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Autore: pampa98    20/12/2021    3 recensioni
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What-if post season 8 | Sandor/Tormund, accenni Sandor/Sansa
Si era accasciato a terra, vedendo solo ombre intorno a lui, e aveva atteso. Ma non era stata la morte a trovarlo.
Il bastardo di Grande Inverno lo aveva raggiunto in tempo per salvarlo.
«Perché?»
«Delle persone a me care saranno felici di rivederti.»
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark, Tormund Giantsbane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Cuore

Trovare il futuro

 

 

Era certo che il suo cuore avrebbe cessato di battere nel momento in cui il corpo di suo fratello fosse stato avvolto dalle fiamme. La sua missione era compiuta e con le ferite che aveva riportato non sarebbe riuscito a lasciare la città: perché continuare a vivere dunque?
Si era accasciato a terra, vedendo solo ombre intorno a lui, e aveva atteso. Ma non era stata la morte a trovarlo.
Il bastardo di Grande Inverno lo aveva raggiunto in tempo per salvarlo.
«Perché?»
Non sapeva a chi lo stava chiedendo davvero, ma fu Jon Snow a rispondergli, prima che la nave su cui lo avevano accompagnato salpasse per il Nord.
«Delle persone a me care saranno felici di rivederti.»
 

  ❄ 🔥
 

La felicità non gravitava spesso intorno a Sansa Stark, ma Sandor non l’avrebbe vista comunque: il suo mondo era diventato una massa nera in cui riusciva appena a scorgere le figure che si muovevano attorno a lui. Lei, tuttavia, la riconosceva. Forse uno spiraglio di fuoco era rimasto nella sua visuale, oppure era semplicemente allenato: l’aveva cercata così a lungo nella sua mente che aveva imparato come trovarla.
«Ho inviato un corvo al Castello Nero quando sei arrivato qui» gli disse un giorno, mentre gli medicava gli occhi con un unguento che, stando al maestro – un giovane grassone Tarly, a quanto ricordava – avrebbe potuto migliorare la sua vista.
Sandor grugnì, ma non si stupì quando la porta si aprì con un colpo secco e un altro accenno di rosso entrò nella stanza. Anche lui era inconfondibile, la voce profonda e le mani sempre in cerca di un contatto. Ripensò a ciò che era accaduto la notte prima della sua partenza e si chiese se una parte del suo cuore non avesse deciso di continuare a battere per poterlo rivedere.
Tormund gli diede una poderosa pacca sulla spalla e si sedette sul letto accanto a lui.
«È bello rivederti, Clegane.»
Sandor non ebbe bisogno di vederlo per riconoscere il luccichio nei suoi occhi blu.
“Farai il culo a quel tuo fratello di merda e poi tornerai. Me lo sento” aveva detto il fulvo, mentre lo guardava rivestirsi ancora nudo sotto le coperte.
“Non tornerò. E se anche non morissi, non verrei certo a cercare te.”
“Bene, allora sarò io a cercare te, nessun problema.”
Era sopravvissuto e Tormund lo aveva trovato – sebbene Sansa gli avesse fornito degli indizi piuttosto espliciti per farlo.
Vide un’ombra muoversi davanti a sé e la scacciò con un gesto stizzito, riconoscendo al tatto che si trattava di una mano.
«Ah, quindi non sei completamente cieco.»
«No» rispose, voltandosi verso Tormund. «Ci vedo abbastanza per capire dove si trova la tua fottuta faccia e farla a pezzi.»
Tormund rise e Sandor sbuffò, consapevole lui stesso di quanto ormai risultassero false le sue minacce.
«Bene! Scherzi a parte, come stai?»
«Una meraviglia.»
«Ha un paio di costole rotte, ma la ferita più grave è quella agli occhi, anche se secondo Sam è curabile. È anche un paziente piuttosto collaborativo, tutto sommato.»
«Non ti ha ancora morso quindi?»
«Lei non la morderei di certo» borbottò Sandor, iniziando a infastidirsi per la presenza di quei due vicino a lui. Emanavano vibrazioni di cordialità, speranza e affetto, emozioni che Sandor aveva dimenticato da tempo esistere in quel mondo. Si alzò in piedi e subito Tormund lo seguì. Sansa chiuse il barattolo contenente la medicina e fece altrettanto.
«Vuoi fare due passi?» gli chiese. «Sai che non dovresti…»
«I cani non sono fatti per stare in gabbia, uccelletto. Non preoccuparti» aggiunse, captando la sua incertezza, «ero in grado di muovermi già la settimana scorsa.»
«In effetti, se il problema più grave sono gli occhi dubito che prendere una boccata d’aria fresca gli faccia male.»
Per la prima volta da quando lo conosceva – la prima da sobrio, almeno – Sandor fu felice di avere Tormund vicino.
«Suppongo che tu abbia ragione» convenne anche Sansa.
«Comunque, tranquilla, starò accanto a lui tutto il tempo. Prego, Clegane, appoggiati pure al mio braccio.»
«Come se fossi una cazzo di principessina?» sbottò, tornando subito a maledire l’esistenza di quel fulvo.

Passeggiarono nel Parco degli Dei, dove la neve era ancora piuttosto alta ma non impediva i movimenti. Tormund parlò per tutto il tempo: gli raccontò della sua infanzia al Vero Nord, come insisteva a chiamarlo lui, di tutti gli amanti che aveva avuto nel corso della sua vita – Sandor non si sorprese di sentir figurare tra questi anche un orso – e dei suoi progetti per il futuro.
Alla fine si sedettero sotto l’Albero Diga e finalmente Tormund mise un freno al suo flusso di parole. Tuttavia, la sua domanda inespressa premeva contro la mente di Sandor: quali sono i tuoi piani, Clegane?
Aveva perseguito un unico obiettivo per tutta la vita. Lo aveva raggiunto, ma non si era dissolto insieme a esso e adesso, a causa di quelle persone che per qualche motivo tenevano a lui, avrebbe dovuto vivere.
«Ti andrebbe di visitare il mondo oltre la Barriera?» gli chiese Tormund, capendo dal suo prolungato silenzio che di progetti Sandor non ne aveva molti.
«Non me lo hai appena illustrato tu con più dettagli del dovuto?»
«Quella era solo la superficie, Clegane. Il Nord va assaporato al suo naturale, con il tuo corpo e la tua mente collegati direttamente a lui.»
Sandor sbuffò. Appoggiò la testa contro il tronco dell’albero e chiuse gli occhi, incontrando quel buio familiare e che, almeno lì, non nascondeva la realtà delle cose.
«E cosa faremmo, nel tuo Nord?» chiese. «Costruiremmo una casetta e adotteremmo un orso come animale domestico?»
«Perché no?» Sentì Tormund muoversi accanto a lui prima che una massa di capelli gli coprisse la metà del volto bruciata e un peso si adagiasse sulla sua spalla. «Sembra un bel quadretto.»
Sandor grugnì. Non lo allontanò, né gli rispose. Lentamente, la sua testa si inclinò verso quella di Tormund e i due rimasero seduti nella neve in silenzio finché il Sole non iniziò a tramontare.
 

   ❄ 🔥
 

«Sarai felice di non avermi più tra i piedi, uccelletto.»
«Sono felice che tu stia abbastanza bene da poter viaggiare e sono felice che tu non sia da solo» rispose lei, pacata. «Ma sentirò la tua mancanza.»
Sandor abbozzò un mezzo sorriso. La sua vista era ancora molto sfocata, ma almeno adesso i contorni di Sansa erano più definiti. La sua mente si stava abituando a pensare al futuro; e sapeva che, quando l’avrebbe rivista, la sua immagine sarebbe stata nitida.
«Se dovessi avere bisogno di un cane, non esitare a chiamarmi.»
«Spero di poterti chiamare anche solo in veste di amico, Sandor.»
Sandor rise, ma quel suono si dissolse nella sua bocca quando sentì le braccia di Sansa avvolgergli il collo. Si era ormai abituato agli abbracci di Tormund, che solo di rado ricambiava e con cui non aveva motivo di essere delicato. Per un momento, si chiese come avrebbe dovuto rispondere al gesto di Sansa; poi ricordò che, per quanto lui si ostinasse a considerarla un uccelletto – nel suo cuore lo sarebbe sempre stato – la giovane Stark era diventata un lupo. Lentamente sollevò le braccia a circondare quel corpo fragile che, nonostante tutto il dolore che aveva dovuto sopportare, era rimasto in piedi, dando prova di una forza d’animo che non molti potevano vantare.
Quando si sciolsero dall’abbraccio, Sandor notò con la coda dell’occhio una figura rossa vicino a due cavalli.
«È ora che vada» disse, dirigendosi verso Tormund che aveva pazientemente aspettato che i due si salutassero. «Prenditi cura di te, uccelletto.»
«Fate buon viaggio» li salutò lei.
Tormund ricambiò agitando un braccio in aria e chiedendole di salutare Snow da parte sua, poi salì in sella e si voltò verso di lui.
«Pronto per la tua nuova vita, Clegane?»
Sandor grugnì. «Le premesse sono già schifose, ho aspettative molto basse.»
Tormund rise. Spronò il cavallo al passo e Sandor fece altrettanto. La prospettiva di una nuova vita era ancora un concetto estraneo alla sua mente, sebbene capisse che era proprio ciò di cui aveva bisogno. E mentre Tormund elencava tutte le meraviglie che li avrebbero attesi di lì ai successivi anni, Sandor permise a un piccolo sorriso di comparire sul suo volto.

   
 
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