mamma non ha preso il tuo regalo quel giorno, lo aveva programmato prima e fatto fare su misura. L’ha preso oggi pomeriggio dal sarto.”
Vegeta si sistemò accanto alla compagna, scansando casualmente i padd per abbracciarla. “Quando? Oggi tua madre è stata praticamente rapita da Kakarot! Che mi chiedo: ce l’ha una casa l’idiota? E ha cucinato anche dei biscotti!” grugnì, immergendo il naso nei capelli blu. Per fortuna il profumo tipico della donna si sentiva ancora.
Bulma ridacchiò. “Forse voleva ringraziare la mamma per il set di tazze e teiera che ha comprato per lei, ChiChi e Goten.” Poi un improvviso pensiero la colpì e ammiccò. “Oh… tu… sei solo infastidito che Goku non sia qui per te.”
“Sono un Principe donna, e non mi infastidisco! Soprattutto non per Kakarot!” bofonchiò, il solo pensiero era semplicemente ridicolo. “E per per cosa? Loro parlavano di- piante e fiori” disse con espressione confusa.
Bulma sospirò e mise via il proprio lavoro, abbracciandolo. “Beh, non mi sorprende. Goku conosce molto bene la natura.” la faccia cupa di Vegeta la fece di nuovo scoppiare a ridere, non molto segretamente Vegeta amava farla ridere. “Guarda guarda, ti è sfuggito un particolare mentre in questi anni non hai fatto altro che osservare Goku?”
“Cosa hai detto, donna?” scattò seduto, “Come osi?”
Bulma lo riprese tra le braccia e lo buttò di nuovo steso. “Hush hush, non ho tempo per ascoltarti fingere che non ti interessa.”
“Neanche io per ascoltare le tue stronzate.” grugnì con il viso nell’incavo del suo collo.
Bulma gli tirò su la testa e gli soffiò nell’orecchio. “Ma forse posso trovare tempo per altro, e anche tu.”
Vegeta ghignò e le mangiò le labbra sentendo le sue braccia sulla schiena. Queste erano le notti che voleva, tra queste braccia e i capelli blu, anche se il ricordo di occhi grandi e innocente il naso sporco di cioccolato non lo lasciavano.
 
 
 
Il giorno dopo Vegeta aveva passato la prima parte della mattinata con Bra, facendola arrampicare su gambe e braccia e vedendo orgoglioso come la sua forza saiyan aumentasse sempre di più. La bambina volava ma era sempre così distratta che rischiava di sbattere contro qualunque cosa. Vegeta non era preoccupato, ma Bulma diceva che non potevano cambiare le pareti ogni settimana. Vegeta continuava a non essere preoccupato.
Ma nonostante stare con sua figlia lo scaldasse in un modo che mai aveva ritenuto possibile, la propria pelle e sangue cantavano con insistenza per la battaglia. E sapeva che c’era solo una persona che conosceva, anche se senza saperlo, lo stesso richiamo. 
In cucina era rimasta una delle scatole di Kakarot. Serrò la mascella e sbuffò, afferrando un biscotto e mangiandolo come se stesse per andare a morire.
Voleva farlo. Era buonissimo! Dolce e morbido. Si finì gli ultimi dolce sotto lo sguardo allegro della figlia seduta sul tavolo. Con un biscotto che spuntava dalla bocca cercò di essere minaccioso.
“Non parlarne con nessuno, siamo intesi?”
Bra fece le bollicine con la saliva e agitò le piccole braccia. “Papà! Papà!”
Vegeta sospirò scuotendo la testa. Staccò il pezzo del biscotto che aveva in bocca e lo porse a Bra che felice lo iniziò a mangiucchiare. Era totalmente in quelle piccole manine sporche di pasta zuccherosa.
“Uh, buongiorno caro!” canticchiò Panchy, entrando da una porta finestra nella sua tenuta da giardinaggio. “Stai andando da Goku? Posso chiederti di portargli i suoi recipienti?”
Vegeta cercò di bere il suo caffè con sua figlia che voleva arrampicarsi sulla spalla e mangiare nello stesso momento. Perché la donna bionda pensava che non avesse di meglio da fare che andare a trovare quell’idiota gentile? 
“Oh, la piccola principessa sembra pronta per la giornata!” Panchy non aspettava alcuna risposta da parte sua, avvicinandosi a Bra e prendendola in braccio. “Ti va di aiutare la nonna con i fiori, tesoro? C’è anche il nonno fuori!”
In pochi minuti Panchy preparò una busta con dentro i contenitori adesso vuoti e puliti, uscendo senza aggiungere altro, sapendo che Vegeta sarebbe andato da Kakarot e Vegeta detestava che avesse ragione. Anche solo per il mantello rosso. Dannazione. 
 
 
 
Bussò scocciato alla porta nella casa a cupola sul Monte Paozu. Una voce dall’interno cantava che era aperto e che poteva entrare- chiunque fosse. Vegeta grignì, poteva ancora stupirsi della fiducia che Kakarot nutriva verso gli abitanti di questo mondo e di tutti gli universi?
Trovò il giovane saiyan nel suo orrendo gi arancione seduto al tavolo della cucina bevendo qualcosa. Il viso dolce si illuminò in un sorriso. “Vegeta! Che bello vederti!” Vegeta era sicuro che se avesse avuto la coda a quest’ora starebbe scodinzolando felice, era incredibile come anche a distanza di anni, Kakarot lo guardasse sempre in quel modo e fosse sempre così pieno di felicità e fiducia. 
Il saiyan più giovane si alzò per andare ai fornelli. “Cosa posso fare per te?”
Senza dire una parola, Vegeta mise sul tavolo la busta. Kakarot si avvicinò e l’aprì. “Ahh, ma non dovevi disturbarti, li avrei presi io in questi giorni!”
“Sì, immagino.” Rispose, incrociando le braccia al petto. “Ultimamente sembri vivere alla Capsule Corp.”
Kakarot ridacchiò leggermente, trafficando su una mensola e prendendo una scatola, assieme a una teiera la posò sul tavolo, “Sì, io- ma non ti sto disturbando. Voglio dire…” balbettò dandogli le spalle. E afferrando due tazze colorate e una zuccheriera, che finirono sul tavolo. “Non lo sto facendo, giusto?” osservò per un breve momento una tazza azzurra identica a quella con cui lo aveva visto da casa propria, “So che non ti piaccio.” Ancora quella leggera risatina mentre si portava una mano alla nuca. 
Vegeta fece in tempo a vedere che anche quella tazza era sporca di rossetto, mentre veniva messa nel lavandino e pulita con il sapone. 
“Sei una tale chiacchierone!” ringhiò. “Sbrigati! Andiamo a fare un po’ di allenamento!” 
Vedere quell’atteggiamento così scostante gli dava fastidio. Non voleva questo, voleva- e che tutti gli dei lo salvino, il solito Kakarot e tutto ciò che comportava. Qualunque cosa, anche se questo fosse parte di Kakarot, non sarebbe rimasto fermo facendo pensare all’altro che doveva mettersi da parte! Lui era il suo Principe, Kakarot doveva cercarlo, sfidarlo, fare di tutto per avere la sua attenzione. Anche se la terza classe ci riusciva benissimo anche solo respirando.
Kakarot alla proposta di un combattimento tornò a sorridere e si morse il labbro inferiore. “Mi piacerebbe molto, Vegeta!” sospirò piano con il viso leggermente rosato, mettendo via i sacchetti vuoti in un ripiano basso della cucina.
Vegeta notò che non gli stava chiedendo se avesse assaggiato i biscotti, ma scacciò il pensiero. “Andiamo? O hai paura che ti colpisca troppo forte?” ridacchiò perfido.
“Ah, Vegeta!” scosse la testa Kakarot, divertito. “Vai avanti, arrivo subito, sto aspettando ChiChi e Goten.” 
Ah, ecco perché delle due tazze. 
“Per quale motivo?”
“Tu vai avanti, cercherò il tuo ki. Ti riconoscerei tra mille.” sussurrò l’ultima parte e qualcosa dentro Vegeta si scaldò in un modo del tutto nuovo e diverso.
Stava per parlare, quando dalla porta entrò un vivace bambino, copia sputata di Kakarot che gli girò tra le gambe correndo felice e salutandolo per poi volare tra le braccia del padre. 
Un sospiro vicino a lui e ChiChi lo superò. “Quanto fa freddo, ciao Vegeta!” il tono della terrestre era più dolce del solito mentre pronunciava il suo nome, avvicinandosi al marito che giocava con il loro secondogenito. Vegeta guardava mentre Chichi passava delle grosse buste al marito e gli dava un bacio sulla guancia, vedendo che aveva lo stesso colore del rossetto sulla tazza. Mistero risolto.
Guardò altrove, la sua testa non sopportava la vista, anche se il cuore la trovava piacevole.
Sperando di essere in un altro posto, finché Kakarot non gli fiorò un braccio, “Andiamo? Chichi, torno questa sera, va bene?”
“Mh hm, come no, questa sera…” il tono dolce era scivolato in qualcosa che lasciasse intendere altro, Kakarot si agitò e balbettò, spingendolo fuori. 
“Ciao tesoro!” urlò con voce acuta il saiyan più giovane per impedirle di continuare. Vegeta si sentiva come se si fosse perso qualcosa per strada.
“Papà! Posso venire con te insieme a Vegeta?” squittì il più piccolo, preso al volo dalla madre.
“No Goten, dobbiamo tagliare la legna.”
“Ma papà ne ha già tagliata tanta…” inclinò la testa il bambino.
“Ci serve più legna!” tagliò corto Chichi, spingendoli fuori e chiudendo la porta a chiave.
Vegeta guardò la casa, quasi sollevato di sapere che non era l’unico a vivere in una famiglia di matti, Kakarot al suo fianco stava ridacchiando nervosamente, schiarendosi la voce con un gesto ancora più impacciato, allungandogli la mano. Senza protestare Vegeta avvolse la propria mano guantata in quella più grande, avvertendo un piccolo sussulto da parte di Kakarot ma mentre sollevava lo sguardo, l’altro li teletrasportò. 
 
 
 
Combatterono nei pressi di un bosco tutto il giorno, finché il sole non iniziò a calare e con esso anche le temperature iniziarono ad abbassarsi. Con tutto il movimento che avevano fatto erano abbastanza accaldati, ma Vegeta non protestò quando l’altro propose di accendere un fuoco.
“Hai fame?” e da questa innocente e quasi timida domanda di Kakarot, avevano iniziato l’ennesima sfida su chi fosse riuscito a cacciare il miglior pasto. 
Kakarot aveva vinto, accidenti a lui, ma con la sua solita naturalezza aveva ridacchiato e unito il bottino, iniziando subito a cucinare e complimentandosi con Vegeta per l’ottima carne presa. 
Vegeta guardava l’ex rivale cucinare e gli tornarono in mente i particolari scoperti in quei giorni e le parole di Bulma. E sì, aveva passato molto tempo osservando il saiyan più giovane- strategia di battaglia, conosci il tuo nemico ecc ecc, e gli era sfuggito così tanto…
Kakarot appariva così a suo agio nella natura, con il sole che stava tramontando e i colori che rendevano quella pelle più calda e morbida. Era difficile pensare a questi termini per un saiyan, ma Kakarot era come nessun’altro. Con l’orrendo gi strappato Vegeta si concesse di vedere il suo corpo con i graffi e i lividi e i tagli che lui stesso aveva causato. Una parte di lui era orgogliosa e l’altra… un po’ meno. Orgoglioso per essere riuscito a segnare l’altro, in combattimento, giusto? dimostrazione di superiorità, giusto? 
Kakarot gli stava offrendo metà della loro caccia perfettamente cucinata- al sangue, con quel sorriso sincero e felice. Stava anche parlando, ovviamente, su quella Terra tutti parlavano in un modo o nell’altro la comunicazione veniva eseguita da tutti e sembrava così fondamentale. Sbuffò e afferrò con uno scatto la carne, iniziando a mangiare. 
Con la coda dell’occhio vide che ogni tanto l’altro lo guardava attraverso le ciglia, ma almeno non parlava più, impegnato a mangiare. Avendo consumato energia il cibo era quasi un rituale sacro e Vegeta ricordò improvvisamente come tra loro due i pasti siano sempre così… diversamente da quando mangiavano con le loro famiglie. 
Il Principe stava sgranocchiando un osso mentre Kakarot manteneva vivo il fuoco con altri pezzi di legna, i grandi occhi neri del più giovane giravano a vuoto attorno a loro. “Hai ancora fame?”
Vegeta mise l’osso vicino agli scarti- pochi, come ogni buon saiyan, “Se ho fame vado a prendermi altro.”
“Oh, sì, giusto.” ridacchiò Goku avvicinandosi al fuoco e mettendosi le mani sulle caviglie davanti a lui. Le piante dei piedi uniti. Dondolò un po’ avanti e indietro e un paio di volte a destra e sinistra alzando la testa al cielo. Quel profilo quasi fanciullesco nonostante la sua età, la mascella e il collo ben formati sembravano essere baciati dalla luce delle fiamme. Vide le labbra chiuse muoversi come la lingua passava sui denti, trovandole più scure senza averlo notato prima durante il combattimento. 
“Ah,” disse improvvisamente Kakarot come se fosse una scoperta straordinaria. “Ho questa bevanda che è davvero buona. Hai mai provato il golden milk?”
Vegeta incrociò le braccia. “No, penso di no. Avrei dovuto?”
Kakarot arrossì e si stropicciò le dita tra loro con una risatina nervosa. Vegeta aveva deciso che non gli piaceva vederlo nervoso attorno a lui. “No, io non- ho solo domandato… ti va di assaggiarlo?” 
Anche se non era una sfida, il Principe si ritrovò a sorridere. “Molto bene, ma spero per te che sia buono.” prima che potesse mettersi in piedi, Kakarot era già saltato sul posto.
“Vado a prendere gli ingredienti e lo faccio.”
Spontaneamente Vegeta aveva dato per scontato che sarebbero andati in un bar, le parole del più giovane furono ben accolte. Anche se iniziava a fare più freddo, Vegeta voleva comunque rimanere nel bosco. Solo loro due. Dava una piccola illusione di… qualcosa.
Tornò seduto incrociando le braccia al petto e Kakarot sorrise prima di sparire come di consueto. Nei minuti successivi il Principe fece di tutto per bloccare i propri pensieri. Il comportamento di Bulma, quello di Chi-Chi e Kakarot. Sua suocera era un altro discorso… agiva davvero per vie misteriose.
Il giovane saiyan tornò con le braccia piene e il viso rosso. Era solito arrossire così tanto o era… qualunque cosa. Questo poteva piacere a Vegeta. Un Kakarot con le guance rosse era sempre meglio di un Kakarot nervoso. 
Sistemando gli ingredienti vicino al fuoco osservò come l’altro preparava con nonchalance questa famosa bevanda. L’olfatto saiyan fece il resto, catturando l’odore di curcuma, latte, cannella, forse del pepe nero ma non ne era sicuro e del miele.
C’era qualcosa di… magico, nell’osservare Kakarot così tranquillo. Certo, il saiyan appariva sempre a suo agio in ogni situazione, al punto da dargli il prurito. Ma così… si accorse che questa era una tranquillità diversa. Il corpo rilassato, nessun muscolo in tensione e non era dovuto allo sparring che avevano fatto. 
Un forte odore lo svegliò, quando Kakarot spinse una tazza con dentro un liquido color oro sotto il suo naso. A distanza di un braccio, Vegeta si concentrò sul viso dell’altro, notando solo in quel momento che i suoi occhi non erano completamente neri, come ogni saiyan. Forse era la luce del fuoco, sicuramente, non aveva visto dei riflessi dorati in quegli occhi…
Nel tentativo di distrarsi, abbassò lo sguardo per tornare a quel famoso golden milk, inciampando metaforicamente sulle labbra più scure del solito. Alla penombra anche loro sembravano più morbide del solito. 
Volendo sbarazzarsi di quelle assurde fantasie, Vegeta immerse la faccia nella tazza, prendendo il sapore corposo e avvolgente della bevanda. Non aveva un sapore molto dolce e la consistenza non era completamente liquida… era davvero nei suoi gusti. 
Kakarot soffiava tenendo la tazza con entrambe le mani e sorseggiando piano con un piccolo sorriso. Ancora, Vegeta non amava farsi prendere in contropiede, ma questa creatura lo faceva dal primo giorno che si sono incontrati. Ogni ingrediente sembrava fresco e ben selezionato, gli tornarono in mente le parole di Bulma. Pensando alla scienziata non si accorse di essersi incantato a fissare il saiyan più giovane.
“Che c’è? Ho qualcosa in faccia?”
Vegeta voleva dargli un cazzotto. “No, dannata terza classe. Tranne i miei pugni.” rispose piccato, infastidito per essere stato colto in una situazione così compromettente. 
Kakarot ridacchiò felice. Solo Kakarot poteva reagire in quel modo alle sue parole aspre. Kakarot e la sua Bulma. Stranamente il pensiero che queste due persone avessero un tratto in comune non lo infastidiva, da quello che aveva capito anni prima i due erano migliori amici da anni. 
Kakarot finì il suo infuso e si stiracchiò. Vegeta vide la tazza e notò ancora il segno del rossetto. Forse l’idiota aveva preso la tazza della moglie. 
“Kakarot… non mi avrai dato la tua tazza!”
“Mh? Sì, no- ne ho alcune. Quella è una delle tante!”
“Non pensavo che collezionassi tazze!” suo malgrado fece un mezzo sorriso.
Scrollò le spalle “Non proprio. Piacciono sia a me che a ChiChi e ogni tanto ce le regaliamo.”
Il sorriso si trasformò in una smorfia per l’immagine sdolcinata. 
“Non ti facevo un tipo materiale, Kakarot”
“Lei è felice, mi piace vederla felice” sorrise al cielo che iniziava a riempirsi di oscurità e stelle. “Esattamente come è bello vedere come tu e Bulma vi rendete felici a vicenda”
Vegeta guardò altrove. “Fatti gli affari tuoi”
“aaah, Geta, non fare così, lo so che sei un tenerone con lei.”
“Ti ammazzo, giuro che oggi ti ammazzo” ringhiò per avvertirlo, anche se era consapevole che l’altro non avrebbe preso il suggerimento.
“Non lo neeeghi!” Kakarot stava ridendo così tanto che si abbracciò la pancia con le mani. Finito di ridere e ripreso fiato si asciugò una lacrima. “Seriamente, siete bellissimi. Siete così perfetti insieme.” sussurrò con una piccola nota triste, come se mancasse qualcosa nonostante gli occhi scintillanti.
Vegeta non poteva fare a meno di sentire una morsa di orgoglio per quelle parole. Non era sempre stato un vero compagno per Bulma. Non era una brava persona, un buon compagno o un buon padre. Ma stava cercando di migliorare. Ma se l’idiota diceva quelle cose… ed era sempre così fastidiosamente sincero. 
Ma non stavano per avere un cuore a cuore. Negli anni aveva imparato ad evitare accuratamente questo con l’altro. 
“Io vado.” si alzò, posando delicatamente la pazza per terra.
Goku si mise seduto con uno scatto e il viso aveva una sfumatura triste, ancora. “Sì, va bene.” anche il suo sorriso sembrava diverso. “Ci vediamo domani?” 
“Non lo so. Ma tu tieniti pronto per farti picchiare il culo!” ghignò.
Goku si portò una mano sulla fronte “Sissignore!”
Vegeta prese il volo senza voltarsi indietro, se lo avesse fatto, sarebbe solo stato attirato dalla luce dell’idiota e dalla sua gentilezza.
 
 
 
La mattina dopo Vegeta era pronto per volare dalla terza classe e prenderlo a calci nel culo, come aveva promesso, ma prima voleva fare la consueta tappa dalla figlia- aveva provato a buttare giù dal letto Trunks, ma il ragazzino era ancora abbracciato al cuscino e accanto a lui c’era Goten che si succhiava il pollice e borbottava nel sonno di arrosto e glassa al limone. 
Vegeta stava borbottando sulla loro simbiosi, non vedendo l’ironia di come i mocciosi fossero così inseparabili. Così decise di concentrarsi sulla sua principessa, perché difficilmente sarebbe riuscito a svegliare i bambini, a meno che non chiamava Bulma e la donna aveva lavorato tutta la notte e non aveva la minima intenzione di rischiare di svegliarla così presto.
La voce di Bra miagolava e trillava dalla dietro la porta semi chiusa della sua stanza. Vegeta era pronto per il sorriso segreto che esisteva solo per lei, quando si trovò davanti una scena che mai avrebbe immaginato: Kakarot, a casa sua, di nuovo, nella cameretta di Bra, che giocavano a rincorrersi. Con Bra che volava in modo precario, ridendo felice inseguendo quello che lei chiamava zio Kaka.
Sentendo il suo ki, Kakarot si fermò e gli sorrise, Bra andò a sbattergli sul petto, aggrappandosi felice al gi orancione. 
“Ciao, Geta!” come faceva a sorridere in quel modo senza orario era al di là di Vegeta, che si strofinò gli occhi, convinto di aver visto male. Ma il calore del corpo dell’altro era oramai troppo vicino per evitarlo. “Stavo per andare via, quando Bra mi ha catturato e sai no, è troppo forte.” ridacchiò e non sembrava esserci traccia di quella punta di tristezza, con Bra accoccolata al suo grande petto. Vegeta venne invaso dall’odore della figlia e di Kakarot: profumi naturali e dolci, sembravano avere qualche nota in comune. Sospirò, certo che lo facevano: erano due cuccioli!
Vegeta stava per rispondere con qualcosa di acido, qualcosa che non voleva ma si sentiva troppo esposto e con la necessità di mettere una barriera tra i due. Peccato che tra di loro ci fosse una creatura troppo potente, gli occhioni blu di Bra lo fissarono, canticchiando e chiamandolo e Vegeta si sentì sciogliere dentro. 
Vegeta le carezzò i capelli senza incontrare quegli occhi grandi e con sfumature dorate. Sua figlia sembrava molto comoda dove si trovava e notava come le braccia di Kakarot non la tenessero, perché poteva sentire come le piccole e forti manine si aggrappavano al tessuto e alla carne.
“Il tuo moccioso dorme. Auguri a svegliarlo!” borbottò Vegeta spostando l’argomento. “O meglio… buona fortuna a separarli!”
Kakarot ridacchiò. “Ho solo fatto un tentativo. Mi ha chiamato Bulma, aveva la voce stanca e penso si sia addormentata.” si guardarono, in silenzio, entrambi spaventati dalla donna e la sua furia. “Ma il Signor Brief voleva farmi vedere qualcosa così sono rimasto, e Panchy ed io abbiamo preparato la colazione.” 
Bra si era arrampicata sul petto e abbracciato il collo, sbilanciandosi mentre cercava contemporaneamente di toccargli il viso. Vegeta era impegnato a ponderare che non aveva sentito il ki di Kakarot in tutto quel tempo… si era davvero rilassato negli anni. 
“zio Kaka! Ahahah!” rise la bambina, toccandogli le guance e le labbra. “Anche io anche io!”
Le palpebre del saiyan più giovane sfarfallarono insieme alle ciglia nere ridicolmente lunghe. La testa blu copriva quasi la sua faccia arrossata. 
“Forse dopo tesoro, dopo torno, promesso! Okay?”
Bra gonfiò le guance, indispettita con un adorabile broncio e Vegeta sentì qualcosa che non udiva da anni: fusa. Provenivano da Kakarot, che si era arreso, come chiunque, al piccolo viso di Bra. 
“Va bene.” Rispose con una voce che non gli aveva mai sentito fare, con un sottofondo di fusa, mentre strusciava le loro guance insieme. Un gesto che Vegeta aveva quasi rimosso dalla mente, lui stesso lo aveva fatto una sola volta con Bra. Un gesto che i saiyan facevano con i cuccioli, generalmente con i loro cuccioli. L’idea lo colpì in pancia come il migliore dei colpi. E anche se in casa la temperatura era perfettamente regolata, il proprio corpo si raffreddò. La versione più giovane del Principe avrebbe riso, prendendo in giro l’altro saiyan probabilmente avrebbe strappato sua figlia dalle braccia. Ma questa versione, questo Vegeta… seppur con una punta di fastidio, che lo accompagnava perennemente come se indossasse sempre un vecchio paio di scomodi stivali, trovava la cosa rassicurante e… giusta e ancora, morbida e calda, come tutto ciò che riguardava Kakarot. 
Si appoggiò allo stipite della porta, decidendo di aspettare per approfittare della presenza dell’altro per un po’ di sparring nella Gravity Room. 
Vide distrattamente Kakarot trafficare nei pantaloni del gi e tirare fuori un tubetto. Sembrava essere quello che cercava Bra perché allungò le piccole braccine. “Faccio io!” proclamò con tutta la determinazione del mondo e a Vegeta ricordava tanto Bulma. 
Kakarot aprì il tubetto e diede una delle due metà a Bra che trillò felice iniziando a passarlo in una zona della faccia del saiyan più grande. E Vegeta si rese ancora conto di quanta pazienza avesse acquisito negli anni. 
“Goku! Mio caro?” la voce allegra di Panchy arrivò da un angolo dei corridoi della casa, il passo leggero come se volasse, spuntando dietro Vegeta. “Oh, eccoti qui! Buongiorno Vegeta tesoro!”
Vegeta rispose a mezza bocca alla suocera, ma lei attirò l’attenzione dei due cuccioli, perché per lui Bra e Kakarot lo erano, e solo in quel momento Vegeta dice quello che riconobbe come un rossetto nella mani di Bra e una striscia marrone chiaro che partiva dalle labbra e andava su una guancia di Kakarot. 
Panchy sorrise felice come se fosse una scena comune. “Questa volta non dimenticare i tuoi contenitori. Ho messo i tuoi deliziosi biscotti in un altro punto. Ma perché non venite a mangiare voi due?” batté le mani e Bra la imitò. 
Vegeta era troppo preso dal rossetto sulle labbra di Kakarot, la mente che collegava tutte le volte che aveva visto quel colore sulle tazze. Kakarot portava il rossetto? Prima ancora di pensare: come ho fatto a non notarlo? La sua mente si focalizzò su quanto gli stesse bene. Era un colore nude, quasi color biscotto, come quelli che il saiyan preparava, morbidi e caldi. 
Gli occhi di Kakarot erano fissi su Panchy. “Ah… ma figurati! Non serviva!” balbettò e sorrise. “Bra, vogliamo andare a mangiare?”
La bambina rise agitando il rossetto. “Biscotti biscotti!”
“Sì, biscotti!” ripeté Kakarot, “Ti piacciono?”
Bra annuì guardando il tubicino tra le sue piccole mani. “Sì, anche a papà!”
Vegeta quasi si strozzò con la propria saliva, volendo vedere la reazione dell’altro e sì, eccolo lì, il rosso sulle guance, e la striscia di rossetto. Gli occhi sgranati e sorpresi.
“Oh, beata gioventù!” tubò Panchy soddisfatta. 
Vegeta decise che avrebbero mangiato e poi si sarebbero allenati, quindi seguì la suocera in cucina o meglio, si lasciò guidare dal profumo dei biscotti e da quello di zucchero vicino a lui, con Kakarot che camminava al suo fianco e Bra che volava attorno a loro.
 
 
 
Goten chiuse la chiamata e corse dal padre che lo guardava a metà tra l’ansioso e lo speranzoso anche se faceva del suo meglio per non darlo a vedere. Ma Vegeta aveva sempre pensato che Kakarot fosse un pessimo bugiardo. Le grandi mani nervose attorno alla tazza azzurra e sporca di rossetto. La cioccolata calda all’interno quasi finita, bevuta come se dovesse riempire il tempo.
“La mamma ha detto che posso restare anche questa notte!” 
Trunks osservava con gli occhi spalancati seduto sul divano e alzò vittorioso un pugno in aria alla notizia. Chiaramente felice alla notizia di poter passare ancora del tempo con il suo migliore amico. 
“Questo è stupendo, figliolo!” commentò Kakarot. “Divertitevi ragazzi! Allora io posso andare!”
Vegeta batté le palpebre: dopo una giornata passata insieme, sparring, caccia, cibo era… strano, vederlo andare via. Vegeta si era quasi dimenticato che l’altro saiyan non abitasse lì. Dentro di sé una voce gli diceva che avrebbe dovuto. 
“Mamma ha detto che puoi rimanere quanto vuoi.” continuò il più piccolo.
Kakarot respirò pesantemente. “Ha detto davvero così?” domandò, passandosi una mano alla nuca.
“Veramente ha chiesto se c’era anche Vegeta e quando ho risposto di sì, ha detto che andava bene.”
Goten scrollò le spalle e raggiunse il suo amico e ridacchiarono, già pianificando tutti i videogames a cui potevano giocare tutta la notte.
Kakarot ridacchiò ma ogni cosa rimase sospesa dall’ingresso di Bulma in tenuta da lavoro, dirigendosi subito alla macchina del caffè con già la sua tazza tra le mani per il secondo giro della serata. La scienziata fece l’occhiolino a Vegeta che borbottò. 
“Goku! Grazie per la dose extra di biscotti! Diventi sempre più bravo, sai?” si avvicinò all’amico e mangiò uno dei suddetti biscotti. Pulendosi la mano sul pantaloni diede una pacca sulla spalla dell’amico. “E questo rossetto ti sta così bene, amico, un giorno devi prestarmelo!” 
Kakarot sembrò confuso. “Grazie Bulma, è solo merito di Chichi, è un’insegnante molto paziente e brava.”
“E non solo in cucina, scommetto.” Ammiccò la donna, facendo arrossire il giovane saiyan.
“Bulma!” squittì Kakarot con il viso in fiamme. 
“Ho detto qualcosa?” cinguettò, mentre beveva il suo caffè nero e ammiccava verso Vegeta che era rimasto pietrificavo sulla sedia.
“Il rossetto è un tuo regalo!” balbettò il saiyan della Terra disperato per cambiare argomento.
“Ah, ogni tanto dimentico il mio buon gusto!” annuì la donna a se stessa, dandogli un buffetto sul braccio. Decidendo che aveva finito di mettere in imbarazzo l’amico e il marito e di aver dato una buona spinta, girò attorno al tavolo e notò come i due bambini stessero cercando di nascondersi senza troppo successo. “Voi due, tra poco dovete andare a letto!”
“Ma mamma!” “Non è giusto!” si lamentarono i due in sincrono.
“E se passerete la notte a giovare ai videogames lo saprò!” li ammonì, bevendo soddisfatta il suo caffè, Vegeta non vide neanche arrivare il piccolo pugno sulla spalle e l’espressione di rimprovero come quella che aveva dato ai marmocchi. 
Rimasto solo con Kakarot, Vegeta si accorse di come il silenzio iniziava ad andargli stretto. Era così abituato al rumore che sembrava davvero strano passare anche solo dieci minuti nella totale quiete. Aveva tante domande e… gli mancava il rumore che solo Kakarot riusciva a fare e in genere il saiyan più giovane non aveva mai avuto bisogno di un invito per fare casino, ma Bulma aveva un modo per rompere il ghiaccio creando una fossa che neanche il suo galik gun poteva competere. 
Kakarot stava guardando ovunque tranne che lui, rigirandosi nervosamente la tazza azzurra tra le mani. E sentiva un piccolo terremoto sotto il tavolo: la gamba lunga e muscolosa stava tamburellando, mostrando ancora di più il suo stato d’animo.
Finché non raggiunsero entrambi il punto di rottura, voltandosi nello stesso momento e parlando insieme.
“Quindi era tuo il rossetto!”
“Vuoi altra cioccolata?”
Si bloccarono, fissandosi per un paio di secondi, le guance di Kakarot divennero di nuovo rosse e si toccò il naso con un piccolo sorriso di scuse. 
Vegeta sentì le risatine e i ssh dei bambini le cui teste spuntavano dalla spalliera del divano.
“Non è ora per voi di andare a dormire?” ringhiò
I due mezzi saiyan si scambiarono un’occhiata come a decidere se rischiare la sorte o meno. Vegeta sbuffò e si alzò semplicemente dalla sedia, immediatamente Trunks e Goten corsero via, urlando ciascuno un frettoloso buonanotte. 
Anni prima sarebbe bastato il suo nome per far tremare pianeti interi, tornando seduto si domandò quando la sua vita era cambiata così tanto, poi guardò chi era con lui al tavolo e davvero, la risposta era sempre stata davanti a lui. Al suo fianco. In mezzo alla battaglia o fuori da essa. 
Davvero soli, Goku sembrò tirare un sospiro di sollievo. “Deve essere tremendo per te, essere in imbarazzo.”
“Ma per favore,” ghignò il Principe, incrociando le braccia. “Eri la perfetta imitazione di un pesce fuori dalla sua boccia!”
“Sì, ma io sono abituato ad essere imbarazzante.”
“Non lo sei… beh, sì, un po’ sì… alcune volte.” scrollò le spalle.
“Ma grazie!” ridacchiò Kakarot. “Un tale complimento proprio da te!”
“Però è strano, quando sei in silenzio.”
Kakarot giocò con la tazza. “Vorrei dirti che posso stare in silenzio per giorni interi… ma temo di aver perso quell’abilità e poi mi mancherebbe parlare con tutti voi e con la natura!” disse con voce leggera, finendo quel che restava della sua cioccolata oramai fredda. 
“Io non so più cosa sia il silenzio.” rispose, non sapendo bene cosa pensare delle nuove informazioni.
“Stai bene, Vegeta, lo vedo!” di nuovo quella piccola nota triste nonostante gli occhi lucenti come davanti al fuoco e sotto il cielo notturno.
“Anche tu, se le battute volgari di Bulma sono un indizio!” ghignò ancora, non poteva lasciarsi scappare quella notizia e voleva vedere se riusciva a farlo arrossire ancora.
Come previsto, le guance del saiyan più giovane si colorarono di un delizioso rosso. “Vuoi altra cioccolata calda?” squittì fuori.
Vegeta sorrise tutto canini e allungò la propria tazza, lasciando che l’altro prendesse qualche boccata d’aria mentre una delle macchine della cucina preparava la cioccolata. Quando tornò portò con sé anche altri biscotti e aveva aggiunto una dose extra di panna spray nelle tazze. 
Il Principe attese paziente che Kakarot si sentisse abbastanza tranquillo per bere.
“Così… che giochi fate tu e quella donna incredibilmente forte?”
Kakarot si strozzò con la bevanda, iniziando a tossire e battendosi il petto con un pugno. La fronte sudata toccò il tavolo. Quando la grande forma curva girò la testa gli occhi erano lucidi per le lacrime e aveva un broncio delizioso. Vegeta scrollò mentalmente le spalle: un cucciolo.
“Questo non è giusto, Vegeta, stavo bevendo!” parlò tra un respiro e l’altro. 
Vegeta ghignò. “Non lo neghi!” lo prese in giro usando le sue stesse parole. 
Kakarot si mise dritto e nascose il broncio offeso dietro la sua tazza, bevendo e borbottando qualcosa. Era un’immagine preziosa e Vegeta ridacchiò compiaciuto, era così concentrato nella propria soddisfazione che mancò le parole dell’altro.
“-Se tu vuoi..”
“Mh?”
Adesso sembrava che Kakarot sedesse sugli spilli e che da un momento all’altro sarebbe sparito più velocemente del suo dannato teletrasporto. 
Il saiyan più giovane aveva la faccia dentro la tazza azzurra, tutto quello che Vegeta poteva vedere era il cuore azzurro in rilievo, le guance rosse e un ronzio di sottofondo.
“Kakarot, leva quella dannata tazza e parla decentemente!” ringhiò.
Quando abbassò la tazza Vegeta lo osservò perché sembrava che l’altro stesse impegnando tutto il suo ki per non volare via. 
“Ho detto…” iniziò con una voce piccola e timida. La bocca sporca di cioccolato e la punta del naso di panna. “Ti piacerebbe saperlo? E… altro- se tu vuoi…”
“Non ho capito.”
Kakarot chiuse gli occhi. “Hai capito, non farmi ripetere…”
L’ultima barriera che fungeva da filtro nella testa di Vegeta si ruppe, e il Principe d’istinto pensò a tante cose… poco innocenti, da applicare a quel corpo e quella faccia. Forse Bulma sapeva qualcosa… oh, che domande, Bulma sapeva sempre qualcosa!
Picchiettò con un dito il proprio bicipite. “Mi stai proponendo di fare sesso a tre con tua moglie?” al diavolo la diplomazia e la strategia quando Kakarot parla di sesso.
Kakarot si morse il labbro inferiore. “Se vuoi… e anche- anche Bulma. Io solo io. Non lo so…”
Vegeta si prese un momento: poteva fare una cosa del genere? Poteva immaginarla, sì. Kakarot e sua moglie erano… qualcosa. Ma Kakarot da solo…
Era rimasto in silenzio per molto tempo e Kakarot fece di nuovo quella risatina nervosa, portandosi una mano alla nuca. “Lascia perdere, Vegeta, è stata una pessima idea. Lo avevo detto a Chichi e Bulma…” borbottò mentre giocava con delle briciole sul tavolo.
“Aspetta… le nostre donna avevano pensato a questo?” non voleva suonare così sorpreso perché sì, odiava ancora farsi prendere alla sprovvista, ma dentro di sé l’ammirazione per quella donna stava crescendo senza che lui lo sapesse.
“Sì, ma… per colpa mia. Loro l’hanno fatto per me…” sussurrò Kakarot e sembrava davvero dispiaciuto anche se cercava di mantenere un sorriso allegro e leggero. “L’ho chiesto perché lo avevo promesso che avrei almeno tentato. Anche se già immaginavo la tua risposta!”
Vegeta non voleva più l’altro così triste, anche se non pretendeva un sorriso eterno, non poteva permettere che quel viso fosse così… malinconico… sorrise tutto canini e sospirò in modo drammatico. “Oh, davvero? Adesso hai anche le pretese di sapere come risponderò? Sei così sfacciato, Kakarot!” 
Kakarot si morse un labbro e sorrise, una piccola curva dolce. “Scusi, Vostra Altezza!” 
“Adesso vuoti il sacco, perché non lanci una notizia simile per scappare con uno dei tuoi trucchi!”
“Aaaah, cosa vuoi che ti dica, Geta?” sospirò stanco, anche se quel piccolo rimaneva e Vegeta ne era soddisfatto, lo aveva fatto nascere lui.
“La verità!” 
“Mi odierai. Mi odierai davvero per sempre.”
Il viso e la voce rilassata erano una pugnalata al cuore. Quanto poteva averlo ferito in passato? Beh, tanto, si preoccupava di fargli davvero del male, fisicamente ed emotivamente. Ma vedere i frutti di quel duro lavoro che lo rendeva così orgoglioso un tempo adesso era… orribile. Kakarot non dovrebbe mai avere quello sguardo: la tranquilla certezza del rifiuto. 
Congratulazioni, Vegeta. Era solo colpa sua se Kakarot si aspettava solo veleno. E, cosa peggiore, sembrava che il saiyan più giovane accettasse tutto quello.
“Penso di meritarmelo.” annuì a se stesso e adesso vedeva meglio il modo in cui tutti negli ultimi giorni sembravano gravitare attorno a Kakarot e alle frasi allusive delle loro mogli. 
“Va tutto bene, Vegeta.” ancora quella tristezza… anzi, rassegnazione. “Almeno tutto questo finisce qui! Ho avuto la mia risposta!” tornò a girarsi tra le mani la tazza.
La punta del naso non era più sporca di panna, nel mezzo dell’imbarazzo doveva esseri pulito, le dita di Vegeta prudevano per pulire lui stesso quel naso. 
“Quindi cosa, andrai a casa tua e domani faremo finta di niente?”
“Se tu vuoi. Decidi tu!” rispose con leggerezza, come se per lui non ci fosse stato altro scenario oltre a quello.
Se tu vuoi. Decidi tu. Erano parole che gli scatenarono un brivido lungo la schiena, ma tutto si fermava davanti quegli occhi neri e dorati. Kakarot sembrava davvero intendere che avrebbe lasciato carta bianca. E sapeva per esperienza che non era un tipo che comandava, pensava che fosse nella sua natura: era un tipo molto tranquillo sotto questo punto di vista e una parte di lui era… felice di questo, di avere vicino una creatura simile. C’era qualcosa in lui che accendeva tutti i sensi e gli istinti nel Principe, forse anche al di là della battaglia. 
Il rossetto nude era quasi sparito per la cioccolata e per la tortura dei denti. Le labbra erano ancora morbide e dolci. Si morse la lingua e decise di provare una cosa:
“Io voglio che tu sia un bravo ragazzo e che mi dica cosa vuoi.”
Le spalle di Kakarot tremarono e le pupille si allargarono. Oh. Usando un tono più basso e rassicurante, continuò.
“Puoi dirmi la verità, Kakarot, non mi arrabbierò.”
Il saiyan più grande si agitò sulla sedia. “Da- davvero? Lo prometti?”
“Lo prometto.” consapevole che l’altro aveva bisogno delle parole, di una guida. L’idea quasi gli fece incendiare il ki, ma cercò di rimanere calmo. “Sei al sicuro.”
Questo fece totalmente sciogliere Kakarot davanti i suoi occhi. “Mi piaci, davvero molto. Io… io ti amo! Scusa!” farfugliò distogliendo lo sguardo. Le guance rosse e sicuramente bollenti. 
Vegeta sorrise spontaneamente, anche se sembrava più un ghigno affamato: davanti al grande guerriero dell’universo che balbettava e confessava il suo amore al suo Principe. Ah, adesso poteva vedere perché le loro donne avevano organizzato il tutto.
Non sapeva se avrebbero funzionato tutti e quattro insieme, ma nel frattempo Vegeta era più che intenzionato a far funzionare questo: prendersi cura di questa creatura che a quanto pare era tutta da scoprire e Vegeta amava una buona caccia misteriosa. Soprattutto se alla fine c’era Kakarot e il suo sorriso di zucchero.
Amava le sfide e Kakarot era sempre stata una grande sfida. Lo aveva rincorso per anni, quando l’unica cosa che doveva fare era chiamarlo a sé e lui sarebbe corso. 
“Ti scusi perché mi ami?”
“Mi dispiace.” agitò una mano. “Adesso possiamo dimenticare tutto.” 
“Non dicevi che dovevo scegliere io? Che era come volevo io?” stuzzicò, premurandosi di tenere sotto controllo il tono della voce. E sembrò fare l’incantesimo; le pupille di Kakarot si illuminarono e divennero grandi. Annuì.
Sì, poteva davvero lavorarci sopra. Decisamente.
“Perché pensi che mi sarei arrabbiato?”
“Perché tu sei tu e io… beh, sono io!” ridacchiò timidamente, cercando conforto dietro la tazza azzurra.
Ancora un altro colpo per il vecchio orgoglio di Vegeta. Anche se quel giovane e cinico Vegeta stava attualmente ridendo della sua stessa testa per tutto quello che aveva combinato. 
Sentiva la necessità di stringere a sé il corpo più grande. 
Vegeta sospirò e si alzò dalla sedia, avvicinandosi all’altro, che lo guardava aspettandosi l’ennesima derisione e umiliazione, pronto per prendere tutto. Anche questo mandava una scarica lungo la schiena, dannazione a Kakarot!
Le labbra erano sporche di cioccolata calda e Vegeta posò due dita sul mento, volendo guardarlo negli occhi e a distanza ravvicinata, non se lo sarebbe lasciato scappare.
“E chi sarei io?” domandò con un sorriso sornione tutto canini.
Le labbra dolci tremarono appena. “Sei…” dillo, Kakarot, “Sei il Principe.”
Dal petto di Vegeta uscì un ringhio che fece vibrare la gola. “E tu chi sei?” 
“Io… non lo so. Chi vuoi che sia?”
Oh, per tutti gli dei! Una tale tesoro! Aveva corso dietro alla battaglia sbagliata per tutti quegli anni, possibile? Qualche giorno di Kakarot scoprendo cose nuove e cosa altro gli riservava il futuro adesso?
Vegeta prese un profondo respiro, annusando il profumo dolce, timido e… eccitato, dell’altro. Ne voleva di più, voleva di più.
“Sei Kakarot. Il mio Kakarot, vuoi?”
Gli occhi incappucciati e lucidi erano un indizio, un lieve cenno della testa e quelle belle fusa. 
“Lo sei, il mio piccolo Kakarot?” canticchiò mostrando i denti.
“Mh hm, per favore, sì.” sussurrò suonando disperato Kakarot.
Allora Vegeta finalmente si chinò, unendo i loro nasi in un piccolo tocco. Poi le loro guance, leggermente, piccole carezze con la punta del naso e le labbra. Kakarot non si muoveva, lasciava decidere a Vegeta, occhi chiusi, pelle calda e tante fusa.
Ma Vegeta conosceva fin troppo bene cosa celava quel corpo, la sua potenza e le sue potenzialità… tutto in un bellissimo pacchetto, e tra le sue mani, dolce e mansueto. Kakarot stava scegliendo di rimanere fermo, di lasciarsi coccolare, toccare… era qualcosa di cui Vegeta poteva ubriacarsi in eterno. 
Rispose con le proprie fusa, qualcosa che aveva concesso solo a Bulma e Bra e poté sentire Kakarot singhiozzare.
“Ssh,” gli passò una mano tra i capelli e una sulla guancia. “Va tutto bene, ti ho preso.”
Una mano tremante lo afferrò per la tuta da combattimento. Un sorriso acquoso sul volto innocente e dolce, continuando a fare le fusa.
Vegeta capì che Kakarot non si aspettava una risposta, almeno non adesso e soprattutto verbale: le azioni parlavano molto di più e Kakarot lo sapeva come era fatto, conosceva il suo corpo e la sua mente. Lo aveva accettato ancora prima che Vegeta stesso lo facesse, quindi aveva senso.
“Vegeta? Posso… posso avere un bacio, per favore?” domandò timidamente e con voce così bassa che anche con l’udito saiyan Vegeta aveva fatto fatica a capire le parole.
Quando lo guardò, arrossì ancora di più, pronto per rimangiarsi ogni sillaba, ma Vegeta calò su di lui come un silenzioso predatore, catturando quelle labbra, assaporando lo zucchero, il cioccolato e la panna. Le mani guantate sulle morbide e calde guance. La mano di Kakarot ancora al tessuto della tutta da combattimento.
Quelle labbra si schiusero, invitandolo teneramente in quello spazio nuovo e delizioso, la lingua di Vegeta voleva razziare e saccheggiare, ma il sussurro leggero lo fece desistere. Ci sarebbe stato tempo, adesso era giusto seguire il sapore di cioccolato. Massaggiò il collo e le spalle, la nuca e i capelli disordinati e per tutto il tempo Kakarot rispose in fusa, labbra morbidi e cedevoli e piccoli gemiti simili a miagolii. 
Si staccarono e Vegeta osservava ancora quegli occhi incredibili con sfumature dorate, quando Kakarot gli diede un altro piccolo bacio a stampo sulla bocca con aria colpevole. Le palpebre che minacciavano di cedere da un momento dall’altro.
“Rimani qui questa notte!” gli chiese, quasi un ordine, ma dalla luce in quegli occhi poteva capire che era il tono corretto.
“Sul divano?” domandò Kakarot assonnato e con un piccolo sorriso trasognato.
Vegeta ridacchiò. “No, abbiamo tante stanze.”
“Ah, giusto, io- mh, sì.” si leccò le labbra e Vegeta voleva passare la notte a consumarle. 
Si sollevò, portando con se l’altro con un dito sotto il mento, la mano tremante lo aveva lasciato. Camminarono per i corridoi della grande casa, Kakarot lo seguiva come se fosse la sua natura. Il petto di Vegeta tremava per saltargli addosso.
Vegeta aprì una delle tante porte e invitò l’altro ad accomodarsi. Kakarot entrò, un po’ aria smarrita ma senza lamentarsi, sedendosi sul letto e guardandolo.
“Bravo ragazzo.” lo lodò, e ancora le spalle tremarono mentre la testa di Kakarot annuiva.
Tornò in corridoio e chiuse la porta alle spalle, quasi voleva volare perché non poteva aspettare. Entrò nella stanza che condivideva con Bulma, trovandola a letto, una tempesta di coperte su di lei come sempre. Con un sorriso tutto canini si abbassò e annusò tra i capelli blu, baciandole la testa.
Lei mugugnò e disse qualcosa si molto simile a “Cosa c’è?”
“Ti dispiace se questa notte non dormo con te?”
“Se rompi ancora la Gravity Room non te la farò usare per una settimana! In punizione!” parlò con la faccia sul cuscino.
“Io pensavo di passarla con Kakarot nella stanza degli ospiti!”
La frase sganciata come una bomba fece girare la testa della moglie, un sorriso malizioso sulle belle labbra. “Finalmente! Io e Chichi non potevamo più cosa inventarci!” si lamentò, sospirando e toccandogli un braccio. “E Goku è solo un grande cucciolo per fare qualcosa!” 
“Donne volgari…” ringhiò piano mentre sorrideva, scatenando un risolino nella compagna.
“Ah, ti amo anche io! Adesso vai, non farlo aspettare!” lo spinse via. “Domani voglio sapere tutto!” 
Vegeta scosse la testa, mormorando ancora come aveva fatto a trovare una donna così e ringraziando gli antichi dei per questo. 
La Capsule Corp era silenziosa, ma non lo sarebbe stato per molto. Vegeta voleva godersi un nuovo tipo di silenzio.
La figura di Kakarot era grande, eppure appariva così piccola sul letto king size della stanza. Velocemente si spoglio ed entrò sotto le numerose coperte, abbracciandolo da dietro, notando con piacere che anche il giovane erano nudo. Il contatto pelle contro pelle era così piacevole.
I movimenti lo svegliarono dal dormiveglia. “Ve- Vegeta? Cosa ci fai qui?” domandò assonnato e confuso.
Sì, Vegeta doveva lavorare sulle vecchie ferite che lui stesso aveva causato, ma poteva farlo, una sfida personale. 
Gli baciò la spalla, salendo verso il collo: una scia di piccoli baci fino ad arrivare sotto l’orecchio. Le mani intrecciate allo stomaco caldo e cesellato.
“Ti ho preso, giusto?”
“Ma io, pensavo…”
Ti ho preso, Kakarot.”
Dopo un momento di esitazione, arrivò un piccolo sussurro. “Sarò buono e silenzioso, te lo giuro.”
“Lo so, sei sempre buono.” le parole scivolarono sulla lingua con una tale facilità. “E puoi fare tutto il rumore che vuoi. Lo voglio.”
“Oh Vegeta, Gra-grazie, io-” balbettò e Vegeta sorrise immaginando il viso rosso. Ma non gli piaceva l’eccessiva gratitudine e l’acqua in quella voce.
“Dormi.” Allora usò ancora quella voce: una via di mezzo tra un ordine e una carezza, mentre con la bocca tornava a riempire di baci il retro della nuca e audacemente gli carezzava lo stomaco. Piano piano sentì quel corpo cedere fino a diventare come gelatina tra le sue mani. Se avesse avuto la coda l’avrebbe stretta intorno alla vita del suo nuovo compagno. E, se anche Kakarot ne avesse avuta ancora una… sarebbero state abbracciate esattamente come loro.
Per tutta la notte. Una delle tante che sarebbero arrivate. Che avrebbero passato insieme.
 
 
 
 
 
 
Fine.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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