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Autore: Bellatrixdulac    20/12/2021    0 recensioni
[Final Fantasy X AU]
Gli Evocatori e i loro Guardiani sono l'unica protezione di Spira contro Sin, il mostro che un giorno potrebbe distruggere il loro continente.
Hinamori Momo è una giovane Evocatrice impegnata nel suo primo ed ultimo viaggio alla ricerca dell'unica arma per fermare Sin e salvare il suo popolo.
Insieme a Toshiro, Rangiku, Izuru e Gin, dovrà affrontare il viaggio già intrapreso da tutti i grandi Evocatori prima di lei, che la porterà a sacrificare tutto pur di difendere le persone che ama.
[Altri personaggi rilevanti: Ichigo Kurosaki, Rukia Kuchiki, Renji Abarai, Zaraki Kenpachi. La maggior parte del cast è parte della storia.
Coppie: HitsuHina, GinRan, RenRuki]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Gin Ichimaru, Hinamori Momo, Hitsugaya Toushirou
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Dovevate dirmi che ci avrebbe messo tutto questo tempo. È noioso. Che seccatura.”

Gin Ichimaru sbadigliò, stendendosi sugli scalini che portavano alla camera dell’Intercessore dove un’Evocatrice stava pregando affinché le venisse concesso un Eone, l’arma degli Evocatori di Spira.

Ichimaru non era un Evocatore. Non era neppure amico della persona che aveva accompagnato al Tempio di Besaid, luogo da cui avrebbe iniziato il suo Pellegrinaggio alla ricerca degli Eoni e, infine, dell’Eone Supremo. Toshiro Hitsugaya, che stava osservando Ichimaru dall’altra parte della stanza, non capiva neppure perchè Ichimaru avesse seguito l’Evocatrice e il suo gruppo da Bevelle, la capitale del continente di Spira. 

“Puoi tornare da dove siamo venuti,” suggerì Toshiro, senza neppure guardarlo, “torna all’entrata del tempio, esci nel villaggio, poi continua verso nord fino alla spiaggia. A quel punto non fermarti, continua a camminare fino a quando finalmente aff…”

“Su, su!” Matsumoto sorrise ad entrambi dal centro della stanza. “Non c’è bisogno di parlare così con Gin, Toshiro! Sta solo scherzando”

“No, è veramente noioso.” disse Gin. “L’Evocatrice poteva arrivare qui da sola. Non aveva nemmeno bisogno di noi”
“Allora...vai via!” Toshiro alzò la voce, che rimbombò nel tempio.
“Hitsugaya…” Kira Izuru si schiarì la voce. Il ragazzo era seduto in un angolo, le gambe premute contro il petto e il volto rivolto verso la porta in cui l’Evocatrice era scomparsa “Per favore, cerca di abbassare le voce. Gridare in un tempio servirà solo ad attirare la rabbia di Yevon e dell’Intercessore su di noi e su Momo. Come suoi guardiani, dobbiamo assicurarci che il suo viaggio sia sicuro, non rendere tutto più difficile.”

Toshiro alzò gli occhi al cielo. Come era stato convinto a partire per questo Pellegrinaggio, che lo avrebbe portato ad attraversare tutto il continente, circondato dai tre peggiori guardiani della storia? Giusto, perché era stata Momo Hinamori a chiederlo. Momo, l'Evocatrice nata e cresciuta nella capitale insieme a Toshiro voleva intraprendere il suo primo ed ultimo viaggio, Toshiro non poteva dirle di no.
Era successo un paio di mesi prima. Toshiro sapeva che Momo era stata addestrata ad essere un’Evocatrice sin dalla sua infanzia, ma non aveva mai pensato che alla fine la ragazza avrebbe realmente deciso di intraprendere il Pellegrinaggio. Così, quando Momo si era presentata alla sua porta pregandolo di partire con lei dopo solamente tre settimane, Toshiro era riuscito solo ad accettare, colto completamente di sorpresa. Non era stato capace di dire realmente quello che pensava fino al giorno seguente, quando si era presentato a casa di Momo per convincerla a lasciar perdere. Là aveva incontrato i tre guardiani che, oltre a lui, avrebbero dovuto proteggere l’Evocatrice fino all’ultima tappa del Pellegrinaggio.

Toshiro conosceva già tutti loro. Izuru Kira era un compagno di scuola di Momo e suo amico da anni. Matsumoto era stata una sorpresa: la donna faceva in qualche modo parte dello staff del tempio per cui tutti loro lavorano e, seppur era un’abile strega che aveva studiato come usare la magia, Toshiro la considerava troppo poco affidabile per prendere parte ad una missione del genere. Come Toshiro, Matsumoto Rangiku aveva iniziato la sua carriera al seguito di Isshin Kurosaki, probabilmente una delle persone più illustri di Bevelle. Sia la donna che Toshiro dovevano a lui il prestigio e fiducia che la gente di Bevelle riponeva in loro: in parte, il solo fatto di aver fatto la sua conoscenza era abbastanza da renderli famosi nei ranghi del Tempio di Bevelle ma, a modo suo, Kurosaki aveva anche insegnato loro la tenacia che aveva portato i due a sviluppare le incredibili doti di cui, in realtà, disponevano. Toshiro conosceva bene la donna avendo lavorato con lei da quando, fin troppo piccolo per essere un reale allievo dei tempio, aveva comunque iniziato il suo addestramento. I due avevano lavorato insieme fino alla loro partenza per il Pellegrinaggio.

L’ultimo membro della spedizione, Gin Ichimaru, era un amico di infanzia di Matsumoto. Toshiro sapeva poco altro di lui, a parte il fatto che aveva fatto carriera in modo poco chiaro e che aveva legami con persone importanti in altre città, che lo rendevano ancora più sospetto. Oltretutto era irritante come poche persone che Toshiro avesse conosciuto.

“Lord Aizen avrebbe già finito il suo pellegrinaggio e Momo è ancora al primo tempio.”
“Allora puoi tornare ad essere il Guardiano di ‘Lord’ Aizen,” Toshiro rispose in un sibilo.
Erano trascorsi più di venti minuti da quando Momo era scomparsa nella camera dell’Intercessore e Ichimaru non aveva fatto altro che dire scemenze da quando i quattro si erano seduti, spargendosi per la stanza. Con il passare dei minuti, però, i commenti di Ichimaru avevano messo Toshiro in un umore terribile, alimentato dall’ansia per la sorte di Momo.

“Parlando di Lord Aizen,” intervenne Matsumoto, “sei venuto a Besaid con lui, durante il suo Pellegrinaggio, no? Tutto questo tempo che Momo si sta prendendo è normale?”

“Ti ho detto che Aizen avrebbe finito l’intero Pellegrinaggio a questo punto.”

“Gin!”

“Va bene...è normale,” Ichimaru sospirò. “Lord Aizen era un Evocatore migliore di Momo. Quindi ci metteva meno, ovviamente, ma di solito questo è il tempo che dovremo aspettare.”

Toshiro tirò un sospiro di sollievo. Dopo una decina di minuti Toshiro aveva iniziato a preoccuparsi che qualcosa fosse andato storto. D’altra parte Ichimaru era l’unico che avesse mai preso parte ad un vero Pellegrinaggio: Lord Aizen, il precedente Evocatore di Ichimaru, aveva raggiunto l’ultimo tempio, a Zanarkand. A Zanarkand aveva perso uno dei suoi Guardiani, Kaname Tosen, ma Ichimaru era riuscito a riportare il proprio Evocatore sano e salvo a casa. 

Ichimaru Gin sarebbe stato un eroe se solo lui e Aizen fossero riusciti a compiere la missione che è l'obiettivo di ogni Pellegrinaggio: sconfiggere Sin, l’incarnazione delle colpe del continente di Spira, così temibile che solo l’Eone Supremo di un Grande Evocatore può sperare di sconfiggere.

Ogni volta che Toshiro dubitava della forza di Ichimaru, si costringeva a ricordare che, negli ultimi trent’anni, solo due Evocatori avevano raggiunto Zanarkand, la tappa finale del Pellegrinaggio. Aizen e i suoi compagni erano stati gli ultimi a riuscire nell’impresa e, qualche anno prima di loro, Isshin Kurosaki e sua moglie, l’Evocatrice Masaki Kurosaki. I due avevano terminato il loro viaggio e permesso a Spira di godere della Calma per la maggior parte della vita di Toshiro.

Nonostante il suo fallimento e il suo carattere, Ichimaru era una risorsa importante per il gruppo inesperto che stava accompagnando Momo, e Toshiro aveva deciso di sopportare la sua compagnia al meglio che poteva. 

“Lord Aizen è un genio,” ammise Toshiro, “ma sembra dare così tanta importanza alla sua geniale persona che ha deciso di non uccidere Sin e salvare una generazione di Evocatori dal Pellegrinaggio.”

Ichimaru rise, sistemando la schiena sul muro dietro di lui e chiudendo gli occhi come se si stesse preparando a dormire. “Bravo, Shiro! Hai capito Lord Aizen meglio di metà Spira, e non lo hai neppure mai conosciuto.”

Toshiro si strinse nelle spalle, senza cedere alla provocazione di Ichimaru. Ogni volta che qualcuno menzionava Aizen, Ichimaru finiva sempre per fare qualche battuta o evadere la domanda. D’altro canto, Aizen non aveva mai raccontato niente a proposito del suo Pellegrinaggio, sostenendo che i ricordi della morte del suo Guardiano erano troppo dolorosi da affrontare, e Ichimaru aveva sempre sostenuto la sua reticenza. Così nessuno a Spira, salvo per i due, conosceva i segreti celati nell’ultimo Tempio, quello della città distrutta di Zanarkand.
“Non parlare così a Gin, Toshiro!” Matsumoto cercò di essere conciliante. “Lo sai che la scelta di Lord Aizen ha rovinato anche la sua vita.”

“Rovinato? Non farmi ridere. Tutti adorano Aizen, anche se è stato un codardo ed è scappato via da Sin e Zanarkand.”

“Lord Aizen non è scappato,” intervenne Izuru. “Nonostante le sue capacità, non è riuscito ad ottenere l’Eone Supremo. Non è stato semplicemente scelto da Yevon e dell'Intercessore, ma il suo coraggio nel terminare il Pellegrinaggio deve essere riconosciuto e celebrato.”
“Giusto. Questa è la storia ufficiale. Vero, Ichimaru?”

Tutti si voltarono verso Ichimaru ma lui ghignò, gli occhi chiusi e le braccia incrociate di fronte al petto.
Toshiro avrebbe voluto indagare di più, scoprire qualsiasi notizia su Zanarkand che avrebbe potuto aiutarli a capire come salvare Momo dall’Eone Supremo, ma in quel momento la porta della Camera dell’Intercessore si aprì e Momo uscì incespicando da essa. Momo, come al solito, aveva un’espressione determinata dipinta sul volto, anche se era pallida e sudata, e la ragazza riusciva a malapena a reggersi in piedi. Nonostante la stanchezza, però, Momo sorrideva: finalmente la loro prima tappa era completata.
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Toshiro si affrettò a portarsi al suo fianco, afferrandola delicatamente per le spalle. 

“Grazie, Shiro.” Momo sorrise al suo amico. 

“Andiamo, Momo!” rise Ichimaru, aprendo un occhio per guardarla da dove era seduto. “Tutta questa scena per un paio di preghiere? Lord Aizen sarebbe così deluso! Veramente deluso!”

Toshiro avrebbe voluto fulminarlo là, nel tempio, ma purtroppo non aveva seguito Matsumoto nell’imparare l’arte della magia.

Momo spinse via Toshiro, appoggiandosi invece alla parete accanto a lei. Lord Aizen. Toshiro non aveva mai conosciuto l’Evocatore, ma aveva più di un motivo per odiarlo: il fatto che tutti lo adoravano, seppure il culto di Yevon lo aveva formalmente definito un vigliacco, come era scappato dal suo dovere ad un passo dalla fine, lasciando che altri Evocatori si sacrificassero al suo posto, e come era riuscito a farsi ammirare da tutti i giovani evocatori di Bevelle, Momo in particolare.

“Quindi...missione compiuta?” chiese Matsumoto.
Momo annuì. “Sì. Il mio primo Eone! Quasi non ci credo, è stata un’esperienza magnifica.”

“Già...affascinante come le altre dieci volte.” Gin si alzò, avviandosi verso l’uscita, ma gli altri non lo seguirono.
“E’ un peccato che parlare con l’Intercessore ti abbia lasciata in questo stato, Momo.” disse Matsumoto, scuotendo la testa, “Stanotte avremmo dovuto festeggiare. Nessun problema, possiamo farlo domani.”

“Domani dobbiamo prendere il traghetto per Kilika.” fece notare Toshiro, abbassando lo sguardo. Avrebbe preferito festeggiare e lasciare che Momo dimenticasse il suo impegno con il Pellegrinaggio, piuttosto che continuare verso Zanarkand. 

“Celebreremo il mio primo Eone quando avrò la possibilità di utilizzarlo in combattimento,” Momo si sforzò di sorridere. “Non è un problema”

“Oh no, no! Vieni qui.” Matsumoto passò un braccio attorno alla schiena di Momo per aiutarla a camminare ed uscire dal tempio. “Non va bene affatto! Il viaggio di un Evocatore deve essere divertente!”

“Rangiku...ha detto che va bene così” disse Kira, camminando insieme a loro verso l’uscita, Toshiro al seguito.

“Momo potrebbe entrare in qualsiasi locanda e pretendere un trattamento di favore.” fece notare Matsumoto. “Dobbiamo approfittarne. Possiamo…”

A quel punto Toshiro smise di ascoltare la conversazione e seguì gli altri in silenzio, cercando di pensare ad un modo per convincere Momo a non proseguire per la prossima tappa.

   
 
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